Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

giovedì 29 marzo 2012

LE SCELTE (FORZATE) DI ALLEGRI E QUEI GOL MANGIATI..

GENEROSA PROVA DEI ROSSONERI NONOSTANTE LE NUMEROSE ASSENZE

Alzi la mano chi ieri pomeriggio avrebbe detto che giocatori e tifosi rossoneri sarebbero usciti imbattuti e con un pizzico di amarezza dalla supersfida di San Siro. Eppure il verdetto emerso dal terreno di gioco è di quelli che lasciano pochi dubbi: la gara di ieri si poteva e si doveva vincere. Detto così, potrebbe risultare quasi un atto di lesa maestà alla squadra che da almeno un quinquennio impartisce lezioni di calcio in ogni angolo d' Europa, eppure ieri sera i blaugrana sembravano aver lasciato in Spagna la fama di extraterrestri con la quale sono stati etichettati, e si sono presentati al Meazza in "vesti" umane. Certo, il predominio nel gioco e nel possesso palla è stato palese, ma i ragazzi di Pep Guardiola non hanno quasi mai dato la sensazione di poter far male alla retroguardia milanista, la quale ieri sera ha sfoderato una prestazione davvero encomiabile.
Alla vigilia Massimiliano Allegri aveva un po' giocato in conferenza stampa affermando che i suoi avrebbero sfoderato una partita d' attacco, ma era evidente che stesse dicendo una piccola bugia, almeno per due motivi. Innanzitutto per esperienza personale, maturata nelle due gare della fase a gironi: un Milan davvero attento e prudente riuscì a strappare un preziosissimo 2-2 in terra catalana, mentre un Milan più sereno (grazie alla qualificazione già raggiunta) e più propositivo incassò un 2-3 in casa, che sicuramente aumentò l' autostima dei giocatori ma portò zero punti in classifica. In secondo luogo, per esperienza altrui: tralasciando il campionato spagnolo, dove tolte tre-quattro formazioni il resto è un elogio alla mediocrità, in campo europeo negli ultimi anni probabilmente c'è stata una sola squadra che è riuscita a impensierire la macchina perfetta catalana, ovvero l' Inter di Mourinho in quel famoso 3-1 nella semifinale d' andata 2009/2010. La classica eccezione che conferma la regola, verrebbe da dire, e qui per regola intendiamo la legge non scritta secondo cui se vuoi aver salva la pelle contro il Barcellona devi disputare una gara ai limiti dell' accortezza e, se gli uomini a disposizione te lo permettono, affidare la fase offensiva a contropiedi rapidi e quanto più possibile mortiferi. E il Milan visto ieri sera sembrava aver recepito alla perfezione le due fasi del piano "anti-blaugrana": squadra corta, pressing spesso e volentieri alto per sfruttare le qualità non eccelse dei quattro difensori e ripartenze veloci e pungenti. Tuttavìa ai vari Boateng, Robinho e Ibrahimovic non devono aver spiegato il significato del termine "mortifero" di cui sopra: la doppia occasione del ghanese e del brasiliano prima (clamorosa quest' ultima) e dello svedese poi avevano dato un energico scossone alle certezze degli spagnoli, ma i rossoneri non sono stati bravi ad approfittarne in seguito e, a conti fatti, si sono rivelate le uniche due occasioni (eccezion fatta per un incursione di Emanuelson nel secondo tempo vanificata da un errato controllo di palla) della partita, ma che occasioni! I rammarichi dei milanisti si basano soprattutto su questi errori, che in sfide come questa non dovrebbero assolutamente capitare, e si augurano che a questo punto non diventino decisivi per il passaggio del turno. Le note positive della serata arrivano invece dal centrocampo in giù: da Abbiati a Seedorf passando per Bonera e Ambrosini, difficile trovare qualcuno che non si sia dannato l' anima per arginare le folate di Messi & Co., e non è un caso che la stessa Uefa abbia nominato Luca Antonini come uomo-partita.
Un' altro rimpianto che, almeno fino alle 22.45 di martedì, sarà fisso nelle menti dei tifosi rossoneri è il tasto dolente delle assenze, con il quale ormai hanno imparato a convivere da inizio anno ma che mai come adesso sembra penalizzante. Come sarebbe finita con tutti gli effettivi a disposizione di Allegri e con quelli che rientravano proprio ieri in condizioni migliori? Difficile, se non impossibile dirlo, ma una cosa è certa: al tecnico livornese va rivolto un enorme plauso per come si sta barcamenando in questo mare di infortunati. Con una media di dieci infortunati a partita, sta riuscendo ogni volta a schierare una formazione in grado di competere con l' avversario, e non ce ne vogliano gli Ibra o i Thiago Silva, ma se il Milan dovesse riuscire ad alzare un trofeo a Maggio, gran parte del merito sarebbe sua. A questo punto, appaiono quasi fuori luogo le lamentele di Berlusconi durante e dopo la partita di ieri sera. E' vero che, come ha detto lui, "sta studiando per tornare presidente" e quindi probabilmente vuol mandare un segnale di presenza a tutti i tifosi rossoneri, ma le continue frecciate rivolte all' allenatore sembrano davvero eccessive. Il Presidente dovrebbe capire che il tempo del Milan di Sacchi, che irretiva gli avversari col bel gioco proprio come fa il Barcellona oggi, è passato e che talvolta bisogna preferire la spada al fioretto, se è questa l' "arma" che può portare alle vittorie. I più attenti, o i più maligni a seconda dei punti di vista, stanno già facendo notare che Berlusconi assunse lo stesso atteggiamento anche nei confronti del buon vecchio Alberto Zaccheroni a cavallo tra anni 90 e 2000 (e sappiamo tutti come andò a finire): se queste impressioni fossero tutte giuste, non resta che sperare che Galliani faccia rinsavire il Cavaliere, lui che, invece, stravede per il tecnico toscano.

Una nota a margine, che non coincide esattamente con il calcio giocato, va fatta per parlare delle lamentele mosse dai giocatori blaugrana nel post partita ad arbitri e terreno di gioco. Ad inaugurare il valzer c' ha pensato Guardiola che, da vecchia volpe qual' è, ha fatto notare come "Milan e Inter meriterebbero terreni di gioco più consoni al loro blasone". E' stato poi il turno dei vari Piquè, Puyol e Xavi, i quali, supportati da alcuni quotidiani catalani, hanno rincarato la dose, ipotizzando addirittura un "complotto" ai loro danni, sia da parte degli addetti al campo che non l' avrebbero innaffiato volontariamente, sia da parte dell' arbitro che avrebbe fatto di tutto per sfavorirli, definendosi stanchi per le continue ingiustizie che stanno subendo anche nella Liga. Ed è notizia di oggi che la società catalana presenterà all' Uefa un atto formale per denunciare le condizioni del campo. Mah...
Cosa aspettarsi nella gara di ritorno? Beh, non ci sorprenderemmo più di tanto se questa dovesse ricalcare la partita d' andata. Il Milan vola in Spagna consapevole che gli basterebbe la vittoria (dici niente!) o anche un pareggio con gol, mentre il Barcellona passerebbe il turno solo vincendo, con qualsiasi tipo di punteggio. Martedì le due squadre si affronteranno addirittura per la quarta volta in stagione e l' impressione è che il gap mentale si sia assottigliato. Per colmare quello tecnico invece ci vorrà ancora del tempo e non basteranno i recuperi di diversi giocatori infortunati, ma questo è un discorso estendibile a qualsiasi squadra europea, e quindi ben venga l' arroccamento dietro la linea della palla e il contropiede se solo così si può raggiungere la semifinale. Con buona pace degli esteti del calcio, Berlusconi in primis.

Nicolò Scotucci

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