Alzi la mano chi ieri pomeriggio avrebbe detto che giocatori e tifosi rossoneri sarebbero usciti imbattuti e con un pizzico di amarezza dalla supersfida di San Siro. Eppure il verdetto emerso dal terreno di gioco è di quelli che lasciano pochi dubbi: la gara di ieri si poteva e si doveva vincere. Detto così, potrebbe risultare quasi un atto di lesa maestà alla squadra che da almeno un quinquennio impartisce lezioni di calcio in ogni angolo d' Europa, eppure ieri sera i blaugrana sembravano aver lasciato in Spagna la fama di extraterrestri con la quale sono stati etichettati, e si sono presentati al Meazza in "vesti" umane. Certo, il predominio nel gioco e nel possesso palla è stato palese, ma i ragazzi di Pep Guardiola non hanno quasi mai dato la sensazione di poter far male alla retroguardia milanista, la quale ieri sera ha sfoderato una prestazione davvero encomiabile.
Alla
vigilia Massimiliano Allegri aveva un po' giocato in conferenza stampa
affermando che i suoi avrebbero sfoderato una partita d' attacco, ma era
evidente che stesse dicendo una piccola bugia, almeno per due motivi.
Innanzitutto per esperienza personale, maturata nelle due gare della
fase a gironi: un Milan davvero attento e prudente riuscì a strappare un
preziosissimo 2-2 in terra catalana, mentre un Milan più sereno (grazie
alla qualificazione già raggiunta) e più propositivo incassò un 2-3 in
casa, che sicuramente aumentò l' autostima dei giocatori ma portò zero
punti in classifica. In secondo luogo, per esperienza altrui:
tralasciando il campionato spagnolo, dove tolte tre-quattro formazioni
il resto è un elogio alla mediocrità, in campo europeo negli ultimi anni
probabilmente c'è stata una sola squadra che è riuscita a impensierire
la macchina perfetta catalana, ovvero l' Inter di Mourinho in quel
famoso 3-1 nella semifinale d' andata 2009/2010. La classica eccezione
che conferma la regola, verrebbe da dire, e qui per regola intendiamo la
legge non scritta secondo cui se vuoi aver salva la pelle contro il
Barcellona devi disputare una gara ai limiti dell' accortezza e, se gli
uomini a disposizione te lo permettono, affidare la fase offensiva a
contropiedi rapidi e quanto più possibile mortiferi. E il Milan visto
ieri sera sembrava aver recepito alla perfezione le due fasi del piano
"anti-blaugrana": squadra corta, pressing spesso e volentieri alto per
sfruttare le qualità non eccelse dei quattro difensori e ripartenze
veloci e pungenti. Tuttavìa ai vari Boateng, Robinho e Ibrahimovic non
devono aver spiegato il significato del termine "mortifero" di cui
sopra: la doppia occasione del ghanese e del brasiliano prima (clamorosa
quest' ultima) e dello svedese poi avevano dato un energico scossone
alle certezze degli spagnoli, ma i rossoneri non sono stati bravi ad
approfittarne in seguito e, a conti fatti, si sono rivelate le uniche
due occasioni (eccezion fatta per un incursione di Emanuelson nel
secondo tempo vanificata da un errato controllo di palla) della partita,
ma che occasioni! I rammarichi dei milanisti si basano soprattutto su
questi errori, che in sfide come questa non dovrebbero assolutamente
capitare, e si augurano che a questo punto non diventino decisivi per il
passaggio del turno. Le note positive della serata arrivano invece dal
centrocampo in giù: da Abbiati a Seedorf passando per Bonera e
Ambrosini, difficile trovare qualcuno che non si sia dannato l' anima
per arginare le folate di Messi & Co., e non è un caso che la stessa
Uefa abbia nominato Luca Antonini come uomo-partita.
Un'
altro rimpianto che, almeno fino alle 22.45 di martedì, sarà fisso
nelle menti dei tifosi rossoneri è il tasto dolente delle assenze, con
il quale ormai hanno imparato a convivere da inizio anno ma che mai come
adesso sembra penalizzante. Come sarebbe finita con tutti gli effettivi
a disposizione di Allegri e con quelli che rientravano proprio ieri in
condizioni migliori? Difficile, se non impossibile dirlo, ma una cosa è
certa: al tecnico livornese va rivolto un enorme plauso per come si sta
barcamenando in questo mare di infortunati. Con una media di dieci
infortunati a partita, sta riuscendo ogni volta a schierare una
formazione in grado di competere con l' avversario, e non ce ne vogliano
gli Ibra o i Thiago Silva, ma se il Milan dovesse riuscire ad alzare un
trofeo a Maggio, gran parte del merito sarebbe sua. A questo punto,
appaiono quasi fuori luogo le lamentele di Berlusconi durante e dopo la
partita di ieri sera. E' vero che, come ha detto lui, "sta studiando per
tornare presidente" e quindi probabilmente vuol mandare un segnale di
presenza a tutti i tifosi rossoneri, ma le continue frecciate rivolte
all' allenatore sembrano davvero eccessive. Il Presidente dovrebbe
capire che il tempo del Milan di Sacchi, che irretiva gli avversari col
bel gioco proprio come fa il Barcellona oggi, è passato e che talvolta
bisogna preferire la spada al fioretto, se è questa l' "arma" che può
portare alle vittorie. I più attenti, o i più maligni a seconda dei
punti di vista, stanno già facendo notare che Berlusconi assunse lo
stesso atteggiamento anche nei confronti del buon vecchio Alberto
Zaccheroni a cavallo tra anni 90 e 2000 (e sappiamo tutti come andò a
finire): se queste impressioni fossero tutte giuste, non resta che
sperare che Galliani faccia rinsavire il Cavaliere, lui che, invece,
stravede per il tecnico toscano.
Una nota a
margine, che non coincide esattamente con il calcio giocato, va fatta
per parlare delle lamentele mosse dai giocatori blaugrana nel post
partita ad arbitri e terreno di gioco. Ad inaugurare il valzer c' ha
pensato Guardiola che, da vecchia volpe qual' è, ha fatto notare come
"Milan e Inter meriterebbero terreni di gioco più consoni al loro
blasone". E' stato poi il turno dei vari Piquè, Puyol e Xavi, i quali,
supportati da alcuni quotidiani catalani, hanno rincarato la dose,
ipotizzando addirittura un "complotto" ai loro danni, sia da parte degli
addetti al campo che non l' avrebbero innaffiato volontariamente, sia
da parte dell' arbitro che avrebbe fatto di tutto per sfavorirli,
definendosi stanchi per le continue ingiustizie che stanno subendo anche
nella Liga. Ed è notizia di oggi che la società catalana presenterà
all' Uefa un atto formale per denunciare le condizioni del campo. Mah...
Cosa
aspettarsi nella gara di ritorno? Beh, non ci sorprenderemmo più di
tanto se questa dovesse ricalcare la partita d' andata. Il Milan vola in
Spagna consapevole che gli basterebbe la vittoria (dici niente!) o
anche un pareggio con gol, mentre il Barcellona passerebbe il turno solo
vincendo, con qualsiasi tipo di punteggio. Martedì le due squadre si
affronteranno addirittura per la quarta volta in stagione e l'
impressione è che il gap mentale si sia assottigliato. Per colmare
quello tecnico invece ci vorrà ancora del tempo e non basteranno i
recuperi di diversi giocatori infortunati, ma questo è un discorso
estendibile a qualsiasi squadra europea, e quindi ben venga l'
arroccamento dietro la linea della palla e il contropiede se solo così
si può raggiungere la semifinale. Con buona pace degli esteti del
calcio, Berlusconi in primis.
Nicolò Scotucci
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