Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

martedì 18 dicembre 2012

IN THE BOX: TOTTENHAM E ARSENAL, UNA POLTRONA PER DUE SULL'ALTALENA DELLA PREMIER

RENDIMENTO AD ALTI E BASSI PER DUE SQUADRE IN CERCA DI CERTEZZE

Due squadre agli opposti, e non potrebbe essere diversamente. Separate da sole 5 miglia di strada, da 4 fermate di metropolitana e da oltre un secolo di rivalità, i due club del nord di Londra stanno vivendo una stagione di luci e ombre, ma non con le stesse tonalità.

Il Tottenham in estate ha aperto un nuovo ciclo, sostituendo un allenatore come Harry Redknapp che non è riuscito a renderlo una grande squadra nonostante la presenza di giocatori di assoluto valore in ogni ruolo: Gallas, King e Walker in difesa; Bale, Modric, Lennon e Van Der Vaart a centrocampo; Adebayor, Defoe e Pavlyuchenko in attacco. Con tutto questo patrimonio il Tottenham di Redknapp è riuscito a ottenere un ottavo posto (2009), un quarto (2010) e due quinti posti (2011 e 2012), con un distacco medio di oltre 20 punti dalla capolista. Quando si parla di vincenti e di perdenti, si è soliti dare del perdente a chi perde le finali delle competizioni, dimenticandosi che erano vincenti fino al turno precedente. 

Negli ultimi 20 anni, il Tottenham ha vinto due soli trofei: due Carling Cup (una competizione di sei/otto gare in tutto, se arrivi in finale) nel 1999 e nel 2008.
Conclusa l’esperienza Redknapp, il club ha virato su Andrè Villas Boas, in cerca di rilancio come la società. Dal mercato sono arrivati alcuni volti nuovi come Dempsey, Vertonghen, Dembelè, Sigurdsson e Lloris. Nel processo di rinnovamento sono dovuti partire i due “cervelli” della squadra, Modric e Van Der Vaart, così come Saha, Pienaar e Dos Santos, mai esplosi con gli Spurs.
La stagione è cominciata col freno a mano tirato: due punti nelle prime tre partite. A partire dalla trasferta di Reading, però, sono arrivate 5 vittorie in 6 partite, colpendo anche il Manchester United nell’unica sconfitta all’Old Trafford dei Red Devils. Ma un nuovo periodo negativo era dietro l’angolo: tre sconfitte consecutive, tra cui una col Wigan e un secco 5-2 nel derby con l’Arsenal. Proprio quando sembravano affondare, i Lilywhites sono risorti, con 3 vittorie nelle successive 4 gare, l’ultima delle quali è il successo di domenica contro lo Swansea.
Il tecnico è stato bravo a sostenere la squadra nei momenti di massima difficoltà, dichiarandosi orgoglioso dei suoi giocatori anche nel post-partita di un derby perso malamente. Il gioco va e viene, ma in fondo con un tecnico nuovo si può anche concedere. Predilige il gioco sulle fasce, non necessariamente per andare al cross, ma spesso per saltare l’uomo e giocarla rasoterra. In questo gli interpreti sulle corsie laterali sono ottimi, con Bale da una parte e Lennon dall’altra. Forse Adebayor non è il centravanti ideale per questa interpretazione offensiva, mentre Defoe di sicuro sposa meglio la filosofia e infatti la sua stagione è straordinariamente positiva fino a questo momento. A sostegno delle punte c’è Dempsey, che sta provando ad abbassare un po’ il suo baricentro d’azione, ottenendo risultati alterni, così come la squadra d’altronde. 
Il calendario adesso viene incontro al Tottenham, che dovrà affrontare Stoke City, Aston Villa, Sunderland, Reading e Queen’s Park, tutte squadre di bassa classifica tranne lo Stoke (che però ha una sola vittoria in trasferta): per una squadra che vive di strisce positive e negative è l’occasione di fare cassa. Il prossimo mese ci dirà se sono vincenti o perdenti.

Per una squadra che è all’inizio di un nuovo percorso, ce n’è una che forse è arrivata alla conclusione del suo. Si parla dell’Arsenal, naturalmente, che mai così insistentemente ha sentito parlare di conclusione dell’epoca Wenger sulla propria panchina. Arrivato a Londra nel 1996, l’allenatore alsaziano ha sempre portato l’Arsenal tra i primi quattro posti in classifica, vincendo tre campionati, quattro FA Cup, quattro Community Shield e sfiorando la Champions League nel 2006. Il lavoro di Arsene Wenger però non si è mai limitato soltanto ai risultati ottenuti, ma anche, se non soprattutto, alla creazione di una delle migliori scuole calcio del mondo. Il tutto spendendo molto meno delle concorrenti (approssimativamente la metà di quanto hanno speso il Manchester United e il Chelsea nello stesso arco di tempo). Il pubblico dimostra di gradire, tanto che nella partita in cui ha avuto meno tifosi quest’anno, ha sfiorato comunque il tutto esaurito (58 000 paganti su una capienza totale di 60 000).
Come spesso è accaduto negli ultimi anni, in estate i Gunners hanno fatto cassa, cedendo un pezzo pregiato come Van Persie ai rivali dello United. I soldi però sono stati reinvestiti nel mercato, con l’acquisto di Podolski, Cazorla e Giroud.
La stagione è cominciata come aveva previsto il tecnico, ovvero con un periodo di adattamento (sia alla squadra, sia alla Premier) dei nuovi arrivati e infatti le prime due uscite sono stati due 0-0. Per tre giornate i Gunners sembravano aver ingranato le marce alte, vincendo col Liverpool, col Southampton per 6-1 e fermando il City sull’1-1 all’Etihad. Sembrava che tutto fosse tornato nella normalità e invece da lì in poi sono arrivati soltanto risultati discontinui: sconfitta, vittoria, sconfitta, vittoria, sconfitta, pareggio. L’occasione per rilanciarsi la offriva il derby con il Tottenham e l’Arsenal è stato bravo a sfruttarla al meglio. La roboante vittoria per 5-2 sembrava poter cambiare la stagione dei bianco-rossi, che tornavano in corsa per la zona Champions. Ma proprio quando doveva aggiustarsi tutto, l’Arsenal si è rotto di nuovo: due pareggi con Aston Villa ed Everton, la sconfitta con lo Swansea e la sconfitta in Champions contro il già eliminato Olympiacos che le ha fatto sfuggire il primato del girone all’ultima giornata. Le voci sull’esonero di Wenger ritornavano a leggersi sui tabloid, ma ancora una volta il gruppo si è risollevato e ha sconfitto la squadra più in forma della Premier in quel momento (il West Bromwich Albion) e nel Monday night di ieri ha triturato il Reading per 5-2 in trasferta.
E’ una stagione senza capo né coda fino a questo momento, con una squadra capace di perdere e vicere con le grandi, le piccole e le medie. E’ un gruppo che forse effettivamente sta iniziando a sfuggire di mano all’allenatore, e che non gli perdona di aver lasciato partire una bandiera dello staff come Pat Rice (400 presenze con l’Arsenal da giocatore e 16 anni da vice di Wenger) e di non aver scelto di fatto un vero sostituto tecnico oltre che emotivo di Fabregas l’anno scorso. Lo stesso allenatore ha ammesso di dover conquistare un trofeo per restare sulla panchina, e il campionato ormai non è più alla portata. Gennaio e febbraio saranno i mesi più duri per la squadra: le sfide con City, Liverpool e Chelsea in tre turni consecutivi, e gli ottavi di Champions contro una prima classificata. E’ il momento più difficile della storia di Wenger in sella all’Arsenal, su di un cavallo pazzo che deciderà il suo destino. Vedremo dove arriverà al traguardo.

Valerio Brutti

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