Idee fresche. Idee nuove.

Idee fresche. Idee nuove.
Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

sabato 1 giugno 2013

IL NUOVO DISCOVERY, SEGUITECI!

"IL CALCIO SI SCOPRE, SEGUIRLO NON BASTA!"

Carissimi lettori. Siamo orgogliosissimi di informarvi che Discovery Football è diventato un sito. Stiamo provando a diventare grandi, mantendo comunque lo spirito di obbiettività e freschezza che fin qui ci ha contraddistinto.

Il nuovo Discovery lo trovate qui: http://www.discoveryfootball.it/

Continuate a seguirci e ricordate. "Il Calcio si scopre, seguirlo non basta!"

#TeamDiscovery

giovedì 30 maggio 2013

PLAYOFF SERIE B: LIVORNO-EMPOLI E' ANCHE UNA SFIDA TRA FUTURE PROMESSE!

LA FINALE DEI PLAYOFF DI SERIE B NON E' SOLO UNA SFIDA TRA EMPOLI E LIVORNO, MA ANCHE TRA SAPONARA-DUNCA E REGINI E CECCHERINI: GIOCATORI DI SICURO AVVENIRE

Negli ultimi anni il campionato di serie B ha messo in evidenza giocatori che ora sono punti fermi di squadre di serie A. El Shaarawy e Insigne su tutti, ma anche questa stagione ha proposto ragazzi di prospettiva e davvero interessanti.
Il Sassuolo e il Verona hanno ipotecato la promozione dando in mano il pallino del gioco a vere e proprie scommesse che, non solo gli hanno permesso di avanzare di categorie, ma che probabilmente porteranno denaro fresco nelle casse delle società grazie alle loro cessioni. Nel Sassuolo si sono messi in evidenza Berardi, Antei, Chibsah e Boakye, mentre nel Verona Jorginho, Albertazzi e Bianchetti hanno permesso di agguantare il secondo posto.

I calciatori di cui vogliamo parlarvi però, sono i protagonisti della finale Playoff Empoli-Livorno; l'andata è già stata giocata ieri sera con risultato finale di 1-1.
Mattatore di serata è stato sicuramente Alfred Duncan, giocatore di proprietà dell'Inter arrivato a gennaio con un prestito secco, che ha inciso negativamente scivolando e dando il via alla ripartenza empolese che ha dato il gol del vantaggio a Tavano e poi positivamente siglando un gran gol con una bordata da posizione defilata.
Il giovane centrocampista classe '93 aveva già impressionato Stramaccioni, che di lui disse: ”Sono dispiaciuto di non riuscire mai a schierare Alfred a causa dei suoi infortuni”. A gennaio la svolta, la società nerazzura decide di puntare su Kuzmanovic e mandare a Livorno il gioiellino della primavera per farsi le ossa. In Toscana il ragazzo trova un allenatore ( Davide Nicola, ndr) che crede in lui e gli da in mano le chiavi del centrocampo sin dalle prime partite.
Le sue caratteristiche sono la grande esplosività e una tenuta fisica fuori dal comune, mentre il suo limite più grande parrebbe la tecnica individuale, su cui si può ancora lavorare parecchio vista la tenera età. Di un anno più grande è il difensore Federico Ceccherini ('92), che nonostante l'età dimostra sicurezza ed esperienza. Ieri sera il primo tempo ha vacillato sulle incursioni di Tavano e Saponara, ma si è poi ripreso ed ha annullato Maccarone.

Per l'Empoli i propri giovani sono così fondamentali da mettersi contro la Figc. Saponara e Regini infatti dovrebbero saltare la finale di ritorno a causa della convocazione nella nazionale Under 21 italiana. Un errore banale da parte della Federazione, che però ogni due anni si ripete, le date degli Europei si sanno già da moltissimo tempo, non si capisce il bisogno di far fare un mese di riposo alle squadre di serie B per poi farle giocare fino a giugno.
Tornando ai giovani dell'Empoli non si può non partire da Riccardo Saponara, il più classico dei trequartisti ha fatto vedere numeri eccezionali quest'anno, tanto da essere acquistato per metà dal Milan. L'Ex Ravenna ha una accelerazione impressionante soprattutto palla al piede, grande tecnica e visione di gioco a 360 gradi. Il suo limite è forse la scostanza di rendimento e il soffrire le squadre che non gli concedono spazi.

I rossoneri oltre ad aver acquistato Saponara, stanno cercando di assicurarsi le prestazioni anche di Regini, difensore arcigno e roccioso che fa della grinta la sua dote principale. La finale d'andata per lui non è stata la partita migliore, ma una partita storta dopo una lungo filone di ottime prestazioni ci può stare. Per giocare in serie A deve assolutamente migliorare un po' la tecnica. Un altro giocatore, fin troppo acerbo, ha solcato il Castellani ieri sera, il terzino albanese Hysaj classe '94, che ha iniziato quest'annata con la primavera della squadra toscana e si è ritrovato titolare nella finale dei Playoff.

La finale di ritorno deciderà chi parteciperà al campionato di serieA 2013/2014 tra Livorno ed Empoli, ma non precluderà certo ai giocatori appena descritti di approdare nella massima serie.

Giammarco Bellotti
@GiamBellotti on Twitter

mercoledì 29 maggio 2013

HEYSEL: "GIOCAVAMO IN PIAZZA INSIEME AGLI INGLESI, IL CLIMA ERA SERENO, POI SONO ARRIVATI GLI HOOLIGANS

LA TESTIMONIANZA DI CHI ALL'HEYSEL ERA PRESENTE..


"Partimmo da Picca Pietra, Genova, avevo 22 anni. C'erano anche alcuni miei amici, io comprai il biglietto dopo di loro, quindi andai in Belgio con un pulman organizzato. Arrivammo a Bruxelles alla mattina, eravamo tutti in Gran Place, facevamo festa, giocavamo a pallone con gli inglesi. Il clima era sereno, era un festa, poi arrivarono gli Hooligans.."

Comincia così il ricordo di quello che per me è il tifoso juventino numero 1, mio padre, che il 29 maggio 1985 alle ore 18:30 si trovava nel settore Z dello Stade du Heysel.

Come è stato l'arrivo allo stadio?
Siamo arrivati nel pomeriggio. Ci ha accolto un cordone di polizia a cavallo, erano pochissimi per la quantità di persone presenti. Lo stadio conteneva circa 39 mila persone, eravamo 60 mila! La porta d'ingresso della curva, era proprio una porta (!), come quelle che ognuno di noi ha in casa. Il muro di cinta che separava dall'esterno era alto 3 metri. I seggiolini non esistevano, c'erano gradoni di terra e cemento, che si sbrigliolavano semplicemente toccandoli. A dividerci dagli Hooligans invece una rete di fil di ferro..

Una volta dentro..
"Abbiamo visto tifosi inglesi nudi. Vestiti solo della 'Union Jack'. In Belgio pur essendo maggio faceva freddo. Entrammo nella purtroppo famosa Curva Z. In quel settore c'erano famiglie, donne, bambini, non solo italiani, ma anche belgi. Il tifo organizzato juventino invece era dall'altra parte. 
Molti inglesi sono arrivati senza biglietto. Quelli del Liverpool hanno rotto sia la rete che i cancelli, in modo che potessero entrare anche quelli fuori dallo stadio. Quando il muro è crollato, noi siamo stati fortunati, siamo riusciti ad uscire da quell'inferno. Entrammo in campo per scappare, ma più che il terreno di gioco, ricordo la manganellata nel collo di un poliziotto belga. La poca polizia presente allo stadio pensò che volessimo fare un'invasione di campo e cercò di respingerci all'interno".
 
Vi rendeste subito conto di quello che stava accadendo?
"Si. Noi si. Il resto dello stadio invece no. Gli aiuti arrivarono addirittura un'ora e mezza dopo.
I giocatori però sapevano tutto, prima della partita uscirono i rappresentanti di Juve e Liverpool per vedere l'accaduto. E' anche vero che se avessero sospeso la partita, sarebbe successa una strage. All'interno dello stadio il rapporto Italiani-Inglesi era 50:1. Nessuno sapeva dei 39 morti, in Tribuna la gente pensava ci fosse solo qualche ferito.
A fine partita, siamo andati alla ricerca di un telefono per poter chiamare casa, i bar italiani che prima ci grifìdavano "Paesà! Paesà!" a fine partita ci hanno chiuso letteralmente la porta in faccia. Sono riuscito a chiamare mia madre dal Lussemburgo".

Ora lo stadio lo butteranno giù, per ricostruirlo in vista degli europei 2020. Butteranno giù anche il ricordo?
"Io non dimenticherò mai. Come spero che non lo faccia Platinì, presidente dell'Uefa, che quella partita l'ha decisa".

Dopo essere sopravvisuto a quella tragedia, dopo 18 anni, gli è nato il suo secondo figlio: il 29 maggio.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

martedì 28 maggio 2013

COFFEE SHOT: MARCO VAN GINKEL, IN OLANDA E' SBOCCIATO UN NUOVO TULIPANO!

IL TALENTINO DEL VITESSE E' CERCATO DA MEZZA EUROPA: CON 8 MILIONI LO SI PORTA A CASA

Nella Eredivisie quest'anno è sbocciato un nuovo tulipano. Nato ad Amersfoort il 1° dicembre 1992, Marco Van Ginkel.

Centrocampista centrale completo, è un giocatore possente, grazie anche ai suoi 186 cm. È dotato di ottima tecnica, tanto che calcia indistintamente sia con il destro che con il mancino.
Dal punto di vista tattico, mostra una grande personalità pur essendo ancora molto giovane: bravo sia nella costruzione del gioco che nell'interdizione; ciò che colpisce maggiormente di questo ragazzo è però la tendenza e la capacità di rendersi pericoloso sotto porta.

Cresciuto nel Vitesse, dove gioca tuttora, esordisce in Eredivisie con la maglia giallonera nel dicembre 2010, all'età di 17 anni. Nell'agosto successivo, alla seconda giornata di campionato arriva anche il primo gol.
Per quanto riguarda invece la Nazionale Orange, entrato presto nel giro dell'U21, ha esordito con la selezione maggiore lo scorso 14 novembre, nell'amichevole giocata ad Amsterdam e pareggiata dall'Olanda 0-0 con la Germania.

In questa stagione il ragazzo di Amersfoort ha avuto una crescita esponenziale nel rendimento, soprattutto nella fase realizzativa: 8 gol e 10 assist in 33 presenze di Campionato, 3 gol in 4 partite nel preliminari di Europa League. Cifre che hanno trascinato il Vitesse al quarto posto (a solo 5 punti dal Psv secondo) e che hanno attirato l'attenzione di molti Top Club europei.
Consigliato al Milan da Van Basten (a proposito di Marco Van!), le società più interessate sembrano l'Inter, il Manchester United, l'Amburgo e soprattutto il Chelsea. Il Vitesse Valuta il ragazzo non meno di 7 milioni.

In Olanda è sbocciato un nuovo tulipano. Chi sarà il primo a coglierlo?!

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

lunedì 27 maggio 2013

NEYMAR: FENOMENO SUL CAMPO O FENOMENO MEDIATICO?

MESSI E COMPAGNI SI PREPARANO AD ACCOGLIERE IL TALENTO BRASILIANO; SAPRA' IMPORSI ANCHE IN EUROPA?

La telenevola è finita: Neymar ha scelto il Barcellona. Con l’acquisto del brasiliano il club catalano ha chiuso a fine maggio quello che potrebbe essere l’acquisto più oneroso e importante dell’intera sessione di calciomercato. Ma gli interrogativi in Spagna sono molti e in parecchi si chiedono se sarà capace di confermarsi quel giocatore che ha stupito tutto il Brasile, e non solo, a forza di “pedalade” e gol, tanto da far dire a Pelè: “Questo può diventare anche più forte di me” (Per dovere di cronaca bisogna dire che O’Rei, nel corso degli ultimi anni, ha assegnato la palma di suo erede ad almeno tre o quattro giocatori).

Innanzitutto dobbiamo specificare che si tratta di un giocatore con un talento immenso, dotato di una tecnica straordinaria e di una rapidità palla al piede degna di un vero e proprio fuoriclasse. Tuttavia in pochi sono convinti che il giovane fenomeno brasiliano sia pronto per imporsi anche in Europa.

Vanderlei Luxemburgo, allenatore del Gremio ed ex C.T. dei verdeoro ha definito Neymar “Filetto di farfalla”, accusandolo di fare il fenomeno solo quando di fronte ha le difese deboli con gli spazi larghi e scomparire quando il gioco si fa duro.
In Spagna non troverà le difese più arcigne d’Europa ma certamente non lo lasceranno divertirsi come fa nel Brasilerào, dove spesso e volentieri si ferma per alcuni secondi con la palla tra i piedi e sfida in uno contro uno l’avversario di turno.

Malgrado questo, se da qualche parte doveva iniziare la sua avventura europea, il campionato spagnolo sembra quello più adatto alle sue caratteristiche tecniche e fisiche, più della Premier League, della Bundes tedesca e della Serie A stessa.

Un'altra questione riguarda la squadra scelta. Al Barça si gioca per vincere e per vincere si deve giocare per Leo Messi, Neymar accetterà il ruolo di comprimario della pulce? Difficile per uno abituato a sentirsi al centro del mondo da quando ha 17 anni. Sarebbe stato più adatto al Real Madrid e ad un ambiente che sin dai tempi dei galacticos sopporta “prime donne”

Ciononostante a tutti è giusto dare una possibilità a tutti e nel caso in cui l’oramai ex giocatore del Santos riuscisse a capire le gerarchie ed il gioco catalano potremmo assistere ad una coppia potenzialmente devastante.

Ora Neymar dovrà superare la prova più difficile della sua giovane vita: stupire tutti gli scettici (tra cui il sottoscritto) ed imporsi nel Vecchio Continente per giustificare tutto il circo mediatico che da anni lo circonda e lo pubblicizza.

Nicolò Smerilli
@NiSmerilli on Twitter

LAZIO, CANDREVA: L'AQUILA E' ROMA E LUI L'EREDE!

IL RAGAZZO CRESCIUTO CON LA ROMA NEL CUORE, TRASCINA LA LAZIO ALLA VITTORIA DEL DERBY PIU' IMPORTANTE DI SEMPRE

Era l’ultimo giorno di Febbraio del 1987 quando Antonio nasceva, ultimo anno di Eriksson sulla panchina della Roma. La squadra della sua città, tifata sin da bambino, e che un giorno avrebbe battuto per fare grande la Lazio, eterna rivale.

Corsa, dinamismo, capacità di interpretare praticamente tutti i ruoli del centrocampo, compreso quello anarchico del trequartista: queste le caratteristiche principali del ragazzo romano, affacciatosi al calcio professionistico in serie b con la maglia della Ternana. Da quel momento, tanto girovagare, prestiti, stagioni fortunate, stagioni deludenti. Livorno la svolta: tanti goal, molti bellissimi; arriva come un fulmine a ciel sereno la chiamata della Juventus. Un milione di euro al Club del presidente Spinelli, esordio con la maglia bianconera proprio contro la Roma, vincente a Torino in quel gelido 23 gennaio del 2010. Il cartellino è sempre in mano all’Udinese, la Juventus non lo riscatta, rincomincia la girandola dei prestiti: prima Parma, poi Cesena. Sembra profilarsi sempre più una carriera altalenante, buon livello ma nulla di che.

Nel 2012 l’interessamento della Lazio; altro prestito, ma questa volta con riscatto. Non è stato facile, amore difficile da far decollare: i tifosi conoscono il suo passato e l’amore per l’altra società di Roma, volano i fischi al suo esordio all’Olimpico.
La fiducia la conquista pian piano, sempre più leader nella formazione biancoceleste guidata da Petkovic.
Tanti goal, rigorista insieme ad Hernanes, talento italiano del calcio moderno.
Ieri pomeriggio la finale più importante nella storia del Derby Capitolino: un trofeo in palio, serviva fare la differenza, era necessario trasformare una volta per tutti i fischi in applausi. Miglior giocatore del match, assist per il goal di Lulic, delirio in Curva Nord. Il primo a condurre i festeggiamenti? Proprio Antonio; ora i tifosi lo amano, lui ha sempre negato di tifare Roma. Dopo quello che si è visto ieri in campo, ma soprattutto dopo, come dubitare delle parole del numero 87 ?

Davide Battistini
@DaddeBattistini on Twitter

GUIDOLIN E POZZO: UNA VISITA A WEMBLEY DA 100 MILIONI DI EURO!

IL WATFORD PROMOSSO IN PREMIER SAREBBE COME SCOPRIRE "EL DORADO"!

Se chiedeste ai Pozzo qual è la finale più importante che lo stadio di Wembley ha ospitato, vi risponderebbero sicuramente quella di oggi. Nello stadio londinese infatti, alle 16 va in scena la finale dei playoff di Championship tra il Watford, dei Pozzo appunto, e il Crystal Palace. In palio c'è la promozione in Premier League.

A dare davvero interesse a questa partita, oltre alla promozione ovviamente, è il premio che deriverebbe dall'eventuale vittoria. Non tutti infatti sanno che, i playoff della serie cadetta inglese rappresentano il torneo che offre il premio più alto in Europa, garantendo al vincitore la cifra monstre di 90 milioni di euro. Tanto per farvi un'idea, il Bayern Monaco campione d'europa, riceverà dall'UEFA (sponsor esclusi) circa 60 milion.
Ai 90 già citati vanno aggiunti poi i proventi dai botteghini, dal merchandising e soprattutto dai diritti tv.

In inghilterra infatti è stato da poco siglato un accordo con la BSkyB e con la British Telecom, che porterà le venti squadre di Premier a spartirsi, dalla prossima stagione, una torta da 1,8 miliardi di euro. Praticamente il doppio rispetto alla nostra serie A. Oltre Manica inoltre, grazie al sistema meritocratico First-to-Last, tali proventi vengono divisi equamente tra tutte le società, con una minima differenza tra "la prima" appunto e "l'ultima".
In preventivo va messo anche il fatto che, pur presupponendo un possibile ritorno in Championship già l'anno prossimo, la Federcalcio inglese garantirebbe al Watford un paracadute da 60 milioni, dilazionati in quattro anni. Per fare un ennesimo confronto con il nostro calcio, il Pescara, rimasto in A una sola stagione, ha ricevuto "la bellezza" di 4 milioni.
Se consideriamo poi che il fatturato dell'Udinese per la stagione appena trascorsa è arrivato non oltre i 65 milioni di euro e che dalle TV, i Pozzo ne hanno ricevuto 41, capiamo subito quanto sia importante la partita di oggi.

I 25 milioni versati dalla famiglia proprietaria anche di Granada e Udinese per acquistare il club di Elton John, se paragonati con i possibili introiti derivanti dal match di oggi, fanno capire a che punto sia arrivata l'abilità imprenditoriale della "Multinazionale Pozzo", che nell'arco di pochi anni ha dato vita, in Italia, ad un vero e proprio modello cui molte squadre (con poco successo!) cercano di ispirarsi e in Spaggna, ha riportato in Liga il Granada dopo due promozioni consecutive.

Con in ballo 100 milioni di euro, se vi chiedessero qual è la finale più importante che lo stadio di Wembley ha ospitato, immagino rispondreste anche voi come i Pozzo.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

sabato 25 maggio 2013

TATTICA CHE PARTITA!: LA RESA DEI CONTI, "GUTES ENDSPIEL!"

SARA' IL TRIONFO DEL CALCIO TEDESCO, VEDIAMO COME UNA DELLE DUE PUO' PRENDERE PER LE ORECCHIE LA COPPA!

E' una partita che in Germania aspettavano da anni. Vuoi perchè nel 2005 il Borussia era sull'orlo del fallimento, vuoi perchè il Bayern ha perso due finali in tre anni, vuoi perchè da tre anni si dividono la Bundesliga. Questa sera a Wembley ci sarà la resa dei conti, nel trionfo del Fussball Spielen. "E noi?!" "Arbitra Rizzoli!" Ah beh allora..

E' forse la finale più spettacolare che ci si potesse aspettare, tra le due squadre che nell'arco della stagione hanno espresso il calcio migliore o comunque il più divertente.
L'unica cosa che condividono Borussia e Bayern è il modulo: 4-2-3-1, per il resto si odiano.
Per quanto riguarda l'atteggiamento tattico, ormai lo sappiamo, gli uomini di Klopp vivono più di fiammate improvvise, come quelle che contro il Real hanno portato sul 4-1 i gialloneri nello spazio di venti minuti. Al contrario il Bayern è più quadrato e più bravo ad amministrare il ritmo di gioco. t studia inizialmente e ti colpisce appena scopri il fianco.

Per quanto riguarda le formazioni: noto ormai il forfait (chissà quanto casuale!) di Goetze, Klopp sta studiando un'alternativa per sostituire il buon Marietto. Probabile un accentramento di Reus, con GrossKreutz che partirebbe titolare a sinistra.
Esiste anche un'altra soluzione, che prevederebbe Gundogan avanzato una decina di metri, Reus rimarrebbe a sinistra e in mediana subentrerebbe Sahin.
Tra le fila di Heynckes invece la formazione è quella adottata dal 10 minuto della gara d'andata con la Juventus, ad eccezione della conferma di Boateng al centro. Kroos ancora indisponibile e quindi Muller dietro a Mandkukic.

Passando poi al calcio giocato, è prevedibile che il possesso palla verrà tenuto dal Bayern, mentre il Borussia proverà a chiudersi e ripartire. Le difese di entrambe le squadre, soprattutto al centro, hanno dimostrato di poter andare in difficoltà se pressate fin dall'inizio dell'azione. La coppa giallonera (Subotic-Hummels) è forse più lenta, ma più forte fisicamente, quella del Bayern (Dante-Boateng) è più rapida, ma più lacunosa negli uno contro uno. Ecco perchè diventa fondamentale il lavoro delle due prime punte e dei due trequartisti.
Mandzukic avrà il compito di aprire la difesa di Westfalia per esaltare gli inserimenti senza palla di Muller. Lewandowski invece dovrà essere bravo a duettare con Reus; entrambi dovranno puntare Dante e Boateng. Come si diceva agli inizi del '900 "fargli perdere la bussola!".

Per la rubrica "I-Sconcerti" poi, snoccioliamo qualche numero: il Bayern in questa stagione ha perso solo 3 partite sulle 51 disputate, ma nelle ultime 6 gare di BundesLiga non è mai riuscita a battere gli uomini di Klopp, sebbene l'ultima, giocata al Westfalen Stadion, ha visto scendere in campo anche i massaggiatori e i magazzinieri, con tutti i titolari a guardarsela dal divano di casa!

I bavaresi si affidano alla scaramanzia ("Anche se vinciamo, tutti i giocatori andranno a casa per conto loro"), i gialloneri invece alla Cabala: nel '97 partirono sfavoritissimi con la Juve, i campioni dei vari campionati, come oggi, erano Manchester United, Juve, Porto e Galatasaray. Le ultime due Bundes le aveva vinte proprio il Borussia. L'Herta Berlino era appena stato promosso nuovamente, il capocannoniere era un attaccante del Leverkusen, oggi è Kiessling, e lo Stoccarda vinse la Coppa di Germania, quest'anno è in finale. Roma era la capitale d'Italia e Berlino quella tedesca.
Scherzi a parte, i numeri raccontano una partita, noi però ce la guardiamo. Gutes Endspiel! (Buona Finale!)

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter
(Un Grazie a Elena Borsani e Martina Adorni)

EDITORIALE INTER - MI STRAMA, NON MI STRAMA, MI STRAMA..NON MI STRAMA!!

ORA E' UFFICIALE: STRAMACCIONI ESONERATO. COMINCIA L'ERA DI MAZZARRI.

Colpo di scena? No di certo. Nonostante le svariate conferme arrivate direttamente da Massimo Moratti, negli ultimi mesi ormai era chiaro a tutti come sarebbe finita questa stagione orribile.
Le conferme “scontate” arrivate dopo ogni sconfitta parevano sempre meno veritiere e più di cortesia, con il fine di non rendere ancora più invivibile l'atmosfera alla Pinettina. Stramaccioni oltre ad essere un tecnico di sicuro avvenire è anche un uomo intelligente, di sicuro avrà intuito che qualcosa stava cambiando e i suoi continui “Ringrazierò sempre Moratti per la possibilità che mi ha dato” e “Dovete chiedere al presidente” risuonavano come richieste di un'altra chance.

Giusto esonerare Andrea Stramaccioni? Si, ormai l'allenatore non era più seguito dalla squadra e nonostante tutte le sfortune che hanno colpito la società meneghina durante questa annata era improponibile una sua ricandidatura, l'importante è che non sia l'unico a pagare. Il luogo comune della poca esperienza imputatogli sin dal giorno della sua scelta ha infine influito in modo negativo sulla sua prima esperienza da allenatore professionista. Una cosa è allenare il Barcellona, una società con un programma decennale ben preciso e un'altra è allenare una società come l'Inter, con una dirigenza allo sbaraglio che nei momenti di difficoltà lascia completamente solo l'allenatore. É innegabile che l'Inter abbia rovinato tutto ciò che era riuscita a costruire per vincere il triplete, ma nel corso degli ultimi mesi sembra che ci possa essere una svolta societaria. Gli indizi che portano a ciò sono l'ingaggio di dirigenti con un ruolo ben preciso, come ad esempio il contestatissimo Fassone, che svolge un ruolo atto alla costruzione di un nuovo stadio di proprietà, oppure i continui colloqui (sempre smentiti) di possibili acquirenti con gruppi azionari esteri.
I tifosi hanno invocato più volte la testa di Marco Branca, con ogni probabilità non sarà licenziato come il tecnico romano, ma sarà limitato il suo potere. Un altro (giusto) luogo comune è l'assoluto bisogno di un uomo forte che faccia da collante fra squadra e società. Fra allenatore e presidente: l'uomo alla Galliani o alla Oriali per intenderci.

Poteva essere gestita meglio la situazione allenatore? No, per una volta l'Inter ha riconfermato davanti alla stampa un suo addetto prima che la stagione finisse. Probabilmente Moratti aveva già maturato questa decisione, ma al contrario degli ultimi esempi recenti di Benitez e Gasperini sono state dette bugie a fin di bene. I giocatori non si sono certo prodigati per difendere il loro allenatore, Zanetti dopo l'operazione rispose in modo freddino riguardo al suo tecnico, Guarin non ha risparmiato bordate sulla scelta di farlo giocare fuori ruolo, e infine Cambiasso con le ultime dichiarazioni: “Gli allenatori e i giocatori passano, l'Inter resta”.
La speranza ora è che al prossimo allenatore sia concessa la possibilità di sbagliare e anche perché no un po' di... fortuna. All'Inter arriva Mazzarri, un allenatore con un potere decisionale forte e con una personalità spiccata, quello che serve per rilanciare una squadra defraudata di ogni traguardo e ambizione. Per il bene dell'Inter in questo momento serve più di Stramaccioni.

Giammarco Bellotti
@Giambellotti on Twitter

venerdì 24 maggio 2013

UDINESE: "UN NUOVO BLOCCO DI SEMISCONOSCIUTI"..DI TALENTO!

I POZZO PORTANO IN FRIULI NUOVI TALENTI: SONO GIA' SEI I VOLTI NUOVI

"Un nuovo blocco di semisconosciuti" l'ha definito Franccesco Guidolin. Mentre le altre squadre inseguono nomi noti, costosi e non sempre raggiungibili, l'Udinese porta avanti il prorpio lavoro di scouting facendo arrivare ad Udine altri giovani giocatori che potranno diventare protagonisti della prossima serie A, come in passato hanno fatto i vari Isla, Inler, Asamoah e Muriel, giusto per citarne qualcuno.

Di questo "blocco" due arrivano dalla Croazia, si tratta di due classe '92 entrambi nel giro dell'Under21 croata. Il primo è Igor Bubnjic, prelevato dallo Slaven Belupo, è un difensore roccioso, alto 188 cm che fisicamente ricorda molto Domizzi.
L'altro è Frano Mlinar, centrocampista centrale, ottima tecnica, agisce da regisata davanti alla difesa nella Lokomitiva Zagabria.

Altro giovane su cui Guidolin punterà molto sarà Jadson (in alto nella foto), esterno brasiliano classe '93 proveniente dal Botafogo, che potrebbe coprire l'eventuale partenza di Basta. Sempre brasiliano, ma in arrivo dal Bologna in prestito dal Granada (club sempre in mano alla famiglia Pozzo) è il centrale Naldo, classe '88 che da gennaio ha fatto abbastanza bene in rossoblu. Anche il suo arrivo è preventivo alla possibile partenza di Benatia.

Gli osservatori dell'Udinese comunque non guardano solo all'estero, ma con interesse anche alla nostra serie B. Due giovani approderanno in Friuli dal Novara. Il primo è Bruno Fernandes (a destra nella foto),
centrocampista portoghese classe '94 che i Pozzo hanno prelevato dal Boavista, di cui DF già vi parlò qualche mese fa.
L'altro ragazzo è il ghanese Masahudu Alhassan, esterno difensivo del '92.

Ora sono un "blocco di semisconosciuti", l'anno prossimo magari varranno milioni. Dei Pozzo ci si può fidare.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

L'AVELLINO SI AGGIUDICA LA SUPERCOPPA DI LEGA PRO!

DOPO IL PAREGGIO (1-1) DELLA GARA D'ANDATA, GLI IRPINI PAREGGIANO 2-2 ANCHE NEL RITORNO GIOCATOSI A ATRAPANI E SI AGGIUDICANO IL TROFEO


Una partita tutto sommato equilibrata quella disputata ieri sera al “Provinciale” di Erice. I granata del Trapani si trovano ad inseguire l'avversario già dopo 9' quando, una disattenzione difensiva, regala il pallone ad Arini, che, con un bolide dai 25 metri, trova la rete del vantaggio biancoverde. Dopo una buona mezzora in pieno controllo per i ragazzi allenati dall'ex giocatore del Piacenza, Massimo Rastelli, il Trapani riesce ad mettere la testa fuori dal guscio, rendendosi diverse volte pericoloso sempre con Mancosu. Una prima frazione segnata, da una parte, dall'inconcludenza dell'attacco trapanese, dall'altra, invece, un Avellino più attento soprattutto dopo aver trovato la rete del vantaggio.

Nella ripresa, più volte risulta essere decisivo l'estremo difensore biancoverde Di Maio, ma al 12' non può nulla quando, un vero e proprio sbandamento difensivo, permette al centrocampista granata Spinelli di siglare la rete del pareggio. .
Con l'uomo in più l'Avellino, (espulsione del granata Filippi per doppia ammonizione) cerca la rete del vantaggio, schiacciando l'undici di Boscaglia nella propria metà campo. Vantaggio che si concretizza al 28', quando, un netto fallo di mano in area trapanese, consente a Castaldo di trasformare il penalty concessogli.
Il Trapani non ci sta e, nonostante l'inferiorità numerica, riesce a rendersi più volte pericoloso sempre con Mancosu, sfortunato e impreciso in alcune circostanze. Il pareggio è però nell'aria e si concretizza al 35' quando, proprio Mancosu, riesce a depositare la palla in rete in seguito ad un'azione di calcio d'angolo.
Il risultato non cambierà. Il 2-2 finale premia la formazione campana, che si aggiudica così la Supercoppa Italiana di Lega Pro 1a Divisione.

Entrambe le squadre hanno dimostrato di avere grinta da vendere, qualità indispensabile per affrontare un Campionato tra i cadetti della Serie B. Certo, le rose vanno integrate con elementi “di categoria”, pensando che un innesto per reparto possa tornare utile ad entrambi gli allenatori.
Nell'Avellino va segnalato di sicuro il panamense Herrera: ottima corsa, buona tecnica e soprattutto dimostra di avere personalità, facendosi trovare sempre pronto a ricever palla dai compagni, per poi provare ad innescare le punte. Dall'altra parte, ovvero sponda Trapani, la “Palma del Migliore” la vince l'attaccante Mancosu, autore della rete del 2-2 finale e di tante altra giocate offensive che hanno impensierito la retroguardia Irpina.
Il lavoro dei due tecnici, Boscaglia e Rastelli, si vede e come. Le due squadre hanno la loro identità di gioco e non esitano a metterla in pratica, con la speranza che questa voglia d'imporsi riescano ad esprimerla anche il prossimo anno in Serie B.

Ugo Mega
@Superughish (on Twitter)

NAPOLI: CON BENITEZ, MERCATO IN STILE BRITISH!

COL TECNICO PROVENIENTE DALLA PREMIER LEAGUE, SI FANNO GIA' I PRIMI NOMI: VERMAELEN, LUCAS LEIVA,TORRES E DZEKO

Con Benitez ad un passo dall'annuncio è molto probabile che le strategie di mercato del Napoli cambieranno. Vuoi perchè il tecnico spagnolo guarderà sicuramente di più alla Premier league, vuoi perchè Rafa porterà con sè oltre ad un nuovo staff, una nuova metodologia di lavoro e quindi un nuovo modulo tattico.

Dal 3-4-1-2 di Mazzarri si passerà al 4-2-3-1 col quale Benitez ha di recente conquistato l'Europa League col Chelsea. Rispetto alla formazione che ha permesso al Napoli di tornare in Champions, Maggio verrà arretrato sulla linea dei difensori, come accade quando l'esterno veneto indossa l'azzurro un po' più acceso della Nazionale. Dall'altra parte in fascia, molto più spazio avrà Armero, complice la probabile partenza del colombiano Zuniga, che ha già rifiiutato il rinnovo propostogli da De Laurentiis e conteso da Juventus e Inter.

I problemi maggiori però nascono al centro: il buco creato dalle partenze di Campagnaro e Rolando, dovrà necessariamente essere coperto con  l'acquisto di almeno un paio di giocatori. Da mesi si fa il nome di Benatia, centrale dell'Udinese seguito dai partenopei già nella scorsa sessione estiva e il cui passaggio in azzurro potrebbe essere facilitato dagli ottimi rapporti che corrono tra De Laurentiis e la famiglia Pozzo.
Per il secondo posto da coprire, il nome di Astori gira ormai da mesi; nuovo invece è quello di Thomas Vermaelen, ed è qui che entra in gioco Benitez. Il difensore dell'Arsenal e nazionale belga è un classe '85 ed ha un valore che si aggira intorno ai 10 milioni di Euro.

Altro possibile acquisto di stampo British (più o meno!) potrebbe essere il centrocampista brasiliano del Liverpool Lucas Leiva, classe '87 e con passaporto italiano che Benitez ha allenato nel suo periodo in Reds.
Sempre per la mediana, rimane caldo il nome di Radja Nainggolan, che però Cellino valuta non meno di 15 milioni di euro e per il quale il Napoli dovrà battere la concorrenza di Juve, Milan, ma soprattutto Inter.

Sempre guardando il mondo Premier, negli ultimi giorni si sono fatti i nomi di Edin Dzeko e Fernando torres, come possibili sostituti dell'ormai probabile partente Cavani.
Ovviamente molto dipenderà dalla destinazione del Matador: per Dzeko Bigon ha già sondato il terreno in un viaggio a Manchester di qualche giorno fa. Per Torres invece garantirebbe lo stesso Benitez, con il quale il Nino ha vissuto le migliori stagioni.
 Nelle ultime ore si è poi parlato anche di Mario Gomez, ma per ora, fermiaci all'inglese..

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

lunedì 20 maggio 2013

"..TRA DISCESE ARDITE E RISALITE..", LA STORIA DEL TRAPANI, NEOPROMOSSO IN SERIE B

“..LE DISCESE ARDITE E LE RISALITE, SU NEL CIELO APERTO E POI GIU' IL DESERTO, E POI ANCORA IN ALTO, CON UN GRANDE SALTO..”

Quest'estratto di “Io vorrei..non vorrei..ma se vuoi” del grande Battisti, sintetizza in maniera perfetta la storia del Trapani Calcio, neopromosso in Serie B, al termine di una stagione spettacolare.

La storia del club siciliano è segnata da fallimenti economici, fusioni con altre società trapanesi (Pro Trapani), risicate salvezze e campionati anonimi culminati con la retrocessione dalla D all'Interregionale alla fine degli anni '90. Tale declassamento acuì i problemi della società e nel giugno del 1990 il passivo debitorio mai sanato, causò il fallimento societario.
Il 22 giugno dello stesso anno, il titolo sportivo venne rilevato dall'imprenditore edile trapanese Andrea Bulgarella, che riorganizzò profondamente la struttura societaria denominandola Trapani Calcio S.p.A.
La città s'impegna a sostenere la squadra. Il nuovo progetto consiste nel raggiungere quanto prima la promozione in C2. Due secondi posti raggiunti nelle stagioni 1990/91 e 1991/92, portarono la società ad ingaggiare il tecnico palermitano Ignazio Arcoleo, non ben visto dal tifo locale per il suo trascorso al Mazara. Tifo che dovrà ricredersi in poco tempo: nel campionato 1992/93 infatti arriva la promozione in C2; nella stagione successiva, arriva l'ulteriore salto di categoria con il raggiungimento della C1, grazie anche alle 32 reti segnate dallo storico tridente d'attacco Barraco-Capizzi-VASARI.

Alla fine della stagione 94/95, conclusasi con l'eliminazione nei playoff, il tecnico Arcoleo, come anche diversi giocatori, tra cui il futuro Campione del Mondo Marco MATERAZZI, lasciano la squadra per approdare in società di categorie più prestigiose.
Al termine della stagione 1997/98, Bulgarella lascia la società retrocessa l'anno prima in C2. Da quel momento in poi, annate anonime portano alla disfatta della società trapanese passata nelle mani di un gruppo palermitano, con a capo Giuseppe Rosano.
Il 10 febbraio 2002, collezionata la quarta rinuncia durante il Campionato 2001/02, il Trapani viene radiato e fallisce. Il calcio trapanese continuò a sopravvivere grazie all'AS Città di Trapani, che militava in Eccellenza.
Il Presidente di quella società è Nino Birrittella, che decide di cambiare il nome della società in ASD Trapani Calcio. Squadra che viene ripescata per disputare il Campionato di Serie D, che riesce a concludere in maniera più che tranquilla grazie al piazzamento finale a metà classifica.
Nell'estate del 2005, Birrittella finisce in guai giudiziari a seguito della sua attività professionale. La società passa nelle mani dell'armatore napoletano e proprietario della Ustica Lines, Vittorio Morace.
Nel 2005/06 la squadra retrocede in Eccellenza, dove dovrà scontare una pesante penalizzazione di 12 punti. In quel Campionato la squadra riesce a salvarsi battendo nei Play-Out il Terrasini per 5 a 0.

Nell'estate del 2010 la squadra viene ripescata, potendo prendere parte al Campionato di C2, rinominato Lega Pro Seconda Divisione.
La società cambia ulteriormente la propria denominazione, diventando Trapani Calcio S.r.l.
Al termine della stagione 2010/11, il Trapani riesce ad ottenere la qualificazione ai Play-Off, poi persi con la Virtus Lanciano.

Il secondo anno di Lega Pro, è segnato da un'autentica cavalcata verso la promozione diretta dei ragazzi guidati dal tecnico gelese Roberto Boscaglia. A farne le spese è il più quotato Lecce, costretto ora a guadagnarsi la promozione via Play-Off.
Un girone di ritorno strepitoso per la società del Presidente Morace, forte dei 18 risultati utili consecutivi, del miglior attacco del torneo, del maggior numero di vittorie esterne e delle solo 4 sconfitte subite nel corso della competizione.
Dopo decenni di alti e bassi, nel giro di 4 stagioni, la coppia Morace-Boscaglia, riesce a portare in B il Trapani dopo essere partiti dalla Serie D. Questo va ad evidenziare il fatto che, con un progetto serio ed una sapiente guida tecnico-societaria, è possibile realizzare un sogno che sembrava impossibile. Basti pensare a dove si trovava la società quel 10 febbraio del 2002...

Ugo Mega
@Superughish on Twitter

DA TERZI A TERZO: IL MILAN CONQUISTA LA QUALIFICAZIONE CHAMPIONS AL FOTOFINISH

SOTTO DI UN GOL PER UN’ORA A SIENA, I ROSSONERI RISORGONO IN 3 MINUTI GRAZIE A BALOTELLI E MEXÈS, TERMINANDO AL 3° POSTO E OTTENENDO IL PASS PER I PRELIMINARI DELLA MASSIMA COMPETIZIONE EUROPEA

Sembrava uno scherzo del destino. Un gol di Terzi che avrebbe relegato i rossoneri quarti e la Fiorentina sul gradino più basso del podio. Per un’ora abbondante il Milan ha visto gli spettri di un possibile fallimento proprio al momento di varcare la linea del traguardo, dopo un’incredibile rimonta iniziata e completata nel girone di ritorno.

Onore al Siena, già retrocesso e capace di disputare una partita vera, ma il Milan visto ieri al Franchi è stato quasi capace di convincere se stesso di non meritare quel terzo posto tanto rincorso e desiderato. Dopo un buon inizio di partita infatti i rossoneri si sono di colpo adagiati: l’ennesima distrazione su calcio piazzato è costata il vantaggio toscano e, crème de la crème, gol numero 15 subito da palla inattiva dai ragazzi di Allegri. A volte ritornano, oseremmo dire.

Ritorna anche quel Milan pasticcione, confusionario, che si rende pericoloso complessivamente in poche circostanze con Balotelli, Robinho ed El Shaarawy ben neutralizzati da Pegolo. Ritornano le ingenuità, come l’eccesso di foga di Ambrosini che lascia i rossoneri in dieci uomini. Ritorna, però, anche la freddezza di Mario Balotelli, che si procura e trasforma il rigore del momentaneo pareggio. E, su tutti, ritorna anche al gol Philippe Mexès: rete tanto meno bella rispetto alla pazzesca rovesciata indovinata contro l’Anderlecht quanto fondamentale e capace di valere una stagione.

Inutile girarci attorno: la prestazione offerta ieri dagli uomini di Allegri è stata a dir poco insufficiente. Complici le discutibili scelte dell’allenatore livornese, che ha preferito Niang e Robinho (negativi) ad El Shaarawy e Pazzini dal primo minuto, la pericolosità rossonera in area senese è stata più bassa di ciò che ci si aspettasse. Il peso dell’attacco è terminato tutto sulle spalle di Mario Balotelli, bravissimo come sempre a lottare e difendere palloni preziosi e una volta di più decisivo. Da sottolineare anche le prestazioni di Mexès e Zapata: il colombiano è cresciuto partita dopo partita e ha dimostrato di poter meritare il riscatto del cartellino dal Villarreal.

Abbiamo parlato di principesse da conquistare e di voli verso l’Europa che conta: a prescindere da qualsiasi metafora utilizzata, il Milan ha centrato il suo obiettivo. Rischiando, soffrendo, in una partita che è stata quasi lo specchio della stagione rossonera: crollo iniziale : vantaggio senese = rimonta nel girone di ritorno : reti di Balotelli e Mexès che capovolgono il risultato. Proporzione tanto chiara quanto adatta ad un campionato del quale, complessivamente, i tifosi rossoneri possono ritenersi soddisfatti.

A bocce ferme, ora, si parlerà di futuro. A tenere banco saranno il mercato e la questione Allegri: la permanenza del tecnico toscano sulla panchina rossonera è tutt’altro che una certezza. Certezza rappresentata invece da un terzo posto intascato e da un preliminare di Champions dal quale ripartire ad Agosto: con un Milan possibilmente rinforzato e volto ad affrontare una nuova stagione. Preferibilmente, non da montagne russe…

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

P.S. : Un ringraziamento speciale al piccolo pubblico che ha sempre letto o dato un’occhiata veloce ai miei editoriali. Gesto tanto piccolo quanto importante e gratificante per me e per il gruppo di ragazzi che lavora a questo progetto. Continuate a seguirci, stay tuned! Abrazo ;) 

domenica 19 maggio 2013

STADIO SASSUOLO, SQUINZI STRAPPA I PETALI: GIGLIO O NON GIGLIO?!

IL SASSUOLO NON SA ANCORA DOVE GIOCHERA' LA PROSSIMA STAGIONE. RIMANERE AL BRAGLIA O TRASFERIRSI A REGGIO EMILIA?

Ad appena ventiquattro ore dalla storica promozione in serie A, Giorgio Squinzi, proprietario del Sassuolo, ha già iniziato a strappare i petali della margherita, pardòn del "Giglio".
L'interrogativo intorno alla squadra neroverde non riguarda l'allenatore, confermatissimo Di Francesco, ne i gioiellini della squadra, che molto probabilmente rimarranno nel comune più piccolo della serie A; riguarda invece un problema sempre più italiano: lo stadio!

Il Sassuolo ha fin qui sempre giocato al "Alberto Braglia" di Modena, lo stadio di Sassuolo infatti, l'"Enzo Ricci", non è abilitato per la scarsa capienza (4 mila spettatori) e andrebbe ricostruito. Il sindaco sassolese Luca Caselli ha però già escluso la possibilità di investimento di denaro pubblico per finanziare il nuovo impianto: "Soldi per lo stadio non ce ne sono!".
Dall'altra parte però, i rapporti con i vicini modenesi non sono facilissimi, la questione è piuttosto delicata. Al di là delle solite ragioni di tifoseria, in ballo ci sono i possibili proventi economici derivanti dalle partite del Sassuolo. E' stato calcolato infatti che nell'arco di tutta la stagione, la squadra di Di Francesco porterebbe in Emilia circa 100 mila tifosi ospiti. Tutto turismo che cola!

Qualcuno sostiene che dietro lo spostamento a Reggio Emilia ci siano addirittura fini politici: è stato tirato fuori il nome del reggiano Romano Prodi e la giunta Pdl-Lega di Caselli.
Le ultime voci danno per fatto il passaggio al "Giglio", ora "Città del Tricolore". Inaugurato nel 1995, l'impianto reggiano è stato il primo stadio di proprietà in Italia. Tiene più di 20 mila spettatori e ha una struttura all'inglese, con le tribune poste molto vicine al campo.

Il vecchio "Giglio" in questo momento è sotto curatela fallimentare e alla prossima asta, Squinzi potrebbe assicurarselo per poco più di tre milioni, facendolo così diventare "Mapei Arena".
Chiaramente i tifosi della Reggiana sono tutt'altro che entusiasti di vedere il proprio stadio colorato di neroverde e anche per questo hanno esposto striscioni di protesta anti-Sassuolo.
Squinzi deve decidere, Giglio o non Giglio, questo è il problema..

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

mercoledì 15 maggio 2013

INTER, 'TEO': UNA SCOMMESSA VINTA!

11 MILIONI PER UN CLASSE '94 SEMBRAVANO UN'ESAGERAZIONE. SEMBRAVANO..

Se arrivi ad Appiano Gentile da semi-sconosciuto e ti propongono di prendere la maglia numero 10, evidentemente non può essere un caso.  Soprattutto se fino a pochi giorni prima quella stessa maglietta veniva indossata da uno dei trequartisti più forti d’Europa, un olandese che con il nero e il blu addosso aveva vinto tutto a Milano.

Ma per Teo, come ormai lo chiamano tutti alla pinetina, non è mai stato un problema. “Il numero non conta” dice, e da quanto ha dimostrato fino a questo momento, nemmeno pesa. Personalità, voglia, qualità e costanza nelle prestazioni hanno fatto diventare il giovane croato uno dei punti fermi della formazione di Stramaccioni, che nonostante le difficoltà patite a causa degli infortuni, non ha mai potuto prescindere dal giovane ragazzo classe 94’.

Accellerazione bruciante, sterzate al limite e pallino del gioco sempre nei suoi piedi, queste le caratteristiche principali del giovanotto di Linz, piccola città austriaca che ha nel nome di Keplero il suo più illustre cittadino.
Trasferitosi a tredici anni a Zagabria, gioca per 5 anni nel settore giovanile della Dinamo dove arriva sino alla prima squadra, coronando il sogno dell’esordio in Champion’s League a soli diciassette anni.

Per lui l’Internazionale Milano ha speso 11 milioni di euro più bonus, per molti un azzardo visto la giovane età e la non conoscenza del campionato italiano: dopo 12 partite è ancora da ritenersi tale?

Davide Battistini
@DaddeBattistini on Twitter

lunedì 13 maggio 2013

VIDEO- QUELLA DEL WATFORD E ALTRE QUATTRO IMPRESE ALL'ULTIMO SECONDO

CINQUE ESEMPI DI CHI CI HA CREDUTO FINO ALLA FINE


Ci sono alcune partite che spiegano perché il calcio sia lo sport più bello e più seguito del mondo, gare che sono l’essenza stessa di questo sport, così crudele con i vinti ma altrettanto fantastico con i vincitori. E niente come una vittoria all’ultimo respiro esalta un tifoso, perché lì, in quei momenti si passa nel giro di un attimo dalla disperazione al toccare il cielo con un dito e, infondo, è proprio questo che rende il “football” qualcosa di più di un semplice gioco.

Noi di Discovery Football, ispirati dalla straordinaria rimonta del Watford di Gianfranco Zola, abbiamo deciso di raccontarvi e farvi vedere 5 dei più bei finali della storia del calcio recente.

5) Stamford Bridge, 6 maggio 2009, si gioca il ritorno della semifinale di Champions League tra i padroni di casa del Chelsea e il primo Barcellona di Guardiola. All’andata i blues bloccano i catalani con un pareggio senza reti, a Londra passano subito in vantaggio gli inglesi con una gran botta di Essien dopo 9’. Ma quando tutto sembra perduto ci pensa Andres Iniesta a segnare il gol che permette di volare verso la coppa di Roma. Una delle reti più importanti della storia blaugrana, quella che ha dato inizio a tutta la favola del Barça di Pep Guardiola.




4) Non potevamo non inserire la pazza gara del Watford. Ritorno della semifinale playoff di Championship, la nostra Serie B per intenderci, i ragazzi di mister Zola, dopo aver perso l’andata 1 a 10sono avanti in casa con lo stesso risultato. Al 96’ l’arbitro assegna il rigore che potrebbe spegnere ogni speranza di promozione. Ma in quel momento qualcuno da lassù decide di regalare a questo gioco una delle più belle sceneggiature mai scritte: il portiere para il rigore, contropiede, gol che regala al Watford la finale di Wembley. Apoteosi. 



3) Il Milan ora non potrebbe vantare sette Champions League se una sera di aprile di dieci anni fa Pippo Inzaghi non avesse segnato uno dei gol più importanti della sua vita rossonera. Minuto 93’, Milan-Ajax ferma sul 2 a 2, con gli olandesi favoriti dal risultato che stava maturando fino a quel momento. Ultimo assalto, lancio dalla difesa di Maldini, Ambrosini spizza di testa, mette Inzaghi davanti alla porta che implacabile (insieme alla complicità di Tomasson) firma il gol della qualificazione.



2) Il finale di Manchester City-Qpr vale un’attesa durata ben 44 anni? Beh, probabilmente molti tifosi dei Citizens risponderanno di si. Sotto 2 a 1 a 3 minuti dalla fine i ragazzi di Mancini fanno impazzire l’Etihad con i gol di Dzeko al 91’ e Aguero al 93’, diventando campioni d’Inghilterra per la terza volta. Tra quarant’ anni i tifosi del City racconteranno ancora ai loro nipoti di come hanno fatto piangere “il maledetto United”. 



1) C’è qualcosa di meglio che vincere una Champions League per una squadra di club? Probabilmente no. Ma alzarla dopo una partita come quella di Barcellona forse fa godere ancora di più. Maggio 1999, i ragazzi di Ferguson, alla ricerca di una coppa che manca dai tempi di George Best, trovano di fronte il Bayern di Effenberg e Matthaeus. Dopo pochi minuti Basler porta in vantaggio i tedeschi, i quali resistono a tutti gli attacchi dei Red Devils fino ai minuti di recupero, quando, in due minuti, Sheringham e Solskjaer portano la coppa verso Manchester. Per importanza, la partita più pazza di sempre.




Nicolò Smerilli
@NiSmerilli on Twitter

"OPERAZIONE ANTI TONFO": GAME OVER!

SALVO IL GENOA, SARANNO SIENA E PALERMO A FARE COMPAGNIA AL PESCARA NEL PROSSIMO CAMPIONATO CADETTO

Alla fine riesce a salvarsi il Genoa del Presidente Preziosi. Pareggia in casa contro un Inter che non aveva più nulla da chiedere a questo Campionato, se non che si concludesse prima possibile. Ci siamo sempre chiesti come sia stato possibile che, una squadra come il Genoa, con determinati elementi in rosa, si sia trovata a combattere per la salvezza. La risposta si può facilmente trovare, oltre che nell'annata storta, in alcune scelte societarie alquanto discutibili: una su tutte, l'arrivo di Lo Monaco per ricoprire il ruolo di DS, che, dopo aver fatto il mercato invernale, lascia la squadra.
Alla fine però, con Ballardini in panchina, la squadra riesce a dare qualche segnale di ripresa, riuscendo alla fine a mantenere la categoria.

Le lacrime di Miccoli, dopo la sconfitta casalinga contro l'Udinese, effettivamente avevano un senso. Per il Palermo ieri │ arrivata la certezza della retrocessione in B. Perde al "Franchi" contro una Fiorentina ancora in corsa per il 3ᄚ posto, complice anche il pareggio tra Milan e Roma nel posticipo. Zamparini fa "Mea Culpa", ammettendo di non aver allestito una squadra davvero competitiva per un Campionato di Serie A. Poi il solito vizio della rotazione dei tecnici alla guida della squadra, ha fatto il resto: rosanero in B dopo BEN 9 anni.

Infine il Siena. I ragazzi di Iachini, se non contassimo la penalizzazione di 6 punti, si sarebbero giocati la permanenza in A fino all'ultima giornata, probabilmente non perdendo le ultime 5 partite, o almeno non tutte. La rincorsa fatta dai toscani, ha sottratto le energie alla squadra che alla fine non è riuscita a salvarsi.

Restano da definire gli ultimi verdetti di questa stagione, soprattutto per quanto riguarda i piazzamenti europei. L'unica cosa certa è che dal prossimo anno non ci saranno Palermo, Siena e Pescara in un Campionato segnato dalla mediocrità vista la salvezza raggiunta a 37 punti, al contrario di quella LEGGENDARIA quota 40 che ad oggi proietterebbe una squadra quasi a metà classifica. 

E' PARADOSSALE che, se il Campionato si fosse concluso ieri, il Genoa di turno di sarebbe salvato anche facendo 33 punti, una vera e propria miseria se si vanno a confrontare le classifiche delle ultime 10 stagioni. Da qui il nostro titolo, parafrasando proprio un reality-show del passato, perchè retrocedere quest'anno è stato un autentico TONFO.

Ugo Mega
@Superughish on Twitter

MILAN E ROMA NON SI FANNO MALE: A SAN SIRO FINISCE 0-0, LA CORSA CHAMPIONS SI DECIDERA’ ALL’ULTIMA GIORNATA

IN UN MATCH SEGNATO DALL’EQUILIBRIO E DAL NERVOSISMO LA SQUADRA DI ALLEGRI SPRECA IL PRIMO MATCH POINT: A SIENA SERVIRA’ VINCERE PER CONCLUDERE IN TERZA POSIZIONE

Fino alla fine. Fino all’ultima giornata di campionato. Si deciderà in contemporanea tra Siena e Pescara, già retrocesse entrambe, il futuro di Milan e Fiorentina: sarà Champions o Europa League? Chi vivrà, vedrà.

I Men in Gold per l’occasione avevano un importante match point sulla racchetta: a San Siro arrivava una Roma reduce sì dall’inatteso K.O. interno contro il Chievo ma pur sempre avversario temibile e di spessore. I giallorossi avevano la chance di essere l’unica squadra in grado di vincere entrambi i match in stagione contro il Milan, dopo il 4-2 dell’andata:la partita del Meazza, tuttavia, si è rivelata nel complesso equilibrata e priva di grandi emozioni. Sorvolando sulla solita idiozia razzista nei confronti di Balotelli che ha provocato la sospensione del match e che difficilmente vedremo terminare a meno di reali e forti prese di posizioni, lo 0-0 è sembrato un risultato più che corretto.

Due espulsioni di Muntari e Totti (corrette) a parte, il match ha visto i giallorossi tentare più conclusioni verso la porta di Abbiati, che ha sempre risposto presente nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa. Sul Milan, poco da dire: condizionati dall’uomo in meno dal 41’ del primo tempo, i rossoneri hanno ovviamente faticato a costruire gioco senza peraltro subire troppo da una Roma poco incisiva davanti.

Davanti a molteplici espressioni di malumore da parte di tanti tifosi rossoneri dopo il pareggio di ieri sera ci sarebbero un paio di considerazioni da fare.

Il primo punto è chiaro: come già ribadito, giocare in 10 vs 11 non è mai ovviamente semplice, a maggior ragione contro una squadra che può vantare un trio come quello formato da Totti, Osvaldo e Lamela davanti. Ciò che risulta indiscutibilmente vero è che il Milan non abbia mostrato il giusto approccio sin dal primo minuto, situazione già vissuta più volte in questa stagione. Chiudere il discorso terzo posto con una giornata d’anticipo sarebbe stato importante: ai rossoneri toccherà espugnare Siena per ottenere la qualificazione ai preliminari di Champions.

Punto numero due: le lamentele sulla squadra si susseguono e non si sono mai placate, a maggior ragione dopo la prestazione offerta dai ragazzi di Allegri ieri. Ma guardando in faccia la realtà, la rosa del Milan è sempre stata la stessa da inizio stagione, con l’unica, fondamentale addizione che porta il nome di Mario Balotelli nel mercato di Gennaio. Che l’unico uomo in grado di dare tecnica e qualità alla linea mediana milanista fosse Riccardo Montolivo si sapeva da tempo: normale che, in sua assenza, il centrocampo fatichi ad impostare e ad accompagnare le azioni offensive, data la staticità di Ambrosini (non proprio più un giovincello…) e Muntari. Non una novità. La speranza dei tifosi rossoneri è che Adriano Galliani, a campionato quasi terminato, abbia capito come completare questa squadra, soprattutto a centrocampo e in difesa.

Difesa che ieri, soprattutto centralmente, ha disputato una buona partita, con Zapata e Mexès sempre autori di ottime chiusure. Prestazioni convincenti a metà, invece, sugli esterni: De Sciglio è apparso in calo mentre Constant, dopo un primo tempo confusionario, ha disputato una buonissima ripresa. A centrocampo il migliore è stato il solito Flamini mentre davanti Balotelli ed El Shaarawy hanno lottato ma non inciso.

Sarà Siena, dunque, il crocevia della stagione rossonera. Tre punti per un terzo posto: la ricorrenza di quel numero 3, tanto caro a qualcuno come Dante che proprio in terra toscana nacque e acquisì fama e traguardi importanti. Come quelli che vorrebbe ottenere il Milan: in questo caso il Sommo Poeta perdonerà l'inferno rossonero, ma la sua Firenze dovrà essere tenuta lontana...

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

domenica 12 maggio 2013

UN LALLALÀ, QUESTO È IL VALZER DEL..MAZZARRINO..

DALLA SCELTA DEL TECNICO TOSCANO DIPENDE IL FUTURO DI PIÙ ALLENATORI

"Il vento suonava un bel valzerino, così il..MAZZARRIno si mise a ballar.."
Basterà una prima nota perché il ballo che vede in pista sei allenatori e sei società, stravolga il volto della nostra serie A.

Com'è intuibile molto dipenderà dal primo passo di Valzer (ops!) Mazzarri; il tecnico toscano sembra aver capito che, complice l'ormai probabile partenza di Cavani, il suo ciclo a Napoli è finito. Meglio cingere ai fianchi una nuova compagna, la Roma, per tre anni (2,2 mln a stagione) che la vecchia per due (3,5 l'anno, la proposta di De Laurentiis).

In conseguenza della scelta di Mazzarri, piroetteranno gli altri tecnici. Per "portare" la ballerina partonepea i candidati sono vari, primo fra tutti Vincenzo Montella, napoletano di nascita e ballerino che ha saputo far volteggiare benissimo le proprie precedenti compagne, che fossero vestite di rosso azzurro o di viola.
Il nome dell'Aeroplanino é stato accostato anche all'Inter, non più così sicura di volersi affidare ancora alle mani di Stramaccioni.

Altro nome papabile per la dama di De Laurentis a questo punto diventa quello di Max Allegri, dato
molto vicino alla Roma fino a qualche settimana fa, potrebbe invece lasciare la pista da ballo di Milanello per quella di Castel Volturno, considerando anche le continue critiche arrivategli dal coreografo di Arcore.
Dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Allegri però ("Non parlo del futuro perché sono sposato con il Milan") si capisce come nemmeno l'Acciughino sappia su quale panchina andrà a sedersi.
Non dimentichiamoci infine di Francesco Guidolin, che sebbene abbia detto di voler rimanere a Udine, ha anche aggiunto che comunque si sentirebbe all'altezza di guidare una piazza importante come quella Napoletana.

Come vedete la pista è pronta, ci sono anche i ballerini, non resta che fare le coppie..un lalla un lalla un lallalà..

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

venerdì 10 maggio 2013

RIVER PLATE, A. BALANTA: NOVE ANNI DOPO FALCAO, UN ALTRO COLOMBIANO FA SOGNARE IL MONUMENTAL!

UN MIX ESPLOSIVO DI ABILITA' TECNICO-TATTICHE E DOTI FISICHE, L'ARGENTINA SI INNAMORA DI BALANTA

Nove anni dopo, un altro colombiano fa sognare il Monumental. Se nel 2001 a far impazzire l'hinchada River Platense ci pensava un giovanissimo, ma promettentissimo Radamel Falcao Garcia. Oggil la Banda più famosa d'Argentina si gode una delle maggiori rivelazioni di questo "Torneo Final". Nato a Bogotà il 28 febbario 1993: Eder Alvarez Balanta.

Si tratta di un difensore centrale, calcia di mancino ed è un giocatore massiccio, fisicamente impressionante, non tanto per la mole (1,81 cm x 78 kg.) quanto per le doti atletiche: velocissimo nei recuperi e roccioso in marcatura.
Cresciuto nell'Academica Compensor, dove iniziò terzino, nel 2011 dopo un provino per il River, viene immediatamente tesserato dai Millonarios.
Con le giovanili del club di Buenos Aires, nel 2012 è uno dei protagonisti della vittoria della Copa Libertadores Under 20.
Matias Almeyda, ex centrocampista di Lazio e Inter e allora allenatore del River, si accorge subito di lui. Il colombiano viene promosso in prima squadra, dove si confronta con campioni del calibro di David Trezeguet, Fernando Cavenaghi e Alejandro Dominguez.

Dopo qualche mese arriva anche l'esordio in Primera Division, nella gara dello scorso aprile vinta dalla Banda per 2-0 sul Racing de Avellaneda. Viene immediatamente riproposto titolare da Ramon Diaz nelle gare seguenti, con ottimi risultati visti anche i due gol segnati dal ragazzo di Bogotà a Godoy Cruz e Quilmes.
Al di là delle doti fisiche, questo giocatore stupisce per le qualità tecniche e tattiche. Molto bene in impostazione così come nell'anticipo e nel colpo di testa. A soli vent'anni dimostra una personalità da giocatore esperto, grazie al quale è in grado di guidare con autorevolezza l'intero reparto arretrato.

Su di lui si stanno posando gli occhi di mezza Europa. Il Milan sembra essersi mosso per tempo: dopo Yepes, Zapata e Vergara, un altro colombiano potrebbe vestire il rossonero. Con una piccola differenza, questo dopo 9 anni, fa sognare il Monumental.

Davide Bernardi
@DavideBernardi

giovedì 9 maggio 2013

SI AVVIA VERSO LA CONCLUSIONE IL NOSTRO REALITY SHOW SULLA LOTTA SALVEZZA


IL SIENA DOVREBBE ESSERE LA PRIMA SQUADRA CHE LA MATEMATICA HA QUASI CONDANNATO A FAR COMPAGNIA AL PESCARA. INTANTO A PALERMO, IL CAPITANO MICCOLI A FINE GARA, SCOPPIA IN UN PIANTO CHE SA TANTO DI SERIE B

Cominciano ad uscir fuori i primi, e pesanti, verdetti per quanto riguarda la lotta per la salvezza. Un Milan, come ha scritto il nostro Nobilini, che passeggia sulle macerie di un Pescara matematicamente in B dalla scorsa giornata. Non ci stancheremo mai di affermare quanto, la compagine abruzzese, non si sia dimostrata all'altezza di un Campionato di Serie A.

Il Siena perde il derby toscano contro la Fiorentina di Montella per 1 a 0. Viola che a due turni dalla fine della stagione, rimangono virtualmente in corsa per un 3° posto che varrebbe l'ingresso in Champions via preliminari. Milan però avanti di 4 punti e che, battendo alla prossima la Roma, potrebbe festeggiare quel piazzamento in classifica che all'8a giornata era una vera e proprio utopia.

Tornando alla lotta salvezza, a Palermo si verifica un vero dramma sportivo: rosanero sconfitti in casa dall'Udinese sempre più vicina alla qualificazione per l'Europa League del prossimo anno. I ragazzi di Sannino si sono trovati sempre ad inseguire i friulani sul risultato, ma, una volta agguantato il pari all'81' con Hernandez, un errore di Sorrentino 2' più tardi consente a Benatia di riportare i bianconeri in vantaggio. Il risultato non cambierà più e sulla squadra del Presidente Zamparini, comincia ad alitare pesantemente il fantasma della retrocessione. A fine gara, le lacrime di Miccoli, danno quel tocco di romanticismo al gioco del pallone. Romanticismo che sfocia anche nelle parole del Capitano rosanero, il quale ha dichiarata la sua intenzione di restare anche con la squadra in B.

Passiamo a quello che doveva essere il match-clou per quanto riguarda la zona calda della classifica: Torino-Genoa. Avevamo già scritto dell'importanza di questa partita, ma ciò che si è visto in campo non ha per niente mantenuto le aspettative. Squadre più preoccupate a non perdere che a cercare di vincere, rispecchiando quanto visto sul rettangolo di gioco anche sul risultato finale di 0 a 0. Certo, la sconfitta del Palermo trasforma il pari tra le due squadre in un punto preziosissimo guadagnato da entrambe, ma i fischi finali degli spettatori presenti all'Olimpico di Torino, fanno capire che lo spettacolo non è stato per nulla gradito dai paganti.
Raggiungono finalmente la matematica salvezza Sampdoria e Atalanta. I liguri pareggiano in casa contro il Catania, mentre i bergamaschi, pur perdendo in casa contro la Juventus, complici anche i risultati arrivati dagli altri campi, si guadagnano la permanenza nella massima serie per il prossimo anno.

La nostra “OPERAZIONE ANTI TONFO” si avvia verso la conclusione, tra colpi di coda e ribaltoni, rimane ancora una squadra da depennare per la Serie A 2013/14 e anche se l'aritmetica non ha ancora dato il suo responso definitivo, in giro per l'Italia c'è già chi piange.

Ugo Mega
@Supeughish (on Twitter)

EDITORIALE INTER: LE DODICI FATICHE DI MORATTI


TRENTAMILA QUESTIONARI SONO STATI DISTRIBUITI FUORI SAN SIRO CON LA SPERANZA DI AVERE RISPOSTE DA MASSIMO MORATTI IN MERITO ALLA SITUAZIONE ATTUALE DELL'INTER

"Non abbiamo mai contestato la squadra, ora vogliamo risposte", "Lei ama l'Inter, noi amiamo l'Inter" e "Volontà costruttiva ed obiettiva". Queste sono le premesse fatta dalla curva prima di esporre, tramite striscioni e questionari, le domande a cui Moratti "dovrebbe" rispondere. Noi di Discovery Football vi proponiamo il contenuto dei volantini:

1) Secondo lei perché tutto lo stadio ha applaudito i recenti striscioni della Curva riguardanti la società?
2) Perché sono stati messi in discussione gli stessi medici con cui abbiamo vinto il Triplete?
3) Perché il progetto di svecchiare la squadra comporta la vendita dei giovani già presenti in rosa o provenienti dalla nostra Primavera?
4) Che senso ha svendere sempre i nostri giocatori?
5) 2010-2013. Dal tetto del mondo si è crollati alla situazione attuale. A fronte dell'esempio di altri club europei crede che la causa sia tutta da attribuire ai giocatori e allenatori di questo periodo?
6) Come mai la società è sempre passiva di fronte a ogni attacco mediatico?
7) All'Inter c'è sempre un colpevole da mettere in piazza e una fuga di notizie mai vista in altri club. Non sarebbe opportuno avere nella dirigenza un "uomo forte" capace di trasmettere il senso di appartenenza, gestire tutte le situazioni societarie e "mettere" la faccia" a difesa della società?
8) Perché non è mai stato spiegato il reale motivo dell'allontanamento di Oriali dalla Dirigenza?
9) Perché si dice che la società Inter sia come una grande famiglia quando la realtà è l'esatto opposto? Non si è accorto che tutti pensano a se stessi e alla propria poltrona?
10) Come si fa a permettere che la seconda maglia dell'Internazionale sia rossa se si è interisti?
11) Si diceva che il suo sogno era la Champions come suo padre... ora si dice che l'altro suo desiderio sia lo stadio nuovo... Va bene, ma l'Inter?
12) Perché chi va via dall'Inter parla sempre bene di Lei... ma male dell'Inter?

Insomma, si prospetta una vera faticaccia per il Presidente nerazzurro che potrebbe realmente rispondere, almeno in parte, ai quesiti dei tifosi delusi e amareggiati per gli ultimi risultati.
Ho usato il verbo “potrebbe” perché all’Inter si sa: tutto può succedere. Può succedere che il massimo dirigente risponda per filo e per segno a tutte le domande, può succedere che sbotti e non rilasci dichiarazione e potrebbe succedere che venda la società. Nei giorni scorsi sono circolate voci su un una presunta offerta di un gruppo malesiano, prontamente rispedita al mittente, per acquistare l’Inter, chissà se ci possano essere ripensamenti in casa Moratti. Intanto per adesso filtra una dichiarazione (non documentata con audio e video) da parte del patron nerazzurro a Mediaset e Sky: “Se fossi un tifoso me le farei anche io certe domande”.

Gli autori di questo documento, oltre a non aver tenuto in considerazione il fatto che allo stadio sicuramente non c’erano 30000 tifosi, non hanno tenuto conto che molte domande si contraddicono tra di loro, come ad esempio non è giusto chiedere perché ci siano fughe di notizie dallo spogliatoio o dai dirigenti e poi chiedere di spiattellare pubblicamente tutte le dinamiche che avvengono in una squadra, in una famiglia o una azienda. Inoltre rinfacciare il voler vincere la Champions o fare uno stadio nuovo non sembra essere corretto, visto che è il dovere di ogni presidente di ogni grande squadra puntare su tali obiettivi.

Alcune domande sono di facili risposte, come quella sullo staff medico, sono passati tre anni dal triplete e l’età media della squadra si è alzata aumentando la possibilità di infortuni e ricadute.
Altri quesiti sono molto interessanti, ogni sportivo se le è poste almeno una volta: perché si dice di puntare sui giovani e si vendono talenti come Coutinho e Livaja? Che senso ha svendere i giocatori? Ma soprattutto come è possibile passare dal tetto del mondo a questa situazione?

Sono tutti interrogativi intelligenti e a cui sarebbe bello avere risposte, ma intanto nel post partita di Inter-Lazio è stato mandato per l’ennesima volta il “povero” Stramaccioni in pasto ai media al posto di far parlare i dirigenti-fantasmi nerazzurri. Il giovane allenatore romano quest’anno è stato chiamato a presenziare a interviste che non riguardavano aspetti tecnici come per esempio le vicende di mercato riguardanti Coutinho e Sneijder o comportamentali nella vicenda Cassano. Sarebbe stato opportuno una figura alla Galliani e o alla Baldini, figure forti sempre pronte a metterci la faccia.

Giammarco Bellotti
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