PAREGGIO 1-1 TRA LE POLEMICHE A CATANIA. GOL FANTASMA NON CONVALIDATO A ROBINHO
Nell'anticipo della 30esima giornata di serie A che ha accompagnato a cena milioni di italiani, ci è stato servito proprio di tutto. Si parte dall'antipasto: il ristorante scelto per l'occasione è lo stadio Massimino di Catania. Splendida cornice dove i 25.000 tifosi rossoblu ricreano l'atmosfera infernale, proprio per l'arrivo in città del "diavolo rossonero".
Il primo piatto viene servito al 34' del primo tempo: dopo una serie di occasioni da entrambe le parti, a passare sono gli ospiti. Ibrahimovic aggira Legrottaglie e serve d'esterno Robinho. L'assist dello svedese è da leccarsi i baffi e il brasiliano lo sfrutta al meglio con un piattone che si infila sul primo palo. La partita è bellissima: il Catania con il suo 4-3-3 in stile Barcellona, cerca di far rimanere indigesta la cena agli ospiti, ma il Milan rimane compatto e risponde bene al ritmo forsennato dei ragazzi di Montella.
La ripresa inizia con i padroni di casa decisi a pareggiare i conti. I primi 15 minuti sono un assedio, gli uomini di Allegri non riescono ad alzare il baricentro ne tanto meno a ripartire. Il Catania trova subito il gol con "el Papu" Gomez. L'argentino sfrutta un cross di Motta spizzato da Bergessio per insaccare alle spalle di Abbiati. Al momento del cross però, l'attaccante di Montella è di un niente in fuorigioco e Bergonzi non convalida.
Si sa che la vendetta va servita fredda e i siciliani aspettano il 57' per pareggiare. Su un calcio d'angolo, dopo un tocco di Legrottaglie, Spolli è lesto ad anticipare Abbiati. A questo punto i rossoblu spingono per trovare il raddoppio con Almiron, che per due volte va vicino al raddoppio, ma i campioni d'Italia in carica sono bravi a rialzare la testa. Già al 65' viene servito il dessert, con tanto di ciliegina in cima. Poteva ,di questi tempi, una cena di campionato concludersi senza un gol fantasma? Certo che no! Robinho lanciato in porta da Ibrahimovic, evita Carrizo e calcia debolmente verso la porta. Marchese sembra salvare sulla linea e Bergonzi lascia proseguire. L'episodio è di quelli che faranno discutere molto. Allegri reclama subito il gol e s'infuria una volta che l'arbitro continua a far giocare.
L'allenatore livornese decide a questo punto di giocarsi tutte le sue carte e getta nella mischia El Sharaawi, Maxi Lopez e Boateng. Niente da fare. Carrizo questa sera è in versione superman e chiude ogni varco ad Ibra, che per tre volte va vicino al gol.
A completare un convito perfetto ci vorrebbe l'amaro che chiude la serata. Ma noi non ci facciamo mancare nulla e nel post partita arriva pronta la polemica di Allegri. Il tecnico milanista riapre l'infinita querelle con la Juve, rivolgendo a Marotta un educato invito a tacere e torna sulla polemica del gol fantasma non dato a Muntari nello scontro di Milano. Ben più di classe l'intervento di Galliani che si limita a prendere atto delle sviste.
Molte più di due righe andrebbero invece spese per il Catania di Montella: i siciliani da grande rivelazione si stanno ormai confermando come splendida realtà. Il loro gioco è frizzante ed imprevedibile, grazie anche all'esplosività e la fantasia di Gomez e Barrientos.
A questo punto la forchetta passa in mano alla Juve, che dovrà battere il Napoli domenica sera allo Juventus Stadium per tornare a soli due bocconi dal Milan.
Davide Bernardi
Idee fresche. Idee nuove.
sabato 31 marzo 2012
IL PRONOSTICO:TRENTESIMA GIORNATA DI SERIE A
SERIE A - TRENTESIMA GIORNATA
PARMA - LAZIO (Sabato ore 20.45): GOL @1.75 / OVER @2.02 (SNAI)
Punti pesanti nell' anticipo serale del Tardini: il Parma occupa attualmente il quart' ultimo posto in classifica, l' ultimo utile per non retrocedere; la Lazio invece deve proseguire la rincorsa alla Champions ed ha tre punti di vantaggio sulla coppia Napoli-Udinese. Ci aspettiamo una gara molto intensa ed equilibrata, ed almeno un gol per parte: gli emiliani hanno addirittura la seconda difesa più perforata della Serie A mentre i biancocelesti, pur privi di bomber Klose, sono andati a segno in otto delle ultime nove gare e vantano il secondo attacco esterno più prolifico. Interessante, quindi, anche una giocata Over.
BOLOGNA - PALERMO: X @2.40
Classica partita da "non facciamoci male" quella del Dall' Ara. Bologna e Palermo ci arrivano appaiati in classifica a quota 36, a +9 dalla zona calda ma a -12 dall' Europa, e quindi senza pressioni di dover far punti ad ogni costo. Ruolino di marcia davvero incredibile in questo 2012 per gli uomini di Pioli che addirittura davanti al proprio pubblico hanno perso soltanto una partita. Al contrario, enormi difficoltà per i rosanero lontano dal Barbera: appena cinque i punti conquistati e unica squadra a non aver vinto ancora una gara. Non a caso la divisione della posta è il risultato più probabile secondo i bookmakers e non ci sorprenderemmo se la quota dovesse crollare nelle prossime ore.
FIORENTINA - CHIEVO: 1 @1.75
I Viola devono tornare a far bottino pieno per due motivi: innanzitutto per la classifica, perchè i sei punti di margine sulla terz' ultima costituiscono un margine rassicurante ma non troppo, e poi per tranquillizzare gli umori della tifoseria, davvero bollenti dopo la clamorosa debacle casalinga con la Juventus di due settimane fa. Sulla carta il Chievo è uno degli avversari migliori che potesse capitare al Franchi: è vero che i gialloblù hanno uno score esterno di tutto rispetto (appena due sconfitte nelle ultime sette trasferte, per di più al San Paolo e all' Olimpico), ma anche grazie a questo hanno raggiunto in anticipo la salvezza e ormai hanno poco da chiedere al loro Campionato. Ci aspettiamo che le differenti motivazioni facciano la differenza.
LECCE - CESENA: 1 @1.55
A nostro avviso sarà la partita che spegnerà definitivamente i sogni di salvezza dei romagnoli. Il Lecce difficilmente non sfrutterà l' occasione di rimanere attaccato al quart' ultimo posto, distante ora sei punti, e malgrado i pessimi risultati ottenuti al Via del Mare crediamo che l' apporto del pubblico e la determinazione che Serse Cosmi sa infondere come pochi nei propri ragazzi alla fine risulteranno decisivi. D' altra parte la classifica ci dice di un Cesena ormai staccato di 14 punti dalla salvezza e a secco di vittorie esterne addirittura da Novembre, numeri che potrebbero influire sul morale dei bianconeri. Anche i bookmakers sembrano pensarla come noi, offrendo l' 1 a una quota risicatissima.
JUVENTUS - NAPOLI: OVER @1.83
Partita ricca di gol emozioni, a nostro avviso, quella dello Juventus Stadium. Si affrontano due delle squadre più spumeggianti d' Italia, e inumeri lo confermano: i bianconeri in casa hanno segnato ben 27 gol in 14 incontri (quasi due a partita), mentre i partenopei possono vantare addirittura il secondo attacco più prolifico del campionato alle spalle del Milan. Memori anche dello spettacolare pareggio dell' andata al San Paolo, proviamo ad ipotizzare almeno tre gol, azzardando anche un risultato esatto molto invitante: 2-2 in lavagna a 13.
Nicolò Scotucci
venerdì 30 marzo 2012
EUROPA LEAGUE: I LEONI RUGGISCONO IN GERMANIA. SIMEONE SANO E "SALVIO"
BENE ANCHE LO SPORTING, CADE INVECE IL VALENCIA. EMERI A RISCHIO
L'Europa League ci ha riservato fin qui grandi sorprese e anche ieri sera, nell'andata dei quarti di finale, numerosi sono stati i colpi di scena.
Continua a volare l'Athletic Bilbao, la cenerentola spagnola rifila in terra tedesca quattro schiaffi allo Shalke 04, mettendo un piede e mezzo in semifinale. Risultato sorpendente anche quello di Alkmaar, dove l'Az si è imposto sul Valencia per 2-1 dopo aver sofferto per gran parte della gara. L'altro scontro invece che vedeva opposte una spagnola ed una tedesca, ha visto la vittoria al Vicente Calderon dell'Atletico Madrid per 2-1 sull'Hannover. Stesso risultato per lo Sporting Lisbona sul Metalist
Shalke 04 - Athletic Bilbao
I ragazzi terribili del "loco" Bielsa si impongono per 4-2 sui bianco-blu di Gelsenkirchen. Assoluti protagonisti i due bomber iberici: Raul da una parte e LLorente dall'altra. Per entrambi una doppietta; a sorridere alla fine è però l'attaccante basco, anche grazie ai gol dei compagni De Marcos e Munain. Prova intelligente e sfrontata quella dei Leones, che dopo essere passati in vantaggio si sono fatti rimontare da Raul, prima di riportare la gara sui binari giusti. Solito gioco frizzante per gli uomini di Bielsa che anche questa volta hanno divertito i telespettatori con un ritmo sempre altissimo e un'accortezza tattica davvero ammirevole. Molti rimpianti invece per i tedeschi, che una volta ribaltato lo svantaggio iniziale, non sono stati in grado di chiudere la partita, complice anche un palo di Huntelaar. Per il ritorn servirà dunque un'impresa al San Mames.
Az Alkmaar - Valencia
Il Valencia perde male in Olanda e mette a serio rischio la panchina del proprio allenatore. I ragazzi di Unai Emeri, reduci da due sconfitte consecutive nella Liga, non riescono a sfruttare la superiorità tecnica e si fanno sorprendere prima da Holman, con un eurogol che fa esplodere l'Afas Stadion e poi da Marteens, che capitalizza al meglio un cross dalla destra dello stesso Holman. In mezzo era arrivato il momentaneo pareggio di Mehmet Topal. Grandi rimpianti per i pipistrelli iberici, che pur avendo sfiorato il sorpasso con Jonas, si sono fatti beffare a pochi minuti dal termine. Al Valencia basterà comunque un 1-0 al Mestalla per accedere alle semifinali.
Atl. Madrid - Hannover 96
L'altra rivelazione di questa Europa League, l'Hannover, riserva non poche difficoltà agli uomini di Simeone. I Colchoneros, reduci da un periodo non esaltante in campionato, riescono ad imporsi grazie al gol in extremis di Salvio, entrato da poco. Ad aprire le danze il solito Falcào: al 9' del primo tempo l'attaccante colombiano sfrutta l'uscita a vuoto di Zieler per depositare in porta di testa. Il pareggio tedesco arriva con Diouf, che approfitta una disattenzione di Miranda per insaccare da pochi passi. A due minuti dal 90' arriva il gol partita di Salvio, l'attaccante argentino raccoglie una sponda di Falcao e regala la vittoria ai suoi. Nonostante il successo, per i bianco-rossi di Madrid la qualificazione è tutt'altro che scontata, considerando anche gli squalificati Juanfran, Gabi e Arda Turan per la gara di ritorno.
Sp. Lisbona - Metalist
E' una vittoria agrodolce quella dello Sporting sul Metalist. I portoghesi infatti, in vantaggio di due reti grazie a Izmailov e Insua, subiscono in pieno recupero il gol di Xavier che tiene aperti i giochi per la qualificazione. Buona prova quella dei padroni di casa, che hanno la meglio su un avversario ostico come il Metalist, capace di battere a domicilio già Sochaux, Austria Vienna, Malmoe, Salisburgo e Olimpyakos.
Davide Bernardi
L'Europa League ci ha riservato fin qui grandi sorprese e anche ieri sera, nell'andata dei quarti di finale, numerosi sono stati i colpi di scena.
Continua a volare l'Athletic Bilbao, la cenerentola spagnola rifila in terra tedesca quattro schiaffi allo Shalke 04, mettendo un piede e mezzo in semifinale. Risultato sorpendente anche quello di Alkmaar, dove l'Az si è imposto sul Valencia per 2-1 dopo aver sofferto per gran parte della gara. L'altro scontro invece che vedeva opposte una spagnola ed una tedesca, ha visto la vittoria al Vicente Calderon dell'Atletico Madrid per 2-1 sull'Hannover. Stesso risultato per lo Sporting Lisbona sul Metalist
Shalke 04 - Athletic Bilbao
I ragazzi terribili del "loco" Bielsa si impongono per 4-2 sui bianco-blu di Gelsenkirchen. Assoluti protagonisti i due bomber iberici: Raul da una parte e LLorente dall'altra. Per entrambi una doppietta; a sorridere alla fine è però l'attaccante basco, anche grazie ai gol dei compagni De Marcos e Munain. Prova intelligente e sfrontata quella dei Leones, che dopo essere passati in vantaggio si sono fatti rimontare da Raul, prima di riportare la gara sui binari giusti. Solito gioco frizzante per gli uomini di Bielsa che anche questa volta hanno divertito i telespettatori con un ritmo sempre altissimo e un'accortezza tattica davvero ammirevole. Molti rimpianti invece per i tedeschi, che una volta ribaltato lo svantaggio iniziale, non sono stati in grado di chiudere la partita, complice anche un palo di Huntelaar. Per il ritorn servirà dunque un'impresa al San Mames.
Az Alkmaar - Valencia
Il Valencia perde male in Olanda e mette a serio rischio la panchina del proprio allenatore. I ragazzi di Unai Emeri, reduci da due sconfitte consecutive nella Liga, non riescono a sfruttare la superiorità tecnica e si fanno sorprendere prima da Holman, con un eurogol che fa esplodere l'Afas Stadion e poi da Marteens, che capitalizza al meglio un cross dalla destra dello stesso Holman. In mezzo era arrivato il momentaneo pareggio di Mehmet Topal. Grandi rimpianti per i pipistrelli iberici, che pur avendo sfiorato il sorpasso con Jonas, si sono fatti beffare a pochi minuti dal termine. Al Valencia basterà comunque un 1-0 al Mestalla per accedere alle semifinali.
Atl. Madrid - Hannover 96
L'altra rivelazione di questa Europa League, l'Hannover, riserva non poche difficoltà agli uomini di Simeone. I Colchoneros, reduci da un periodo non esaltante in campionato, riescono ad imporsi grazie al gol in extremis di Salvio, entrato da poco. Ad aprire le danze il solito Falcào: al 9' del primo tempo l'attaccante colombiano sfrutta l'uscita a vuoto di Zieler per depositare in porta di testa. Il pareggio tedesco arriva con Diouf, che approfitta una disattenzione di Miranda per insaccare da pochi passi. A due minuti dal 90' arriva il gol partita di Salvio, l'attaccante argentino raccoglie una sponda di Falcao e regala la vittoria ai suoi. Nonostante il successo, per i bianco-rossi di Madrid la qualificazione è tutt'altro che scontata, considerando anche gli squalificati Juanfran, Gabi e Arda Turan per la gara di ritorno.
Sp. Lisbona - Metalist
E' una vittoria agrodolce quella dello Sporting sul Metalist. I portoghesi infatti, in vantaggio di due reti grazie a Izmailov e Insua, subiscono in pieno recupero il gol di Xavier che tiene aperti i giochi per la qualificazione. Buona prova quella dei padroni di casa, che hanno la meglio su un avversario ostico come il Metalist, capace di battere a domicilio già Sochaux, Austria Vienna, Malmoe, Salisburgo e Olimpyakos.
Davide Bernardi
giovedì 29 marzo 2012
L'EMERGENTE: ALESSANDRO CRESCENZI
IL BARONE DI ROMA.
Il nome Crescenzi nella provincia di Roma non è un nome qualunque. La dinastia che porta questo cognome è stata una delle famiglie più influenti nella capitale, innumerevoli esponenti della discendenza hanno infatti ricoperto nel corso dei secoli incarichi di diverso spessore nell’attività politica capitolina. Se fino a pochi anni fa il nome Crescenzi veniva associato esclusivamente all’omonima dinastia, oggi quando si parla deirescenzi si pensa anche al giovane calciatore. Alessandro nasce il 25 settembre del 1991 a Marino, una città dei castelli romani, proprio nell’As Marino .società del suo paese nativo ,il ragazzo incomincia a dare i primi calci al pallone. Il talento del giovane viene notato in fretta da diverse squadre, dalla Lodigiani prima e dalla Roma poi. Terzino dalle indiscusse qualità tecniche e fisiche, nella primavera della As Roma si afferma nel suo ruolo come uno dei migliori nel panorama italiano. Nelle selezioni giovanili italiane veste tutte le maglie dall’under 18 all’under 21 dove oggi Ciro Ferrara lo reputa un elemento inamovibile. L’esordio tra i professionisti arriva il 15 marzo 2009 con la maglia della lupa in un Sampdoria-Roma terminato 2 a 2. Il 2009-2010 la Roma decide con la formula del prestito di mandare il ragazzo a Grosseto, tuttavia il calciatore resterà deluso dallo scarso utilizzo che la società toscana fa di lui. L’anno sportivo 2010-2011 sorride al calciatore romano il quale, invece di tornare alla base, viene nuovamente prestato a un’ altra società: il Crotone. L’esperienza negli squaletti è a dir poco eccezionale, infatti, Crescenzi nonostante la giovane età risulta essere il calciatore più impiegato dalla società crotonese. L’anno dopo il giovane terzino si trasferisce per l’ennesima volta in una squadra della serie cadetta, questa volta la storia del ragazzo di Marino si intreccia con quella del Bari, fresco di retrocessione dalla serie A. La stagione non inizia nel migliore dei modi, infatti, Crescenzi è protagonista di un triste episodio: durante una cena di quadra nel belmezzo di un litigio tra Salvatore Masiello e Zednek Zlamal, assumendo le difese del portiere ceco viene ferito da un piatto lanciato dal giocatore napoletano. Superato il dispiacevole infortunio con quarantasette punti di sutura, basta aspettare un mese per l’esordio con i galletti, titolare fino ad oggi le sue prove sono state sempre promosse con la piena sufficienza. In estate il terzino lascerà sicuramente la società pugliese, il ritorno in patria sotto la guida di Luis Enrique è l’ipotesi più scontata, infatti, Crescenzi sarebbe in grado di garantire prestazioni migliori di quelle offerte da Rosi o dal fuori-ruolo Taddei; un’ altra ipotesi, sebbene remota , è quella di un suo trasferimento all’Inter di Stramaccioni, il tecnico romano lo aveva già allenato ai tempi degli allievi nazionali e mai dire mai in questi tempi di rifondazione.
Lorenzo Granatelli
Il nome Crescenzi nella provincia di Roma non è un nome qualunque. La dinastia che porta questo cognome è stata una delle famiglie più influenti nella capitale, innumerevoli esponenti della discendenza hanno infatti ricoperto nel corso dei secoli incarichi di diverso spessore nell’attività politica capitolina. Se fino a pochi anni fa il nome Crescenzi veniva associato esclusivamente all’omonima dinastia, oggi quando si parla deirescenzi si pensa anche al giovane calciatore. Alessandro nasce il 25 settembre del 1991 a Marino, una città dei castelli romani, proprio nell’As Marino .società del suo paese nativo ,il ragazzo incomincia a dare i primi calci al pallone. Il talento del giovane viene notato in fretta da diverse squadre, dalla Lodigiani prima e dalla Roma poi. Terzino dalle indiscusse qualità tecniche e fisiche, nella primavera della As Roma si afferma nel suo ruolo come uno dei migliori nel panorama italiano. Nelle selezioni giovanili italiane veste tutte le maglie dall’under 18 all’under 21 dove oggi Ciro Ferrara lo reputa un elemento inamovibile. L’esordio tra i professionisti arriva il 15 marzo 2009 con la maglia della lupa in un Sampdoria-Roma terminato 2 a 2. Il 2009-2010 la Roma decide con la formula del prestito di mandare il ragazzo a Grosseto, tuttavia il calciatore resterà deluso dallo scarso utilizzo che la società toscana fa di lui. L’anno sportivo 2010-2011 sorride al calciatore romano il quale, invece di tornare alla base, viene nuovamente prestato a un’ altra società: il Crotone. L’esperienza negli squaletti è a dir poco eccezionale, infatti, Crescenzi nonostante la giovane età risulta essere il calciatore più impiegato dalla società crotonese. L’anno dopo il giovane terzino si trasferisce per l’ennesima volta in una squadra della serie cadetta, questa volta la storia del ragazzo di Marino si intreccia con quella del Bari, fresco di retrocessione dalla serie A. La stagione non inizia nel migliore dei modi, infatti, Crescenzi è protagonista di un triste episodio: durante una cena di quadra nel belmezzo di un litigio tra Salvatore Masiello e Zednek Zlamal, assumendo le difese del portiere ceco viene ferito da un piatto lanciato dal giocatore napoletano. Superato il dispiacevole infortunio con quarantasette punti di sutura, basta aspettare un mese per l’esordio con i galletti, titolare fino ad oggi le sue prove sono state sempre promosse con la piena sufficienza. In estate il terzino lascerà sicuramente la società pugliese, il ritorno in patria sotto la guida di Luis Enrique è l’ipotesi più scontata, infatti, Crescenzi sarebbe in grado di garantire prestazioni migliori di quelle offerte da Rosi o dal fuori-ruolo Taddei; un’ altra ipotesi, sebbene remota , è quella di un suo trasferimento all’Inter di Stramaccioni, il tecnico romano lo aveva già allenato ai tempi degli allievi nazionali e mai dire mai in questi tempi di rifondazione.
Lorenzo Granatelli
LE SCELTE (FORZATE) DI ALLEGRI E QUEI GOL MANGIATI..
GENEROSA PROVA DEI ROSSONERI NONOSTANTE LE NUMEROSE ASSENZE
Alzi la mano chi ieri pomeriggio avrebbe detto che giocatori e tifosi rossoneri sarebbero usciti imbattuti e con un pizzico di amarezza dalla supersfida di San Siro. Eppure il verdetto emerso dal terreno di gioco è di quelli che lasciano pochi dubbi: la gara di ieri si poteva e si doveva vincere. Detto così, potrebbe risultare quasi un atto di lesa maestà alla squadra che da almeno un quinquennio impartisce lezioni di calcio in ogni angolo d' Europa, eppure ieri sera i blaugrana sembravano aver lasciato in Spagna la fama di extraterrestri con la quale sono stati etichettati, e si sono presentati al Meazza in "vesti" umane. Certo, il predominio nel gioco e nel possesso palla è stato palese, ma i ragazzi di Pep Guardiola non hanno quasi mai dato la sensazione di poter far male alla retroguardia milanista, la quale ieri sera ha sfoderato una prestazione davvero encomiabile.
Alzi la mano chi ieri pomeriggio avrebbe detto che giocatori e tifosi rossoneri sarebbero usciti imbattuti e con un pizzico di amarezza dalla supersfida di San Siro. Eppure il verdetto emerso dal terreno di gioco è di quelli che lasciano pochi dubbi: la gara di ieri si poteva e si doveva vincere. Detto così, potrebbe risultare quasi un atto di lesa maestà alla squadra che da almeno un quinquennio impartisce lezioni di calcio in ogni angolo d' Europa, eppure ieri sera i blaugrana sembravano aver lasciato in Spagna la fama di extraterrestri con la quale sono stati etichettati, e si sono presentati al Meazza in "vesti" umane. Certo, il predominio nel gioco e nel possesso palla è stato palese, ma i ragazzi di Pep Guardiola non hanno quasi mai dato la sensazione di poter far male alla retroguardia milanista, la quale ieri sera ha sfoderato una prestazione davvero encomiabile.
Alla
vigilia Massimiliano Allegri aveva un po' giocato in conferenza stampa
affermando che i suoi avrebbero sfoderato una partita d' attacco, ma era
evidente che stesse dicendo una piccola bugia, almeno per due motivi.
Innanzitutto per esperienza personale, maturata nelle due gare della
fase a gironi: un Milan davvero attento e prudente riuscì a strappare un
preziosissimo 2-2 in terra catalana, mentre un Milan più sereno (grazie
alla qualificazione già raggiunta) e più propositivo incassò un 2-3 in
casa, che sicuramente aumentò l' autostima dei giocatori ma portò zero
punti in classifica. In secondo luogo, per esperienza altrui:
tralasciando il campionato spagnolo, dove tolte tre-quattro formazioni
il resto è un elogio alla mediocrità, in campo europeo negli ultimi anni
probabilmente c'è stata una sola squadra che è riuscita a impensierire
la macchina perfetta catalana, ovvero l' Inter di Mourinho in quel
famoso 3-1 nella semifinale d' andata 2009/2010. La classica eccezione
che conferma la regola, verrebbe da dire, e qui per regola intendiamo la
legge non scritta secondo cui se vuoi aver salva la pelle contro il
Barcellona devi disputare una gara ai limiti dell' accortezza e, se gli
uomini a disposizione te lo permettono, affidare la fase offensiva a
contropiedi rapidi e quanto più possibile mortiferi. E il Milan visto
ieri sera sembrava aver recepito alla perfezione le due fasi del piano
"anti-blaugrana": squadra corta, pressing spesso e volentieri alto per
sfruttare le qualità non eccelse dei quattro difensori e ripartenze
veloci e pungenti. Tuttavìa ai vari Boateng, Robinho e Ibrahimovic non
devono aver spiegato il significato del termine "mortifero" di cui
sopra: la doppia occasione del ghanese e del brasiliano prima (clamorosa
quest' ultima) e dello svedese poi avevano dato un energico scossone
alle certezze degli spagnoli, ma i rossoneri non sono stati bravi ad
approfittarne in seguito e, a conti fatti, si sono rivelate le uniche
due occasioni (eccezion fatta per un incursione di Emanuelson nel
secondo tempo vanificata da un errato controllo di palla) della partita,
ma che occasioni! I rammarichi dei milanisti si basano soprattutto su
questi errori, che in sfide come questa non dovrebbero assolutamente
capitare, e si augurano che a questo punto non diventino decisivi per il
passaggio del turno. Le note positive della serata arrivano invece dal
centrocampo in giù: da Abbiati a Seedorf passando per Bonera e
Ambrosini, difficile trovare qualcuno che non si sia dannato l' anima
per arginare le folate di Messi & Co., e non è un caso che la stessa
Uefa abbia nominato Luca Antonini come uomo-partita.
Un'
altro rimpianto che, almeno fino alle 22.45 di martedì, sarà fisso
nelle menti dei tifosi rossoneri è il tasto dolente delle assenze, con
il quale ormai hanno imparato a convivere da inizio anno ma che mai come
adesso sembra penalizzante. Come sarebbe finita con tutti gli effettivi
a disposizione di Allegri e con quelli che rientravano proprio ieri in
condizioni migliori? Difficile, se non impossibile dirlo, ma una cosa è
certa: al tecnico livornese va rivolto un enorme plauso per come si sta
barcamenando in questo mare di infortunati. Con una media di dieci
infortunati a partita, sta riuscendo ogni volta a schierare una
formazione in grado di competere con l' avversario, e non ce ne vogliano
gli Ibra o i Thiago Silva, ma se il Milan dovesse riuscire ad alzare un
trofeo a Maggio, gran parte del merito sarebbe sua. A questo punto,
appaiono quasi fuori luogo le lamentele di Berlusconi durante e dopo la
partita di ieri sera. E' vero che, come ha detto lui, "sta studiando per
tornare presidente" e quindi probabilmente vuol mandare un segnale di
presenza a tutti i tifosi rossoneri, ma le continue frecciate rivolte
all' allenatore sembrano davvero eccessive. Il Presidente dovrebbe
capire che il tempo del Milan di Sacchi, che irretiva gli avversari col
bel gioco proprio come fa il Barcellona oggi, è passato e che talvolta
bisogna preferire la spada al fioretto, se è questa l' "arma" che può
portare alle vittorie. I più attenti, o i più maligni a seconda dei
punti di vista, stanno già facendo notare che Berlusconi assunse lo
stesso atteggiamento anche nei confronti del buon vecchio Alberto
Zaccheroni a cavallo tra anni 90 e 2000 (e sappiamo tutti come andò a
finire): se queste impressioni fossero tutte giuste, non resta che
sperare che Galliani faccia rinsavire il Cavaliere, lui che, invece,
stravede per il tecnico toscano.
Una nota a
margine, che non coincide esattamente con il calcio giocato, va fatta
per parlare delle lamentele mosse dai giocatori blaugrana nel post
partita ad arbitri e terreno di gioco. Ad inaugurare il valzer c' ha
pensato Guardiola che, da vecchia volpe qual' è, ha fatto notare come
"Milan e Inter meriterebbero terreni di gioco più consoni al loro
blasone". E' stato poi il turno dei vari Piquè, Puyol e Xavi, i quali,
supportati da alcuni quotidiani catalani, hanno rincarato la dose,
ipotizzando addirittura un "complotto" ai loro danni, sia da parte degli
addetti al campo che non l' avrebbero innaffiato volontariamente, sia
da parte dell' arbitro che avrebbe fatto di tutto per sfavorirli,
definendosi stanchi per le continue ingiustizie che stanno subendo anche
nella Liga. Ed è notizia di oggi che la società catalana presenterà
all' Uefa un atto formale per denunciare le condizioni del campo. Mah...
Cosa
aspettarsi nella gara di ritorno? Beh, non ci sorprenderemmo più di
tanto se questa dovesse ricalcare la partita d' andata. Il Milan vola in
Spagna consapevole che gli basterebbe la vittoria (dici niente!) o
anche un pareggio con gol, mentre il Barcellona passerebbe il turno solo
vincendo, con qualsiasi tipo di punteggio. Martedì le due squadre si
affronteranno addirittura per la quarta volta in stagione e l'
impressione è che il gap mentale si sia assottigliato. Per colmare
quello tecnico invece ci vorrà ancora del tempo e non basteranno i
recuperi di diversi giocatori infortunati, ma questo è un discorso
estendibile a qualsiasi squadra europea, e quindi ben venga l'
arroccamento dietro la linea della palla e il contropiede se solo così
si può raggiungere la semifinale. Con buona pace degli esteti del
calcio, Berlusconi in primis.
Nicolò Scotucci
IL MILAN BARCOLLA MA NON MOLLA, CONTRO I MARZIANI E' 0 A 0
Finisce come nessuno si aspettava, con zero gol e poche emozioni. Allegri alla vigilia aveva preannunciato una partita d'attacco, ma stasera il tridente rossonero non ha fatto mai male. Il tecnico milanista, causa le numerose assenze, schiera l'insolita difesa con Mexes e Nesta centrali e Antonini Bonera sulle fasce. A centrocampo fiducia ai veterani con Ambrosini e Seedorf a distruggere le trame di gioco blaugrana. Guardiola, dal canto suo, dimostra di rispettare l'avversario lasciando in panca Fabregas a favore del più roccioso Keità. Coppia offensiva formata da Sanchez e da Messi, con Iniesta a supporto sulla trequarti. Come a Barcellona nei gironi il Milan potrebbe passare in vantaggio dopo una manciata di secondi: prima alla conclusione va Boateng, il suo tiro rimpalla su un difensore, poi la palla arriva a Robinho che in area e completamente solo svirgola clamorosamente. Da lì in poi le redini del gioco le prendono i giocatori catalani. Il Milan smentisce il suo tecnico e si chiude difendendo con dieci uomini dientro la palla. Ma come raramente accade il Barca è impreciso e Messi è “umano”. L'unica grande occasione spagnola nella prima frazione viene fuori da un bello schema su punizione: Xavi per Dani Alves che spiazzando la retroguardia milanista riesce a pescare in area Sanchez, il “nino maravilla” arriva a tu per tu con Abbiati ma perde l'attimo franando contro Abbiati, il Barcellona chiede il rigore ma per l'arbitro non ci sono gli estremi del penalty. Il Milan fa la “provinciale” provando a ripartire in contropiede e cercando di sfruttare gli errori avversari. Ma al 37' minuto tutti gli 80 mila di San Siro capiscono che anche per Zlatan Ibrahimovic non è serata: lo svedese spreca malamente un buon contropiede avviato da Seedorf e Boateng. Il primo tempo finisce e la ripresa comincia con il solito leit-motiv: Barcellona in possesso palla e Milan arroccata in difesa. Dopo soli cinque minuti Allegri decide che è il momento di togliere Robinho, nullo stasera, per far subentrare El Sharaawy nella speranza di dare più brio alle punte milaniste. Anche Guardiola risponde con la linea verde: dentro Tellò fuori Iniesta, anche lui non brillante. La partita non decolla, solito tiqi-taqa catalano e solita grande attenzione rossonera. L'occasione della serata capita sui piedi di Emanuelson (sostituito uno spento Boateng) ma l'olandese ben servito da Ibra sbaglia il controllo e il vantaggio resta un'utopia. L'unica altra grande palla gol passa tra i piedi di Messi al 76' ma il tiro della pulga argentina si infrange sul muro rossonero e finisce in calcio d'angolo. I ritmi tenuti fino a quel momento si fanno sentire da ambo le parti, l'intensità cala e anche il Barcellona diventa menò “oppressivo” ma di grandi occasioni non se ne vedono più e inaspettatamente si finisce a reti bianche.
Nessuno è ingrado di giocare a viso aperto contro questa squadra: il Bayer Leverkusen ci ha provato e in due gare ha preso la bellezza di dieci gol. Il Milan di questa sera ha fatto quello che ha potuto, peccato per il rendimento disastroso degli uomini davanti. Se tutti avessero giocato con la stessa concentrazione e intensità dei due mediani e della difesa adesso staremmo parlando di una vittoria rossonera. Comprensibile la prestazione di Boateng appena rientrato dall' infortunio, ma l'ennesima pessima serata di Ibrahimovic non la sa spiegare proprio nessuno. Dovrebbe essere lui il leader di questa squadra prendendola per mano nei momenti di crisi, invece l'Ibra leone del campionato in Europa diventa un tenero agnellino. In novanta minuti di gioco si è fatto notare più per l'apporto difensivo che per qualche giocata degna del suo nome. Molto male per uno che vorrebbe competere con Messi per il Pallone d'Oro. Si giocherà quindi tutto al Camp Nou, al Milan basterebbe un pareggio con gol, il Barcellona invece dovrà per forza vincere: il 2-2 di settembre rincuora i tifosi rossoneri. Giocare in casa dei blaugrana non sarò per nulla semplice, servirà una difesa ancora più rocciosa e un attacco spietato, le occasioni si conteranno sulle dita di una mano e gli errori non saranno ammessi. Ovviamente bisogna comunque sperare che Messi & Co abbiano la luna storta come stasera, ma quello è tutto un altro discorso...
mercoledì 28 marzo 2012
NOTTI DA CHAMPIONS
REAL 3-0 ALL'APOEL, E' GIA' SEMIFINALE. VITTORIA DI MISURA PER IL CHELSEA AL DA LUZ
Al Real occorrono ben 73' minuti per penetrare le mura cipriote. La stoica difesa della squadra di Nicosia alla fine cede sotto i colpi di Benzema e Kaka. I blancos hanno tenuto il pallino del gioco perngran parte dei 90', ma la generositá dei padroni di casa gli ha impedito di chiudere presto i conti.
Le stelle madridiste davanti giocano tutte eccetto Kaka. L'andamento della gara è scontato fin da subito, Real in pieno controllo e Apoel rintanato pronto a ripartire. Il pressing asfissiante dei ciprioti non crea molti problemi ai palleggiatori spagnoli, che tuttavia presentano poca lucidità una volta arrivati sui 16 metri. Il GSP Stadium è una bolgia e ad ogni tocco di palla dei turchi Ozil e Sahin esplodono bordate di fischi assordanti.
Il primo tempo si chiude a reti inviolate anche grazie alle imprecisioni degli attaccanti madridisti. Al 34' Benzema riesce nello sparare sopra la traversa da due metri un pallone servitogli da Sahin. pochi minuti dopo un'altra occasione capita sul sinistro di Ozil, che però viene respinto però da Chiotis. La svolta della partita arriva al 21' della ripresa. Mourinho sostituisce Higuain e Coentrao con Kaka e Marcelo. I due nuovi entrati sono subito protagonisti. Al 74' l'ex milanista serve un assist d'oro per Benzema che questa volta non può proprio sbagliare e deposita di testa in rete. Otto minuti più tardi è proprio Kaka a trovare il raddoppio, grazie all'assist di Marcelo. Le mura cipriote si sgretolano mattone dopo mattone con il passare dei minuti e alla fine crollano. Al 90' Benzema trova la doppietta e archivia il discorso qualificazione. Il francese sfrutta un'azione personale di Ozil sulla destra. C'é poco da dire sulla partita: l'esito era scontato fin dall'inizio e il risultato finale non rispecchia a pieno la superiorità dei blancos sulla squadra di Jovanovic. Si interrompe invece la favola dell'Apoel, che è comunque riuscito ad entrare nella storia essendo il primo club cipriota ad accedere ai quarti di Champions.
Risultato più incerto invece quello dell'altro quarto di serata. Allo stadio Da Luz, il Chelsea passa di misura sul Benfica. Non una gran partita quella vista a Lisbona. Alla fine a risolverla è stato un guizzo di Kalou a un quarto d'ora dalla fine.
Guardando questo quarto di finale, sarà sicuramente venuto da mangiarsi le mani a Mazzarri, dopo l'eliminazione allo Stamford bridge. Ci sentiamo di dare ragione ad Allegri, che al momento del sorteggio disse che chi tra Barcellona e milan passerà il turno, avrà la strada spianata verso la finale. Il Benfica, eccetto un'occasione importante con Cardoso e qualche conclusione da lontano, ha fatto vedere ben poco. Poco diverse le considerazioni sul Chelsea. La squadra londinese, con l'arrivo di Di Matteo in panchina, ha sicuramente recuperato compattezza e un Torres più pimpante, ma quella che, un pò come per l'Inter, i Blues siano arrivati alla fine di un ciclio, è molto più di una semplice impressione.
Davide Bernardi
Al Real occorrono ben 73' minuti per penetrare le mura cipriote. La stoica difesa della squadra di Nicosia alla fine cede sotto i colpi di Benzema e Kaka. I blancos hanno tenuto il pallino del gioco perngran parte dei 90', ma la generositá dei padroni di casa gli ha impedito di chiudere presto i conti.
Le stelle madridiste davanti giocano tutte eccetto Kaka. L'andamento della gara è scontato fin da subito, Real in pieno controllo e Apoel rintanato pronto a ripartire. Il pressing asfissiante dei ciprioti non crea molti problemi ai palleggiatori spagnoli, che tuttavia presentano poca lucidità una volta arrivati sui 16 metri. Il GSP Stadium è una bolgia e ad ogni tocco di palla dei turchi Ozil e Sahin esplodono bordate di fischi assordanti.
Il primo tempo si chiude a reti inviolate anche grazie alle imprecisioni degli attaccanti madridisti. Al 34' Benzema riesce nello sparare sopra la traversa da due metri un pallone servitogli da Sahin. pochi minuti dopo un'altra occasione capita sul sinistro di Ozil, che però viene respinto però da Chiotis. La svolta della partita arriva al 21' della ripresa. Mourinho sostituisce Higuain e Coentrao con Kaka e Marcelo. I due nuovi entrati sono subito protagonisti. Al 74' l'ex milanista serve un assist d'oro per Benzema che questa volta non può proprio sbagliare e deposita di testa in rete. Otto minuti più tardi è proprio Kaka a trovare il raddoppio, grazie all'assist di Marcelo. Le mura cipriote si sgretolano mattone dopo mattone con il passare dei minuti e alla fine crollano. Al 90' Benzema trova la doppietta e archivia il discorso qualificazione. Il francese sfrutta un'azione personale di Ozil sulla destra. C'é poco da dire sulla partita: l'esito era scontato fin dall'inizio e il risultato finale non rispecchia a pieno la superiorità dei blancos sulla squadra di Jovanovic. Si interrompe invece la favola dell'Apoel, che è comunque riuscito ad entrare nella storia essendo il primo club cipriota ad accedere ai quarti di Champions.
Risultato più incerto invece quello dell'altro quarto di serata. Allo stadio Da Luz, il Chelsea passa di misura sul Benfica. Non una gran partita quella vista a Lisbona. Alla fine a risolverla è stato un guizzo di Kalou a un quarto d'ora dalla fine.
Guardando questo quarto di finale, sarà sicuramente venuto da mangiarsi le mani a Mazzarri, dopo l'eliminazione allo Stamford bridge. Ci sentiamo di dare ragione ad Allegri, che al momento del sorteggio disse che chi tra Barcellona e milan passerà il turno, avrà la strada spianata verso la finale. Il Benfica, eccetto un'occasione importante con Cardoso e qualche conclusione da lontano, ha fatto vedere ben poco. Poco diverse le considerazioni sul Chelsea. La squadra londinese, con l'arrivo di Di Matteo in panchina, ha sicuramente recuperato compattezza e un Torres più pimpante, ma quella che, un pò come per l'Inter, i Blues siano arrivati alla fine di un ciclio, è molto più di una semplice impressione.
Davide Bernardi
martedì 27 marzo 2012
THE GOOD THE BAD AND THE UGLY
L'ALLUNGO
Nel Monday Night
della Premier League il Manchester United allunga il passo sui rivali del City
e si porta a +3 in
classifica.
La squadra di Sir Alex sconfigge tra le mura amiche il
Fulham con il minimo scarto, approfittando dell’unica disattenzione dei
Cottagers per fare bottino pieno. I Red Devils passano in vantaggio su un
cambio di gioco di Young, che dalla sinistra trova Evans sul lato opposto,
sponda di prima per Rooney che da pochi passi insacca l’1-0. Lo United spinge:
lancio di prima di Giggs per Valencia in contropiede, ma una grande risposta di
Schwarzer nega il raddoppio. Ancora l’australiano protagonista poco dopo sul
destro ravvicinato di Young, che tira, recupera la respinta e tira nuovamente
ma trova sempre le mani del portiere. Una sola occasione per il Fulham, all’88’
quando Murphy, lanciato in area, viene toccato da Carrick: l’arbitro non
ravvede gli estremi per il rigore e il Manchester rosso stacca i cugini. I londinesi sono alla quarta sconfitta sulle
ultime cinque trasferte.
Nell’altro posticipo il Newcastle ha sconfitto a domicilio
il West Bromwich, che ha messo assieme soltanto un punto nelle ultime quattro
partite. Dura solo cinque minuti la parità, poi il preciso cross di Ben Arfa
dalla sinistra trova impreparata la difesa del WBA e Cissè a porta vuota fa
1-0. Pochi minuti dopo il contropiede dei Magpies vale il raddoppio:
triangolazione tra Ben Arfa e Cissè, con Ben Arfa che rientra sul sinistro al
limite dell’area e manda il pallone a fil di palo. Un altro contropiede dei
padroni di casa chiude i conti: il colpo di tacco di Ba libera Ben Arfa sulla
sinistra, palla tesa al centro dove Cissè col mancino non fa sconti: 3-0. In avvio di ripresa arriva il gol dei Baggies: palla lunga
di Mulumbu, Williamson e il portiere Krul non si intendono su chi debba
intervenire e allora ci pensa Long a realizzare l’1-3. Ma sarà solo una delle
ultime occasioni della partita: il Newcastle controlla e porta a casa i tre
punti.
Le partite del sabato hanno offerto risultati interessanti
soprattutto per quanto riguarda le zone alte della classifica.
Nel derby di Londra, il Tottenham ferma sullo 0-0 il Chelsea
a Stamford Bridge. Prestazione di buon livello per gli Spurs che però non sono
mai riusciti a scardinare la difesa avversaria. Van der Vaart riceve un cross
dalla sinistra di Bale, ma calcia addosso a Cech, riprende la respinta ma
calcia addosso a Cole, la palla resta in aria e Adebayor di testa manda alto.
Tottenham ancora pericoloso con Bale che dalla tre quarti serve Walker a
destra, ma il tiro finisce sull’esterno della rete. Blues poco convincenti sul
piano del gioco e infatti la migliore occasione arriva su calcio piazzato: la
punizione di Mata colpisce il palo con Friedel immobile. Ma sono sempre i Bianchi a fare la partita: Adebayor
lanciato da Modric salta Cech in uscita, ma sul suo tiro interviene Cahill che
salva il risultato. Sul corner che ne segue Bale svetta di testa ma colpisce la
traversa, prima che un Adebayor poco ispirato mandi alto di tesa anche la
respinta. Tanto fumo e poco arrosto: 0-0.
A pochi chilometri di distanza l’Arsenal sconfigge per 3-0
l’Aston Villa, centrando la settima vittoria consecutiva e allungando a tre
lunghezze il vantaggio sul Tottenham. Partita subito in discesa per i Gunners,
che al 16’
passano in vantaggio con Gibbs riceve da Gervinho in area, evita due uomini
sulla sinistra e poi con un mancino angolato fa 1-0. Il raddoppio arriva pochi
minuti dopo, con Walcott che controlla magistralmente l’assist in verticale di
Song e fa 2-0. Warnock sulla linea evita il 3-0 di Van Persie. Il terzo gol
arriva comunque, con la punizione di potenza di Arteta nei minuti di recupero. Un
solo successo sulle ultime sette gare per l’Aston Villa.
Il Manchester City torna dal Britannia Stadium di
Stoke-on-Trent con un solo punto, al termine di un incontro poco brillante. Gli
ospiti vanno vicini al gol in apertutra, con Clichy che crossa dalla sinistra,
ma Dzeko di testa non trova la porta. Zabaleta salva lo 0-0 sulla linea, evitando
il gol direttamente da calcio d’angolo di Etherington. I Potters passano in
vantaggio con un capolavoro di Crouch: stop e mezza rovesciata dal vertice
destro dell’area. Ma gli uomini di Mancini pareggiano con un gol da quasi 40 metri di Yaya Tourè che
si insacca a fil di palo. Nel finale solo possesso e poche occasioni per i
Citizens che inciampano in un pareggio.
In una cornice commovente, il Reebok Stadium compone la
scritta “Muamba 6”
con tutti i suoi tifosi e spinge il Bolton alla sua prima vittoria senza lo
sfortunato centrocampista in campo. L’avversario non era di quelli
irresistibili, il Blackburn, ma il successo è stato importante anche per
superare il QPR in classifica e uscire virtualmente dalla zona retrocessione. Apre
le marcature Wheater con un colpo di testa su cross dalla sinistra di Petrov.
Ed è ancora Wheater a realizzare il raddoppio sempre di testa su calcio
d’angolo di Miyaichi. Accorcia le distanze N’Zonzi, con un colpo di testa su
rimessa laterale di Pedersen. Nel finale un’occasione per parte: Mark Davies di
testa manda a lato da pochi passi per il Bolton, mentre Yakubu (ovviamente
anche lui di testa) sfiora l’incrocio al 90’.
Il Liverpool invece sembra aver accusato il colpo del
precedente turno (dallo 0-2 al 3-2
in un quarto d’ora) e incespica ancora contro una
squadra della relegation zone, il
Wigan. Partita con poche occasioni che si sblocca su calcio di rigore: il fallo
di Skrtel su Moses procura il penalty che Maloney realizza. Reds vicini al
pareggio con la palla in profondità di Suarez per Gerrard: volè mancina deviata
in corner da Al Habsi. Il capitano del Liverpool restituisce il favore a
Suarez, servendolo dalla fascia destra con un preciso rasoterra che
l’uruguaiano manda in rete sul palo più lontano. Ma il Wigan torna in vantaggio
poco dopo: tiro di McCarthy deviato da Carragher, il più veloce a riprendere il
pallone è Caldwell che evita Reina e fa 1-2.
Questo turno presentava diversi scontri diretti tra squadre
di medio – bassa classifica, a cominciare da Swansea – Everton. Crolla il
fortino dei Cigni, che in casa avevano subito soltanto due sconfitte stagionali
prima di questa, con l’Everton che capitalizza un buon secondo tempo e porta a
casa i tre punti. La punizione mancina di Baines da posizione centrale sblocca
la partita. Pienaar sfiora il raddoppio in contropiede, con un destro a girare
che esce di pochissimo. Poi è Fellaini a chiudere la partita: vince di forza un
contrasto sulla linea di fondo e la serve in mezzo per Jelavic che fa 0-2.
Si inguaia invece il Wolverhampton, che passa in vantaggio a
Norwich, ma poi viene ripreso e superato dai Canarini e resta in fondo alla
classifica. I Lupi passano in
vantaggio sul cross di Doyle dalla destra: Jarvis si inserisce bene e da pochi
passi infila lo 0-1. Ma un minuto dopo Holt viene lanciato in verticale da
Jackson, scavalca Hennessey in uscita e poi realizza l’1-1. Il vantaggio arriva
su rigore, per il fallo di mano di Jonsson su tiro di Hoolahan. Dal dischetto
capitan Holt fa 2-1. La partita si fa contratta, con le due squadre che non si
sbilanciano mai per evitare di prendere gol e il secondo tempo si chiude con lo
stesso risultato del primo.
Il Sunderland riprende a vincere in casa (cinque successi
nelle ultime sei partite), sconfiggendo il QPR per 3-1. Sblocca l’incontro
l’incornata di Bendtner su cross dalla sinistra di McClean. Cissè con un
intervento a piedi uniti a metà campo (ma perché? ndr) si guadagna il secondo rosso in 5 presenze. E allora McClean
firma il raddoppio con un’azione insistita in cui vince un rimpallo, tira,
riprende la respinta e calcia nuovamente in porta per il 2-0. A un quarto d’ora dalla
fine Vaughan crossa dalla sinistra per Sessegnon che da pochi passi infila il
3-0. Nel finale accorcia le distanze Taiwo con una bella punizione a girare, ma
ormai i giochi sono chiusi.
The Good: David
Wheater. Il terzino del Bolton sceglie il giorno giusto per realizzare il suo
primo gol con la maglia bianco-blu, e pochi minuti dopo raddoppia ancora lui,
spianando la strada ai suoi Wanderers nello scontro diretto col Blackburn.
The Bad: Luke Young. Poca lucidità per il
terzino destro del QPR. Guarda crossare McClean: 1-0. Respinge la palla sui
piedi di McClean: 2-0. Non contrasta la sovrapposizione di Vaughan: 3-0. Il
Sunderland ha dominato sulla sua fascia, poteva fare meglio.
The Ugly: Martin
Skrtel. Un bel calcio in faccia a Moses per evitare che segni. La bella pensata
dello slovacco ovviamente procura il rigore contro il suo Liverpool. Il gol dal
dischetto di Maloney spiana la strada al Wigan che espugna per la prima volta
Anfield.
RISULTATI
Swansea – Everton
|
0-2
|
59’
Baines, 76’
Jelavic
|
Arsenal – Aston Villa
|
3-0
|
16’
Gibbs, 25’
Walcott, 93’
Arteta
|
Sunderland – Queen’s Park R.
|
3-1
|
44’
Bendtner, 70’
McClean, 76’
Sessegnon – 79’
Taiwo
|
Norwich – Wolverhampton
|
2-1
|
26’
e 45’ rig.
Holt – 25’
Jarvis
|
Bolton – Blackburn
|
2-1
|
29’
e 35’
Wheater – 56’
N’Zonzi
|
Liverpool – Wigan
|
1-2
|
48’
Suarez – 30’
rig. Maloney, 63’
Caldwell
|
Stoke
City – Manchester
City
|
1-1
|
59’ Crouch – 76’ Yaya Tourè
|
Chelsea –
Tottenham
|
0-0
|
|
West Brom. – Newcastle
|
1-3
|
54’
Long – 6’
Cissè, 12’
Ben Arfa, 34’
Cissè
|
Manchester Utd – Fulham
|
1-0
|
42’ Rooney
|
CLASSIFICA
Manchester Utd
|
73
|
Norwich
|
39
|
Manchester City
|
70
|
Stoke
City
|
38
|
Arsenal
|
58
|
Fulham
|
36
|
Tottenham
|
55
|
West Brom. Albion
|
36
|
Chelsea
|
50
|
Aston
Villa (1 p. rec.)
|
33
|
Newcastle
|
50
|
Blackburn
|
28
|
Liverpool
|
42
|
Bolton (1 p. rec.)
|
26
|
Sunderland
|
40
|
Queen’s
Park Ranger
|
25
|
Everton
|
40
|
Wigan
|
25
|
Swansea
|
39
|
Wolverhampton
|
22
|
Valerio Brutti
lunedì 26 marzo 2012
CHE SARA' DI QUESTA INTER?
Anche i tifosi più veraci ieri sera avranno ammesso che il ciclo dell' Inter è finito. La squadra di Monaco, quella che aveva appena sconfitto i marziani di Barcellona, non esiste più, eppure tanti di quei giocatori sono ancora lì. Ieri sera l'ambiente nerazzurro puntava a far svoltare la stagione, e l'unico modo era battere per primi, ed in casa, una formazione ancora imbatutta. Se aggiungiamo gli strascichi di Calciopoli le motivazioni non sarebbero dovute mancare, ma come è finita lo sanno tutti. Una buona Inter è stata in grado di controllare la gara per un'ora, tuttavia come spesso accade ultimamente al primo vero errore sono andati sotto. La rete di Cacerès ha spezzato le ali a qualsiasi velleitario tentativo d'impresa. Dopo il gol i nerazzurri sono spariti dal campo come se la partita fosse finita con anticipo, incapaci di produrre un azione da gol degna di tal nome. E' la mentalità che è cambiata in questa squadra. Nell'anno del Triplete l'Inter era capace di rimontare una partita in cinque minuti, quella di adesso nello stesso tempo è capace di subire due gol. Ranieri la continua a definire una stagione maledetta in cui la sfortuna sembra farla da padrona, ma questo è solo fumo negli occhi dei tifosi interisti. La verità è che la dirigenza non ha rimpiazzato un giocatore del calibro di Samuel Eto'o con uno di altrettanto valore, illudendo tutti con Alvarez, Castaignos e Coutinho. Se andiamo a spulciare le statistiche della stagione passata vediamo che è stato proprio il camerunense a tener viva una squadra già in crisi e la sensazione è che se non ci fosse stato lui l'Inter sarebbe in questa condizione già dall'anno scorso. Con questa annata oramai persa è già tempo di fare piani per il futuro. In primis c'è il discorso riguardante l'allenatore: Ranieri non piace molto ad un ambiente ancora troppo legato a Mourinho, e di certo i risultati finora ottenuti non lo aiutano in vista di un eventuale riconferma. Tre sono i nomi più gettonati per il futuro: Villas Boas, Bielsa e Zeman. Analizziamoli uno per uno. Il portoghese pare il nome più caldo per svariati motivi: oltre che conoscere l'ambiente (è stato il secondo di Mou nel 2009), è gradito al presidente e, sopratutto, è attualmente senza squadra. Potrebbe essere l'ideale per un Inter che vorrebbe ripartire da zero ma andando a vedere cosa ha combinato a Londra, dove la situazione era più o meno simile, le premesse non sono certo le migliori..Suggestiva l'idea Zeman. Il boemo garantirebbe grande spettacolo e splendidi attacchi, ma di certo non è un vincente nel senso stretto del termine. Potrebbe essere l'ideale se si volesse seguire un progetto “verde” puntando sui giovani in attesa magari di un Top Coach come Pep Guardiola. La terza ipotesi sarebbe quella di Marcelo Bielsa che già contattato per il dopo Leonardo decise di mantenere la parola data e di accasarsi a Bilbao. L'allenatore dei baschi, oltre ad essere gradito dai tanti sudamericani nello spogliatoio, porterebbe con sé un esperienza ultradecennale e quel pizzico di autorità che a volta pare mancare a Ranieri. Infine impossibile, anche se allettante, la possibilità di vedere Fabio Capello a San Siro. Non ha mai preso squadre da rifondare e non si capirebbe il motivo per cui dovrebbe cominciare a farlo a 65 anni suonati con una dirigenza incompetente.
Nicolò Smerilli
UNA JUVE MALEDUCATA FA LA LINGUACCIA ALL'INTER
CACERES E DEL PIERO FIRMANO LA VITTORIA DEI BIANCONERI SUI RIVALI INTERSTI
Si sa. Fare la linguaccia non sta bene. Andate a spiegarlo ad Alex e Del Piero e a tutto il popolo juventino, che anche ieri sera al gesto del proprio capitano è impazzito di gioia. La leggenda bianconera ha messo a segno il suo 317esimo gol in carriera (a meno uno da Baggio), il suo nono all'Inter, ha raddoppiato il vantaggio di Caceres regalando la vittoria alla Juve sugli odiati rivali nerazzurri.
CRONACA- La partita si apre, prima del fischio d'inizio, con una coreografia polemica dei tifosi bianconeri contro calciopoli, tanto per non farsi mancare niente. Al fischio di De Marco i bianconeri sono schierati con il 4-3-3, formazione speculare a quella che ha conquistato la finale di coppa Italia, ad eccezione del rientro di Barzagli al posto di Bonucci e di Caceres per lo squalificato Lichtsteiner. Ranieri invece presenta i nerazzurri con un solido 4-4-2. A centrocampo insieme ai veterani Stankovic e Zanetti, la freschezza di Obi e Poli. Davanti invece la coppia Forlan-Milito.
Il ritmo di gara è subito alto. La Juve tiene il possesso, senza però la lucidità di sempre, permettendo così ai nerazzurri di farsi pericolosi sulle ripartenze. La partita è divertente, le occasioni si susseguono. Matri è decisivo da una parte, regalando prima a J Cesar, poi alla curva, due assist invitanti di Pepe e Caceres, Buffon lo è dall'altra. Il portierone della nazionale dice di no prima a Milito, imbeccato da un lancio illuminante di Stankovic, poi a Forlan su calcio d'angolo e infine su una bordata da fuori di Obi.
Il risultato alla fine dei primi 45' è 0-0. La Juve nella prima frazione di gara ha dovuto fare a meno del suo faro, Andrea Pirlo, braccato dalla marcatura a uomo di Poli e in alternativa non è riuscita a giocare sulle fasce. All'Inter invece è davvero mancato solo il gol. La svolta della gara arriva pochi minuti dopo l'inizio del secondo tempo. Conte capisce che così non va e cambia due uomini: dentro Bonucci e Del Piero, fuori Pepe e Matri. Si passa al 3-5-2. I miglioramenti sono evidenti fin da subito. Centrocampo più corposo, Pirlo tocca qualche pallone in più e la Juve alza definitivamente il proprio baricentro.
Nel vantaggio bianconero però la tattica conta poco. Al 12' su un calcio d'angolo di Pirlo, Caceres stacca tutto solo in area e firma l'1-0.
A questo punto Ranieri, nel tentativo di riaggiustare la partita, firma la condanna interista. Il tecnico testaccino toglie inspiegabilmente Poli e Obi, i migliori fino a quel momento e inserisce Pazzini e Faraoni, quest'ultimo schierato da interno a centrocampo. La mossa ha però l'effetto di liberare Pirlo dalla gabbia che lo intrappolava. il metronomo bianconero prende la Juve in mano e inizia a gestire la palla a suo piacimento.
Il delirio allo Juventus Stadium però arriva al 26'. Dopo un'occasione colossale sbagliata da Vucinic, Vidal taglia la difesa interista con un filtrante che mette Del Pero davanti a Julio Cesar. Il capitano bianconero, a differenza della gara d'andata, questa volta non perdona il portiere brasiliano. E' 2-0. E' Linguaccia.
L'Inter si sfilaccia e rischia nel finale di rendere ancora più amara la sconfitta, ma Cesar e Maicon limitano i danni. Dopo 3' di recupero De Marco Fischia la fine.
L'Inter migliore di questa stagione dura alla fine solo 45'. Nel secondo tempo, con la lancetta della benzina finita sulla riserva, gli uomini di Ranieri hanno subito la superiorità fisica dei bianconeri. Ora la Champions dista ben dieci punti. Per i nerazzurri non resta che consolarsi con i baby-fenomeni campioni d'Europa.
La Juve invece, con questi tre punti, ha la meglio sull'Inter per la terza volta consecutiva, non succedeva dal 94' e continua la rincorsa al Milan. Il gran merito della vittoria, oltre che ai giocatori, autori di una gran prova, va sopattutto ad Antonio Conte. Il tecnico leccese ha vinto la partita con un doppio cambio ad inizio ripresa che ha spiazzato Ranieri e i suoi giocatori, incapaci di rispondere alla vivacità juventina.
Nota a margine va fatta infne per Alex Del Piero. La leggenda bianconera ha firmato quello che potrebbe essere il suo ultimo derby d'Italia con la sua solita linguaccia. Il capitano della Vecchia Signora ha dimostrato ancora una volta tutta la sua professionalità, entrando ad inizio ripresa e assicurando il risultato per i bianconeri. Non è certamente da tutti essere la storia di un club così importante ed accettare comunque di buon grado la panchina ogni domenica. Eppure il capitano bianconero è anche questo, è soprattutto questo. E' uno di quei giocatori, come lo stesso capitano nerazurro Zanetti, che nonostante tutto strappano gli applausi anche agli avversari. E allora l'immagine più bella di questo Juve-Inter non poteva che esser l'abbraccio finale tra i due capitani. Forse l'ultima che vedremo.
Davide Bernardi
Si sa. Fare la linguaccia non sta bene. Andate a spiegarlo ad Alex e Del Piero e a tutto il popolo juventino, che anche ieri sera al gesto del proprio capitano è impazzito di gioia. La leggenda bianconera ha messo a segno il suo 317esimo gol in carriera (a meno uno da Baggio), il suo nono all'Inter, ha raddoppiato il vantaggio di Caceres regalando la vittoria alla Juve sugli odiati rivali nerazzurri.
CRONACA- La partita si apre, prima del fischio d'inizio, con una coreografia polemica dei tifosi bianconeri contro calciopoli, tanto per non farsi mancare niente. Al fischio di De Marco i bianconeri sono schierati con il 4-3-3, formazione speculare a quella che ha conquistato la finale di coppa Italia, ad eccezione del rientro di Barzagli al posto di Bonucci e di Caceres per lo squalificato Lichtsteiner. Ranieri invece presenta i nerazzurri con un solido 4-4-2. A centrocampo insieme ai veterani Stankovic e Zanetti, la freschezza di Obi e Poli. Davanti invece la coppia Forlan-Milito.
Il ritmo di gara è subito alto. La Juve tiene il possesso, senza però la lucidità di sempre, permettendo così ai nerazzurri di farsi pericolosi sulle ripartenze. La partita è divertente, le occasioni si susseguono. Matri è decisivo da una parte, regalando prima a J Cesar, poi alla curva, due assist invitanti di Pepe e Caceres, Buffon lo è dall'altra. Il portierone della nazionale dice di no prima a Milito, imbeccato da un lancio illuminante di Stankovic, poi a Forlan su calcio d'angolo e infine su una bordata da fuori di Obi.
Il risultato alla fine dei primi 45' è 0-0. La Juve nella prima frazione di gara ha dovuto fare a meno del suo faro, Andrea Pirlo, braccato dalla marcatura a uomo di Poli e in alternativa non è riuscita a giocare sulle fasce. All'Inter invece è davvero mancato solo il gol. La svolta della gara arriva pochi minuti dopo l'inizio del secondo tempo. Conte capisce che così non va e cambia due uomini: dentro Bonucci e Del Piero, fuori Pepe e Matri. Si passa al 3-5-2. I miglioramenti sono evidenti fin da subito. Centrocampo più corposo, Pirlo tocca qualche pallone in più e la Juve alza definitivamente il proprio baricentro.
Nel vantaggio bianconero però la tattica conta poco. Al 12' su un calcio d'angolo di Pirlo, Caceres stacca tutto solo in area e firma l'1-0.
A questo punto Ranieri, nel tentativo di riaggiustare la partita, firma la condanna interista. Il tecnico testaccino toglie inspiegabilmente Poli e Obi, i migliori fino a quel momento e inserisce Pazzini e Faraoni, quest'ultimo schierato da interno a centrocampo. La mossa ha però l'effetto di liberare Pirlo dalla gabbia che lo intrappolava. il metronomo bianconero prende la Juve in mano e inizia a gestire la palla a suo piacimento.
Il delirio allo Juventus Stadium però arriva al 26'. Dopo un'occasione colossale sbagliata da Vucinic, Vidal taglia la difesa interista con un filtrante che mette Del Pero davanti a Julio Cesar. Il capitano bianconero, a differenza della gara d'andata, questa volta non perdona il portiere brasiliano. E' 2-0. E' Linguaccia.
L'Inter si sfilaccia e rischia nel finale di rendere ancora più amara la sconfitta, ma Cesar e Maicon limitano i danni. Dopo 3' di recupero De Marco Fischia la fine.
L'Inter migliore di questa stagione dura alla fine solo 45'. Nel secondo tempo, con la lancetta della benzina finita sulla riserva, gli uomini di Ranieri hanno subito la superiorità fisica dei bianconeri. Ora la Champions dista ben dieci punti. Per i nerazzurri non resta che consolarsi con i baby-fenomeni campioni d'Europa.
La Juve invece, con questi tre punti, ha la meglio sull'Inter per la terza volta consecutiva, non succedeva dal 94' e continua la rincorsa al Milan. Il gran merito della vittoria, oltre che ai giocatori, autori di una gran prova, va sopattutto ad Antonio Conte. Il tecnico leccese ha vinto la partita con un doppio cambio ad inizio ripresa che ha spiazzato Ranieri e i suoi giocatori, incapaci di rispondere alla vivacità juventina.
Nota a margine va fatta infne per Alex Del Piero. La leggenda bianconera ha firmato quello che potrebbe essere il suo ultimo derby d'Italia con la sua solita linguaccia. Il capitano della Vecchia Signora ha dimostrato ancora una volta tutta la sua professionalità, entrando ad inizio ripresa e assicurando il risultato per i bianconeri. Non è certamente da tutti essere la storia di un club così importante ed accettare comunque di buon grado la panchina ogni domenica. Eppure il capitano bianconero è anche questo, è soprattutto questo. E' uno di quei giocatori, come lo stesso capitano nerazurro Zanetti, che nonostante tutto strappano gli applausi anche agli avversari. E allora l'immagine più bella di questo Juve-Inter non poteva che esser l'abbraccio finale tra i due capitani. Forse l'ultima che vedremo.
Davide Bernardi
domenica 25 marzo 2012
SUPER IBRA, CRAC THIAGO: LUCI E OMBRE NEL 2 A 1 ALLA ROMA
LA QUARTA DOPPIETTA DELL'ATTACCANTE SVEDESE REGALA IL MOMENTANEO +7 IN CLASSIFICA AI ROSSONERI, MA A TENERE BANCO E' L'INFORTUNIO DEL DIFENSORE BRASILIANO: OUT UN MESE
Da molti addetti ai lavori era stata definita la partita chiave dell' anno per il Milan e probabilmente, date le circostanze, non avevano tutti i torti: martedì eliminazione dalla Coppa Italia ad opera della Juventus, mercoledì prossimo la sfida stellare ai marziani del Barcellona e in mezzo una Roma alla caccia del terzo posto, senza dimenticare la solita infermeria di Milanello alquanto trafficata. Non poteva che scaturirne una gara intensissima dal primo al novantesimo minuto, decisa, manco a dirlo, dal solito Zlatan Ibrahimovic, giunto a 22 gol in campionato. Ma andiamo con ordine.
Schieramenti speculari per le due squadre. Luis Enrique è costretto a rinunciare, almeno dall' inizio, all' acciaccato Pjanic, e decide di sostituirlo con Marquinho; davanti capitan Totti a sostegno di Borini e Osvaldo. Dall' altra parte, Allegri davanti ha a disposizione solo Ibra e El Sharaawy, mentre dietro, accanto a Mexes, viene rischiato Thiago Silva, che accusa un problema alla gamba destra ma il cui provino pre-partita ha dato esito positivo. Primi 10 minuti fatali, però, al fuoriclasse brasiliano, costretto a chiedere il cambio a Zambrotta (con Bonera che passa al centro): gli esami strumentali hanno evidenziato una lesione al flessore, stop forzato di almeno un mese e addio doppia sfida con i blaugrana.
La squadra rossonera, tuttavìa, non si scompone più di tanto e anzi prende in mano le redini dell' incontro, favorita da una Roma apparsa troppo attendista. Il primo, grosso pericolo per Stekelemburg arriva da una punizione di Ibrahimovic all' 11': botta di collo pieno e volo plastico dell' estremo difensore giallorosso ad alzare la palla sopra la traversa. Cinque minuti più tardi ci prova anche il Piccolo Faraone, ma il suo tiro al volo di destro finisce di poco al lato. E' un Milan che si muove molto e crea ancor di più, ma negli ultimi sedici metri manca sempre quel pizzico di cattiveria per sbloccare il risultato. Prova a a farlo al 41' nuovamente El Sharaawy (tra i più attivi) ma la sua conclusione a giro si stampa sul palo. A questo punto accade quello che non ti aspetti: la squadra giallorossa, che fino a quel momento aveva badato essenzialmente a contenere le sortite avversarie affidando la fase offensiva a sterili contropiedi, trova il vantaggio. Rimessa laterale sul fronte destro, Borini sguscia via a Muntari e mette al centro, Ambrosini respinge come peggio non potrebbe sui piedi di De Rossi che calcia a botta sicura verso Abbiati, sulla traiettoria si trova Osvaldo che in spaccata firma il vantaggio ospite.
Nella ripresa ci si aspetta un Milan a testa bassa a caccia del pareggio e invece è addirittura la Roma ad andare vicina al gol: retropassaggio per Abbiati che però si ritrova la palla sul sinistro e, per affrettare il rinvio, colpisce male e regala la sfera a Totti: il numero 10 giallorosso incredibilmente decide di affidarsi al suo celeberrimo cucchiaio, alto sopra la traversa. Occasione davvero colossale per il capitano romanista, che avrebbe potuto tranquillamente avanzare ulteriormente e scegliere una conclusione diversa. E' evidente che parte dei pensieri rossoneri sono già proiettati a Mercoledì, e chi ancora non se ne era convinto se ne capacita sul bolide di Marquinho all' 8'. Poi, di colpo, come accaduto nel primo tempo con l' inaspettato vantaggio della Roma, la partita cambia completamente e in un baleno il Milan trova il pareggio, su rigore: dopo una serie di rimpalli la palla arriva ad Ambrosini sul lato corto dell' area, cross in mezzo e palla intercettata con un braccio da De Rossi. Penalty netto che Ibra trasforma spiazzando Stekelemburg, ma la Roma protesta per un fallo su Heinze non fischiato. La rete scrolla di dosso ai rossoneri ogni tipo di impaccio e adesso gli uomini di Allegri attaccano a pieno regime. Prima, al 26', il portierone giallorosso (tra i migliori dei suoi) dice no a un diagonale di Ibrahimovic, poi due minuti più tardi si supera su un missile di Muntari, toccandolo quanto basta per mandarlo sulla traversa. E' il preludio al vantaggio rossonero che arriva al 38': lancio dalle retrovie per l' armadio svedese che supera con un sombrero Stekelemburg in uscita e poi appoggia in rete di testa, proteggendo la palla con la sua enorme stazza dall' arrivo di Kjaer, che pure piccolo non è. Quarta doppietta in Campionato, ventiduesimo sigillo: senza alcun dubbio l' uomo più decisivo che la nostra Serie A abbia conosciuto negli ultimi anni.
Per quanto riguarda il Milan, in questo momento gli uomini di Allegri danno davvero la sensazione di avere qualcosina in più rispetto ai rivali juventini: i rossoneri, nonostante su quattro scontri diretti l' abbiano spuntata solo una volta, partita dopo partita stanno dimostrando di avere un gruppo dalle qualità tecniche e umane davvero encomiabili, se è vero (come è vero) che sono ancora in corsa sui due fronti più importanti malgrado una rosa decimata dagli infortuni, anche se a questo punto non si può più parlare di sfortuna, ma di errori di valutazione nella preparazione fisica dei giocatori. Ed ora la supersfida di mercoledì con i campioni blaugrana, con un Thiago Silva in meno ma con i vari Nesta, Boateng e Robinho recuperati. Sperando che Ibrahimovic si trasformi in "Super Ibra" anche nella notte più importante.
Nicolò Scotucci
sabato 24 marzo 2012
SERIE B...ATTI CUORE!
IL TORO INCORNA LA B. OSSIGENO PER ASCOLI E NOCERINA
E’ un super Torino
quello che schianta con punteggio tennistico un Gubbio francamente
mai all’altezza dei granata, la vittoria per 6 a 0 della squadra di
Ventura permette così al Toro di allungare sulle dirette
inseguitrici approfittando delle sconfitte inattese di Verona e
Pescara. In coda riprendono quota Ascoli e Nocerina, che hanno
proprio sconfitto rispettivamente il Pescara e il Verona. Vincono
anche Crotone, Varese e Brescia, pari con poche emozioni tra Bari e
Juve stabia, mentre finisce 2 a 2 tra Livorno e Modena.
Sempre più Toro. Dopo le
deludenti partite contro Verona e Juve stabia, il Torino si rialza e
lo fa in modo straordinario, incornando per ben sei volte un Gubbio
inerme, la squadra di Alessandrini resiste 40 minuti sotto i colpi di
un Torino determinato. E’ al 42’ che il capitano Rolando Bianchi
rompe gli equilibri, portando in vantaggio la squadra di casa, che
nel secondo tempo dilaga con ben 5 reti ( Bianchi si ripete al 68’,
ma trovano gloria anche Surrajo, Pasquato e due volte Antenucci ). La
squadra di Ventura si porta così saldamente in testa alla classifica
approfittando delle cadute clamorose delle sue dirette inseguitrici:
disfatta per il Pescara che perde per 3 a 0 ad Ascoli, la squadra di
Zeman non è mai in partita, pressa alta ma non trova mai il pallone
e viene infilata per ben due volte dalla squadra marchigiana nel
primo tempo con Papa Waigo e lo sfortunato autogol di Zanon. Il
Pescara protesta per la posizione in sospetto fuorigioco di Soncin in
entrambe le azioni. Nella seconda frazione di gara la tanto attesa
risposta degli abruzzesi non arriva se non nei minuti finali, quando
però il Pescara si sbilancia troppo in avanti alla ricerca del gol
che ridarebbe la speranza, e subisce invece quello della disperazione,
con un contropiede magistralmente orchestrato dalla squadra di casa e
concluso nuovamente da un indiavolato Papa Waigo. La battuta
d’arresto del Pescara lo distanzia dal Torino capolista, non
influendo però sulla posizione in classifica, infatti la squadra di
Zeman è ancora seconda in compagnia però di un Sassuolo che
nell’anticipo di venerdì sera ha battuto l’Empoli per 1 a 0,
grazie ad un gol di Troianiello su colpo di testa, al 26’ della
ripresa. Cade rovinosamente anche il Verona in casa della Nocerina
ultima in classifica, la squadra di Nocera si porta già in vantaggio
al 4’ minuto con il gol di Figliomeni, ed il Verona colpito a
freddo non ha la forza di reagire, contro una Nocerina ben messa in
campo che una volta trovato il vantaggio non commette l’errore di
chiudersi in difesa ma continua l’arrembaggio in attacco.
Arrembaggio che al 16’ da i suoi frutti con il Verona nuovamente
trafitto da Negro. Sul 2 a 0 esce l’orgoglio dei giallo blu, che in
chiusura di primo tempo accorciano le distanze con Gomez, sull’unica
distrazione difensiva della squadra di casa. La ripresa inizia con un
Verona determinato a riprendere in mano il risultato, ma le velleità
degli ospiti sono stroncate dal terzo gol di Merino su calcio di
rigore, il Verona così è ora a -6 dal Torino, ma rimane agganciato
a soli 2 punti dalla coppia Sassuolo, Pescara.
Convincenti le vittorie di
Crotone e Varese, con la squadra calabrese che vince per 5 a 2 il
festival del gol contro l’Albinoleffe, mentre il Varese in casa
domina con autorità contro una Reggina mai veramente pericolosa,
portando a casa i tre punti con un secco 2 a 0. Rialza la testa la
Sampdoria dopo lo 0 a 0 di settimana scorsa con l’Ascoli, battendo
in trasferta il Cittadella per 2 a 1 grazie alle reti di Graziano
Pelle, tutte e tre le marcature avvengono nel primo tempo con una
Samp che è brava a gestire il vantaggio nella ripresa, da segnalare
l’espulsione al 94’ di Costa. Pareggio a reti inviolate invece
tra Bari e Juve stabia, le squadre ci provano ma mai con grande
convinzione, ai punti vincerebbe il Bari che con Kutuzov va più
volte vicino al gol, ma la marcatura non arriva e così entrambe le
squadre portano a casa un punto che permette di navigare nelle zone
sicure della classifica. Di tutt’altra fattura è il secondo
pareggio di giornata tra Livorno e Modena, con gli amaranto che
passano in vantaggio per ben due volte ma vengono raggiunti dagli
emiliani, che non demordono e al 92’ trovano la rete del definitivo
2 a 2. Infine da segnalare la rimonta del Brescia che sotto di un gol
in casa contro il Grosseto trova la forza di reagire e ribaltare il
risultato conquistando i tre punti con il punteggio di 2 a 1, grazie
alla doppietta di Rossi.
Questa trentaduesima
giornata di serie b si chiude quindi con un segno più per quanto
riguarda un Toro letteralmente scatenato, che allunga e inizia a
mettere le mani sulla promozione diretta in serie a, aspettando il
posticipo di lunedì sera tra Vicenza e Padova.
Elia Moscardini
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