Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

mercoledì 29 maggio 2013

HEYSEL: "GIOCAVAMO IN PIAZZA INSIEME AGLI INGLESI, IL CLIMA ERA SERENO, POI SONO ARRIVATI GLI HOOLIGANS

LA TESTIMONIANZA DI CHI ALL'HEYSEL ERA PRESENTE..


"Partimmo da Picca Pietra, Genova, avevo 22 anni. C'erano anche alcuni miei amici, io comprai il biglietto dopo di loro, quindi andai in Belgio con un pulman organizzato. Arrivammo a Bruxelles alla mattina, eravamo tutti in Gran Place, facevamo festa, giocavamo a pallone con gli inglesi. Il clima era sereno, era un festa, poi arrivarono gli Hooligans.."

Comincia così il ricordo di quello che per me è il tifoso juventino numero 1, mio padre, che il 29 maggio 1985 alle ore 18:30 si trovava nel settore Z dello Stade du Heysel.

Come è stato l'arrivo allo stadio?
Siamo arrivati nel pomeriggio. Ci ha accolto un cordone di polizia a cavallo, erano pochissimi per la quantità di persone presenti. Lo stadio conteneva circa 39 mila persone, eravamo 60 mila! La porta d'ingresso della curva, era proprio una porta (!), come quelle che ognuno di noi ha in casa. Il muro di cinta che separava dall'esterno era alto 3 metri. I seggiolini non esistevano, c'erano gradoni di terra e cemento, che si sbrigliolavano semplicemente toccandoli. A dividerci dagli Hooligans invece una rete di fil di ferro..

Una volta dentro..
"Abbiamo visto tifosi inglesi nudi. Vestiti solo della 'Union Jack'. In Belgio pur essendo maggio faceva freddo. Entrammo nella purtroppo famosa Curva Z. In quel settore c'erano famiglie, donne, bambini, non solo italiani, ma anche belgi. Il tifo organizzato juventino invece era dall'altra parte. 
Molti inglesi sono arrivati senza biglietto. Quelli del Liverpool hanno rotto sia la rete che i cancelli, in modo che potessero entrare anche quelli fuori dallo stadio. Quando il muro è crollato, noi siamo stati fortunati, siamo riusciti ad uscire da quell'inferno. Entrammo in campo per scappare, ma più che il terreno di gioco, ricordo la manganellata nel collo di un poliziotto belga. La poca polizia presente allo stadio pensò che volessimo fare un'invasione di campo e cercò di respingerci all'interno".
 
Vi rendeste subito conto di quello che stava accadendo?
"Si. Noi si. Il resto dello stadio invece no. Gli aiuti arrivarono addirittura un'ora e mezza dopo.
I giocatori però sapevano tutto, prima della partita uscirono i rappresentanti di Juve e Liverpool per vedere l'accaduto. E' anche vero che se avessero sospeso la partita, sarebbe successa una strage. All'interno dello stadio il rapporto Italiani-Inglesi era 50:1. Nessuno sapeva dei 39 morti, in Tribuna la gente pensava ci fosse solo qualche ferito.
A fine partita, siamo andati alla ricerca di un telefono per poter chiamare casa, i bar italiani che prima ci grifìdavano "Paesà! Paesà!" a fine partita ci hanno chiuso letteralmente la porta in faccia. Sono riuscito a chiamare mia madre dal Lussemburgo".

Ora lo stadio lo butteranno giù, per ricostruirlo in vista degli europei 2020. Butteranno giù anche il ricordo?
"Io non dimenticherò mai. Come spero che non lo faccia Platinì, presidente dell'Uefa, che quella partita l'ha decisa".

Dopo essere sopravvisuto a quella tragedia, dopo 18 anni, gli è nato il suo secondo figlio: il 29 maggio.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

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