“O’ Soldado sciroccato”. O, se preferite, “o’ Soldado
sciagurato”. Calza proprio a pennello, in questo caso, la ripresa del titolo di una delle
più celebri canzoni in lingua napoletana, sperando che colui che la compose, il
poeta Aniello Califano, non si rivolti troppo nella tomba per l’accostamento. Calza
a pennello, si, se concentriamo il nostro pensiero sul centravanti e capitano
del Valencia Roberto Soldado, che in una sola settimana si è reso protagonista
di ben due gesti folli e clamorosi.
E’ andato fuori di matto, ha perso il senno Soldado, per
forza, è inevitabile. Perché altrimenti non si spiegherebbe come possa essere
arrivato a compiere delle sciocchezze simili. Per carità, chi segue il calcio e
chi lo ha praticato nella sua vita sa che a volte pressione e trance
agonistica, uniti a rabbia e delusione per una giornata storta e particolare,
possono giocare brutti scherzi. Possono far saltare i nervi e causare delle reazioni,
che tuttavia non possono essere tollerabili se sfociano poi in qualcosa di più
di un semplice litigio o diverbio. Come in questa circostanza, in cui l’attaccante
ex Real Madrid ha chiaramente esagerato nel suo comportamento, a maggior
ragione privo di alibi se consideriamo un brutto precedente che già macchiò la
sua carriera calcistica: nel 2008, quando ancora militava nel Getafe, si fece
espellere per una testata rifilata al difensore e suo connazionale Carlos
Marchena.
Analizziamoli allora i due episodi incriminati. Il primo
risale ad una settimana fa, allo scorso weekend di Liga spagnola. Siamo alla decima
giornata, al “Mestalla” di Valencia va in scena lo scontro tra i padroni di
casa e l’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone, ancora imbattuto finora in
questa stagione e primo in classifica insieme al Barcellona. Il match si mostra
fin da subito molto tattico e bloccato, oltre che abbastanza cattivo (a fine
gara il taccuino dell’arbitro Teixeira annoterà otto cartellini gialli ed uno
rosso). Protagonista assoluto dell’incontro e della vittoria finale della sua
squadra per 2-0 è, nel bene e nel male, proprio lui, il numero 9, Roberto
Soldado: suo il gol dell’1-0 al ventesimo del primo tempo, con una girata al
volo di destro semplicemente fantastica, che conferma ancora una volta la
grandezza e il valore del giocatore (mai messi in dubbio); suo, allo stesso
tempo, anche il gesto peggiore della serata, un gesto sciagurato e vergognoso,
tanto inaspettato quanto violento. Vittima sacrificale in questo caso il
fenomeno colombiano Radamel Falcao, che intorno al quindicesimo minuto, ancora
sul punteggio di 0-0, è costretto, per colpa di una scarpata in viso, ad uscire
dal campo col volto mezzo insanguinato, per poi rientrare e giocare di fatto
l’intero match con una vistosa fascia rossa a coprirgli la fronte. Un pestone
selvaggio quello di Soldado, naturalmente non visto dall’arbitro e ,di
conseguenza, non sanzionato. Un pestone che, a fine gara, lo spagnolo dichiarerà
non voluto e casuale, anche se francamente le immagini sembrano inequivocabili.
Chissà, Soldado avrà pensato che fosse l’unico modo per fermare El Tigre…guardate
voi stessi come lo ha ridotto…e pensare che Falcao gli stringe pure la mano!
La seconda “prodezza” di questa nera settimana, invece, trova luogo e spazio nell’ultimo turno di Champions League appena giocato, che ha visto il Valencia regolare un po’ a fatica i bielorussi del Bate Borisov per 4-2. Anche stavolta, prima di realizzare la sua solita rete personale, curiosamente ancora intorno al quindicesimo minuto e con il punteggio fissato sullo 0-0, il bomber iberico perde la testa e, all’improvviso, scaglia con forza un pugno nello stomaco del terzino sinistro del Bate, Maksim Bordachev. Il motivo della reazione non si capisce molto bene, sta di fatto che la recidività dello spagnolo lo condanna in ogni caso. Due indizi d’altronde fanno una prova, soprattutto se raccolti in soli cinque giorni. Forse bisognerebbe richiamarlo un attimo alla calma, in Spagna direbbero: “Chico, se necesita un poco de manzanilla”. O camomilla, come direbbe la mia nonna.
Dario Di Noi
@DarDinoRio
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