Idee fresche. Idee nuove.

Idee fresche. Idee nuove.
Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

giovedì 28 febbraio 2013

WLA..LIGA: BILBAO, LA CENERENTOLA D'EUROPA E' SCOMPARSA, E' RIMASTA SOLO LA SCARPETTA

IL BILBAO DI BIELSA NON SE LA PASSA CERTO BENE. TRE PUNTI DALLA RETROCESSIONE E FUORI DALL'EUROPA LEAGUE

C'era una volta una cenerentola che incantava l'Europa. C'era una volta l'Athletic Bilbao di Marcelo el loco Bielsa.
Un gioco frizzante, piacevole e quasi utopistico: 4-3-3 iper offensivo, con davanti LLorente supportato dai ragazzini terribili Susaeta e Munain.
Finale di Copa del Rey e di Europa League (dopo quasi 40 anni) centrate con una squadra tutta di origini basche e per di più con un età media di 23 anni.
Poi, un po' per l'inesperienza, un po' per il talento di Falcao e Messi, entrambe le partite andarono male. 3-0 per l'Atletico Madrid a Bucarest e 3-0 per il Barcellona al Vicente Calderon.
Nessun titolo al termine di un'annata comunque incredibile. Il Bilbao aveva fatto innamorare mezza Europa, dando una lezione di calcio anche Sir Alex Ferguson, sconfitto per 3-2 all'Old Trafford, con i baschi padroni del campo. Il dato del possesso palla arrivò addirittura al 67 %.

A distanza di qualche mese, al San Mames sembra essere scoccata la mezzanotte. L'incantesimo si è spezzato. Javi Martinez emigrato in Germania per la cifra folle di 40 milioni di euro, Llorente, la vera stella della squadra, messo fuori rosa a causa del mancato rinnovo con la società basca.
Quello che sembrava l'inizio di un nuovo ciclo per l'autarchica società roji-blanca, sembra invece essersi rivelata una favola lunga una stagione.
Quest'anno infatti del Bilbao dell'anno scorso sembrano rimasti giusto i colori: 26 punti nella Liga, a soli tre dalla zona retrocessione e già fuori dall'Europa League.
Da metà dicembre, i baschi hanno vinto una sola volta, nel 3-0 all'Atletico Madrid, partita che si pensava potesse essere la svolta della stagione, poi 6 sconfitte e 2 pareggi.
Nell'ultima giornata un 1-3 subito dalla Real Sociedad. Negli scontri con Barcellona e Real Madrid i gol presi sono stati dieci: cinque per partita, per non scontentare nessuno. In generale le reti subite in questo campionato sono addirittura 50, a fronte delle 30 fatte.
La cenerentola che incantava l'Europa sembra dunque aver perso la scarpetta, i rintocchi della mezzanotte l'hanno trasformata nel fac-simile della Roma Zemaniana:  un gol più degli altri lo incassa invece che segnarlo.

Al San Mames si parla già del possibile sostituto del loco Bielsa. Si era fatto il nome di Unay Emery, prima che firmasse col Sevilla.
Intanto sabato l'Athletic fa visita all'Osasuna, per quella che si profila come una gara fonfamentale sulla strada della salvezza. Il club di Pamplona infatti, in classifica ha 2 punti in più dei baschi.
La mezzanotte è scoccata e alla Catedral è stata ritrovata solo una scarpetta. Bielsa farà bene a ritrovare anche la sua Cenerentola.

Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter

martedì 26 febbraio 2013

IN THE BOX: THE INCREDI..BALE, VILLAS BOAS HA IL PROPRIO 007

ANCORA UNA VOLTA CON DUE PRODEZZE FA VOLARE GLI SPURS. VALE QUANTO CR7?!

Non indossa lo smoking e il papillon, ma una divisa bianca con sulla schiena il numero 11. Non impugna la celebre PPK, ma quando arma il sinistro, tanti portieri possono solo alzare le mani. E' il più fidato "agente " di Andrè Villas Boas: si chiama Bale. Gareth Bale.

Anche ieri sera, lo 007 gallese ha regalato i tre punti agli Spurs nel derby col West Ham: nel primo tempo ha portato in vantaggio il Tottenham con un preciso sinistro all'angolino, mentre nel secondo tempo ha, prima battuto la punizione dal quale è nato il pareggio di Sigurdsson e poi ha "portato a termine la missione" con una magia al 90'. "IncrediBale", dopo un coast to coast, subisce fallo sulla trequarti, Webb non fischia. Gareth non ci sta,  sbatte un pugno per terra, si rialza, si fa dare palla e scarica un sinistro all'incrocio che Jaaskelainen può solo guardare insaccarsi.
Ennesima doppietta che va a sommarsi agli altri 13 gol e 5 assist di queste prime 25 partite di Premier. I numeri sono impressionanti: 8 gol nelle ultime 6 gare, che hanno permesso al Tottenham di superare il Chelsea in classifica e piazzarsi così al terzo posto a soli 5 punti dal City secondo a 56.

Il valore del gallese è schizzato alle stelle, una prima offerta del Real Madrid si aggira intorno ai 60 milioni, ma l'impressione è che non basteranno. Andrè Villas Boas ha evidenziato un aspetto tanto importante quanto poco considerato in precedenza: "avere un giocatore come Bale può attrarre altri campioni a scegliere il Tottenham". Dopo le recenti prestazioni e il valore di mercato raggiunto dal giocatore, la sua partenza a fine stagione non è per niente scontata.

Molti in Premier lo paragonano a Cristiano Ronaldo. Simili o no, il gallese CR7 lo studia. Le punizioni come prima cosa: partenza a gambe leggermente divaricate, breve rincorsa e parabola imprevedibile che si abbassa a due metri di distanza dal portiere. Grazie a due magie da fermo ad esempio, ha regalato ai suoi la vittoria nell'andata dei sedicesimi di Europa League contro il Lione.
E poi il terzo tempo. Quella tecnica cestistica che ti permette di saltare prima e più in alto degli avversari. Vedi per credere il gol di testa che proprio Ronaldo ha fatto contro il Manchester United due settimane fa.
L'aspetto che più colpisce di questo ragazzo gallese che non la smette mai di correre, è la duttilità: nato come terzino, è letteralmente esploso a livello internazionale nel 2010, nel confronto durante la fase a gironi di Champions League con l'Inter. A San Siro nella sconfitta per 4-3 segnò una tripletta, mentre in Inghilterra sfornò due assist per il 3-1 finale, facendo quello che volle al cospetto di Maicon.
Con il passare del tempo Harry Redknapp lo spostò più avanti, mentre va a Villas Boas il merito di averlo portato al centro, in quello che era il ruolo di Van der Vaart.
 L'unico peccato è che Gareth Bale, sembra condividere lo stesso sfortunato destino di Ryan Giggs, grandissimi giocatori che purtroppo potremo ammirare a pieno solo nelle competizioni per club.

Non avrà lo smoking e il papillon, non avrà la PPK, ma un sinistro così farebbe comodo anche alla regina Elisabetta!

Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter 


                                                          



VIDEO - CHAPEAU: PIERRE-EMERICK AUBAMEYANG, IL RANOCCHIO EX MILAN SI TRASFORMA IN PRINCIPE AL SAINT-ÉTIENNE


SCARICATO DAI ROSSONERI NEL 2008, IL FRANCO-GABONESE TRASCINA ORA LES VERTS A SUON DI GOL

Sembrava fosse l’ennesimo giovane talentuoso, sfornato da un vivaio importante (quello milanista), senza futuro davanti a sé. Sembrava dovesse essere continuamente girato in prestito, una volta al Dijon, poi al Lille , infine al Monaco. Sembrava.

Ma la storia di Pierre-Emerick Aubameyang, classe 1989, sarebbe cambiata di lì a poco. Dopo tre stagioni di nomadismo francese (dal 2008 al 2011) caratterizzate da 67 presenze e 12 reti in totale, il Milan decide di spedirlo a un’ora di strada da Lione, al Saint-Étienne.

L’esperienza fiabesca di Pierre (grazie anche al colore della sua nuova divisa) ricorda un po’ la storia del principe ranocchio: baciato dalla fortuna e dall’impegno sempre profuso, il rospo Aubameyang si trasforma in un principe del gol infallibile in Ligue 1. Dal 2011, il fratello di Catilina e Willy (anch’essi ex primavera Milan) ha totalizzato 75 presenze e 32 reti con la maglia dell’ASSE, guadagnando un posto fisso da titolare in attacco e convincendo la dirigenza del club francese a riscattarlo a titolo definitivo dal Milan. Attualmente, nella stagione corrente, occupa la seconda posizione nella classifica cannonieri del campionato francese: 14 gol e 9 assist, secondo solo a un fenomeno come Zlatan Ibrahimovic.

Naturalizzato gabonese dal 2009 e vincitore della classifica cannonieri della Coppa d’Africa 2012, il 23enne ha visto crescere la propria valutazione fino a 10 mln di euro, attirando l’attenzione di club importanti come  Fiorentina e Newcastle. Ama ricoprire il ruolo di punta centrale, sfruttando un’arma che lui stesso ritiene essere il suo pregio: la velocità, supportata da un fisico longilineo (185 cm x 74kg).

Al famoso ed attuale Progetto Giovani inaugurato dal Milan, Aubameyang avrebbe certamente fatto comodo. I rossoneri però, giudicandolo troppo acerbo, hanno preferito non scommettere su di lui: d’altronde non per tutti è facile vedere, in un semplice ranocchio, un futuro principe del gol.

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)




lunedì 25 febbraio 2013

A UN MILAN “NARCISO” MANCA IL KILLER INSTINCT, SCHELOTTO LO PUNISCE: IL DERBY FINISCE 1-1


LA SQUADRA DI ALLEGRI DOMINA NEL PRIMO TEMPO, SPRECA E VIENE RAGGIUNTA NELLA RIPRESA: DOPO 9 ANNI, TORNA LA PARITA’ NELLA STRACITTADINA

24 Ottobre 2004. Data dell’ultimo pareggio in un derby della Madunina. La X in schedina mancava da 9 lunghi anni e, ieri sera, è tornata a farsi vedere. In un derby nel quale il Milan può certamente rammaricarsi per la ghiotta occasione buttata al vento, dopo un primo tempo giocato bene e a ritmi alti in cui Handanovic, dopo aver subito il vantaggio rossonero di El Shaarawy, è stato costretto agli straordinari.

Non chiudere partite così può essere controproducente, soprattutto contro una squadra ferita e desiderosa di riscatto come l’Inter dell’ultimo periodo. E il risultato finale lo conferma. Nell’unica vera disattenzione rossonera del match, i rossoneri subiscono infatti il pareggio di Schelotto, entrato 3 minuti prima al posto di Cambiasso.

Nel complesso, la prestazione della squadra di Allegri è stata buona. Dopo un primo tempo particolarmente positivo la stanchezza dell’impegno infrasettimanale di Champions contro il Barcellona si è fatta inevitabilmente sentire, colpendo i rossoneri nella seconda frazione di gioco, finita in leggera apnea. Ha impressionato nuovamente la prestazione di Mattia De Sciglio, incontrollabile nel primo tempo grazie anche alla non eccelsa copertura fornita dalla coppia Nagatomo-Guarín e perfetto anche in fase di rifinitura: i suoi cross dal fondo hanno sempre messo in difficoltà la retroguardia nerazzurra. Continuando così, per il terzino rossonero la candidatura a un ruolo da protagonista in nazionale ai prossimi mondiali risulterebbe una pura formalità.

La retroguardia Casciavit, come già anticipato, ha pagato a caro prezzo l’unico vero errore commesso, firmato Mexès, senza soffrire troppo il lavoro sporco ma poco produttivo della coppia Palacio-Cassano. In mediana, Montolivo ha disputato l'ennesima partita da gigante, coadiuvato dai martellatori Nocerino e Muntari, la cui prestazione è andata scadendo nel corso del match. Davanti si è rivisto un ottimo Boateng: il ghanese sta finalmente attraversando un buon periodo di forma, aspetto che non è quasi mai mancato al solito El Shaarawy, al primo gol in un derby e sempre pericoloso in ripartenza.

Capitolo Balotelli: al primo derby da ex, stecca, seppur fosse febbricitante. Si fa trovare nel posto giusto al momento giusto, ma Handanovic e la pessima relazione tra scarpe e terreno di gioco (scivola troppo spesso) non gli permettono di gonfiare la rete. Beccato dal pubblico nerazzurro, nella ripresa si innervosisce troppo e finisce per sparire dalla partita.

Riguardo ad Allegri la questione è differente: dopo il Picasso tattico contro il Barcellona, offre un’opera d’arte moderna abbastanza incomprensibile in occasione della stracittadina. Soprattutto dal punto di vista dei cambi, aspetto invece perfettamente considerato e centrato da Stramaccioni con l'ingresso decisivo di Schelotto: il primo, effettuato a 9’ dalla fine, vede l’ingresso di Niang per Boateng, uno dei migliori. Tempistica e scelte errate: Balotelli, troppo nervoso e mai in partita nella ripresa, poteva essere sostituito dallo stesso francese, con conseguente arretramento di Prince a centrocampo. La maggior freschezza del 18enne talento rossonero avrebbe potuto fare la differenza. 

In una settimana del genere, tuttavia, conquistare una vittoria e un pareggio contro Barça e Inter fa morale. Una maggior attenzione nella partita giocata ieri avrebbe consentito un en plein da 110 e lode e regalato un distacco in classifica dalle interessate alla zona Champions tutt’altro che negativo. Sabato prossimo a Milano arriva la Lazio, altra sfida fondamentale per il terzo posto: seguire le orme di Narciso può essere un grosso rischio. Meglio evitare lo specchiarsi troppo e piacersi ancora di più. Schelotto insegna…

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

domenica 24 febbraio 2013

L'EDITORIALE DI PADOVAN: IL MILAN BUTTA MEZZO DERBY

SOLO LE PARATE DI HANDANOVIC FERMANO I ROSSONERI, POI EMERGE LA FATICA DI CHAMPIONS E SCHELOTTO PAREGGIA EL SHAARAWY

E' perfino inutile dire che il Milan ha buttato due punti, quindi la partita e la possibilità di rimanere agganciato al terzo posto senza aspettare il risultato della Lazio. Il derby l'hanno visto tutti e tutti sanno che i rossoneri l'avrebbero dovuto chiudere nel primo tempo. Gol al ventesimo di El Shaarawy. Ma se questo non è stato possibile è solo perchè dall'altra parte, con l'Inter, gioca il migliore portiere del campionato, Samir Handanovic. Poi, che il gol del pareggio l'abbia segnato Ezequiel Schelotto, cioè uno dei meno in forma, riserva dell'Atalanta e, a parte il gol, male in arnese anche nello scampolo di partita in cui è stato schierato, è la dimostrazione che il calcio si fa beffe della logica.
Era seguendo questi paradossi che a Skytg24 questa mattina avevo predetto addirittura la vittoria dell'Inter con gol di Rocchi. L'ex laziale non ha giocato, ma aver visto Schelotto in campo raggiungere il pareggio fa quasi lo stesso effetto.

Non sono interista, tuttavia troppe situazioni congiuravano per un facile successo del Milan. E in effetti Balotelli ha avuto tre occasioni colossali e Handanovic ha fatto due parate eccezionali.
Sul piano della manovra, il confronto è stato addirittura imbarazzante e il Milan è stato migliore in tutto e per tutto. Non però per l'intera partita. Più o meno all'altezza dell'ora di gioco la squadra rossonera è andata in debito di energie e di idee, si è allungata e ha perso la facilità del fraseggio con cui aveva sventrato l'Inter sugli esterni.
Ora si dice che Stramaccioni sia stato bravo a invertire le posizioni di Nagatomo e J.Zanetti. E in effetti questo può essere un merito. Ma, secondo me, se il Milan avesse raggiunto un doppio vantaggio nel primo tempo o avesse avuto la forza di replicarsi anche nella ripresa, il risultato sarebbe stato diverso.
Il tecnico nerazzurro è stato sicuramente meritevole nel rimetterla in piedi, anche se avrebbe dovuto apportare correttivi fin dal primo tempo.
Gli errori più vistosi vengono dalla partita di Cluj. Che senso ha avuto tenere in campo per l'intera gara Cassano, quando il turno era ampiamente passato? E poi che significato ha l'impiego, questa sera, del barese quale punta centrale, se a Palacio si chiede un sacrificio così sfiancante?
Dispiace non aver visto Kovacic. Io mi aspettavo che venisse impiegato dal primo minuto e invece non ha giocato proprio. Forse avrebbe dato più corsa e qualità in un centrocampo che mi è sempre parso in soggezione rispetto a quello del Milan.

Adesso c'è un grande mucchio per il terzo posto: Lazio e Fiorentina devono ancora giocare, mentre anche la Roma e il Catania reclamano qualche diritto. Ma l'attesa è tutta per il Napoli. La Juve ha allungato a più sette e se si vuole dare un peso allo scontro del 1° marzo al San Paolo, Mazzarri deve vincere a Udine. Dove, guarda caso, è passata solo la Juve.
In pratica siamo ad una svolta. Ho sempre considerato il Napoli il miglior antagonista possibile della Juve e non credo che mi tradirà.

Giancarlo Padovan
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CONTE SI ASPETTAVA LA BOLGIA, HA TROVATO TRE PUNTI E QUALCHE INGRATO

FISCHI POCO TOLLERANTI E TECNICO ARRABBIATO NEL FINE GARA PER L'ATTEGGIAMENTO DI UNA PARTE DEL TIFO

Doveva essere la giornata delle risposte. Si cercava la risposta della Juve dopo la sconfitta di Roma. Ci si aspettava la risposta di Giovinco dopo le numerose critiche settimanali piovutegli addosso anche e non solo dalla stampa. Ci si aspettava soprattutto una prestazione importante in vista del big match di venerdì col Napoli.
Nella giornata che doveva dare tutte queste risposte, Conte dai suoi uomini riceve parecchie indicazioni, nessuna delle quali però definitive.

I bianconeri infatti hanno ottenuto il massimo con il minimo sforzo. Un buon primo tempo contro un secondo così e così.
Giovinco ancora una volta ha offerto una prestazione non del tutto convincente. Un gol è vero, ma come al solito poca precisione negli ultimi 16 metri. Insomma il voto in pagella sarebbe 6,5.
Discorso simile, ma non identico va fatto per Vucinic. Anche per il montenegrino oggi non è stata una giornata da incorniciare, ma va comunque detto che per tutto il primo tempo, il pericolo numero uno per il Siena è stato proprio lui. Non a caso il vantaggio di Lichsteiner è nato proprio dai suoi piedi.

La prestazione odierna della Juve non ha convinto del tutto, soprattutto dal punto di vista della brillantezza nella costruzione del gioco. Molti appoggi sbagliati che non sono sfuggiti ai pretenziosi e poco tolleranti tifosi bianconeri, ma di questo aspetto parleremo dopo.
Buone indicazioni a Conte invece sono arrivate (come al solito ormai!) da Pogba. Se è vero che il francesino ha quasi sempre offerto buone prestazioni, quella di oggi risalta per la maturità dimostrata in entrambe le fasi.
Più il tempo passa, più si vede come il "tentacolare" Paul acquisti disinvoltura nel centrocampo bianconero. Anche oggi si è capito come Pogba renda al meglio nella posizione di interno in mediana, dove è meno limitato nella posizione e quindi più libero soprattutto nella fase di possesso palla, di buttarsi dentro o di aspettare la palla al limite per sfruttare le sue doti da cecchino.

Ottima notizia anche il recupero di Chiellini, in campo per l'ultimo quarto d'ora di gioco. A questo punto sta a Conte decidere se a Napoli schierarlo dall'inizio o meno. L'Asamoah visto oggi, anzi non visto, potrebbe anche portare il tecnico leccese a proporre titolare il centrale italiano spostando Peluso, che ha già dimostrato di rispondere presente nelle occasioni importanti, a sinistra.
Il ganese sembra ancora appesantito dalle fatiche della coppa d'Africa, Conte si è fidato di lui oggi, come con la Roma, ma la risposta dell'ex Udinese è stata tutt'altro che incoraggiante.

Fulmen in clausula di oggi dedicato ad un protagonista indiretto della partita, quella parte di pubblico che ha fatto presto a dimenticarsi i due settimi posti delle gestioni Ferrara e Del Neri e che evidentemente non si è ancora accontentata dello scudetto dell'anno scorso e dell'attuale primato in classifica di quest'anno.
Fischi ad ogni errore di Giovinco e Vucinic, poi puntualmente applauditi durante i primi due gol. La stessa parte di pubblico è il destinatario delle critiche del tecnico bianconero nel post partita. Conte aveva chiesto una bolgia, ha sentito invece qualche ingrato.

Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter


                                                             


sabato 23 febbraio 2013

IN THE BOX: ROMELU LUKAKU, SEMPRE PIU' L'EREDE DI DROGBA

DOPPIETTA NEL 2-1 DEL WBA SUL SUNDERLAND. QUEST'ANNO I GOL SONO GIA' 12 IN 25 PARTITE.

L'erede di Drogba il Chelsea ce l'ha in casa, ma non si chiama ne Fernando (Torres) ne tanto meno Demba Ba. Bensì Romelu.
Nato ad Anversa (Belgio) il 13 maggio 1993, Romelu Lukaku, giovane belga di origini congolesi, sta conquistando la premier a suon di gol.
Alto 1,91m, ha un fisico molto simile a quello di Drogba. Possente, ma comunque esplosivo, rapido e dotato di un buon senso del gol.

Figlio d'arte, Roger Lukaku fu anch'esso un attaccante; ad accorgersi per primo delle doti di Romelu fu proprio il padre, che lo portò presto nelle giovanili del Rupel Boom. Da lì il giovane attaccante passa per il Wintame e il Lierse, fino al Brussels, dove inizia a collezionare numeri impressionanti: 68 gol in altrettante partite.
Di lui si accorge presto l'Anderlecht che se lo assicura quando Lukaku ha ancora 13 anni, ma ha già collezionato 121 gol in 88 partite. Rimasto al Brussels ancora tre anni, nel 2009 il giovane attaccante arriva ad in bianco-viola: 26 gol in 17 partite con la primavera sono abbastanza per convincere i dirigenti del club più prestigioso belga a portarlo in prima squadra.

Il 25 agosto 2009 fa il suo esordio tra i grandi e qualche settimana dopo segna anche il suo primo gol in Mauve et Blanc, con un tacco volante che lo fa diventare il più giovane marcatore della storia della Jupiler League.
Nella stagione successiva, promosso definitivamente in prima squadra, esordisce in Champions e in Europa League, dove segna una doppietta con l'Ajax e un gol contro l'Athletic Bilbao, che permetterà all'Anderlecht di approdare agli ottavi della competizione.
Il titolo di capocannoniere del campionato belga attira le attenzioni di mezza europa e gli fa guadagnare l'appellativo di "erede di Drogba".  Forse anche per questo, nel 2010  Abramovich lo porta a Londra per una cifra che si aggira intorno ai 22 milioni di euro. Non male per un 18enne.

In Blues l'avventura non va benissimo: poco spazio sia con Andrè Villas Boas che con Di Matteo e una Champions League, seppur vinta sulla carta, mai alzata perchè mai sentita propria.
A fine stagione il prestito al West Bromwich Albion. In biancoblu Lukaku sta riuscendo a mettere in luce tutto il primo talento: 12 gol in 25 partite che hanno strascinato la squadra di Steve Clark al settimo posto a quota 40 punti. Ma Romelu ha un altro sogno: entrare nella storia del Chelsea, proprio come un certo Didier.

Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter

                                                        

venerdì 22 febbraio 2013

BOATENG E RICKY ALVAREZ: SOGNO O SON DESTI?!

I DUE ADDORMENTATI SEMBRANO ESSERSI SVEGLIATI GIUSTO IN TEMPO PER IL DERBY

Kevin-Prince-Boateng e Ricky Alvarez. Sogno o son desti?! La tre giorni di coppe sembra aver svegliato i due giocatori, piombati in un letargo che durava da troppo tempo.

Il numero 10 del Milan, autore del vantaggio rossonero contro il Barcellona, ha finalmente offerto una prestazione convincente e ancora più importante, generosa.
Sarà stata l'aria di Champions, sarà stato il ricordo della gara dell'anno scorso, ma contro Messi&co. il Boa è sembrato tornare il giocatore di due stagioni fa.
L'uomo rivelazione dello scudetto 2010-2011 infatti, tra foto con la bella Melissa, tagli di capelli improbabili e la partenza di Ibrahimovic, si era perso, incapace di caricarsi il Milan sulle spalle nel momento più difficile della gestione Berlusconi.

Prima attaccante, poi centrocampista. Nel nuovo 4-3-3 di Allegri, il Boa non era ne l'uno ne l'altro. Troppo attaccante per stare in mediana, troppo centrocampista per stare davanti.
L'assenza poi di un attaccante in grado di attirare su di se le attenzioni delle difese avversarie, aveva ostacoltato le sue capacità d'inserimento e quindi di realizzazione. Vedere per credere la sola rete in campionato sulle 69 conclusioni tentate.
Poi mercoledì la svolta. Prince si mette a disposizione della squadra. Il suo ruolo è determinante nella vittoria contro i catalani: grinta e corsa a centrocampo per aiutare la difesa, qualità ed inserimenti per supportare l'attacco.
Contro l'Inter, Allegri, complice la buona prova di Niang contro gli azulgrana, potrebbe riproporre Boateng a centrocampo, dove serviranno la sua qualità e quantità (ritrovata) per ostacolare il dinamismo di Kovacic.

L'altro addormentato che sembra aver riaperto gli occhi è Ricky Alvarez, autore ieri sera nel ritorno dei sedicesimi d'Europa League con il Cluj, di una prova molto convincente. Due giocate decisive in occasione dei primi due gol nerazzurri firmati Guarin.
Arrivato a Milano con l'appellativo di "Maravilla", Alvarez è sempre apparso un eterno incompiuto, alternando buone prestazioni a mezze comparsate da ectoplasma.
La sua fragilità muscolare, aggiunta al periodo non brillantissimo della squadra di Stramaccioni, non hanno certmente aiutato la situazione.
Anche per lui, come per Boateng, l'Europa potrebbe aver agito da "bacio della bella principessa". Sicuramente Stramaccioni deve aver apprezzato la prestazione del giovane argentino, sostituito forse precauzionalmente a inizio ripresa in vista del derby.

Certo direte voi, una partita è un po' poco per valutare se i due letargici giocatori si sono svegliati o meno.
Non preoccupatevi, dopodomani c'è il derby a dirci per chi la favola si chiuderà con un lieto fine.

Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter

giovedì 21 febbraio 2013

IN THE BOX: LAMPARD HA FIRMATO! SI, FARA’ LO SCRITTORE!

IN ATTESA DI CONOSCERE IL SUO FUTURO SUI CAMPI DA GIOCO, UNA COSA E’ CERTA: SCRIVERA’ LIBRI PER BAMBINI 
 
Scriverà libri per bambini. Anzi, per la precisione, li sta già scrivendo. A volte la carriera professionale e lavorativa di ognuno di noi può riservare particolari e clamorose sorprese, e probabilmente questo è il caso di Frankie Lampard. Lo storico centrocampista della nazionale inglese e del Chelsea FC, infatti, negli ultimi giorni ha scelto ufficialmente di intraprendere un tipo di esperienza, se non altro, curioso ed inconsueto per un personaggio del mondo dello sport.

Sono mesi ormai che si parla a non finire di Lampard e del suo futuro sui campi da gioco. Il rinnovo ancora non gli è stato proposto (il suo contratto attuale scade a giugno), la situazione in vista della prossima stagione rimane chiaramente in bilico e tutto ciò preoccupa specialmente i tifosi dei Blues, che mai vorrebbero vedersi sfuggire dalle mani una tra le loro maggiori glorie di sempre. Lampard è un vero idolo per tutta la tifoseria del club londinese, un idolo per il quale aggettivo più azzeccato, come già detto prima, non potrebbe esser altro che “storico”, avendo raggiunto le 198 marcature totali (tra campionato e coppe) da giocatore del Chelsea ed essendosi portato a sole quattro reti dal record di Bobby Tambling (202 realizzazioni all’attivo). Un record straordinario ed inverosimile soprattutto perché, non dimentichiamolo, si sta parlando di un centrocampista! Per questo sarebbe un’autentica sofferenza quella che toccherebbe a tutti i sostenitori londinesi, sofferenza rincarata dal fatto che, nonostante i dubbi societari sul suo rinnovo, il giovanotto ormai trentaquattrenne sta disputando ancora una volta un’ottima stagione (11 le gioie personali, fino ad ora, in Premier League). Eppure del suo futuro non si sa ancora molto, in caso di mancato rinnovo si parla di possibilità Manchester United oppure (più plausibile) di un’esperienza estera, con l’opzione Los Angeles Galaxy in pole sulle altre. Tante voci, grandi dubbi, poche garanzie. Per ora, di certo, sappiamo solamente che farà lo scrittore!  

E’ di pochi giorni fa, infatti, la notizia dell’accordo definitivo tra Lampard e la casa editrice statunitense Little Brown per la pubblicazione di libri per bambini (accordo raggiunto, tra le altre cose, grazie agli agenti Blair e King, gli stessi della Rowling per intenderci). Libri che avranno come protagonista un bambino, Frankie, i suoi amici appassionati di calcio, e il suo cane Max. Si tratta di una collana dedicata ai piccoli lettori dai cinque anni in su, dal titolo "FRANKIE’S MAGIC FOOTBALL".

Sulla nuova avventura, si è espresso con buon entusiasmo lo stesso Lampard: «L’idea mi è venuta leggendo le favole ai miei figli. Lo sport e la lettura sono due valori importanti all’interno della mia famiglia e così ho deciso di inventarmi io stesso una serie di avventure. Per i protagonisti delle avventure di Frankie ho preso ovviamente spunto da amici e compagni di squadra con cui ho giocato durante la mia carriera. Sono contento e onorato che una casa editrice abbia deciso di pubblicare i miei racconti»

L’entusiasmo dunque c’è, la voglia di far decollare ad alte quote il progetto anche: lo dimostra il fatto che il primo libro della serie sarà nelle librerie già il prossimo giugno, seguito da altri due volumi nel corso del 2013 e almeno altri due nel 2014.

Insomma, in attesa di conoscere quale destino, quale futuro gli potrà riservare l’amato rettangolo verde, almeno per questa nuova avventura, non c’è che dire: in bocca al lupo, “good luck”, magico Frankie! 


 Dario Di Noi
@DarDinoRio on Twitter

IN ATTESA DI SNEIJDER E DROGBA, A ISTANBUL GRIDANO UN SOLO NOME: BURAK..YILMAAAZ!

L'ATTACCANTE TURCO VIAGGIA A RITMI SPAVENTOSI: 7 GOL IN 7 PRESENZE IN CHAMPIONS. 12 GOL E 5 ASSIST IN 18 PARTITE DI SUPERLIGA

Nonostante l'arrivo di Sneijder e Drogba, la Turk Telekom Arena anche ieri sera, nell'andata degli ottavi di Champions contro lo Schalke 04 l'ha fatta esplodere lui.
Nato a Adalia il 15 luglio 1985, Burak Yilmaz.
Alto 1,88m. ha una struttura fisica invidiabile, che però non lo rende macchinoso nei movimenti, anzi. Bravo a puntare l'uomo, è dotato di buona tecnica e un tiro preciso e potente. Insomma il prototipo dell'attaccante moderno.
Il gol di ieri sera racchiude tutte le doti di Yilmaz: controllo di tacco e sombrero al difensore concluso con una fucilata sotto la traversa a battere Hildebrand.

Numeri sorprendenti e una storia da vagabondo. Con la condizione non brillante delle due stelle arrivate a gennaio, Fatih Terim ancora una volta ha dovuto ringraziare il proprio numero 17.
Dire che il percorso di Burak sia stato condizionato da alti e bassi è davvero un eufemismo
Dopo quattro anni all'Antalyaspor, conditi da 17 gol in 70 presenze, nel 2006 passa al Besiktas. Dopo appena 6 gol in un anno e mezzo in bianconero, nel gennaio 2008 viene ceduto al Manisaspor; al debutto segna una tripletta. A fine semestre i gol saranno 9 in 16 presenze.

Gli occhi delle big turche tornano su di lui; lo compra il Fenerbache. In gialloblu l'esperienza è ancora più disastrosa che al Besiktas: in tutta la stagione nell'attuale club di Krasic, gioca appena sei volte, senza mai buttarla dentro.
Ancora una volta dunque Yilmaz deve ripartire dal basso: nel luglio 2009 infatti viene ceduto all'Eskisehirspor (si scrive così?!). Anche in rossonero non va benissimo: 14 presenze ed una sola rete.

L'anno dopo però qualcosa cambia. Ancora una volta Burak cambia maglia, passa al Trabzonspor.
Qui inizia la metamorfosi. 19 gol in 30 partiti nella prima stagione, addirittura 33 in 30 la seconda, ottenendo il record per la squadra turca. A fine campionato, gli occhi di metà Europa sono su di lui. Compreso quelli di Claudio Lotito.
Manca solo l'ufficialità per il passaggio di Burak in biancoceleste; siti e giornali iniziano già ad immaginare una coppia Klose-Yilmaz. Poi però qualcosa va storto e il ragazzone di Adalia, firm per poco più di 5 milioni per l'unica big turca in cui ancora non ha giocato: il Galatasaray di Fatih Terim.
Questa volta però il copione non è quello degli anni precedenti. Il numero 17 giallorosso si conferma sugli standard delle ultime due stagioni: 12 gol e 5 assist in 18 partite di SuperLiga e 7 reti in 7 presenze in Champions League. Numeri che fanno ancora pensare alla cifra irrisoria spesa dai giallorossi di Istanbul.

In attesa di Sneijder e Drogba, la Turk Telecom Arena grida ancora un solo nome: Burak..Yilmaaaaaaz, Burak..Yilmaaaaz.

Davide Bernardi
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L'UNDER 21 CHE VORREI..

L'ITALIA PROVA AD USCIRE DALLA CRISI CON LE SUE NUOVE STELLE

L'Italia prova ad uscire dalla crisi con le sue nuove stelle: da Perin a El Sharaawy passando per De Sciglio Verratti e Insigne.

Gli azzurrini di Devis Mangia hanno conquistato l'accesso alla fase finale dell'Europeo under 21, che si svolgerà in Israele nel 2013, impressionando per la qualità del gioco espresso e soprattutto per la moltitudine di talenti presenti in rosa.
Nel girone di qualificazione l'Italia è arrivata prima davanti a Turchia, Irlanda, Ungheria e alla cenerentola Liechteinstein segnando la bellezza di ben 27 gol e subendone appena 8, lasciando spesso alla nazionale maggiore i giocatori con più esperienza come Verratti, Santon, Florenzi ed El Sharaawy.
L'Italia potenzialmente può ambire alla conquista del torneo continentale, anche se per fare ciò dovrà battere la strafavorita Spagna che annovera tra le sue fila giocatori che hanno già esordito in Champions League con le maglie di Barcellona, Real Madrid, Malaga e Valencia e che dell'organizzazione dentro e fuori dal campo ne ha fatto il suo punto di forza.

Per capire come mai il “bel paese” abbia prodotto una simile ondata di giovani promesse bisogna fare un salto indietro di qualche anno.
SudAfrica 2010. La nostra nazionale è chiamata a difendere il titolo vinto quattro anni prima in Germania; a guidarla è da poco ritornato l'allenatore che aveva appunto conquistato quel mondiale: Marcello Lippi. Le sue convocazioni furono criticate fin da subito, escluse la poca qualità di cui la nostra vecchia nazionale disponeva: l'emergente Mario Balotelli e il talento di Bari vecchia Antonio Cassano. La spedizione nel continente nero fu un disastro, L'Italia rimediò solo 2 punti e una sconfitta contro la Slovacchia che brucia ancora.
Da quel momento ci si è resi conto che il ciclo di campioni del calibro di Fabio Cannavaro, Mauro Camoranesi, Gianluca Zambrotta e Gennaro Gattuso era ormai giunto a conclusione.
L'unica soluzione per tornare vincenti era quello di tornare a investire nel settore giovanile e, complice la crisi finanziaria che ha colpito la massima serie italiana più di altri campionati, le squadre iniziarono a creare impianti sportivi più adatti alle esigenze del settore giovanile e a puntare sul “fai da te” lavorando giorno per giorno su ragazzi talentuosi.
La ventata di giovinezza portò sulla panchina della nazionale maggiore Cesare Prandelli, famoso per saper far crescere i giovani, che decise di far fare un po' di esperienza a giocatori appartenti al gruppo dell'under 21.

Il percorso di maturazione degli azzurrini è paragonabile a quello avvenuto in Germania dal 2004 in poi. Anche i tedeschi dovettero subire un'umiliazione tale da cambiare radicalmente il metodo di lavoro. La loro Caporetto fu Euro2004, probabilmente il punto più basso toccato dalla nazionale A, inerme al cospetto di nazionali di medio-basso livello.
Nel giro di sei anni la Germania avrebbe rifondato una nazionale in grado di mettere in difficoltà qualsiasi squadra e portando sul grande palcoscenico prima giocatori del calibro di Ozil, Khedira, Jerome Boateng, Neuer e Muller e poi a Euro2012 calciatori che sono più di semplici promesse come Reus, Hummels, Gotze, Kroos, Schurrle e Gundogan.

L'unico problema per Devis Mangia (inseguito da molte squadre) è che in concomitanza con l'Europeo in Israele ci sia la Confederation Cup per le nazionali maggiori, a cui l'Italia dovrà partecipare per merito della conquista del secondo posto nell'Europeo svoltosi l'estate scorsa.
Prandelli vorrà sicuramente fare le prove generali per il mondiale in Brasile nel 2014, ma dovrà pensare anche alla possibilità di “prestare” qualche suo pezzo pregiato al fine di conquistare il ben più ambito trofeo giovanile, che manca dalla bacheca azzurra dal 2004, anno in cui si misero in mostra De Rossi e Gilardino su tutti.

Il giovane commissario tecnico può puntare su almeno 18 possibili titolari, personalmente la formazione che mi piacerebbe vedere in campo è composta da: Mattia Perin (Genoa) Santon (Newcastle) Camporese (Fiorentina) Marrone (Juventus) De Sciglio (Milan) Verratti (Psg) Benassi (Inter) Florenzi (Roma) El Sharaawy (Milan) Insigne (Napoli) Balotelli (Milan).
Come detto ci sono molti altri campioncini come Francesco Bardi, Alberto Masi, Luca Caldirola, Lorenzo Crisetig, Diego Fabbrini e Riccardo Saponara, ma a fare davvero impressione è il reparto offensivo che prevede altre “bocche da fuoco”, come ad esempio il capocannoniere azzurro dei gironi di qualificazione Manolo Gabbiadini o i vari Mattia Destro, Samuele Longo, Ciro Immobile, Giuseppe De Luca oltre all'infortunato Fabio Borini.
Voi invece che tipo di formazione vorreste?

Giammarco Bellotti
Giambellotti on Twitter


SOTTOMessi: UN MILAN PERFETTO CANCELLA IL BARCELLONA


PARTITA IMPECCABILE DELLA SQUADRA DI ALLEGRI: IL DUO GHANESE BOATENG-MUNTARI STENDE I BLAUGRANA. GRANDI I MERITI DEL TECNICO ROSSONERO.

Attendere o aggredire gli avversari? Muntari o non Muntari? Boateng avanzato o interno di centrocampo con Niang o Bojan nel tridente offensivo? Marcare a uomo Messi o creargli una gabbia?

Si è tanto parlato di pretattica riguardo a questo Milan-Barcellona. Forse troppo. Anche l’eterna Mina lo confermerebbe: Parole, parole, parole

Parole in cui non si è perso, passando direttamente ai fatti, Massimiliano Allegri. Dopo tante critiche (corrette, per la verità) rivolte all’allenatore livornese per scelte quantomeno azzardate o discutibili da qualche tempo a questa parte, Acciuga sembra abbia deciso di prendersi una grande rivincita. Sembra, avete capito bene: perché il discorso qualificazione resta ancora aperto e montarsi esageratamente la testa ora equivarrebbe a un suicidio. I conti si faranno il 12 Marzo, in occasione del ritorno al Camp Nou. Tuttavia, risulta doveroso ammettere quanto il 2-0 conquistato ieri sera a San Siro porti la firma del tecnico rossonero in primis.

Parole, parole, parole: tra le tante, quelle pronunciate da Silvio Berlusconi invitavano Allegri ad applicare una marcatura a uomo su Lionel Messi portata, a turno, da Muntari e Flamini. Try again, Mr.President: 0/2 “cestistico” dalla lunetta, alla Dwight Howard, oseremmo dire. Pur non essendo esperti di pallacanestro, credo capirete ugualmente il senso della metafora: 0-2 = 1-Niente Flamini, infortunato; 2- Niente marcatura a uomo su Messi.

Perché Max Allegri l’ha vista in modo diverso. E i liberi dimostra di saperli tirare. Messi marcato a uomo? Guai: quanto potrebbe essere rischioso concedergli un 1 vs 1? Troppo: meglio imbrigliarlo con una schermatura sulle abituali linee di passaggio che La Pulga ama percorrere. Sfida raccolta e vinta: Lionel va in difficoltà, non trova la giusta posizione, il Barça mantiene il possesso palla ma non crea pericoli. Statistica: 3 i gol realizzati da Leo alle italiane(o meglio, al Milan), tutti su calcio di rigore: soffrirà il catenaccio nostrano?
E non è finita qui. Contro lo scetticismo di tanti, anche a causa delle assenze last minute targate Flamini e Nocerino, Acciuga schiera ugualmente Muntari, reduce da due gare tutt’altro che esaltanti dopo il rientro dal lungo infortunio subìto. Il primo tempo non sembra dargli ragione, i 90 minuti complessivi si: il rendimento di Sulley cresce e tocca l’apice quando, a 10’ dal termine, finalizza al volo di sinistro una grande azione iniziata da Niang e proseguita da El Shaarawy, autore di un assist pregevole per il ghanese.

Altro merito da assegnare al tecnico rossonero riguarda gli eterni discussi cambi: spesso tardivi e rivedibili, dei due effettuati ieri uno è risultato impeccabile, soprattutto a livello di tempistica. Ci riferiamo, chiaramente, al fondamentale ingresso di Niang per il solito, combattivo Pazzini: la freschezza e la velocità del francese hanno messo in difficoltà la retroguardia blaugrana, incapace di opporsi al talento di Meulan-en-Yvelines anche in occasione del raddoppio rossonero.

Reparti compatti, Boateng finalmente incisivo, Montolivo ancora una volta sopra le righe, Ambrosini solito leone di quelle notti europee che tanto conosce, difesa talvolta insicura ma nel complesso stabile e senza grosse défaillances: ricetta vincente che porta il Barcellona a rendersi pericoloso in una sola occasione, con un tiro di Iniesta di poco a lato a 15’ dal termine.

Le lamentele (pretestuose) del vice tecnico blaugrana Jordi Roura riguardo alle condizioni del terreno di gioco di San Siro non fanno in realtà passare in secondo piano i meriti della squadra rossonera, capace di ipnotizzare per 90 minuti un Barcellona complessivamente deludente.

Comunque passeremo noi”, le ultime dichiarazioni del vice di Tito Vilanova in conferenza stampa. Dichiarazione di sfida che ricorda quell’ “Ens hi deixarem la pell” (Dal catalano, Lasceremo/Venderemo cara la pelle) promosso in occasione della semifinale di Champions giocata 3 anni fa dal Barça contro l’Inter.

In quella circostanza, non servì: a passare furono i nerazzurri, poi vincenti in finale sul Bayern. Per sapere se avrà l’effetto contrario o meno in questo caso, occorrerà attendere la gara di ritorno. Voltare momentaneamente pagina è obbligatorio: domenica sera sarà tempo di derby, partita storica e fondamentale per mantenersi in terza posizione, in piena zona Champions.
Match nel quale la missione di Acciuga Allegri è chiara: rendersi un boccone troppo salato da mandare giù. Anche per i cugini nerazzurri.

Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)

mercoledì 20 febbraio 2013

L'EDITORIALE DI PADOVAN: BARCELLONA SENZA ALLENATORE, NEL MILAN C'è ALLEGRI (E NON BERLUSCONI!)

L'ALLENATORE LIVORNESE VINCE LA PARTITA. IL BARCELLONA COSTRETTO A UN COLLEGAMENTO DA NEW YORK

Nonostante l'eclatante vittoria sul Barcellona, è presto per tutto. Per dire se il Milan si qualificherà, eliminando una delle favorite per la Champions League. Per dire se i catalani ce la possono ancora fare. O se invece non sia solo l'inizio di una crisi.

Si può dire invece, senza mancare di rispetto a nessuno, che nel calcio, soprattutto di altissimo livello, l'allenatore è irrinunciabile.
Nessuno, neppure la squadra più forte del mondo, può ritenersi dispensata da una guida tecnica.
Fino a ieri sera, la differenza tra Guardiola e Tito Vilanova non si era avvertita. Anzi, nella Liga, i blaugrana hanno un vantaggio incolmabile sia per l'Atletico di Simeone, che per il Real di Mourinho.
Ma tornare in Europa con Roura e con l'allenatore vero in collegamento telefonico da New York è stato veramente troppo.

Certo, il Barcellona non ha perso per colpa dell'allenatore in seconda. Più semplicemente perchè mancava l'allenatore vero.
Se, come sembra, Vilanova non rientrerà nemmeno per la gara di ritorno, il Milan ha grandi possibilità di passare il turno e di immaginare un percorso che nessuno avrebbe saputo pronosticare.

A proposito di pronostici. Il mio era (e resta!) questo: "il Milan avrebbe fatto due ottime partite, ma alla fine sarebbe stato eliminato". Ovviamente sono felice di aver sbagliato il vaticinio.
Per ottime partite intendevo un pareggio 0-0 o 1-1 o anche una fortuita vittoria di misura.

Invece il 2-0 non solo smentisce me e la maggior parte degli italiani pessimisti al cospetto del Barcellona, ma conferma che nel Milan un allenatore esiste e non si chiama Silvio Berlusconi.

Giancarlo Padovan
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PORTO MADE IN COLOMBIA

DOPO RADAMEL FALCAO, LA SQUADRA PORTOGHESE PESCA ALTRI DUE BOMBER COLOMBIANI: JAMES RODRIGUEZ E JACKSON MARTINEZ

Chi ha fatto un viaggio in Colombia sicuramente non avrà perso l'occasione di visitare il Santuario di Monserrate a Bogotà che si trova 3152 m sul livello del mare, lo sfarzosissimo Museo dell'Oro oppure la Laguna di Guatavita famosa per il suo colore verde smeraldo. Gli osservatori dell' F.C. Porto probabilmente non hanno visto nulla di tutto ciò. Ogni anno gli addetti ai lavori della squadra portoghese sono impegnati a scandagliare i campetti di periferia, dove la povertà si sente e la malavita fa da padrona. Vari osservatori, di ritorno dalle loro spedizioni, hanno raccontato che uno dei pochi metodi per entrare in certe zone per un turista o uno straniero è mostrare il tesserino che certifica il fatto che tu sia un procuratore. Un vero lascia passare.

Nel 2009 fu scoperto Radamel Falcao Garcia Zàrate, noto come Falcao, un giovane ragazzo che stentò il primo anno nella SuperLiga per poi esplodere l'anno successivo con l'aiuto dei consigli di Andrè Villas-Boas e gli assist di Hulk. Il Porto dalla sua cessione guadagnò molti soldi, immediatamente rinvestiti nel mercato sudamericano.

Nel 2010 il club dei dragoni portoghesi acquista dal Banfield un altro giovane colombiano, classe 1991, il suo nome è James Rodriguez. Al momento della firma sul contratto viene posta una clausola rescissoria di 30 milioni di euro, cifra molto alta per una giovane promessa, ma che fa capire quanto in Portogallo credano in lui. Egli ama accentrarsi partendo da destra per poi calciare direttamente a rete. Per rendere meglio l'idea lo si può paragonare a Hulk per collocazione tattica, ma la stellina colombiana è dotata di maggior tecnica e agilità, grazie ad un fisico longilineo.
“Hames”, non sopporta di essere chiamato James, privilegia ancora la giocata rispetto la concretezza, un problema riscontrato in molti giovani talentuosi, come ad esempio il primo Ibrahimovic, che una volta risolto non potrà far altro che giovare alla sua carriera.

La scorsa estate il Porto ha deciso di vendere Hulk, il suo giocatore più rappresentativo, e di incassare altro denaro fresco da reinvestire su talenti a basso costo sudamericani. Fortuna e bravura vuole che la dirigenza del Porto abbia scovato l'ennesimo giocatore estremamente decisivo a basso costo: Jackson Martinez.

In realtà Martinez è un classe '86, quindi non più giovanissimo, ed il suo arrivo è stato colto con un po' di sorpresa dai tifosi perchè i suoi numeri non sono proprio esaltanti: circa 80 gol in otto anni tra  Colombia e Messico.
Gli stessi tifosi si sono presto ricreduti a fronte delle statistiche ancora migliori dei suoi più blasonati predecessori, come i già citati Falcao e Hulk, Martinez può vantare un ruolino di marcia strepitoso in SuperLiga fino ad ora: 20 gol in 19 partite.
Da quest'anno è entrato stabilmente negli undici titolari della nazionale colombiana lasciando il segno con 8 gol in 18 presenze, un ruolino invidiabile.

Il Porto attua una politica interna basata sull'acquisto a basso costo di giovani talentuosi per valorizzarli e rivenderli a prezzi altissimi, una politica che viene adottata con ottime entrate economiche anche in Premier League dall'Arsenal e in Serie A dall'Udinese, con una sola differenza: riesce a conquistare trofei importanti.
Bisogna sottolineare il fatto che la SuperLiga portoghese è una spanna, o forse due, inferiore alla Premier o alla Seria A. Ma il Porto negli ultimi dieci anni è riuscito a conquistare una Champions League guidata dallo Special One Josè Mourinho e una Europa League con lo special Two Andrè Villas-Boas. Non proprio due sciocchezze.

Deco, Ricardo Carvalho, Raul Meireles, Lisandro Lopez, Alvaro Pereira, Guarín, Bruno Alves, Pepe, Hulk, Falcao e il figliol prodigo Lucho Gonzalez sono solo pochi esempi di giocatori che hanno trovato la propria consacrazione all'Estàdio do Dragão.

Adesso è giunta l'ora per “Hames” Rodriguez, Jackson Martinez, Alex Sandro, Danilo, Manuel Monteiro e Atsu di mostrare all'Europa chi sono e quanto valgono. Di una cosa possiamo stare certi, anche senza averne ancora sentito parlare in maniera approfondita, tra questi nomi ci sono almeno tre nuove stelle. Bisogna fidarsi degli osservatori del Porto.

Giammarco Bellotti
(@giambellotti on Twitter)

MILAN-BARCA: ECCO COME ALLEGRI POTREBBE VINCERE LA PARTITA


COMPATTEZZA, CINISMO E GENEROSITA'. ECCO LA RICETTA PER ALLEGRI

Messi a uomo, Boateng a centrocampo, no nel tridente, Niang titolare, no è stanco, meglio metterlo a partita in corso. Su come il Milan dovrebbe interpretare la partita di questa sera se ne sono dette tante. Ora è arrivato il nostro turno.

La differenza nelle individualità è palese; se i catalani hanno le qualità per poter far partire l’azione da dietro in modo fluido e agevole, il Milan al contrario se pressato alto, va facilmente in difficoltà.                                                                                                                                                              Ecco perché la partita deve essere vinta da Allegri, ancora prima di giocarla. Ci spieghiamo subito: la massima da seguire è molto semplice e vecchia come il calcio, “la miglior difesa è l’attacco”. Schierando un aggressivo  4-3-3 infatti, i rossoneri potrebbero ricavarne benefici in entrambe le fasi.                     Assolutamente fondamentale però sarebbe la prestazione del tridente offensivo, che dovrebbe davvero fare la partita della vita. El Shaarawy a sinistra, Niang a destra (o Bojan, se il francese non è al meglio) e Pazzini al centro dell’attacco. L’ex Samp avrebbe forse il compito più ingrato, portare cioè un pressing continuo e asfissiante ai due centrali difensivi catalani, in modo da disturbare fin dal principio la manovra avversaria. A quel punto i due esterni alti dovrebbero accorciare sui due terzini blaugrana così come tutto il centrocampo rossonero su quello di Xavi. Nel momento in cui la palla arriverà sulla linea del centrocampo, il Faraone e l’altra cresta matta dovranno immediatamente abbassarsi sulla linea del centrocampo.                                                                                                                                             In fase di non possesso gli uomini di Allegri dovranno formare un blocco compatto in 30 metri tra tutti i reparti, in modo da creare filtro in ogni parte del campo. Quindi minima distanza tra i reparti e uno “scivolamento” sulle fasce ai limiti della perfezione quando il Barca cercherà di allargare il gioco con la solita circolazione orizzontale.                                                                                                                                Sulla spinosa questione lanciata dal “presidentissimo” cui piace molto fare l’allenatore, ma che inspiegabilmente si perde la cessione di Pirlo invece, mettere una marcatura a  uomo su Messi è una follia. Innanzitutto lasciare l’uno contro uno alla Pulga significherebbe giocare alla roulette russa con otto colpi e non uno nel tamburo. E inoltre il calcio moderno non è più quello in cui Gentile marcava Maradona; i blaugrana hanno un’organizzazione tale che per rompere il lucchetto della marcatura a uomo impiegherebbero lo spazio di tiki. La cosa giusta da fare è sicuramente quella di impostare un sistema di raddoppi in base alla posizione in campo del fenomeno argentino, come fece Mourinho nel 2010 nella gara d’andata delle semifinali vinta 3-1 dall’Inter.

Una volta recuperata palla i due esterni, dovranno lanciarsi come proiettili ad attaccare la profondità. Mi rendo conto di quanto sto chiedendo al Milan, ma come l’ha definita Montolivo questa è una “partita spaziale” che non capita tutti giorni e allora perché sprecare un’occasione del genere?

Tornando sul tecnico dopo questa breve e romantica paretesi, osservando i gol presi quest’anno dalla squadra di Vilanova, si nota come i punti deboli degli spagnoli siano essenzialmente due: le fasce, Dani Alves e Jordi Alba salgono sempre insieme, lasciando praticamente solo Puyol e Piquè dietro. L’atteggiamento dei due esterni  rossoneri potrebbe avere quindi un duplice effetto: da spina nel fianco in caso di ripartenza e da cani da guardia in fase di non possesso, tenendo bassi i due terzini azulgrana. E i calci piazzati. Messi e co, sulle palle ferme marcano a zona, anche se guardando le reti incassate verrebbe da dire che non marcano. Esemplare a tal proposito la partita di Glasgow persa dal Barca 2-1 col Celtic. Vantaggio biancoverde su calcio d’angolo e raddoppio arrivato in ripartenza sulla fascia destra.

Per quanto riguarda gli uomini, al centro Montolivo è assolutamente necessario, per dare ordine alla manovra e alla gestione del pressing. Purtroppo a causa delle defezioni, le scelte degli altri due uomini sono abbastanza obbligate: Ambrosini, che mette in campo anche qualcosa in più del cuore e nel ballottaggio tra Boateng e Muntari, scelgo il primo. Le motivazioni sono semplici, il Boa garantisce un raccordo tra centrocampo e attacco, può aiutare meglio dell’altro ganese Montolivo in fase di costruzione. Inoltre la prestazione di Muntari col Parma e il precedente dell’anno scorso di Boateng a San Siro contro i Blaugrana mi convincono definitivamente.

Ah dimenticavo una componente indispensabile: San Siro deve letteralmente far volare ad un metro da terra i propri “eroi”, questa sera San Siro deve accompagnare il Milan fino al 95’. Niente fischi, niente buu, solo il Milan. E basta; perchè sia veramente una partita spaziale!


Davide Bernardi
DavideBernardi6 on Twitter