Idee fresche. Idee nuove.

Idee fresche. Idee nuove.
Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

domenica 31 marzo 2013

MONTOLIVO RENDE IL MILAN FELICE COME UNA PASQUA: VERONA ESPUGNATA, +6 SULLA FIORENTINA

LA SQUADRA DI ALLEGRI BATTE IL CHIEVO E CONSOLIDA IL TERZO POSTO, RESTANDO A -2 DAL NAPOLI SECONDO

0-1. Esattamente come poco più un anno fa, quando a siglare il gol vittoria fu Muntari. M di Muntari, M di Montolivo, match winner odierno.

Analogie di un Chievo-Milan che, per due anni consecutivi, ha visto i rossoneri espugnare il Bentegodi con lo stesso punteggio, seppur le situazioni e gli obiettivi fossero differenti. Sarà tuttavia una Pasqua serena in casa Milan: l’anno scorso, in questo periodo, i rossoneri erano crollati in casa contro la Fiorentina e avevano spianato la strada verso lo scudetto alla Juve; quest’anno, invece, la squadra di Allegri festeggia una vittoria fondamentale per allungare sulle pretendenti alla qualificazione in Champions.

Perdono Roma, Inter, Fiorentina, ma non il Milan. 13° risultato utile consecutivo, ottenuto al termine di una partita poco entusiasmante disputata su un terreno di gioco in pessime condizioni e contro un Chievo combattivo: i veronesi, mai troppo pericolosi (sinistro di Luciano parato da Abbiati e spunti di Thereau senza successo a parte), sono comunque riusciti a rimanere sempre in partita, grazie soprattutto all’incapacità della squadra di Allegri di chiudere il match con Ambrosini e Robinho.

Possesso di palla reiterato, poco Robinho e tanto El Shaarawy (soprattutto nella ripresa), Ambrosini e Montolivo impeccabili, Balotelli bombardiere: una delle 7 punizioni calciate dal numero 45 verso la porta di Puggioni, infatti, ha portato al gol vittoria firmato dal Caravaggio rossonero, abile a sfruttare la corta respinta dell’estremo difensore clivense.

Rete decisiva, rete importante: a fini di classifica, a fini affettivi. Prima ancora del tifosissimo rossonero Enzo Jannacci, infatti, in settimana ci aveva lasciato prematuramente qualcuno per cui il Milan era molto più di una semplice passione: Claudio Lippi. Ci teneva il Milan a commemorarlo nella miglior maniera possibile, vincendo. E ci è riuscito: promessa mantenuta e sorriso strappato a chi, lassù, potrebbe (chissà) davvero dare una piccola mano ai rossoneri a volare verso l’obiettivo stagionale prefissato. Parola di Max Allegri.


Ad Acciuga, tuttavia, va probabilmente rimproverata la gestione dei cambi: l’unica sostituzione effettuata è arrivata all’84’ (Niang per Robinho) ed è risultata troppo tardiva. Giocare su un terreno di gioco pesante come quello del Bentegodi è stato tutt’altro che semplice e usufruire dei 3 cambi a disposizione per far rifiatare qualche elemento sarebbe stata (con ogni probabilità) la soluzione migliore.

Firenze sarà la prossima tappa: una vittoria consentirebbe al Milan di vendicare l’1-3 dell’andata e di allontanare, quasi definitivamente, la minaccia viola. E puntare quel Napoli che, la settimana successiva, arriverà a San Siro per cercare di difendere la seconda piazza. I tifosi aspettano: l’uovo di Pasqua c’è. Ma la sorpresa è ancora tutta da scoprire…

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

sabato 30 marzo 2013

EDITORIALE JUVE: "QUELLI CHE..OH YES!"

VITTORIA DI CARATTERE DEI BIANCONERI A SAN SIRO. LA TESTA E' GIA' A MONACO

Quelli che vincono a San Siro, oh yes!
Quelli che vanno momentaneamente a +12, oh yes!
Quelli che ora si preparano per l'Allianz Arena, oh yes!
Oggi la Juve di Conte è tutti questi "Quelli che..".

Più volte alla vigilia il tecnico bianconero aveva predicato prudenza, assicurando che i suoi avrebbero pensato esclusivamente alla partita con l'Inter. Da vendicare c'era il "sacco" di Torino dell'andata. Ancora una volta l'allenatore leccese ha avuto ragione.
Il gol immediato di Quagliarella sembrava riproporre il copione dello Juventus Stadium, questa volta però la Juve ha dimostrato di aver imparato la lezione e invece di attaccare a testa bassa e finire presto la spinta, ha gestito meglio il possesso e anche quando a farsi vedere in avanti è stata l'Inter, i bianconeri sono stati bravi a ripartire velocemente.
Soprattutto nel primo tempo, Pirlo ha goduto di una libertà insperata, complice anche la poca disciplina tattica di Alvarez. Soprattutto in fase offensiva, la superiorità tecnica e numerica in mezzo della Juve ha fatto la differenza.
Nel secondo tempo si è vista tutta la maturità della capolista, che pur soffrendo la maggiore pressione dell'Inter, non ha mai subito imbarcate. Il pareggio è nato infatti da un errore individuale di Pirlo (udite udite) trasformato magistralmente dai piedi di Cassano e Palacio.


Indicazioni in vista della gara di Monaco ne sono arrivate: è ormai assodato che la Juve soffra gli uomini tra le linee. Kovacic ha spesso spaccato la mediana juventina e da una sua penetrazione centrale è nato l'1-1.
Bonucci è stato meno preciso del solito, ma in generale la linea difensiva ha funzionato bene, soprattutto nel primo tempo, quando il baricentro è rimasto più alto, così come il reparto offensivo: al di là dei gol, i movimenti dei due attaccanti sono stati molto buoni. Velo di Matri sul gol di Quagliarella, assist del napoletano sul raddoppio dell'attaccante di Sant'Angelo.
A poco più di un anno di distanza da quello che pareggiò il vantaggio del Milan, Matri segna un altro gol a San Siro che potrebbe rivelarsi fondamentale nella corsa scudetto.
Le reti dei due attaccanti bianconeri dicono più di tante statistiche come il problema dei gol segnati dal reparto avanzato, che la Juve si portava dietro dalla scorsa stagione, oggi pesi molto di meno.
Con il probabile recupero di Vucinic in vista di martedì, per Conte scegliere il partner da affiancare al montenegrino sarà tutt'altro che facile.
Giovinco sarà in dubbio dopo la carezza di Cambiasso, ma disponibili ci saranno tutti "quelli che..oh yes!"

Davide Bernardi @DavideBernardi6 on Twitter

venerdì 29 marzo 2013

(VIDEO) QATAR: MAXI RISSA E MAXI SQUALIFICA PER NENE E KHARJA!

UN INCONTRO DI BOXE PIU' CHE UNA PARTITA DI PALLONE, VEDERE PER CREDERE!

Una maxi rissa durante e dopo la partita, ha coinvolto due vecchie conoscenze del calcio europeo. Il primo è il calciatore marocchino ex Inter e Fiorentina Houssine Kharja, l'altro invece è il brasiliano ex Psg Nenè.
I due, durante il derby di Doha tra Al Gharafa, squadra del brasiliano e l'Al Arabi, squadra del giocatore arabo, hanno dato vita ad una rissa che ha coinvolto molte persone all'interno del campo.
A far degenerare il diverbio già acceso, ci ha pensato il pugno alla nuca rifilato da Nenè a Kharja che si trovava girato di spalle.
Quando la situazione sembrava calmarsi, nella parte bassa del teleschermo si vede spuntare l'ex Inter che con una mossa degna dei migliori fighters, rifila un pugno volante al rivale gialloblu.
Gi scontri sarebbero poi continuati dopo il triplice fischio, nel tunnel degli spogliatoi.

Dopo questi episodi, la federazione Qatariota, desiderosa di dare un'immagine autorevole in vista dei mondiali 2022, ha reso note le maxi sanzioni ai due giocatori coinvolti. 70 mila euro di multa e 9 turni di squalifica a Nene e invece 80 mila euro e 10 giornate di squalifica a Kharja.
Per entrambi dunque stagione finita e a poco servirà la magrissima consolazione di aver battuto il record di Youssef Safri, sanzionato per 8 giornate.

Davide Bernardi @DavideBernardi6 on Twitter
Qui vi proproniamo il video della rissa:


giovedì 28 marzo 2013

(VIDEO) W LA..LIGA: POL CALVET, L'ULTIMO GIOIELLO DELLA MINIERA 'MASIA'

CLASSE '94 CENTROCAMPISTA ALLA INIESTA CON UN INCONSUETO SENSO DEL GOL

Sior e siore tra poco, sui vostri "videoschermi" arriverà il nuovo (l'ennesimo) gioiellino di casa Barca. Si tratta dell'ennesima pietra preziosa trovata in una miniera, la Masia, da cui i diamanti escono già pronti per essere uniti ad una collana blaugrana che la formazione di Vilanova può indossare comodamente.

Il nuovo gioiellino si chiama Pol Calvet Planellas, spagnolo, anzi catalano, di Barcellona, nato nell'aprile del '94. E' un centrocampista centrale, abitualmente gioca mezz'ala, alla Iniesta per farvi capire, ma nella Juvenil A del Barca ha spesso ricoperto anche la posizione centrale, da metronomo. E' dotato di buona tecnica e di un inconsueto senso del gol per un mediano, ma le sue doti principali sono sicuramente la visione di gioco e il senso tattico, sviluppati anche grazie alla filosofia del tiki-taka blaugrana.

Calvet non è però il classico figlio del Barca, nato e cresciuto alla Masia. Fino al 2006 infatti il giovane centrocampista era la stella dell'Infantil B del Sant Andreu, una squadra della periferia e passò nel club Culè dopo aver impressionato i dirigenti catalani grazie ad una tripletta proprio contro i pari età del Barca, in una partitia vinta dal Sant Andreu per 4-3.
Arrivato alla Ciutat Esportiva  Joan Gamper, ha gradualmente conquistato posizioni, guadagnandosi il numero dieci e la fascia da capitano dopo la cinquina rifilata all'Infantil A del Real Madrid e alla tripletta all'Espanyol.
Anche grazie a questo rendimento, Pol è entrato a far parte delle Nazionale Spagnola Under17, 18 e 19. La scorsa domenica poi ha esordito anche col Barcelona B, in secunda division spagnola nella partita persa 0-1 contro il Huesca.

A Barcellona sono già pronti, tra poco arriveranno i gioielli della nuova collezione 2013-2014 e Pol Calvet Planellas è uno di questi.

Davide Bernardi @DavideBernardi6 on Twitter            

mercoledì 27 marzo 2013

VIDEO - GAIZKA MENDIETA, PROFESSIONE DJ! CAMBIA LA TUA VITA CON UN CLICK!

NEL GIORNO DEL SUO 39ESIMO COMPLEANNO, VI RACCONTIAMO LA STORIA DI UNO DEI PIU’ GRANDI FLOP DEL CALCIO ITALIANO, CHE OGGI FA IL DJ!

Quentin Tarantino, Mariah Carey, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, Cesare Cremonini, Jessie J, Fergie, una mia pro-zia e Gaizka Mendieta. Tutti personaggi noti (o quasi), tutti personaggi accomunati da un unico elemento, un unico fattore: il loro compleanno, datato 27 marzo. Ebbene si, oggi è per tutti quanti un giorno di festa, il “loro” giorno di festa. Ma il nostro uomo è uno solo: Gaizka Mendieta.

Lo ricorderete, con quel caschetto biondo a metacampo, eroe indiscusso del Valencia di inizio millennio, con il quale riuscì a raggiungere addirittura due finali consecutive di UEFA Champions League tra il 2000 e il 2001, due finali, ahi lui, entrambe perse contro Real Madrid (0-3) e Bayern Monaco (solo ai calci di rigori). Una sfortuna incredibile, una “maledetta sfortuna” come canta Vasco, condivisa a pieno con il futuro tecnico interista Hector Cuper e riscattata, in parte, solo con la magra consolazione del premio come miglior giocatore della competizione. Un premio che, malgrado tutto, testimonia con forza il talento e la bravura del calciatore spagnolo.
In quegli anni si parlava tantissimo di lui e anche giustamente, viste le prodezze ed i risultati ottenuti a livello internazionale. E così l’Europa inizia a farci un bel pensierino: in primis la Lazio di Sergio Cragnotti, in anticipo su tutti gli altri, convinta di mettere a segno un colpaccio assoluto. Siamo all’estate del 2001, proprio poco dopo la finale persa a San Siro. I biancocelesti avevano appena lasciato partire Pavel Nedved, direzione Juve, e optarono così per la spesa folle: 90 miliardi di vecchie lire per il caschetto biondo. 90 miliardi, signori, ricompensati con ben 20 presenze e zero gol stagionali tra il 2001 e il 2002. Tradotto in parole povere, un disastro totale.

Disastro che ancora oggi ci porta a ricordarlo come uno dei più grandi flop del calcio italiano: ancora oggi Mendieta rappresenta infatti lo spagnolo più caro della Serie A.
Così, dopo la catastrofica parentesi italiana, durata solo un anno, tenta il ritorno in patria, laddove gli si presenta un’altra clamorosa opportunità, chiamata Barcellona. Ma anche in maglia blaugrana sono solo delusioni. Dal 2003 al 2007 si ritroverà così in Premier League, al Middlesbrough, ultima squadra della sua carriera. Nel dicembre 2007, infatti, a soli 33 anni, si ritira definitivamente dall’attività agonistica.
Bene, ad oggi sono ormai quasi sei anni che Mendieta ha deciso di appendere le scarpe al chiodo e di abbandonare la vita da calciatore. Ma in questi sei anni lontano dai campi da gioco, dove può essere finito questo ragazzo nativo di Bilbao?? A che cosa si starà dedicando? E dove, in quale campo, si starà costruendo il proprio futuro professionale? Non indovinereste mai..nella musica!!

Ebbene si, il migliore giocatore della Champions 2001, quest’oggi è ormai un 39enne che si diverte a mixare dischi e canzoni nei locali più in voga tra Londra e Valencia. Da sempre appassionato di musica, il basco ha infatti deciso di impegnarsi con forza in questa nuova attività, lavorando tra Spagna ed Inghilterra anche come commentatore di gare di Premier e Liga per Sky Sports. E così, la scorsa estate, Mendieta ha partecipato addirittura al Fib di Benicassim, uno dei festival estivi più famosi del mondo, esibendosi in consolle in compagnia del giornalista musicale e suo grande amico Juan Vitoria. Molto curioso, in questa occasione, il fatto che Mendieta si fosse presentato all’evento in incognito, nascondendo le sue originalità sotto lo pseudonimo di Gasteiz Gang. Al tempo, inoltre, l’ex laziale rilasciò alcune particolari dichiarazioni al quotidiano spagnolo “Publico”: «Suonerò rock e soul degli anni ‘60 e ‘70, Flamin’ Groovies, Motown, Iggy Pop, Aretha Fralin, New York Dolls. Musica sufficiente per far volare le 3 ore del nostro spettacolo. Mettere dischi è più facile che tirare un rigore». E ancora: «Io personalmente sono qui anche per vedere alcuni dei miei gruppi preferiti: Strokes, Arcade Fire, Marzipan Man, Bombay Bycicle Club, Nadadora».

Una nuova vita dunque, totalmente diversa da quella precedente vissuta sul rettangolo verde. Una nuova carriera appena cominciata, che chissà dove lo porterà. Attenderemo con il sorriso alcuni sviluppi sulla faccenda. E magari un giorno vedremo DJ Mendieta in tour. Saremmo probabilmente curiosi di vederlo in una tappa romana. Non si sa bene come potrebbero prenderla sulla sponda biancoceleste, ma…

Eccovi un assaggio della sua musica:



Dario Di Noi
@DarDinoRio on Twitter                   

LO STRANO CASO DI CIRO IMMOBILE E MR. HYDE

PANCHINA A GENOVA, ASSOLUTO PROTAGONISTA IN UNDER21: LA STRANA SITUAZIONE DI CIRO IMMOBILE

Proprio come nel celebre romanzo di Stevenson. Ciro Immobile sta vivendo due situazioni diametralmente opposte: panchinaro a Genova, dove i minuti a partita sono venti al massimo (e tante volte nemmeno quelli), assoluto protagonista nell'Under21 di Devis Mangia.

Le cause dello scarso rendimento con la maglia del Genoa sono molteplici. Innanzitutto l'ennesima stagione negativa del Grifone. Le maggiori possibilità concesse ad Immobile sono infatti arrivate nella prima parte della stagione, quando prima con De Canio e poi con Del Neri, a Pegli regnava la confusione. Insomma quando nella Genova rossoblu non erano ancora arrivati tutti gli acquisti di gennaio e soprattutto Davide Ballardini.

A peggiorare la situazione ci hanno pensato anche i fischi e le contestazioni dei tanto generosi quanto esigenti tifosi genoani, cui infatti Immobile rispose con il gesto delle orecchie a San Siro dopo il gol all'Inter.
A gennaio per Ciro si paventò addirittura la possibilità di andare alla Juve, negata però da Preziosi che l'ha voluto trattenere a Genova per la corsa salvezza.
Paradossalmente, quella che voleva essere una garanzia di impiego è sembrata trasformarsi in una condanna. L'altra giovane punta di proprietà bianconera infatti, quel Manolo Gabbiadini che gioca e segna a Bologna, la sensazione è che l'ex attaccante del Pescara sia stato superato nelle gerarchie di un possibile arrivo a Torino.

Con Ballardini, si apre un nuovo capitolo: l'allenatore ravvennate, tornato in Liguria, col 3-5-1-1 con Bertolacci alle spalle di Borriello, ha trovato due pareggi e due vittorie nelle prime quattro partite e soprattutto una quadratura che nella squadra di Preziosi non si vedeva da due anni. La versatilità tattica dell'ex Lecce e gli iniziali risultati hanno fatto sì che lo spazio per Immobile si riducesse ulteriormente.

Tutto questo prima della pausa delle nazionali. Ciro Immobile alias Mr Hyde si è presentato da Devis Mangia, in un ambiente, quello degli azzurrini, in cui l'attaccante napoletano può contare sulla fiducia di tutti; e come per magia ecco due gol in due partite, contro Russia (2-0) e Ucraina (1-0).
Due belle prestazioni che gli hanno fatto recuperare posizioni sia nelle gerarchie di Ballardini che in quelle di Marotta.
Sabato si torna a giocare e Immobile torna a Genova, da Ciro o da Mr. Hyde?!

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

martedì 26 marzo 2013

VIVA LA LIGA: RAPHAEL VARANE, IL RAGAZZO CHE HA INCANTATO MOURINHO


IL GIOVANE DIFENSORE FRANCESE HA SCALATO LE GERARCHIE DIFENSIVE ED E’ DIVENTATO UN TITOLARISSIMO NEL REAL DEI PORTOGHESI

Al Real Madrid Raphael Varane ha convinto già tutti. Dopo due stagioni con la camiseta blanca, quello che in Francia è considerato l’erede di Laurent Blanc, è ormai un titolare inamovibile, e perno difensivo di una squadra che insegue il sogno della “decima” Coppa dei Campioni.

Sbarca nella sponda merengues di Madrid nel giugno 2011 dopo un anno da titolare nel Lens, la squadra che l’ha lanciato nel calcio che conta. Lo volevano tutti i paperoni del calcio europeo: Bayern Monaco, Psg, le due squadre di Manchester e naturalmente il Real Madrid. Ferguson, intenditore di giovani fenomeni come pochi altri (Cristiano Ronaldo e Rooney dicono niente?) offrì subito 10,5 milioni al Lens, tanti, tantissimi per un diciottenne che per di più fa il difensore centrale; Raphael però, convinto dal suo connazionale calcisticamente più illustre Zinedine Zidane e da Josè Mourinho decise di fare le valigie e trasferirsi subito in Spagna per indossare la maglia più prestigiosa del globo.

In Spagna il ragazzo si è subito imposto tanto da scomodare i paragoni con due grandi del passato madrileno: Manuel Sanchis e Fernando Hierro, quest’ultimo grande bandiera madrilena prima di Casillas e ultimo capitano ad alzare l’agognata coppa dalle grandi orecchie.

Potenzialmente Varane è ancora più forte dei due illustri colleghi e nel giro di un paio d’anni sarà
considerato come uno dei migliori due o tre nel ruolo. Possiede tutte le qualità necessarie per primeggiare: velocità, pulizia d’intervento, senso della posizione, e una lucidità difensiva che di solito non si trova in un ragazzo così giovane. Forse stiamo esagerando, ma se proprio si vuol fare un paragone con qualche campione, Alessandro Nesta dei primi tempi laziali sarebbe il giocatore giusto per rendere meglio l’idea.

Mourinho lo sta impiegando con costante regolarità e Varane sfrutta ogni occasione ripagandolo sempre con delle grandi prestazioni e anche con qualche gol, tra i quali quello del momentaneo 3 a 0 al Camp Nou in semifinale di Coppa del Re, il gol che sancì il definitivo tracollo blaugrana. Il giovane francese si è fatto amare sin dai primi momenti dal pubblico del Bernabeu; difatti, alla seconda partita da titolare con il Madrid, Varane segnò il gol che valse la vittoria nel derby contro il Rayo Vallecano, solo che lo fece colpendo la palla di tacco e al volo in un modo che avrebbe fatto invidia anche a Ibrahimovic.

Nel frattempo è arrivata anche la prima partita con i “Bleu” di Deschamps. L’ex allenatore della Juve l’ha schierato tra gli undici iniziali tenendolo in campo per tutti i novanta minuti nella gara vinta contro la Georgia. L’inizio di una carriera in nazionale che in Francia sperano possa essere prolifica di trofei proprio come quella di Laurent Blanc, uno che qualche trofeo con la maglia dei galletti l’ha vinto.

Nicolò Smerilli
@NiSmerilli

lunedì 25 marzo 2013

L'EMERGENTE: BRUNO FERNANDES ('94) FA SOGNARE NOVARA!

PORTOGHESE, CENTROCAMPISTA CENTRALE, HA ATTIRATO  MEZZA SERIE A

Piccole promesse crescono. Dopo l'anno incredibile in cui dalla serie B sono venuti fuori gioielli come Inseigne, Verratti ed Immobile, anche in questa stagione le premesse sono molto più che buone.

L'ultimo gioiellino che sta conquistando le attenzioni di tutta la serie cadetta e di metà della A, è il centrocampista centrale portoghese del Novara Bruno Fernandes.
Nato a Maia, vicino ad Oporto, l'8 settembre 1994, il ragazzo è stato portato in Italia la scorsa estate dall'allora talent scout novarese Rico Ribalta (oggi capo osservatore della Juve) insieme a Mauro Borghetti, responsabile del settore giovanile del Novara. I due hanno approfittato della retrocessione in serie B portoghese, causa scandalo "Fischietto d'oro", del Boavista, club in cui Fernandes giocava da esterno offensivo.

Nell'avventura novarese c'è anche un po' di fortuna oltre l'immenso talento: Fernandes in primavera gioca solo sei partite (3 gol), poi l'esonero di Tesser in prima squadra e l'arrivo di Giacomo Gattuso, promosso dalla Primavera, gli hanno aperto le porte della serie B.
L'esordio negli ultimi sette minuti della gara persa 1-0 col Cittadella, poi la prima da titolare col Cesena e da lì la definitiva promozione nell'undici di partenza, impreziosita anche da due gol contro Ternana e Spezia e un assist.
Trasformato in centrocampista centrale, Fernandes supplisce al fisico certamente non possente (1,73) anzi è piuttosto magrolino, con un ottima tecnica e una visione di gioco eccellente per la giovane età.


Su di lui, come già detto, hanno messo gli occhi molte squadre di Serie A: oltre a Sampdoria e Palermo (i cui osservatori erano ieri al Silvio Piola) anche Inter, Napoli e Juventus.
Protagonista della "rimontona" che ha portato nelle ultime 9 giornate il Novara dalla zona retrocessione alla soglia dei playoffs, il giovane portoghese sarà con ogni probabilità uno delle giovani promesse anche l'anno prossimo. In serie A però.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

IN THE BOX: 2 MILIONI DI EURO L'ANNO AD UN CLASSE '96, ABRAMOVICH NON SI SMENTISCE MAI!

RUBEN LOFTUS CHEEK L'UNDER19 PIU' PAGATO D'EUROPA

Che il futuro lo avrebbe avuto luminoso, in Inghilterra ne erano sicuri, che lo avrebbe avuto anche strapieno di soldi forse un po' meno. Ha destato piuttosto clamore oltreManica e non solo, la vicenda legata a Ruben Loftus Cheek, talentuosissimo centrocampista centrale classe '96 del Chelsea e nazionale inglese.
Il giovane inglese ha grandissime potenzialità, tanto che il Barcellona ha messo gli occhi su di lui; Roman Abramovich, lo stesso che tra gli altri spese più di 20 milioni per Bosingua, ha deciso di far diventare il giovane Ruben, l'Under 19 più pagato d'Europa.

Per evitare infatti che il vento catalano gli soffi via il talento, il magnate russo farà presto firmare al ragazzo inglese un contratto faraonico per la giovane età del calciatore: da un'iniziale cifra di 912.000 sterline fino a raggiungere la cifra esagerata di 1,7 milioni di sterline (circa 2 milioni di euro).

Il retroscena della vicenda è che il Chelsea dovrà affrontare una causa legale con l'agente FIFA Joseph Donkor, che dopo aver perso la procura del ragazzo ha avanzato nei confronti del club di Stambford Bridge e del giovane richieste di denaro pari a 1,5 milioni di sterline.
L'accusa del procuratore rivolta ad Abramovich è quella di aver approcciato in maniera scorretta il giocatore e di aver offerto una sistemazione al padre del ragazzo.
La FIFA dovrà decidere a breve, prima che a Cheek crescerà anche il secondo dentino. D'oro..

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter

domenica 24 marzo 2013

ANCHE LA GERMANIA PASSA AL "FALSO NUEVE"..TRAMONTA L'ERA DEI BIERHOFF?!

ANCHE LOW PASSA ALLA FALSO NOVE IN STILE BARCELLONA: "I MIEI RAGAZZI SEGNANO E FANNO SEGNARE"

A dispetto di quanto si potrebbe pensare, la partita di venerdì vinta dalla Germania per 3-0 col Kazakistan, potrebbe essere ricordata per molto tempo. Perchè vi chiederete voi: il risultato? La competizione? I marcatori forse? No, per nessuno di questi motivi. Il successo degli uomini di Low in terra Kazaka, potrebbe rimanere nella storia del calcio come data ufficiale della fine di uno degli stereotipi più antichi e solidi di questo sport.

Mi spiego subito, il classico attaccante "Teutonico" (ah come mi piace questa parola!) sta scomparendo anche dalla nazionale in cui per eccellenza ha trovato dimensione e spazio. Amanti della Nationalelf preparatevi a dire addio alla speranza di vedere nuovi Muller e Jancker.
I successi infatti più che la moda, del Falso Nueve Catalano e Spagnolo in generale e i contemporanei insuccessi della selezione tedesca, hanno influenzato anche la nazionale che fu di Bierhoff e che ora vede sedere in panchina gente come Miro Klose e Mario Gomez.
Il c.t  Joachim Löw infatti, ha gradualmente varato un cambiamento, che fino a venerdì è passato sotto traccia, ma che, se confermato, rappresenterebbe davvero una svolta per il "Deutscher Fussball".
Sfruttando anche l'incredibile quantità di giocatori offensivi che la Bundes ha saputo sfornare nelle ultime stagioni, Löw è passato al modulo senza punta centrale, sfruttando il talento e la duttilità dei vari Muller, Özil Götze e Reus.

La Germania in modalità Falso Nueve si è vista per la prima volta nell'amichevole con l'Olanda dello scorso Novembre. Dopo un tempo assolutamente in ombra, Mario Gomez viene sostituito da Özil, l'altro Mario, quello alto la metà (Götze) passa centrale e la squadra di Löw cambia faccia.
Contro la Francia un mese fa, ad agire da (falsa) prima punta ci pensò Özil e i tedeschi vinsero quella gara 2-1, nessuno però ne parlò più di tanto.
Il c.t tedesco in conferenza stampa ha giustificato il passaggio al "modulo catalano" dicendo: "E' un bene se il tuo avversario non deve preparasi ad affrontare una sola tipologia di attaccante. E' una fortuna avere in rosa giocatori come Klose e Gomez, ma Muller, Götze, Özil e Reus hanno  la capacità di segnare e di farti segnare". 

Dopo la partita di ieri, giocata ancora una volta senza una vera punta, il dubbio si è spostato su chi fungerà da esca centrale da qui in avanti: Özil e Götze con la loro tecnica sarebbero in grado di far fruttare al massimo gli inserimenti dei compagni, ma non avere le loro qualità nell'uno contro uno sulla fascia potrebbe far perdere qualcosa soprattutto nelle ripartenze. Di Muller invece sarebbe un peccato non sfruttare la sua capacità di inserimento senza palla, metre di Reus invece le penetrazioni palla al piede.
Insomma in Germania hanno l'imbarazzo della scelta. Löw ha un anno di tempo per mettere a punto il nuovo modulo e se questo farà la differenza tra una finale vinta e un eliminazione in semifinale, allora si che Kazakistan 0-3 Germania entrerà nella storia del Deutscher Fussball.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter


sabato 23 marzo 2013

L'ARGENTINA SI CANDIDA PER UN NUOVO "MARACANAZO"

A POCO PIU' DI UN ANNO DAI MONDIALI BRASILIANI LA SQUADRA DI SABELLA SI PREPARA PER FARE LO SGARBO PEGGIORE AGLI ODIATI RIVALI: VINCERE IN CASA LORO


“Solo tre persone sono riuscite a zzittire il Maracanà: Frank Sinatra, il Papa e io”. Parole di Alcides Edgardo Ghiggia, l’uruguayo che nel 1950 fece scendere un silenzio tombale sullo stadio di Rio De Janeiro segnando il gol che valse un mondiale agli ospiti e tante lacrime ai padroni di casa. Più di sessant’anni dopo ci proverà l’Argentina a far vivere ai verde-oro un altro “Maracanazo” (questo è il nome con cui l’inaspettata vittoria dell’ Uruguay è passata agli annali) vincendo il terzo mondiale della loro storia in casa dei rivali brasiliani e proprio nel “nuovo” Maracanà, sede della finale e ristrutturato per l’occasione. 

L’albiceleste si presenterà in Brasile come una delle squadre favorite al titolo, questa volta più di altre, vuoi per una tradizione favorevole quando il Mondiale si gioca nelle Americhe, vuoi perché possono contare nel giocatore più forte del mondo e in una delle rose potenzialmente più talentuose. Proprio da Messi, il Commissario Tecnico Alejandro Sabella, subentrato a Bautista dopo la disastrosa Coppa America del 2011, sta provando a costruire una nazionale che da sempre può vantare in rosa grandi nomi, ma troppo spesso si riduce a una lista di campioni incapace di trovare la quadratura del cerchio e diventare una Squadra con la esse maiuscola.

Sabella nelle dieci gare di qualificazione giocate fin qui ha fatto scendere in campo 34 giocatori: 2 portieri, 9 difensori, 16 centrocampisti e 7 attaccanti. Il modulo usato è stato quasi sempre lo stesso, 4-4-2 con squadra praticamente spaccata in due tronconi: 6 uomini (4 difensori più i due mediani) a difendere e “portare l’acqua” e gli altri 4 ad occuparsi della fase offensiva. E’ appunto l’attacco il reparto d’elite argentino con Aguero, Di Maria e Messi che girano intorno a Higuain, unico uomo stabile in area di rigore. Per il resto Sabella concede autonomia assoluta ai propri fuoriclasse, liberi e a volte obbligati, ad andare a prendere il pallone sulla mediana per cominciare l’azione. Linea di centrocampo occupata solitamente da Mascherano e Gago ideali collanti tra un attacco tanto forte e una difesa composta da Zabaleta sulla destra, Rojo dall’altra parte e Garay affiancato da Federico Fernandez come ultimo baluardo prima del doriano Romero, praticamente certo del posto tra i pali.

La qualità offensiva è veramente impressionante, soprattutto se si pensa che Sabella può permettersi di far partire dalla panchina Lavezzi e Palacio e tenere a casa Pastore (convocato solo due volte nelle gare ufficiali con in panchina Sabella). I problemi sono dalla linea mediana in giù. Josè Sosa, meteora in Serie A con la maglia napoletana, e Clemente Rodriguez, non garantiscono un degno ricambio a Di Maria e Mascherano, e difatti l’alto numero di centrocampisti convocati e utilizzati come subentranti da Sabella, stanno a dimostrare che il commissario tecnico non ha ancora le idee chiare su chi portare in Brasile apparte di due titolari. Dietro invece il problema non è di scelta ma di qualità. I soli nove difensori impiegati nelle uscite di qualificazione manifestano chiarezza (o forse mancanza di alternative) nella testa di Sabella ma nessuno di questi ha la caratura internazionale né un’ esperienza  tale da riuscire a guidare una difesa in una competizione del genere. Per spiegarci meglio: servirebbe un Samuel o uno Zanetti di qualche anno fa ma per il momento il panorama calcistico argentino non offre niente degno di nota.

Se nell’anno che manca all’appuntamento mondiale il C.T. sarà bravo a perfezionare i meccanismi difensivi così da superare con la tattica e l’affiatamento i limiti individuali, l’Argentina sarebbe insieme a Spagna e Germania la favorita della competizione. Magari sperando in un altro “Maracanazo” con Messi o Aguero nei panni di Ghiggia.

Nicolò Smerilli
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venerdì 22 marzo 2013

'LETTERA DA..ROTTERDAM': GRAZIANO PELLE’, L’ITALIANO PIU’ PROLIFICO DEL CONTINENTE

PAZZESCA STAGIONE DEL CENTRAVANTI SALENTINO CHE, ANCORA UNA VOLTA, HA TROVATO GIOIE E UNA PROPRIA DIMENSIONE IN OLANDA

Esiste una convinzione nel mondo del calcio, secondo cui un giocatore riesce a raggiungere il suo maggior potenziale e il suo miglior stato di forma intorno ai 27-28 anni. Ed è una convinzione spesso corretta, dimostrata dai fatti. Un esempio? Beh, è italiano, per la precisione salentino, 27 anni appunto, professione attaccante. Ha condotto fin qui una carriera intera tra Italia e Olanda.  E’ al momento l’italiano più prolifico del continente: 23 le sue reti stagionali, 21 in Eredivisie (in ventitre apparizioni) più 2 in coppa d’Olanda. Dati di un percorso pazzesco, soprattutto perché inaspettato, essendo effettivamente la prima volta in carriera che il giocatore riesce a raggiungere numeri simili. Nel solo girone d’andata, 14 gol in altrettante apparizioni. Robe da scarpa d’oro.
Stiamo parlando di Graziano Pellè, attuale centravanti del Feyenoord di “Rambo” Koeman e indiscusso trascinatore del club di Rotterdam in una Eredivisie, quest’anno davvero spettacolare, grazie ad una sfida (tutta biancorossa) a tre per il titolo con Ajax (57 pt) e PSV Eindhoven (56 pt, come il Feyenoord).
Ma proviamo a capire come può essere esplosa in terra d’Olanda una stella come Pellè. Dopo i primi passi nel Copertino, il ragazzo cresce nelle giovanili del Lecce, ottenendo già allora buoni risultati e conquistando con la Primavera giallorossa due scudetti consecutivi ed una Coppa Italia. Viene promosso così in prima squadra (esordio in A datato gennaio 2004), dove però per sua sfortuna troverà sempre poco spazio e rare opportunità per dimostrare il proprio valore, chiuso da una spietata concorrenza (con i vari Vucinic, Chevanton e Bojinov). Arriva così il momento di lasciare il Salento per cercare più fortune e possibilità altrove. Comincia perciò un biennio segnato da alcuni prestiti nella serie cadetta tra Catania, Crotone e Cesena. Pellè cambia spesso maglia, ma riesce a farsi notare maggiormente in Romagna. Qui diventa uno dei protagonisti del campionato di serie B (10 gol) guadagnandosi ben presto le prime convocazioni con la Nazionale Under 21. Riceve addirittura il Premio Piola (2007) come miglior attaccante italiano sotto i ventuno anni.

Poi la svolta. Lascia l’Italia, l’estero chiama. Lo vuole fortemente Louis Van Gaal, allenatore dell’AZ Alkmaar. Il ragazzo mostra grande coraggio, decide di partire e l'AZ lo acquista a titolo definitivo per 6 milioni di euro. Tra alti e bassi termina la sua prima avventura olandese con numeri non eccelsi ma comunque positivi. E’ grazie a questa esperienza comunque che Pellè riesce a farsi conoscere a livello internazionale (sia in Coppa Uefa che in Champions League). Colleziona 78 presenze e 14 gol, una Eredivisie ed una supercoppa d’Olanda. E’ il primo italiano in assoluto a trionfare nel campionato orange.
Tenta allora il ritorno in patria, al Parma prima, alla Samp poi (ottenendo qui una bella promozione), senza riuscire però, anche questa volta, a convincere fino in fondo.
A fine 2012 non rimane altro da fare, si ripresenta l’opportunità straniera e Pellè si trasferisce nuovamente nei Paesi Bassi: evidentemente qui ha lasciato un ottimo ricordo, lo rivogliono. Questa volta veste però la maglia del Feyenoord, in cui approda con la formula del prestito. Edesplode. Dei numeri pazzeschi abbiamo già parlato ed è giusto sottolineare che grazie a quelle statistiche, a gennaio viene riscattato dal suo club e blindato con un contratto fino al 2017, con clausola rescissoria da 8 milioni di euro. Il minimo, con questi dati.
Esiste inoltre un aneddoto curioso e divertente sul ritorno del bomber salentino in Olanda e a raccontarlo è stato lui stesso, sulle colonne di Extra Time (Gazzetta dello Sport): «Potrebbe esser nato tutto ad Ibiza. Lì c’è un lido dove vanno tutti gli olandesi, pure Sneijder. Conosco dei ragazzi, e uno mi fa: "Ti saluta il figlio di Koeman". E io: "Ricambio, e digli pure se papà mi prende al Feyenoord" (avendolo già avuto per alcuni mesi all’AZ, ndr). Una battuta, non so nemmeno se gliel’ha riferita, ma poi mi ha ripreso davvero».

E galeotta fu quest’Ibiza dunque. Con Mister Koeman che ci ha visto davvero lungo.
Pellè rappresenta chiaramente una pedina fondamentale per tutto il suo team. Senso del gol, grande potenza fisica che tuttavia non gli impedisce di essere agile, anzi, la tecnica è buona e lo dimostrano diverse sue giocate in acrobazia o “al volo”. Spesso poi calcia i rigori a suo modo: è un ‘aficionado’ del cucchiaio. Là davanti fa un grande lavoro tatticamente molto utile per la squadra. L’exploit di quest’anno è dovuto, innanzitutto, alla continuità. Non lo tolgono più dal campo.                                                                            Lo paragonano a Luca Toni, per il tipo di gioco, la forma e ultimamente anche per l’esultanza, simile a quella dell’attaccante viola ma non copiata - come sostiene lo stesso Pellè - «perché io la mano la porto alla bocca. Lo faccio perché lo fa uno al mio paese, anzi ho paura che quando torno mi venga a chiedere il copyright...».
Ogni tanto ripensa all’Italia, dove non è riuscito ad avere né spazio né fortuna. Sarebbe proprio curioso vederlo tornare adesso, sarebbe la prova del nove, il momento giusto per dimostrare il suo reale valore in patria.                                                                                                                                             Insomma, dall’Olanda arrivano ottime notizie. Perchè, da buon conoscitore del mondo Sampdoria, con tutte le cartoline che ci sta inviando, Pellè sembra comporre un nuovo inno: “Lettera da..Rotterdam”!

Dario Di Noi
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giovedì 21 marzo 2013

W LA..LIGA: (VIDEO) AL BARCA IL TIKI-TAKA E' UNA FILOSOFIA..ANCHE PER LA SQUADRA FEMMINILE! (INCREDIBILE!)

UN'AZIONE DEGNA DI MESSI, XAVI E INIESTA QUELLA DELLE RAGAZZE BLAUGRANA

Se non ci fossero quelle code di cavallo, potremmo tranquillamente confonderli con i mostri che martedì scorso hanno incantato al Camp Nou contro il Milan di Allegri.
Maschi o femmine comunque non fa differenza, lo stile di vita Fc Barcellona non fa distinzioni d'età, ne tanto meno di sesso. Ecco allora che se i futuri Xavi e Iniesta all'interno della Macia vengono educati a pane e Tiki-Taka, anche la squadra femminile blaugrana fa la medesima cosa.

In questo video, l'azione delle giovani catalane è del tutto simile a quelle che ogni domenica vediamo fare alla squadra di Tito Vilanova. Passaggi di prima, colpi di tacco, inserimenti e doppi passi. D'altronde i catalani, quando entri al camp Nou ci tengono a fartelo capire fin da subito: El FC Barcelona es "Mes que un club".

Davide Bernardi
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mercoledì 20 marzo 2013

W LA..LIGA: IL VALENCIA COME I RANGERS?

TRAVOLTI DALLA CRISI E DAI DEBITI I PIPISTRELLI DI VALENCIA FINISCONO NELLE MANI DI UNA BANCA SPAGNOLA

Un tempo la Liga spagnola non era affare solo di Real Madrid e Barcellona, un tempo poteva fare la voce grossa anche il Valencia. Nei primi anni duemila i bianconeri più famosi di Spagna sembravano essere tornati ai fasti degli anni ’70: in pochi anni aggiunsero in bacheca due campionati, qualche  Copa del Rey e una Uefa con in panchina quel Rafa Benitez che in Italia non si è saputo imporre con l’Inter del post-triplete. I più attenti ricorderanno pure che i pipistrelli –questo il soprannome della squadra- sono arrivati per ben due volte vicino alla conquista della coppa dalle grandi orecchie nel 2000 e nel 2001, trofeo solo sfiorato e lasciato prima ai “galacticos” madrileni poi ai guantoni di Oliver Kahn e del suo Bayern Monaco.

Ma oggi il Valencia rischia grosso e i fasti raggiunti nei primi anni duemila sembrano inarrivabili. Tutto iniziò nel 2008 con lo scoppiare della crisi economica che fece venire a galla le falle di un sistema fiscale troppo permissivo (Galliani dixit). Furono subito fermati i lavori per il moderno impianto valenciano,  quel “Nuovo Mestalla” capace di contenere ben 75 mila spettatori, ma ormai il danno era stato fatto e la società si è improvvisamente ritrovata piena di debiti dovuti a prestiti elargiti con una certa generosità. Per tentare di risanare le casse valenciane il presidente Manuel Llorente, oltre a fermare i lavori per il nuovo stadio e vendere tutta la gioielleria composta da Villa, Mata e David Silva, decise di richiedere un altro prestito che, nella sua sciagurata visione economica, avrebbe dovuto coprire i problemi economici della società.

Prestito che arrivò solo grazie all’iniezione di denaro fatta dalla regione Valenciana garantendo alla società un bassissimo, e alquanto strano, tasso d’interesse.  Ma una sentenza di qualche tempo fa di un tribunale spagnolo ha dichiarato irregolare la fidejussione della regione a Bankia (l’istituto bancario che aveva provvisoriamente immesso il denaro necessario a salvare il club) come garanzia degli 81 milioni che sarebbero dovuti servire per acquistare il 70% del pacchetto azionario del Valencia.

Proprio per colpa di questa sentenza, Bankia si trova in una situazione ai limiti del paradossale avendo accumulato con se stessa circa 300 milioni di debiti dovuti agli 81 del prestito che la regione non restituisce in seguito alla sentenza del tribunale e agli altri 219 maturati dagli interessi del debito progresso. Oggi la società appartiene alla Fondazione Valenciana che tuttavia è incapace di coprire le enormi perdite accumulate e quindi, se per il prossimo 27 agosto (data di scadenza del prestito) non avranno trovato un modo per coprire il buco il club passerà definitivamente nelle mani di Bankia.

Quindi le soluzioni più probabili sembrano due: o arriva il solito sceicco di turno ripianando “in contanti” tutti i debiti, o il Valencia rischia di ripetere il triste percorso che l’anno scorso hanno compiuto i Rangers di Glasgow, sprofondati per bancarotta nelle serie più infime del calcio scozzese.

Nicolò Smerilli
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CHAPEAU: FLORIAN THAUVIN, IL RAGAZZINO NEL MIRINO DI WENGER

CLASSE ’93, IL CENTROCAMPISTA OFFENSIVO IN PRESTITO DA DUE STAGIONI AL BASTIA, HA INCANTATO LA CORSICA. E ANCHE LA PREMIER…

Oggi, per la nostra rubrica Chapeau, vogliamo parlarvi di una nuova stella che si sta rendendo protagonista in Ligue 1: Florian Thauvin.

Thauvin, nato a Orléans il 26 Gennaio 1993, inizia a muovere i primi passi tra Ingrè, Saint-Jean-De-La-Ruelle e US Orléans, per poi essere scoperto e ingaggiato dal Grenoble Foot 38, suo primo club a livello professionistico. Quando la carriera di Florian sembra poter decollare, però, la sfortuna gli sbarra la strada: una frattura da stress alla spalla lo costringe a restare ai box. Nonostante tutto, Thauvin riesce a ripartire e a debuttare finalmente, a 18 anni, con la maglia del club giallorosso in Ligue 2, salvo poi collezionare tre sole presenze.

I problemi economici del Grenoble portano Thauvin, l’estate successiva, alla firma con il Bastia, neopromosso in Ligue 2. Il club della Corsica sarà il suo trampolino di lancio: gioca con continuità e conquista con i compagni la promozione in Ligue 1, dove alcuni club si accorgono subito delle sue grandi potenzialità. La spunta il Lille, che lo acquista per 3,5 mln di euro con un contratto quadriennale parcheggiando il giocatore, fino a fine stagione, ancora al Bastia.

Club grazie al quale Thauvin, come detto, inizia a trovare la sua identità e a segnare:doppietta al Bordeaux, gol al Reims e, nell’ultima giornata disputata, doppietta al Lione. Grandi prestazioni che hanno attirato l’attenzione di club di Premier League come Arsenal e Newcastle, le cui proposte (si parla di 6 milioni di pounds) sono state immediatamente respinte al mittente.

1,79 x 70 Kg di agilità, buona tecnica e azioni personali prorompenti. Abile ad alternare piede sinistro e destro e capace di ricoprire più posizioni offensive, dal trequartista alla mezzapunta. Noi ve l’abbiamo presentato, ora sta a voi scoprirlo. Mesdames et Messieurs: Florian Thauvin.

Simone Nobilini
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IN THE BOX: Y.TOURE VUOLE LASCIARE IL CITY GIA' A MAGGIO!!

IL THE SUN RIPORTA LA NOTIZIA. L'AGENTE: "SE NON FIRMA UN NUOVO CONTRATTO ENTRO TRE GIORNI, SE NE VA!

E' una vera bomba quella che il sito del tabloid inglese The Sun rivela oggi in esclusiva mondiale. Yaya Tourè sarebbe in partenza dal Manchester City.
Secondo quanto riportano dall'Inghilterra, dietro la rottura ci sarebbe il mancato rinnovo del contratto (l'attuale scade comunque a giugno 2015) del giocatore ivoriano.

Dietro la faccenda ci sarebbe il mancontento di Tourè per il mancato accordo su una firma che è in ballo da sei mesi. A far letteralmente eruttare la notizia nel mondo britannico, ci ha pensato l'agente del giocatore, Dimitri Seluk, che qualche giorno fa ha dichiarato: "Se Yaya firmerà il contratto nei prossimi tre o quattro giorni bene, altrimenti ci sentiremo liberi di intavolare trattative con altri club. Ciò significa che Sabato, se non succederà niente, diremo ok, Tourè a maggio va via."

Sarebbe uno scenario clamoroso per quello che Mancini considera una colonna portante del Manchester City che sarà. Nei giorni in cui si è parlato di una rivoluzione che coinvolgerebbe il possibile taglio di addirittura undici-dodici giocatori, la notizia non fa altro che accrescere la confusione su un ambiente, quello dei citizens, certamente non tranquillo, dopo l'addio preventivo allla Premier a causa della sconfitta di Liverpool.

Ad aggiungere un po' di pepe alla pietanza già abbastanza speziata, sono state le  altre dichiarazioni dell'incontenibile procuratore di Tourè: "Non penso Yaya resterà al City, non è una questione di aumento dell'ingaggio (l'ivoriano percepisce lo stipendio più alto nel City: 260,000 € a settimana), ma di stima e rispetto. Che solo Mancini all'interno del club gli dà."
Lo stesso Tourè, in ritiro con la nazionale ivoriana, per risolvere la situazione è pronto a ricorrere alle norme Fifa, che affermano che se un giocatore non ha firmato un nuovo accordo al termine del terzo anno del contratto precedente, ha la facoltà di comprare il resto del cartellino e andarsene.

Come gatti che non aspettano altro che il topo metta fuori il muso dalla tana, Psg, Real Madrid e lo stesso Manchester United, si leccano già i baffi.

Davide Bernardi
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martedì 19 marzo 2013

BUNDES&CRAUTI: IL PUNTO SUL CAMPIONATO TEDESCO

IL BAYERN MONACO BELLO E FORTUNATO CONTRO IL BAYER LEVERKUSEN RIMANE A +20 SU UNO STRARIPANTE BORUSSIA DORTMUND (5-1 AL FRIBURGO). AUMENTANO LE SPERANZE DI SALVEZZA DELL'AUGSBURG

Nella 26esima giornata si sono affrontate la prima e la terza forza del campionato tedesco, come da pronostico la partita è rimasta in bilico fino al fischio finale.
I bavaresi fanno le prove generali per i quarti di Champions League contro un avversario ostico e in buona forma che soprattutto in casa ha sempre saputo imporre il proprio gioco e fare risultati importanti, d'altra parte le aspirine sono al secondo posto del campionato per i “terrestri”.
Heynckes schiera il talento Shaquiri al posto di un acciaccato Ribery e “SuperMario” Gomez al posto di “SuperMario” Mandzukic( neanche convocato), e proprio i due sostituti confezionano il vantaggio del Bayern: bella azione dello svizzero e assist per Gomez che da centro area pesca l'angolino in basso a sinistra. Robben e compagni creano i presupposti per raddoppiare ma a metà ripresa è il Leverkusen a segnare su calcio d'angolo con il centrocampista Rolfes che sfrutta al meglio una deviazione di Boenisch. Inevitabile arrembaggio finale dei bavaresi che vogliono chiudere a tempo record la Bundesliga, il gol della vittoria arriva a tre minuti dalla fine in modo fortunoso: Wollscheid impatta un tiro diretto verso la porta difesa da Leno e provoca un pallonetto che diventa imprendibile.

Il Borussia Dortmund si sbarazza del Friburgo tra le mura amiche con un roboante 5a1. Tutto facile per il Borussia? Macché, gli ospiti passano meritatamente in vantaggio poco prima della mezz'ora con Schmid, ma a cavallo tra il 41' e il 44' il duo Lewandowski ( doppietta)- Sahin cala il tris. Nella ripresa Sahin completa la sua rinascita con un'altra rete, il pokerissimo viene messo a segno da Bittencourt.

Cadono due nobili del calcio tedesco: lo Schalke04 dopo aver subito 3 gol in champions dal Galatasaray ne prende altri tre a Norimberga, mentre l'Amburgo cade in casa con l'Augsburg terzultimo in classifica e speranzoso di salvarsi visto che  il Fortuna Dusseldorf dista solo punti dopo il pareggio per 1a1 con il Wolfsburg. Le due squadre eliminate dall'Europa League dalla Lazio  ,Borussia Moenchengladbach e Stoccarda, vincono grazie ai gol dei loro bomber De Jong e Ibisevic rispettivamente contro Hannover e Eintracht.

Pareggi differenti per i due fanalini di coda: l'Hoffeneim ottiene un pareggio a reti bianche contro un Mainz in zona Europa League, mentre l'ultima in classifica Furth ottiene il 15esimo punto a sorpresa in casa del Werder Brema grazie ad una partita ricca di emozioni ed errori difensivi che termina sul 2a2. Da segnalare la doppietta di Hunt per il Werder.

L'accesso diretto alla Champions è ipotecato dal Bayern e salvo ribaltoni anche dal Borussia Dortmund e il Bayer Leverkusen, mentre per il preliminare di champions e l'Europa League la guerra è aperta: Eintracht e Schalke04 a quota 39 hanno un punto di vantaggio su Mainz, Amburgo e
Borussia Moenchengladbach e 3 sul Friburgo.

Giammarco Bellotti
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lunedì 18 marzo 2013

W LA..LIGA: (HIGHLIGHTS) IL PUNTO SULLA 28ESIMA GIORNATA!

VINCONO LE PRIME CINQUE IN CLASSIFICA, BARCELLONA SALDAMENTE IN TESTA A +13 SUL REAL

Nel turno della 28esima giornata di Liga, vincono le prime cinque della classifica.

Barcellona 3-1 Rayo Vallecano: Ci si aspettava la prestazione dei catalani dopo la Remuntada col Milan. E risposta c'è stata.
Fabregas è tornato alle origini sostituendo Xavi al centro, davanti Sanchez è tornato titolare insieme a Villa e Mesi. Mattatore della serata è stato (ovviamente) il fuoriclasse argentino, che con la doppietta e l'assist a Villa, è arrivato a 42 gol e 10 passaggi vincenti in stagione. Se andasse in rete anche nella prossima partita, avrà segnato per un intero girone.
Torna al gol anche El Guaje, che dopo la quarta consecutiva da titolare (non succedeva dal dicembre 2011) sembra aver ritrovato il sorriso.
I catalani dunque consolidano il prima a 74 punti, a +13 sul Real Madrid.

Real Madrid 5-2 Maiorca: la squadra di Mourinho in cinque minuti ne fa tre e rimette in piedi una partita che rischiava di scivolare via. Dopo un primo tempo conclusosi sotto 2-1 con i fischi del Bernabeu in sottofondo, lo SpecialOne toglie Arbeloa e Morata e inserisce Ozil e Benzema.
Soprattutto grazie al tedesco, che confeziona due assist per Higuain e Cr7, al 12' della ripresa il Real sta vincendo 4-2. Il sigillo sulla partita lo mette Benzema al 92'. Di Modric e ancora Higuain le altre reti madridiste.

Osasuna 0-2 Atletico Madrid: La squadra di Simeone torna ai tre punti dopo la debaclè interna dello scorso week-end con la Real Sociedad. I Colchoneros, grazie alla doppietta di Costa a cavallo dei due tempi, consolidano il terzo posto a quota 60, ad una sola lunghezza dagli odiati cugini blancos.
Per la squadra di Pamplona, brutta sconfitta che mantiene la zona retrocessione a soli 4 punti.

Real Sociedad 4-1 Valladolid: I baschi, rivelazione del campionato, raggiungono il quarto posto solitario in classifica, complice anche la sconfitta del Malaga. La squadra di Montanier gioca un calcio divertente e frizzante: La doppietta di Griezmann e le reti di Agirretxe e Xabi Prieto regalano il successo agli Tzuri-Urdin.
Sconfitta invece non troppo importante per il Valladolid, che con 35 punti può dirmsi ormai salvo.

Malaga 0-2 Espanyol: l'albi-celeste cperde in casa con la squadra meno blasonata di Barcellona. La squadra di Pellegrini cade sotto i colpi di Colotto e Sergio Garcia e scende in sesta posizione a 44 punti, poco male considerando che l'Uefa ha già escluso il club della Rosaleda dalla prossima Champions League.

Valencia 3-0 Betis: La squadra di Pellegrino, dopo la sconfitta con l'Athletic di Bielsa, torna alla vittoria battendo il Betis, sorpassato in classifica e quindi nella corsa all'ultimo posto Champions. Valenciani a quota 47 e biancoverdi di Siviglia a 43. Rigore di Soldado, l'autogol di Paulao e Jonas i marcatori della partita.

Granada 1-1 Levante: protagonista della partita è il nostro Robert Acquafresca, che segna la sua prima rete con la maglia della squadra Valenciana e pareggia la rete di Siqueira. Il Levante sale a 35, metre il club della famiglia Pozzo, con questo punto sale a 28 con l'Osasuna.

Siviglia 4-0 Zaragoza: Non c'è partita. La doppietta di Coke, Reyes e Negredo firmano la vittoria dei padroni di casa. i Biancorossi salgono a 38, mentre la squadra che fu di Milito non fa passi avanti in classifica e rimane a 26, a soli due punti dal Maiorca terzultimo.

Getafe 1-0 Ath.Bilbao:  Si ferma la striscia di due vittorie cnsecutive degli uomini di Bielsa, che cadono a Madrid in casa del Getafe. Protagonista di giornata è Borja, che già dopo 7 minuti firma il gol che decide la partita.

Davide Bernardi
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EDITORIALE ROMA: HABEMUS FRANCESCO 226ESIMO!

TOTTI SUPERA NORDHAL E LA ROMA RAGGIUNGE LA LAZIO. QUARTA VITTORIA NELLE ULTIME CINQUE PER ANDREAZZOLI

Mentre Roma (e non solo) si appresta a conoscere il nuovo Francesco (I) della città, che ha sorpreso tutti per la sua semplicità e che il buon Moratti definirebbe un "personaggio simppattticco", la parte giallorossa della capitale si gode il "vecchio" Francesco (Totti), che anche ieri ha illuminato i fedeli della "Maggiga" presenti all'Olimpico.
Grazie (anche) ai numeri del suo capitano, che supera Nordhal grazie al suo 226 esimo gol in serie A, Andreazzoli arriva alla quarta vittoria in cinque gare, con 13 punti raccolti su 15 disponibili e 10 gol fatti contro i 4 subiti. Lazio e Inter raggiunte a 47, anche se i nerazzurri contano una partita in meno, sono la ciliegina sulla torta di una serata praticamente perfetta.

La Roma vista ieri sera è la cosa più vicina al progetto che sarebbe dovuto decollare tra le mani di Zeman. Un primo tempo in cui la Roma ha davvero impressionato; giro palla fluido e ragionato, scandito da verticalizzazioni improvvise che il Parma non è mai riuscito a leggere, complice lo schieramento tattico dei giallorossi: un 3-4-2-1, in cui esclusi i difensori e la coppia De Rossi e Tachtsidis in mezzo, tutti hanno fatto tutto. Rotazioni continue dei vari Florenzi, Perrotta, Lamela, Marquinho e Totti. I due in mezzo al campo costruiscono e distruggono a turno. Davanti, a fare la prima punta, tutti e nessuno; "Francesco 226esimo", schierato ancora da Falso Nueve, si sposta spesso a sinistra per favorire l'inserimento dei maratoneti più giovani, che con una naturalezza mai vista in questa stagione corrono, scalano, si propongono.
Andreazzoli, con il ritorno di Marquinhos dietro sembra aver trovato finalmente le chiavi di un Luna Park, forse realmente mai aperto al pubblico.
I tre difensori (gli altri erano Burdisso e Castan), coperti dal muro a centrocampo assicurano una certa solidità, l'applicazione tattica della mediana e il talento di Totti fanno il resto.
Anche ieri sera "l'ottavo Re di roma" ha dato spettacolo: pali, traverse, colpi di tacco e giocate, come quella che nel primo tempo, grazie ad un tacco in giravolta manda sul fondo Marquinho. Davvero uno spettacolo per gli amanti del calcio.

Come la più classica delle squadre d'influenza Zemaniana però, anche la Roma dimostra qualche difettuccio in fase difensiva. Ad inizio ripresa, cala la tenuta fisica degli uomini di Andreazzoli, che dimostrano anche più di una lacuna nelle marcature sui cross. Che siano da calcio da fermo o meno, Paletta e compagni riescono sempre a staccare indisturbati, andando più volte vicino al pareggio.
A differenza del periodo di Zeman tuttavia, quando a primi tempi esaltanti, la "Maggiga" contrapponeva seconde frazioni da suicidio (vedi gare casalinghe con Bologna e Cagliari), Andreazzolandia cala sì fisicamente, soffre, ma non crolla. Come a Udine, soprattutto negli ultimi venti minuti i giallorossi abbassano il baricentro e non riescono ad addormentare la partita, ma comunque non buttano via risultati già acquisiti.

A otto partite dalla fine, il discorso allenatore per la prossima stagione è inevitabile. Totti nel post-partita ha dato più di un'indicazione alla dirigenza: "Se rimanesse Andreazzoli sarebbe l'unico a conoscerci quasi tutti al 100%".
E poi si sa, chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova.

Davide Bernardi
@DavideBernardi6 on Twitter       Ecco una delle tante giocate di Totti            
                                                                 

domenica 17 marzo 2013

BALOTELLI ILLUMINA UN MILAN METEREOPATICO, I ROSSONERI PIEGANO IL PALERMO 2-0

I ROSSONERI, POCO BRILLANTI, VENGONO TRASCINATI DALLA DOPPIETTA DI SUPERMARIO E RESTANO A -2 DAL SECONDO POSTO

Freddo, pioggia, vento. La più classica delle giornate uggiose, per dirla alla Battisti. Non esattamente una domenica da sogno quella vissuta dal popolo milanese a livello metereologico. Lo stesso discorso, tuttavia, potrebbe valere per il Milan: brutto e noioso come la giornata odierna, tutt’altro che primaverile e splendente, ma per sua fortuna vittorioso.

Contavano i 3 punti dopo l’incubo vissuto martedì in Champions al Camp Nou. E i 3 punti sono arrivati, grazie a uno dei pochi raggi di sole che hanno illuminato San Siro: Mario Balotelli. Doppiamente omaggiato da Aronica, autore del fallo da rigore valido per l’1-0 e dell’involontario tentativo di autorete che ha spianato la strada al raddoppio del numero 45 rossonero, SuperMario è stato sicuramente il migliore in campo: spettacolare e presente in zona gol quando conta, permette a un Milan tanto brutto quanto cinico di portare a casa una vittoria fondamentale.

Servivano risposte, come detto, dopo Barcellona. E per la verità, a livello di gioco non sono certamente arrivate. La squadra di Allegri è stata lenta, anche nelle ripartenze, poco produttiva e scesa in campo con troppa sufficienza e supponenza di fronte ad un Palermo generoso, resosi pericoloso tuttavia in due sole circostanze con Dybala e Ilicic. L’ingenuità di Aronica dopo 7’ si è così rivelata fondamentale per spianare la strada ai rossoneri, poco abili a scaldare i guanti ad un Sorrentino tutto sommato inoperoso.

Nonostante il palcoscenico odierno sia stato occupato da Balotelli (7 gol in 6 partite finora), non passa inosservata la prestazione di Mattia De Sciglio: il terzino rossonero continua nel suo fantastico momento, risultando impeccabile sia in chiusura che in proposizione offensiva. Bene anche Montolivo, abile soprattutto a fare filtro davanti alla coppia centrale difensiva Zapata-Bonera, che non ha pienamente convinto: in particolare l’ex Parma, al rientro dopo l’infortunio, è sembrato non ancora al 100%. Il colombiano, invece, si è reso principalmente protagonista per aver rischiato un’ espulsione che avrebbe potuto cambiare il match.

Capitolo El Shaarawy: sostituito al 58’ per fare spazio a Niang, il Faraone è sembrato lontano parente di quel giocatore che solo qualche settimana fa sfornava prestazioni esaltanti. Stephan, tuttavia, l’occasione per timbrare il cartellino l’ha avuta anche oggi: e ai tifosi più impazienti è giusto ricordare ciò che questo ragazzo è stato in grado di fare nei momenti più difficili (e anche non) della stagione rossonera. Portare pazienza è quantomeno obbligatorio.

Vittoria si, bel gioco no. Fondamentale però risvegliarsi e tornare a sorridere dopo un pesante K.O. che avrebbe potuto lasciare strascichi pesanti nell’ambiente rossonero. I risultati utili consecutivi sono ora 11, il secondo posto resta a sole due lunghezze di distanza. Per provare ad agganciarlo da subito, come promesso nel post partita da Balotelli, nel prossimo turno ci sarà il Chievo al Bentegodi. Per continuare il volo verso l’Europa. E per fare 12: ma non al Totocalcio…

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

W LA..LIGA: (Video) GRIEZMANN E' UNO SPETTACOLO E LA REAL SOCIEDAD CONTINUA A VOLARE!

UN GOL SPETTACOLARE E UNA GRANDE PRESTAZIONE COME TUTTA LA SQUADRA DI SAN SEBASTIAN, CHE RIMANE AL QUARTO POSTO

Abbiamo iniziato a parlarvene nella scorsa puntata di "W La..Liga", in cui vi abbiamo raccontato della fantastica stagione della Real Sociedad, (a proposito ieri ha vinto 4-1 col Valladolid consolidando il quarto posto in campionato) di cui è una piccola grande colonna portante.

Nato a Macon, il 21 marzo del 1991, Antoine Griezmann, rappresenta l'ennesimo talentino francese esploso quest'anno. Ala sinistra di "piccole dimensioni" (176 cm x 70 kg) è un mancino naturale, dotato di ottima tecnica e buona velocità, molto agile e rapido nello stretto, esplosivo nell'uno contro uno.

Dà i primi calci nella squadra della sua città, l'Union du Football Macon. Nel 2005, durante un periodo in prova al Montpellier, gioca un amichevole contro le giovanili del Psg. Molti rimangono impressionati, Eric Olhats, osservatore per la Real Sociedad, se ne innamora proprio. Dopo un lungo visionamento e due settimane di prova, la società basca gli offre un contratto giovanile. Vinta l'opposizione dei genitori, piuttosto tentennanti sul trasferimento in Spagna, Antoine arriva a San Sebastiàn.
L'inizio nelle fila Tzuri-urdin non è certamente facile, Griezmann  vive con lo scout francese del club, va a scuola a Bayonne in Francia e poi la sera gli alenamenti con i compagni.
Tuttavia la fortuna e il suo talento, fanno presto superare al giovane francese le inziali difficoltà: nella preparazione della stagione 2009-2010 viene chiamato in prima squadra per l'infortunio dell'ala sinistra titolare. Segna cinque gol in quattro amichevoli. Abbastanza per convincere il tecnico Lasarte a tenerlo in pianta stabile.
Esordisce con la Sociedad in Secunda Division e segna la sua prima rete alla quinta giornata contro il Huesca.
L'anno successivo arriva il primo contratto da pro, valido tutt'ora (scadenza 2015) e contenente una clausola di rescissione da 30 milioni di euro.

Ottiene la promozione dopo 39 presenze e 6 gol, esordisce in Liga e alla prima stagione gioca 37 partite e segna 7 volte. L'ascesa del giovane Antoine non si ferma, ma la stagione della definitiva esplosione sembra quella in corso.
Un rendimento che ha richiamato le attenzione dei maggiori club inglesi, meno quella delle nostre società: 25 presenze, con 5 gol e 4 assist.
Le ultime due reti ieri, nella vittoria della Real Sociedad per 4-1 sul Valladolid. Il primo da rapinatore d'area, il secondo è un vero capolavoro: scatto sul filo del fuorigioco a raccogliere un lancio di 50 metri, stop di collo e conclusione al volo prima che il pallone tocchi terra. Come se non bastasse Griezmann entra anche nell'azione da maestri del Tiki-Taka che insieme a Prieto e Vela vale il qarto gol.
Se continuano così, questo giovane talento lo potremo ammirare anche l'anno prossimo in Champions.
Andarsene dalla Sociedad?! No, lui sta bene lì!

Davide Bernardi
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sabato 16 marzo 2013

LE PAGELLE DI BOLOGNA-JUVE: BENTORNATO PRINCIPINO. ALINO SEI DA GRANDE!

CONTE RITROVA IL SUO CENTROCAMPO MIGLIORE. PIOLI INVECE PUO' CONTARE SOLO SU DIAMANTI

Partiamo dai padroni di casa: BOLOGNA

Diamanti: 7 "Da Grande squadra". Il buon Alino da Prato è per distacco il migliore degli uomini di Pioli. Svaria per tutto il fronte offensivo e dai suoi piedi nascono tutti i pericoli per la retroguardia bianconera. E' arrivato il momento di vederlo giocare per qualcosa di più della salvezza!

Kone: 6,5 "Due cuori, quattro polmoni". Utilissimo soprattutto nel primo tempo. Corre ovunque. Tiene Peluso a sinistra e raddoppia Marchisio al centro. Cala inevitabilmente alla distanza.

Perez: 4,5 "Ma perchè?!" Rovina la solita prestazione di corsa e di ordine con due interventi da fabbro che Bergonzi punisce con un solo cartellino giallo. Nonostante ciò il centrocampista uruguayo dimostra anche il coraggio di protestare. Incomprensibile.

Curci: 6,5 "Para il parabile". Puntualissimo nelle uscite, è bravo a chiudere su Giovinc due volte. Poteva fare meglio sul vantaggio di Vucinic, comunque ravvicinato. Troppo bravo Marchisio in occasione del secondo.

E ora veniamo ai vincitori: JUVENTUS

Giovinco: 6,5 "Bello a metà". Come spesso gli è accaduto in questa stagone, la formica atomica si perde sul più bello. Corsa, sacrificio, appoggi (ed errori non di rado): insomma un grande lavoro per la squadra. Cosa si può chiedere di più ad una punta?! Il gol!! Conclusioni deboli o fuori misura glielo negano, ancora una volta.

Vidal: 7 "Uomo ovunque". Il cileno è in netta crescita di condizione. Dovrebbe giocare a destra, lo trovi dappertutto. Recupera palla, accompagna l'azione e conclude. Che poi sbagli la mira qualche volta, con tutti i chilometri che macina è più che comprensibile. Buone notizie per Conte in vista di Monaco.

Marchisio: 8 "Bentornato Principino". E' tornato il Marchisio che tutta Europa ha saputo apprezzare. Anche per lui vale il discorso fatto per Vidal. Il punto in più ovviamente è dovuto all'assist e al gol che hanno deciso la partita.

Chiellini: 7 "La prova del 9". Ancora una volta dimostra quanto la sua assenza abbia pesato nel calo di rendimento della squadra di Conte tra Gennaio e Febbraio. Lotta e ha la meglio su tutti i palloni. Resiste alla mannaia di Perez, dimostrando quanto tosta sia questa Juve.

Vucinic: 7,5 "Pantofole e scarpini". Buona prova del Montenegrino, il cui unico difetto è quello di andare troppo ad intermittenza. Grandi giocate alternano pause lunghe più di un paio di minuti. Quando si accende però è determinate, vedi gol dell'1-0 e assist per il raddoppio di Marchisio.

Davide Bernardi
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