Idee fresche. Idee nuove.

Idee fresche. Idee nuove.
Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

venerdì 28 dicembre 2012

VIDEO - MARK ANDRE TER STEGEN, IL NUOVO OLIVER KAHN

DOPO OZIL, REUS E GOETZE, LA SCUOLA TEDESCA SFORNA ANCHE PORTIERI

Dopo Oliver Kahn, sembrava che la scuola tedesca non fosse in grdo di sfornare un nuovo campione all'altezza dello sorico portiere del Bayern Monaco. E invece no. Dal forno da cui sono usciti i vari Ozil, Goetze e Reus, ecco spuntare Manuel Neuer, classe '86 e tutt'ora uno dei milgiori estremi difensori in circolazione e nell'ultimo periodo un altro giovane talento che insieme a Bernd Leno si sta giocando i pali dell'U21 tedesca.

E' il protagonista di oggi. Nato a Monchengladbach il 30 aprile '92, Marc Andrè ter Stegen.
Nasce, cresce e gioca tutt'ora nel Borussia della sua città. Inizia la trafila delle giovanili all'età di 4 anni. Esordisce in prima squadra il 10 aprile 2011 nel derby con il Colonia. Da quel giorno il tecnico Lucien Favre non lo schioda più dai pali per le restanti 6 partite di campionato. Il rendimento in quel finale di Bundes gli ha permesso di mantenere anche quest'anno la maglia da titolare del 'Gladbach.

Marc-Andrè ter Stegen stilisticamente ricorda molto Oiver Kahn e rappresenta lo stereotipo del portiere esplosivo: non altissimo (non raggiunge 1,90m.), ma gambe potenti che gli permettono un alto rendimento sia negli interventi alti che in quelli bassi.
Particolare che immediatamente risalta in questo talentuoso portiere è la maturità, nonostante la giovane età.  Una capacità di leggere il gioco fuori dal comune per un ragazzo del '92: da questo gli deriva l'abilità nelle uscite basse e la lucidità nel far ripartire l'azione.
Infine i piedi buoni, dote che nel calcio moderno non fanno mai male. Ter Stegen riesce a far scattare rapidamente il contropiede anche grazie alla sua precisione nel rinvio.
Il giovane estremo difensore del Borussia non risalta nelle uscite alte, complice anche la statura, come detto in precedenza.

A chiunque di voi, leggendo questo pezzo, fosse venuta in mente la domanda, "perchè andare fino in Germania, quando i futuri numeri 1 li abbiamo in casa?" La risposta è molto semplice, da loro, i vari ter Stegen e Leno, a 20 anni giocano in M'Gladbach e Leverkusen, toccando valutazioni da 10 mln di euro. Da noi (come sempre) invece, i vari Leali, Bardi e Donnarumma fanno difficoltà a trovare spazio in serie B, raggiungendo la valutazione del "questi crescono bene".

"Fatti non pu***tte", diceva qualcuno.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6
Con la collaborazione di Emanuele Viviani    
                                                                                     
                                                          

lunedì 24 dicembre 2012

EDITORIALE: LA SLITTA DEL MILAN SI FERMA A ROMA, LAMELA E COMPAGNI AFFONDANO I ROSSONERI


LA SQUADRA DI ALLEGRI CROLLA NELLA PRIMA MEZZ’ORA DI GIOCO SENZA RIUSCIRE PIU’ A RIALZARSI, CONCLUDENDO UN TRAVAGLIATO 2012 CON UN  PESANTE K.O.

One, Two, Three, Four. Uno, Dos, Tres, Cuatro. Ballava al ritmo di “Pitbull” Lamela la Roma vista ieri sera all’Olimpico. Giusto però sottolineare un aspetto fondamentale: come nel caso degli ultimi successi del cantautore di Miami, la formazione giallorossa si è avvalsa di un featuring, ovvero di una collaborazione. E il nome è di quelli importanti, un pezzo da 90: stiamo ovviamente parlando del Milan.
La squadra di Allegri ha preso in mano da subito il pallino del gioco ed è andata in pressing sull’avversario con continuità: contro la Roma di Zeman, però, non è necessariamente la migliore delle idee, data l’enorme pericolosità dei giallorossi nei ribaltamenti di fronte.

Arriviamo così al punto chiave, citando una massima che ci giunge dal lontano mondo NBA-NFL: “L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”. Istintivamente potremmo collegare questa frase all’allenatore boemo, da sempre fautore di un calcio prettamente offensivo. Razionalmente, invece, il riferimento è ben altro: la Roma di ieri è stata in grado di difendersi bene, rischiando qualcosa solo nella seconda frazione di gioco a partita ormai chiusa (eccezion fatta per l’occasione fallita nel primo tempo da El Shaarawy, ipnotizzato da Goicoechea), ripartendo ancor meglio e insidiando con puntualità la retroguardia rossonera.

Chi in realtà non si è difeso a dovere, senza pungere troppo in attacco, è stato il Milan, e un dato su tutti fa riflettere: il gol di Burdisso è il quattordicesimo centro subito da palla inattiva. Impensabile credere all’indifferenza di Allegri nei confronti di un problema tanto evidente quanto dannoso. Mario Yepes ha sfoderato probabilmente la peggior prestazione da quando veste la casacca rossonera, opponendosi troppo fragilmente a Osvaldo in occasione del raddoppio giallorosso: condimento di una frittata che, complice l’intera retroguardia rossonera, è stata completata, cucinata e impiattata al 30’ del primo tempo dal tris di Erik Lamela, abile a sfruttare la doppia indecisione di Constant e De Sciglio.

Le reti nella ripresa di Pazzini su rigore e di Bojan, anticipate dal poker del “Coco” ex River Plate, servono solo a rendere meno amara una punizione molto severa per i rossoneri, che dopo il filotto di successi contro Juve, Catania, Torino e Pescara si schiantano contro il muro giallorosso senza riuscire a mettere la quinta. Boateng ha sicuramente disputato partite peggiori, ma è la soluzione falso nueve adottata da Allegri a non convincere ancora: Pazzini contro il Pescara non aveva brillato, ma funge pur sempre da punto di riferimento in avanti e in area di rigore. Ergo: giocare con un attaccante di ruolo conviene, Barcellona escluso…

Con la sconfitta di Roma si chiude così un burrascoso 2012 per il Milan, riassumibile in una sola frase, forte ma inequivocabile: dalle stelle alle stalle. Dalla vetta della classifica con Ibrahimovic, Thiago Silva, Nesta, Van Bommel, Gattuso, Seedorf  ecc. al crollo in campionato a favore della Juventus. Dalle false promesse di Berlusconi sulla permanenza del duo Ibra-Thiago alla cessione di entrambi al PSG, con conseguente smantellamento della vecchia guardia che ha visto la sola permanenza di Bonera e Ambrosini dalla vittoriosa finale di Atene 2007. Dalla vana speranza dei tifosi di vedere i propri campioni partenti sostituiti da giocatori all’altezza, all’acquisto di giocatori fuori rosa addirittura strapagati(Pazzini e 7mln per Cassano ne è l’esempio principale). Da squadra favorita per il campionato ai falsi ultracompetitivi dell’Europa come obiettivo massimo(quante volte nei nostri editoriali abbiamo parlato di Nessuna illusione, nessuna esaltazione relativamente alla stagione rossonera...), passando per mille partite gettate al vento. Senza contare gli ultimi episodi da telenovela Berlusconiana (la vicenda Guardiola su tutte), con il presidente milanista palesemente sfiduciato nei confronti di un Allegri al quale è già stato virtualmente dato il benservito a fine stagione.

Con l’infortunio di De Jong e la saudade do Brasil di Pato e Robinho, il cui apporto in campo è diventato direttamente proporzionale alla voglia di restare a Milano, potrebbero aprirsi nuovi scenari nel mercato di Gennaio per il Milan: nomi tanti, trattative effettive poche. El Shaarawy è stato finora un fantastico leader, ma non può reggere quasi da solo il peso di un intero attacco: più in generale, urge un rinforzo per reparto. Berlusconi pare intenzionato a mettere mano al portafogli: il Natale è ormai alle porte, qualche dono sarebbe più che gradito. Per chi dovrebbe davvero avere Il Milan nel cuore, nel profondo dell’anima, questo ed altro.

Simone Nobilini

(@SimoNobilini on Twitter - Si ringrazia @CaiazzoMartina per la collaborazione)

sabato 22 dicembre 2012

EDITORIALE JUVE - REG..ALE DI NATALE

L'ATTACCANTE LODIGIANO SI SBLOCCA CON UNA DOPPIETTA. E' RECORD BIANCONERO: 94 PUNTI NEL SOLO 2012

Spettatori pochi. Freddo tanto. Appena due tiri in porta tra le due squadre nell'arco del primo tempo e rigori dati e non, come se piovesse, il tutto condito da un'abbondante spruzzata di polemiche (quelle non possono mai mancare!).
Gli ingredienti per parlare di una partita di terza categoria ci sono tutti e invece no. Ieri sera si è giocata Cagliari-Juve, dopo un flipper che ha rischiato addirittura di farla saltare: Is Arenas inagibile, perfetto si va a Trieste, come l'anno scorso. No! Inagibile anche il Nereo Rocco! E allora si va a Parma. Il forno non è nemmeno ancora acceso e la spruzzata di polemiche è già abbondante sul piatto. Cellino accusa la Juve di anti-sportività, i bianconeri rispondono rimbalzando le colpe sull'inagibilità dello stadio di Quartu.
Risultato: al Tardini ci saranno si e no quattro mila spettatori (ben 49 i sardi!) ed è bene ricordarlo, in campo c'è la capolista!

"Una serata strana, era difficile giocare in un ambiente così". A sentire a fine partita Alessandro Matri, sembra che il match winner, ex della partita, nel primo tempo abbia visto un'altra gara. E' vero, Juve molto in difficoltà in fase di costruzione, ma per merito di un grande Cagliari, che per tutti i primi 45 minuti non ha dato respiro alla squadra di Conte. Pulga e Lopez schierano un tridente offensivo che mette in difficoltà i tre dietro bianconeri, se poi aggiungiamo un Vidal già con le infradito e un Quagliarella in versione più trasparente che bianconera, che al thè caldo i sardi siano in vantaggio (Pinilla rig.)non sorprende più di tanto.
Nell'intervallo Conte si mangia i suoi, che rientrano in campo con un altro piglio.La Juve spinge, ma a cambiare la partita è l'espulsione di Astori, punito da Damato con il secondo giallo per il fallo forse meno punibile di tutto l'incontro.
Agazzi decide di fare il Marchetti e para tutto, ma tutto tutto. La Juve sembra non voler mettere in sesto la partita; Vidal sbaglia il suo secondo rigore stagionale e Orsato non vede un chiaro rigore per i bianconeri per un fallo su Asamoah. Alla fine però entrano Matri in versione Babbo Natale e Vucinic, inizialmente fuori per un'infiammazione al tendine d'achille.
L'ex Cagliari si regala una doppietta liberatrice (si spera!) e regala a Conte tre punti, che sommati agli altri 91 conquistati nel 2012, gli permettono di battere il record della Juve 2005 di Capello, quella sì, zeppa di Top Player.

Ancora una volta Conte risolve la partita grazie alla panchina. Proprio come contro il Napoli, i due subentrati alla fine firmano il successo. Particolare la scelta del tecnico bianconero di affidarsi ancora una volta a Padoin, nonostante Giaccherini, sotto 1-0 e con la superiorità numerica, avrebbe fìgarantito forse maggiore qualità. La prova dell'ex atalantino è stata comunque di quantità e di utilità, soprattutto dopo che i bianconeri sono passati a quattro dietro.
Passando invece alle dolenti note, davvero insufficiente la prova di Vidal, che ripete la pessima prestazione offerta col Milan. Lento, macchinoso ed impreciso, vedi rigore contro procurato e a favore silurato.
Male anche Asamoah, anche lui in calo nelle ultime apparizioni. La condizione del ganese preoccupa forse di più in vista anche dell'imminente partenza per la coppa d'Africa.
Malissimissimo infine il quintetto arbitrale. A DF non piace parlare di arbitri, ma ieri sera la squadra di Damato ha sbagliato tutto ciò che poteva, da una parte e dall'altra. Orsato prima segnala il rigore su Sau e poi lascia correre su quello di Asamoah. Damato grazia Murru per poi compensare espellendo ingiustamente Astori.

Fulmen in clausula dedicato oggi al presidente del Cagliari Massimo Cellino, che a fine partita ha dichiarato: "In questo modo si fa male al calcio italiano, sono indignato!". Signor presidente, lei è in Lega Calcio da 21 anni, se non ci pensate voi a queste cose, chi dovrebbe farlo?!

Davide Bernardi
@DavideBernardi6

mercoledì 19 dicembre 2012

JUVE: PELUSO UN CACERES-BIS E PERCHE' NON DARE FIDUCIA A MARRONE?!

PROBABILE UN LUNGO STOP PER CHIELLINI. CAMBIANO LE STRATEGIE DI MERCATO DELLLA JUVE

Sospetta lesione di secondo grado al polpaccio destro. Se la diagnosi dovesse essere confermata, per Giorgio Chiellini si prospetta uno stop tra i 45 e i 60 giorni. Il che, a pochi giorni dalla rescissione contrattuale di Lucio, tornato in Brasile, significa solo una cosa: la Juve a gennaio prenderà con ogni probabilità un difensore.

A questo punto le riflessioni sono moltepilici.
Innanzitutto, è proprio necessario intervenire sul mercato? Nella sfortuna, i bianconeri sono stati fortunati, durante i probabili 45 giorni di stop di Chiellini infatti, il campionato si fermerà per le feste fino al 6 gennaio e gli uomini di Conte non saranno costretti a giocare 11 partite senza il proprio centrale difensivo.
Inoltre, la Juve la soluzione al problema ce l'avrebbe in casa, fatta in casa. Si chiama Luca Marrone.
Il giovane Torinese si sta dimostrando molto più di una promessa; è cresciuto a pane e bianconero e per volere di Conte è diventato un regista difensivo a tempo pieno, dimostrandosi pronto ad ogni (pur rara) chiamata. Insomma, gli ingredienti perchè la torta venga bene ci sono tutti, perchè non dargli fiducia?
Senza dimenticare Martin Caceres, che già l'anno scorso, a Genova formò l'inedita coppia centrale con Vidal.

I precedenti insegnano poi, come gli acquisti di gennaio siano spesso, più frutto della fretta e di voler prendere qualcuno, che non dall'effettiva necessità di ampliare la rosa. Se la Juve volesse ad ogni costo comprare qualcuno dovrebbe comprare un giocatore di vero valore e se possibile anche di prospettiva. Quelli di Danilo, Campagnaro e Neto sono nomi plausibili ed interessanti anche per la prossima stagione.
Due anni fa (una vita), in piena emergenza, la Juve a gennaio preferì non prendere Andreolli perchè non ritenuto all'altezza della Vecchia Signora. Quest'anno tutta quest'emergenza non c'è, le alternative in squadra ci sono e per questo far arrivare un giocatore come Bocchetti non può sostituire Chiellini ne tanto meno migliorare la rosa in alcun modo.
Parentesi a parte merita la questione Peluso. Il terzino dell'Atalanta, che l'Eco di bergamo dà già praticamente a Torino, a Bergamo gioca a quattro e non a tre. Può fare il centrale, ma nasce terzino e già questo basta a dire che non sarebbe una vera e propria alternativa a Chiellini. E' un giocatore di buon valore e soprattutto duttile, per questo piace molto a Conte, da sempre incline a questo tipo di giocatore. Questo spiega il forte interesse della Juve, che in un solo colpo troverebbe l'alternativa a Chiellini e ad Asamoah, che a gennaio partirà per la Coppa d'Africa. Insomma la stessa operazione di mercato che l'anno scorso (ri)portò a Torino Caceres, in grado di dare fiato a Lichtsteiner o a uno dei tre centrali.
A pochi giorni dall'inizio del mercato di riparazione, in casa Juve, una cosa è certa: l'attaccante non è più così importante.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6







martedì 18 dicembre 2012

IN THE BOX: TOTTENHAM E ARSENAL, UNA POLTRONA PER DUE SULL'ALTALENA DELLA PREMIER

RENDIMENTO AD ALTI E BASSI PER DUE SQUADRE IN CERCA DI CERTEZZE

Due squadre agli opposti, e non potrebbe essere diversamente. Separate da sole 5 miglia di strada, da 4 fermate di metropolitana e da oltre un secolo di rivalità, i due club del nord di Londra stanno vivendo una stagione di luci e ombre, ma non con le stesse tonalità.

Il Tottenham in estate ha aperto un nuovo ciclo, sostituendo un allenatore come Harry Redknapp che non è riuscito a renderlo una grande squadra nonostante la presenza di giocatori di assoluto valore in ogni ruolo: Gallas, King e Walker in difesa; Bale, Modric, Lennon e Van Der Vaart a centrocampo; Adebayor, Defoe e Pavlyuchenko in attacco. Con tutto questo patrimonio il Tottenham di Redknapp è riuscito a ottenere un ottavo posto (2009), un quarto (2010) e due quinti posti (2011 e 2012), con un distacco medio di oltre 20 punti dalla capolista. Quando si parla di vincenti e di perdenti, si è soliti dare del perdente a chi perde le finali delle competizioni, dimenticandosi che erano vincenti fino al turno precedente. 

Negli ultimi 20 anni, il Tottenham ha vinto due soli trofei: due Carling Cup (una competizione di sei/otto gare in tutto, se arrivi in finale) nel 1999 e nel 2008.
Conclusa l’esperienza Redknapp, il club ha virato su Andrè Villas Boas, in cerca di rilancio come la società. Dal mercato sono arrivati alcuni volti nuovi come Dempsey, Vertonghen, Dembelè, Sigurdsson e Lloris. Nel processo di rinnovamento sono dovuti partire i due “cervelli” della squadra, Modric e Van Der Vaart, così come Saha, Pienaar e Dos Santos, mai esplosi con gli Spurs.
La stagione è cominciata col freno a mano tirato: due punti nelle prime tre partite. A partire dalla trasferta di Reading, però, sono arrivate 5 vittorie in 6 partite, colpendo anche il Manchester United nell’unica sconfitta all’Old Trafford dei Red Devils. Ma un nuovo periodo negativo era dietro l’angolo: tre sconfitte consecutive, tra cui una col Wigan e un secco 5-2 nel derby con l’Arsenal. Proprio quando sembravano affondare, i Lilywhites sono risorti, con 3 vittorie nelle successive 4 gare, l’ultima delle quali è il successo di domenica contro lo Swansea.
Il tecnico è stato bravo a sostenere la squadra nei momenti di massima difficoltà, dichiarandosi orgoglioso dei suoi giocatori anche nel post-partita di un derby perso malamente. Il gioco va e viene, ma in fondo con un tecnico nuovo si può anche concedere. Predilige il gioco sulle fasce, non necessariamente per andare al cross, ma spesso per saltare l’uomo e giocarla rasoterra. In questo gli interpreti sulle corsie laterali sono ottimi, con Bale da una parte e Lennon dall’altra. Forse Adebayor non è il centravanti ideale per questa interpretazione offensiva, mentre Defoe di sicuro sposa meglio la filosofia e infatti la sua stagione è straordinariamente positiva fino a questo momento. A sostegno delle punte c’è Dempsey, che sta provando ad abbassare un po’ il suo baricentro d’azione, ottenendo risultati alterni, così come la squadra d’altronde. 
Il calendario adesso viene incontro al Tottenham, che dovrà affrontare Stoke City, Aston Villa, Sunderland, Reading e Queen’s Park, tutte squadre di bassa classifica tranne lo Stoke (che però ha una sola vittoria in trasferta): per una squadra che vive di strisce positive e negative è l’occasione di fare cassa. Il prossimo mese ci dirà se sono vincenti o perdenti.

Per una squadra che è all’inizio di un nuovo percorso, ce n’è una che forse è arrivata alla conclusione del suo. Si parla dell’Arsenal, naturalmente, che mai così insistentemente ha sentito parlare di conclusione dell’epoca Wenger sulla propria panchina. Arrivato a Londra nel 1996, l’allenatore alsaziano ha sempre portato l’Arsenal tra i primi quattro posti in classifica, vincendo tre campionati, quattro FA Cup, quattro Community Shield e sfiorando la Champions League nel 2006. Il lavoro di Arsene Wenger però non si è mai limitato soltanto ai risultati ottenuti, ma anche, se non soprattutto, alla creazione di una delle migliori scuole calcio del mondo. Il tutto spendendo molto meno delle concorrenti (approssimativamente la metà di quanto hanno speso il Manchester United e il Chelsea nello stesso arco di tempo). Il pubblico dimostra di gradire, tanto che nella partita in cui ha avuto meno tifosi quest’anno, ha sfiorato comunque il tutto esaurito (58 000 paganti su una capienza totale di 60 000).
Come spesso è accaduto negli ultimi anni, in estate i Gunners hanno fatto cassa, cedendo un pezzo pregiato come Van Persie ai rivali dello United. I soldi però sono stati reinvestiti nel mercato, con l’acquisto di Podolski, Cazorla e Giroud.
La stagione è cominciata come aveva previsto il tecnico, ovvero con un periodo di adattamento (sia alla squadra, sia alla Premier) dei nuovi arrivati e infatti le prime due uscite sono stati due 0-0. Per tre giornate i Gunners sembravano aver ingranato le marce alte, vincendo col Liverpool, col Southampton per 6-1 e fermando il City sull’1-1 all’Etihad. Sembrava che tutto fosse tornato nella normalità e invece da lì in poi sono arrivati soltanto risultati discontinui: sconfitta, vittoria, sconfitta, vittoria, sconfitta, pareggio. L’occasione per rilanciarsi la offriva il derby con il Tottenham e l’Arsenal è stato bravo a sfruttarla al meglio. La roboante vittoria per 5-2 sembrava poter cambiare la stagione dei bianco-rossi, che tornavano in corsa per la zona Champions. Ma proprio quando doveva aggiustarsi tutto, l’Arsenal si è rotto di nuovo: due pareggi con Aston Villa ed Everton, la sconfitta con lo Swansea e la sconfitta in Champions contro il già eliminato Olympiacos che le ha fatto sfuggire il primato del girone all’ultima giornata. Le voci sull’esonero di Wenger ritornavano a leggersi sui tabloid, ma ancora una volta il gruppo si è risollevato e ha sconfitto la squadra più in forma della Premier in quel momento (il West Bromwich Albion) e nel Monday night di ieri ha triturato il Reading per 5-2 in trasferta.
E’ una stagione senza capo né coda fino a questo momento, con una squadra capace di perdere e vicere con le grandi, le piccole e le medie. E’ un gruppo che forse effettivamente sta iniziando a sfuggire di mano all’allenatore, e che non gli perdona di aver lasciato partire una bandiera dello staff come Pat Rice (400 presenze con l’Arsenal da giocatore e 16 anni da vice di Wenger) e di non aver scelto di fatto un vero sostituto tecnico oltre che emotivo di Fabregas l’anno scorso. Lo stesso allenatore ha ammesso di dover conquistare un trofeo per restare sulla panchina, e il campionato ormai non è più alla portata. Gennaio e febbraio saranno i mesi più duri per la squadra: le sfide con City, Liverpool e Chelsea in tre turni consecutivi, e gli ottavi di Champions contro una prima classificata. E’ il momento più difficile della storia di Wenger in sella all’Arsenal, su di un cavallo pazzo che deciderà il suo destino. Vedremo dove arriverà al traguardo.

Valerio Brutti

lunedì 17 dicembre 2012

VIDEO - HIGHLIGHTS: BARCA 4-1 ATL.MAD. / PSG 1-0 LIONE

MESSI VINCE IL DUELLO CON FALCAO. IL PSG BATTE IL LIONE NELLO SCONTRO DIRETTO

Nell'anno in cui le nostre tv hanno perso Liga e Bundesliga e il Psg è diventato grande, vedere le immagini dei nostri campioni preferiti è sempre più difficile.
Discovery per questa giornata vi propone gli highlights dei due bigmatch della giornata europea.

Barcellona 4-1 Atl.Marid
Davanti si opponevano l'attaccante più forte del mondo e il giocatore più forte dell'universo. ha vuto la meglio quest'ultimo, che con una doppietta ha portato all'incredibile cifra di 90, i gol realizzati nel 2012. Blugrana dunqe a + 9 sugli stessi Colchoneros e a + 13 dal Real di Mourinho.










Psg 1-0 Lione
Scontro diretto a Parigi. Si aspettavano i vari Ibra, Lavezzi e Gomis e invece la partita l'ha risolta Matuidì con un colpo di testa su assist al bacio di Zlatan. Lo svedese si è reso poi protagonista di un gesto da rosso diretto, camminando letteralmente sulla testa di Lovren.


Davide Bernardi
@DavideBernardi6

VIDEO - ADEL TAARABT, NUMERI DA CALCIO A 5

IL GIOELLINO DI LOFTUS ROAD, FA BRILLARE IL QPR

Tutto suola, tocchi di fino e tunnel: in campo sembra pù un giocatore di calcetto che non di calcio a 11.
E' il protagonista di oggi: nato a Fez, in Marocco, il 24 maggio 1989, Adel Taarabt.
Domenica, l'esterno sinistro, capitano della nazionale marocchina è stato l'assoluto protagonista della prima vittoria in campionato del QPR.


La storia di Taarabt inizia molto, molto lontano da Londra.
Fez: terza città per popolazione del Marocco. Il piccolo Adel cresce per strada, dove iniza a dribblare tutto quello che gli capita a portata di pallone: persone, macchine, cammelli. Tutto.
Il padre, che fa il predicatore, non vede di buon occhio ciò che fa il figlio, ha paura che quello del calcio sia un mondo che lo porterà sulla cattiva strada. Poi un giorno lo convincono ad ad andare a vedere Adel al campo del Barre-L'etang: rimane impressionato. Tutto quello che gli raccontavano del figlio era vero.


Calcisticamente Taarabt cresce in Francia, dove la famiglia si trasferisce. Prima il Lens B, nel 2004, poi due anni più tardi la prima squadra. Nel 2007 arriva il grande salto: passa oltre manica, sogna l'Arsenal, ma va al Tottenham, dove però ne Ramos ne Redknapp lo lanciano. La favola di Adel sembra finire lì, ancora prima di iniziare.
Nel 2009 passa in prestito in Championship, al QPR, al tempo ancora nelle mani di Briatore ed Ecclestone. Qui il marocchino fa breccia nei tifosi di Loftus Road. Rimane per tutta la stagione 2010, i Lilywhites lo riscattano dagli Spurs per 1 mln di sterline. Lui ricambia segnando 19 gol in 44 partite e contribuendo al ritorno in Premier dopo 16 anni, dei Rangers del Parco della Regina.
Sul più bello, quando finalmente tutta l'Inghilterra è pronta a godersi il talento di Taarabt, al QPR arriva la matrigna più cattiva e più rognosa di tutte: Joey Barton. Adel soffre la personalità e il carattere del nuovo arrvato, che intanto gli ha anche strappato la fascia di capitano.
Per Taarabt inizia un periodo buio. Rendimento fra i più bassi dell'intero campionato inglese, dissidi con la società londinese e valige già pronte per Parigi, dove i petrodollari del Psg lo aspettano a braccia a perte.

Grazie alla preghiera e alla vicinanza della famiglia, il marocchino si riprende quello che gli spetta. Segna il gol vittoria all'Arsenal, sogno proibito e castiga anche gli ex Spurs.
A fine stagione Taarabt rinnova per tre anni col QPR, all'insegna di un progetto che promette benissimo. L'inizio di stagione invece non potrebbe essere peggiore. 4 punti nelle prime 12 giornate. Mark Hughes silurato troppo tardi e ora Harry Redknapp (sì, proprio lui!) chiamato a compiere il miracolo: e per ora sembra anche riuscirci. 6 punti nelle ultime 4 e squadra ancora imbattuta da quando l'ex Spurs siede a Loftus Road.
Domenica scorsa la prima vittoria: 2-1 casalingo al Fulham con doppietta indovinate di chi? Certamente lui, Adel Taarabt.
Sembra che sta volta il buon vecchio Harry non abbia paura di lanciare il giovane Adel.


Davide Bernardi
@DavideBernardi6


EDITORIALE: IL MILAN METTE LA QUARTA: POKER A UN PESCARA “CHRISTMAS EDITION"


I ROSSONERI COLGONO IL QUARTO SUCCESSO CONSECUTIVO SUPERANDO LA SQUADRA DI BERGODI: PESANO SUL RISULTATO LE DUE INCREDIBILI AUTORETI REGALATE DA ABBRUSCATO E JONATHAS

Lo avevamo detto giusto una settimana fa, dopo il successo di Torino: in casa Milan serve continuità. Il  4-1 di ieri, ottenuto a San Siro contro il Pescara, non fa altro che aumentare la consapevolezza all’interno dell’ambiente rossonero di risalire ulteriormente la china. Guai ad esagerare, però: i  tre punti conquistati contro la banda di mister Bergodi sono certamente meritati, ma il risultato finale inganna.

Nel giorno del suo 113° compleanno infatti il Milan ha faticato, e non poco, a scrollarsi di dosso i neopromossi abruzzesi. La rete di Nocerino dopo soli 35 secondi (seconda consecutiva e stagionale) a coronamento di una splendida triangolazione con Montolivo ed El Shaarawy ha spianato la strada agli uomini di Allegri, forti di un vantaggio immediato che ha permesso ad Ambrosini e compagni di gestire con maggior tranquillità il match. Poche le occasioni nella prima frazione di gioco da ambo le parti: Togni tenta vanamente di sorprendere Amelia dai 30 metri, Pazzini interviene su un tiro-cross di Robinho, spedendo però alto.

Nella ripresa invece il match è tutt’altro che soporifero. Al 50’ Abbruscato, intervenendo di testa su un cross di Robinho, decide di incartare e spedire il pacco regalo per i 113 anni del Milan verso la porta di Perin, che non può nulla: clamorosa autorete e raddoppio rossonero. La partita sembra chiusa, ma il Pescara non demorde e sei minuti più tardi Terlizzi riapre il match. La proporzione adatta a raccontare la rete pescarese è fin troppo semplice: Terlizzi: difensore prolifico e buon colpitore di testa = Difesa rossonera su palle inattive: (13°) gol subito. Come già ampiamente ribadito, Allegri dovrebbe lavorare maggiormente in allenamento su un problema che si è ripresentato troppo spesso finora.

Il Pescara prende fiducia, il Milan accusa il colpo: tanto che dopo pochi minuti un Amelia in versione stalattite rischia di farsi sorprendere dal destro dalla lunga distanza di Balzano, che termina sul palo esterno. Allegri opta per l’ingresso di Boateng al posto di un Robinho troppo poco incisivo mentre il Pescara prova a rendersi pericoloso, senza successo, con gli ingressi di Quintero e Jonathas.

El Shaarawy crea ma Pazzini, nonostante il solito buon lavoro per la squadra, non riesce a concretizzare. A chiudere il match al 79’, tuttavia, ci pensa chi non si è scordato dell’incombente festività: il neo entrato Jonathas si trasforma in Babbo Natale e regala al Milan il secondo autogol di testa di giornata, deviando alle spalle dell’incolpevole Perin il calcio d’angolo di El Shaarawy: 3-1. Uno sfortunato Pescara si scioglie definitivamente due minuti  dopo, quando Pazzini termina la sua cavalcata verso la porta abruzzese regalando ad El Shaarawy la gioia del 14° gol stagionale: 4-1 finale e quota 27 punti in classifica raggiunta.

Il Milan visto ieri a San Siro è stato tutt’altro che eccezionale, ma abile a trovare quel mix di bravura e fortuna che ha permesso alla formazione di Massimiliano Allegri di conquistare i 3 punti in palio. E’ tornato Montolivo e si è visto: bravo ad arginare alcune azioni avversarie e a far ripartire i suoi, smistando palloni ovunque. Bene la difesa, gol subito a parte, priva di Mexès influenzato : Yepes ha giocato una partita eccezionale, Zapata si è dimostrato affidabile, mentre Constant e De Sciglio continuano la loro crescita(notevoli un paio di discese sulla sinistra del franco-guineano).  Nocerino e Ambrosini hanno lottato, ma a differenza del numero 8 rossonero il capitano del Milan si è mostrato spesso nervoso, commettendo qualche fallo di troppo e guadagnando il suo 5° cartellino giallo stagionale. Su El Shaarawy invece difficile aggiungere altro: anche ieri il migliore per impegno, corsa e pericolosità, timbra il cartellino per la 14° volta in 17 partite di campionato. Se la matematica non è un’ opinione … Ennesimo chapeau per il Faraone.

Chapeau extra, infine, anche allo stoico piccione (nella foto a destra tra i piedi di Yepes) che ha assistito al primo tempo live dal terreno di gioco di San Siro, rischiando un paio di volte la propria incolumità tra palloni calciati e pestoni involontari(o forse no..).

Sabato prossimo il Milan sarà di scena all’Olimpico di Roma: il match contro la formazione di Zeman, reduce dalla sconfitta di Verona, sarà certamente un ottimo test per verificare la crescita di una squadra che solo un mese fa sembrava essere sull’orlo del baratro. Un successo significherebbe sorpasso sui giallorossi e sesto posto: dopo il compleanno festeggiato con una vittoria contro il Pescara, regalarsi 3 punti per Natale sarebbe tutt’altro che una cattiva idea. Perché El Shaarawy è pronto a vestire anche i panni di uno dei tre Re Magi, se necessario…

Simone Nobilini

(@SimoNobilini on Twitter)

EDITORIALE JUVE - BIANCONERI TRE..MENDI

DOPO 13' I BIANCONERI ERANO 2-0, DOPO 26' LA PARTITA ERA GIA' CHIUSA. jUVE CAMPIONE D'INVERNO

Tredici minuti. Tanto ha impiegato la Juve di Conte per sbrigare la pratica Atalanta. Altri tredicici e il 3-0 di Marchisio permetteva a Conte di pensare già alla trasferta di Cagliari (o Trieste).
Per tutti quelli che si erano impegnati a trovare le differenze della Juve con Conte in panchina, eccovi serviti. Una partenza sprint e un cinismo quasi sorprendenti rispetto agli standard di inizio stagione. Dei primi tre tiri in porta, due hanno bucato Consigli.
La partita dell'Atalanta è durata lo spazio di due minuti: il primo, quello trascorso dal calcio d'inizio al vantaggio di Vucinic, il secondo, quello in cui Denis, a tu per tu con Buffon, si è fatto ipnotizzare dal n.1 bianconero. Per tutti gli altri 88 minuti i bianconeri hanno deciso se, quando e quanto accelerare.

Il miglior attacco è la difesa . Il bunker bianconero nelle ultime 8 partite tra campionato e coppe è stato violato una sila volta, dal rigore di Robinho. Per trovarne uno su azione bisogna tornare indietro all'inizio di Novembre, all' 1-6 di Pescara.
Anche con Marrone al posto di Bonucci, i pericoli sono stati minimi. Il numero 39 bianconero, dopo un'incertezza iniziale, ha condotto una partita sicura e ordinata. Sempre più a suo agio nel nuovo ruolo di centrale arretrato.
Dorsale a tre. Le capacità d'impotazione di Marrone hanno permesso a Conte di mantenere inalterata la spina dorsale della squadra. Tre play-maker: Marrone, Pirlo e Vucinic. A differenza delle altre partite però, le fasce non sono state utilizzate molto. Asamoah è stato poco protagonista, mentre Lichtsteiner ha toccato qualche pallone in più grazie alle sue scorribande centrali.

L'attacco ha funzionato bene. Giovinco ha mostrato l'ennesima buona prestazione. E' mancato solo il Gol. Vucinic invece il gol l'ha ritrovato dopo 3 mesi. L'ultimo centro infatti risaliva alla trasferta nella Genova rossoblu. Bene anche Quagliarella quando è entrato. L'idea è che se davvero arriverà un attaccante di prima fascia, almeno in due dovranno partire, dando per scontata la partenza di Bendtner, in questo momento Matri sembra l'altro possibile nome in uscita.

Spazio a parte merita Pirlo, che solo due mesi fa, la maggior parte dei critici dava orma in fase discendente, cosigliandone addirittura un addio alla nazionale. Ecco, immaginare gli azzurri senza un Pirlo del genere è impossibile. Con gli umoni di Colantuono ha letteralmente fato quello che ha voluto, quando ha voluto.
Fossero tutti così i giocatori in fase discendente..

Davide Bernardi
@DavideBernardi6

venerdì 14 dicembre 2012

TIKI-TAKA: VADE RETRO, JOSE'!


L'EX TECNICO NERAZZURRO E' STATO UNO DEI MOTIVI PRINCIPALI DELL'ABBANDONO DI GUARDIOLA 

Che i due non si amino particolarmente è cosa risaputa. Sin da quando Mourinho allenava l'Inter il rapporto tra lui e l'allenatore catalano è stato sempre abbastanza controverso, con il portoghese che non ha mai evitato di stuzzicare in ogni occasione possibile il tecnico più vincente della storia dei culè. Quando poi lo Special One è sbarcato a Madrid il loro è diventato un vero e proprio odio sportivo che ben rappresenta l'accesissima rivalità tra la squadra della capitale e quella catalana. Agli occhi del mondo era Pep quello che sembrava soffrire di meno la presenza dell'altro, lui che a ogni attacco del portoghese preferiva rispondere sul campo piuttosto che attaccarlo palesemente in conferenza stampa.

A quasi otto mesi dall'abdicazione di Guardiola dalla panchina blaugrana sembra quindi molto strano che uno dei motivi principali per cui Pep abbia lasciato il trono catalano a Villanova sia proprio Josè Mourinho. A rivelarlo è il giornalista spagnolo Guillem Balaguè, autore della biografia sul l'ex giocatore di Brescia e Roma. Secondo Balaguè: -Quando gli si domanda di Mourinho Guardiola cambia espressione, ha un diverso linguaggio del corpo e si nota come non si senta a suo agio parlandone; ma sopratutto per lui los clasicos non erano più belli da vivere e da giocare come prima-. Poi aggiunge -Pep mi rivelò che Mourinho lo aveva a tal punto destabilizzato emotivamente da non fargli più godere il mestiere di allenatore-.

Putroppo per Guardiola questo scenario potrebbe ripetersi nel paese della Regina Elisabetta. Stando alle ultime notizie Pep potrebbe presto sedersi in una delle due panchine di Manchester, preferibilmente quella dei Red Devils per raccogliere la pesante eredità di Sir Alex Ferguson, anche se certamente non disdegnerebbe neanche quella milionaria dei Citizens di Mansour. In Inghilterra è anche possibile il ritorno dello Special One alla corte di Abramovich, presidente che dopo averlo cacciato nel 2008 pagherebbe oro per rivederlo nella guida dei Blues. Con la Liga ormai ben salda nelle mani di Iniesta e soci l'unico modo per rimanere sulla panchina dei blancos sarebbe quello di conquistare la tanto agognata decima Champions League. Forse, per una volta, pur di non ritrovarselo di nuovo tra i piedi anche in Premier, il buon Pep tiferà persino il Madrid.

Nicolò Smerilli
@NiSmerlli

martedì 11 dicembre 2012

TIKI-TAKA: E QUANTI ALTRI NE PUOI BATTERE LEO!

LA PULCE ARGENTINA PUO' AMBIRE AD UN ALTRA MANCIATA DI RECORD

Lionel Messi non ha limiti. Come ogni grande vincente dello sport il delantero argentino non si accontenta mai e dopo aver superato Gerd Muller nella classiffica dei gol realizzati in un anno solare, il ragazzo uscito da "la Masia" può spazzare via moltri altri record.


Miglior goleador in Champions League
Con la doppietta dello scorso 20 novembre allo Spartak Mosca Leo ha raggiunto la ragguardevole cifra di 56 gol nella massima competizione europea per club in sole 74 presenze. In poche parole ogni 4 partite va a segno 3 volte; mostruoso se si pensa che ha solo 25 anni e minimo un altro lustro da giocare a questi livelli. Proprio per questo sembra quasi una certezza che nel giro di qualche stagione diventi il miglior goleador della coppa dalle grandi orecchie: Raul e le sue 71 marcature non sono così lontano. Più facile superare gli altri due inquilini del podio durante questa stagione: Van Nistelrooy e Shevchenko sono rispettivamente appaiati a quota 60 e 59.

Miglior marcatore del Barcellona
Potrà sembrare strano ma Messi non è il giocatore che più volte ha festeggiato un gol con indosso una camiseta blaugrana. Considerando partite ufficiali e amichevoli il re dei bomber catalani è un certo Paulino Alcantara, bomber degli anni '20, famoso per la potenza dei suoi tiri tale da rompere le reti delle porte. Alcantara ha chiuso la carriera con 356 gol in 357 presenze. Per il momento Messi è a quota 304 e dopo aver superato Cesar (il miglior realizzatore catalano nella Liga) ora viaggia spedito verso il record totale. Poco tempo e supererà anche questo

Massimo goleador della Liga
Messi in questo momento è il nono marcatore di sempre nella Primera Division con 191 gol. Davanti a lui ci sono uomini che hanno scritto pagine leggendarie del futbol iberico. Al primo posto troviamo Telmo Zarra con 252 reti, a ruota gente come Hugo Sanchez, Raul ed Alfredo Di Stefano, non proprio gli ultimi arrivati. Messi deve quindi gonfiare la rete altre 62 volte e potrà vantare anche questo record; considerando che nella scorsa stagione ha chiuso a quota 50 il buon Zarra può star convinto che non rimarrà ancora lì sopra a tutti ancora per molto

Miglior realizzatore in nazionale
Ogni campione, se così vuol essere definito, deve dimostrare quel che vale anche con la propria nazionale. Con la maglia albiceleste il buon Leo è attualmente al quarto posto con 31 gol alle spalle del "padrino" Diego Armando Maradona che di reti ne conta invece 34 con la maglia biancazzurra. Più in alto di tutti c'è il re leone Gabriel Omar Batistuta a quota 56 ma siamo sicuri che Leo infrangerà anche questo muro. Magari proprio in Brasile tra due estati, dove ci si giocherà una coppa abbastanza importante che a Leo manca nel proprio palmares. Sarebbe sicuramente il suo record preferito.

Nicolò Smerilli
@NiSmerilli

(Tiki-Taka è la nuova rubrica di Discovery Football riguardante il calcio spagnolo. Il primo articolo ci sembrava doveroso dedicarlo a chi più di tutti lo sta rendendo in questi anni così tanto affascinante)

lunedì 10 dicembre 2012

PREMIER LEAGUE: IL PUNTO SULLA 15ESIMA



LO UNITED SCHIANTA ALL'ETIHAD I CUGINI LIGHT BLUES, IL CHELSEA TRAVOLGE IL SUNDERLAND
Come spesso è accaduto negli ultimi incroci, il derby di Manchester si dimostra una delle partite più belle della stagione, sia sotto un profilo tecnico che sotto un profilo emotivo.

Manchester City 2-3 Manchester Utd. Dopo quasi due anni, crolla l’imbattibilità casalinga del City, e lo fa nella maniera più beffarda e dolorosa possibile per i suoi tifosi. I Citizens sanno di dover fare la partita e cominciano bene, con Balotelli protagonista: prima un suo calcio di punizione rasoterra viene deviato in angolo da De Gea, poi su invito dalla sinistra di Clichy si coordina male e manda alto da pochi passi. Lo United ringrazia e segna: Young scappa sulla sinistra, palla al limite per Rooney che controlla e strozza bene col destro sul primo palo, dove un immobile Hart guarda la palla finire in rete. Aguero ci riprova e si libera di cinque uomini (!!) al limite dell’area prima di calciare in porta dove trova De Gea. E i Red Devils raddoppiano: Valencia serve la sovrapposizione di Rafael sulla destra, cross basso verso l’area piccola e gol di Rooney. In avvio di ripresa Barry manca di poco il gol con un sinistro dal limite che esce di poco. Van Persie con un destro a giro dal vertice sinistro colpisce il palo per lo United (il seguente tap-in in rete di Young viene annullato per offside). Tevez, entrato per Balotelli, cambia la partita. L’Apache entra in area sulla destra e scaglia un tiro in porta che De Gea respinge corto, ci riprova Silva, parato ancora, la palla torna a Tevez, che la smista al centro per Yaya Tourè e l’ivoriano spara in porta il gol dell’1-2. L’Etihad si scalda e il City cresce: Silva entra in area sulla destra, rientra sul mancino e calcia in porta, trovando solo la traversa a negargli il gol. Il pareggio è solo rimandato: calcio d’angolo di Tevez, allontanato con la testa da Cleverley, ma al limite dell’area uno smarcato Zabaleta scarica in porta un destro di potenza che si insacca rasoterra per il 2-2. E’ l’86° e sembra finita. Ma nel recupero Zabaleta perde palla sulla sinistra per mano di Welbeck, la palla arriva a Rafael che viene fermato con un fallo da Tevez. Sul punto di battuta, all’altezza del vertice sinistro, si presenta Van Persie. Il suo sinistro a giro, leggermente deviato dalla barriera, si infila sul secondo palo e fa esplodere il settore ospiti dello stadio. Sono tre punti che fanno morale e soprattutto classifica (+ 6 sulla squadra di Mancini), ma la conclusione dello scorso campionato costringe a considerare il City ampiamente in corsa. Anche perché adesso può concentrarsi solo sulla Premier.

Sunderland 1-3 Chelsea. Dopo il primo larghissimo successo della gestione Benitez (in Champions contro il Nordjaelland), i Blues si impongono anche in Premier. A farne le spese è un Sunderland in crisi (una vittoria nelle ultime dieci gare), che inoltre trova una giornata da dimenticare in uno dei suoi giocatori più rappresentativi: Sebastian Larsson. Lo svedese dopo soli due minuti di gioco strattona Hazard in area, che viene anche falciato dall’uscita a valanga di Mignolet. Ma l’arbitro dice di proseguire. Il vantaggio dei Blues arriva comunque poco dopo: ripartenza indirizzata sulla sinsitra dove Hazard aspetta i compagni e poi la mette in mezzo per Torres che la spinge in rete con una curiosa deviazione volante di suola. Poi Larsson, ancora lui, atterra un neanche troppo pericoloso Ramires in area. Questa volta è rigore e Torres (primo rigore in maglia Blues) trasforma dal dischetto. In avvio di ripresa Torres colpisce la traversa su un cross di Moses dalla destra, ma ci pensa Mata a ribadire in rete il pallone dello 0-3. Sembra finita, invece il Sunderland riesce a riaprirla. Adam Johnson entra in area dal lato corto di sinsitra, guarda in mezzo per un cross e invece con l’esterno sinistro calcia in porta mandando la palla sotto l’incrocio più lontano. Si scalda lo Stadium of Light e di nuovo Adam Johnson ci prova su punizione, ma questa volta Cech è più reattivo e devia in angolo. Wickham spara dal limite e sfiora il palo. E negli ultimi secondi Gardner colpisce la traversa su punizione dal limite. Un risveglio tardivo per il Sunderland, che ormai aveva lasciato scappare la partita.

West Ham 2-3 Liverpool. Grande prova del Liverpool che vince sul difficile campo di Upton Park. Reds subito in vantaggio con la percussione di Glen Johnson che si parte da destra, si accentra e poi calcia di esterno destro mandando la palla sotto l’incrocio della sua ex squadra. Poi si fa vedere il West Ham, che alla prima azione trova il rigore (fallo di mani di Allen su tiro di Diame). Dal dischetto Noble fa secco Reina e trova l’1-1. Hammers che trovano il vantaggio nel finale di frazione: cross di Jarvis dalla sinistra e sfortunata deviazione di Gerrard nella propria porta. E’ comunque il Liverpool a fare la partita: Sterling sfiora il gol con un sinistro dal limite che Jaaskelainen alza appena sopra la traversa. Lo stesso Sterling poco dopo trova il corridoio verticale per il taglio di Joe Cole che con una girata mancina manda la palla in rete. Altro gol di un ex Hammers. Nel finale arriva anche il meritato 2-3: su un cross rasoterra di Henderson, Collins va in scivolata per anticipare Shelvey, ma il pallone gli rimbalza sul parastinco, scavalca il suo portiere e finisce in rete. Tre punti ai Reds in una giornata in cui dovevano fare a meno di Suarez.

Arsenal 2-0 West Bromwich Albion. Scosso dalle dichiarazioni di Wenger infrasettimanali (ha parlato anche di dimissioni in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi stagionali, che sono un trofeo in bacheca e la qualificazione in Champions), l’Arsenal gioca una buona partita contro un avversario di livello. Saranno però soltanto due rigori a decidere l’incontro. Il primo è un intervento un po’ scoordinato di Reid che però di fatto non tocca Cazorla. A velocità reale sembrava effettivamente rigore. Dal dischetto Arteta calcia centrale e fa 1-0. Gunners più volte vicini al raddoppio con Wilshere (tiro in scivolata fuori a un metro dalla porta) e Gervinho (sempre parato). Poi un fallo di Brunt sull’incursione di Chamberlain costa caro ai Baggies. Altro rigore centrale trasformato da Arteta e partita chiusa. West Brom mai pericoloso.

Everton 2-1 Tottenham. Giornata favorevole ai Toffees che vincono ed agganciano il Tottenham e il WBA al quarto posto. Partita dominata dall’Everton, che nel primo tempo va più volte vicino al gol. A passare in vantaggio però sono gli Spurs, con un tiro dalla distanza di Dempsey che viene deviato da Distin e scavalca Howard per lo 0-1. Sigurdsson manca il raddoppio dalla distanza, con un tiro a giro che si stampa sulla traversa. Al 90’ pareggia l’Everton: dopo un’azione insistita, Coleman crossa dalla destra, Pienaar si inserisce e schiaccia di testa in porta. E al 92’ arriva il colpo del ko: cross di Gibson dalla destra, prolunga Velios di testa e Jelavic di punta realizza il 2-1 che fa impazzire Goodison Park.

Wigan 2-2 Queen’s Park Ranger. Ha sfiorato la prima vittoria stagionale il QPR, che va a punti da tre partite consecutive. Il Wigan parte bene, sfiora il gol con la punizione di Jones alzata in angolo da Green, e poi trova il vantaggio con il tiro dal limite di McCarthy che si infila nell’angolo basso. Gli Hoops però trovano il pareggio su calcio d’angolo: va Taarabt dalla bandierina, svetta Nelsen di testa e manda la palla in rete. Wigan vicino al gol con Jordi Gomez che in girata manda sulla traversa un assist di Konè. QPR addirittura in vantaggio nella ripresa: palla persa di Lopez sulla tre quarti, Wright-Phillips crossa dalla sinistra in mezzo dove Cissè col mancino manda in rete. Il Wigan non si disunisce e trova il pareggio: McCarthy allarga sulla sinistra per Beausejour, che la crossa in mezzo dove si è inserito lo stesso McCarthy che stoppa e segna il 2-2 conclusivo.

Swansea 3-4 Norwich. Difese allegre in Galles, dove il Norwich passa al Liberty Stadium. I Canaries dominano nel primo tempo: Whittaker scappa sulla destra, entra in area, rientra sul mancino e spara sul primo palo trovando il gol. Il raddoppio nasce da un cross di Holt dalla sinistra raccolto sul secondo palo da Bassong che realizza di testa. Arriva anche il terzo gol: punizione di Snodgrass dalla destra, incornata di Holt e palla in rete. Nella ripresa si sveglia lo Swansea: cross di Davies dalla sinistra e Michu di piatto accorcia le distanze. Swansea che spinge: Dyer crossa dalla destra, Martin prova a liberare l’area di testa, ma De Guzman raccoglie la sfera e la spara in porta per il 2-3 che ridà speranza ai Cigni. Viene annullato il pareggio di Schechter su calcio d’angolo per un fallo sul portiere Bunn. Ci pensa Snodgrass a riportare la tranquillità in casa Norwich, con una splendida punizione mancina che supera la barriera e finisce in rete. Nei minuti di recupero De Guzman crossa dalla destra e trova l’inzuccata vincente di Michu sul secondo palo che vale il 3-4, ma è troppo tardi per sperare.

Aston Villa 0-0 Stoke City. Solito noioso 0-0 dell’Aston Villa, che per la quinta volta in stagione non trova la via del gol. Villans comunque più vicini al gol dello Stoke, con i tentativi di Agbonlahor (murato da Shotton), Benteke (deviazione in angolo), e Lowton (parato da Begovic). Stoke che esce indenne da un pomeriggio in cui non ha giocato.

Southampton 1-0 Reading. Terza vittoria nelle ultime cinque gare per i Saints, che per la prima volta in stagione sono fuori dalla zona retrocessione. Southampton che parte meglio e sfiora il gol: cross di Clyne dalla destra e deviazione ravvicinata di Schneiderlin che non trova la porta. Ancora i padroni di casa vicini al vantaggio con Yoshida che colpisce di testa su calcio d’angolo, ma trova Leigertwood pronto a liberare sulla linea. Anche il Reading manca il gol di poco, col colpo di testa di Robson Kanu che si stampa sul palo. Nella ripresa Puncheon triangola sulla destra con Clyne che gli restituisce il pallone in area e l’esterno del Southampton calcia in diagonale sul secondo palo per l’1-0. Il Reading prova confusamente a reagire, ma i Saints fanno buona guardia della porta e si prendono altri tre punti.


Valerio Brutti

Classifica
Man Utd
39
West Ham
22
Man City
33
Norwich
22
Chelsea
29
Fulham
17
Tottenham
26
Newcastle
17
West Brom
26
Southampton
15
Everton
26
Aston Villa
15
Arsenal
24
Wigan
15
Swansea
23
Sunderland
13
Stoke City
23
Reading
9
Liverpool
22
Queen’s Park
7