Dei quattro derby giocati in questa Serie A, quello di Torino è sicuramente il più impari; troppa la distanza tra le due società, sia dal punto di vista tecnico che economico. Eppure sabato fino a quell'intervento assassino di Glik, i granata non stavano affatto demeritando e, anzi, erano gli unici ad aver avuto una chiara occasione da gol con Meggiorini. Dopo il 36', minuto dell'entrataccia del polacco ai danni di Giaccherini, il copione è cambiato del tutto e da lì in poi è stato un monologo bianconero, in cui il Toro non poteva che essere la vittima sacrificale. Con il cuore e con l'aiuto di Pirlo i granata hanno però resistito dignitosamente per 57 lunghi minuti, fino a quando proprio un torinese doc come Marchisio ha buttato il pallone alle spalle di Gillet, siglando la prima delle tre reti della vittoria. Da lì in poi non c'è stata letteralmente partita, con la squadra di Ventura incapace per molto tempo di superare la metà campo.
Buona la prestazione di squadra; capiamoci, niente a che vedere con quella offerta contro il Chelsea, ma alcuni segnali sono stati incoraggianti. Il Torino di ieri, seppur in dieci, è parso a tratti molto simile alla Lazio di due settimane fa: arroccato e attento in difesa e pronto a sfruttare un eventuale sbavatura bianconera. Ma mentre contro i biancocelesti, complice la sfortuna e un super Marchetti, la Juve aveva impattato sullo zero a zero, ieri i ragazzi di Conte sono riusciti a portarsi a casa il bottino pieno, segno che risultati come quello contro la Lazio sono più figli del caso che di sterilità offensiva bianconera.
L'altro che sarebbe in grado di cambiar la musica della gara è Mirko Vucinic, ma qui va fatto un discorso a parte. Nonostante i due assist, la prestazione del montenegrino, conoscendo le sue vere capacità, è stata insufficiente . A lunghi tratti appare svogliato, come se stesse giocando la partitella del giovedì con gli allievi, e a fine gara, nonostante il match sia bello che chiuso, riesce a prendersi un'ammonizione inutile protestando per una rimessa laterale non assegnata ai bianconeri. Insomma: se fosse un giocatore normale una prestazione come quella contro il Toro sarebbe ineccepibile, ma dato che tutti conoscono le doti che possiede quando non scende in campo in pantofole, è irritante vederlo giocare con così tanta sufficienza.
Invece un vero e proprio caso sta diventando a questo punto Matri, a cui è stato addirittura preferito Bendtner. A meno che Conte non abbia deciso di preservarlo per la delicatissima sfida di coppa contro lo Shakhtar (alquanto improbabile), l'attaccante lodigiano è diventato l'ultimo nelle gerarchie offensive bianconere. Noi non li vediamo in allenamento durante la settimana, ma, per quanto visto fin qui, sempre meglio un Matri al 70% che un Bendtner al top della condizione, soprattutto per il fatto che l'ex cagliaritano è perfettamente integrato nei movimenti di squadra, mentre lo spilungone biondo sembra ancora un corpo estraneo.
Passato il pericolo derby, mercoledì la Juventus si gioca una buona fetta di stagione a Donetsk. Superare il turno significherebbe avere la consapevolezza di far parte delle sedici migliori squadre d'Europa e sopratutto l'entrata di soldi freschi da spendere per completare una rosa che necessita di qualche ritocchino in difesa (manca una vera alternativa ai tre centrali). Senza voler far retorica non si può andare in Ucraina e giocare solo per il pareggio, anzi bisognerà provare a vincere per finire il girone in testa, il che sarebbe un iniezione di autostima grandissima. Oltretutto in Europa il detto "meglio due feriti che un morto" non è che vada molto di moda.
Nicolò Smerilli
(@NiSmerilli)
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