Continuità,
questa sconosciuta. Dopo il sofferto successo casalingo contro il Siena, il Milan spreca contro la Sampdoria
la chance di conquistare la seconda vittoria consecutiva in campionato.
Tre punti
sarebbero stati fondamentali per rimanere attaccati al treno che porta alla stazione Europa. Eppure, nonostante l’ennesimo passo falso della Roma e la
sconfitta della Fiorentina ad Udine, la banda di Allegri non riesce ad
espugnare Marassi, fallendo un’importante opportunità per scavalcare gli uomini
di Zeman e insidiare il 5° posto occupato dalla squadra di Montella.
La prova
offerta a Genova dal Milan conferma, se ce ne fosse ancora il bisogno, di come
questa squadra sia a corto di qualità e necessiti, conseguentemente, di nuovi
acquisti per migliorare la rosa. Galliani tuttavia al momento continua a
interpretare il ruolo delle ormai note tre scimmiette sagge giapponesi, “Non vedo, non sento, non parlo (di acquisti)”. Rivedere la propria
posizione, per l’AD rossonero, sarebbe consigliabile.
A preoccupare infatti non è tanto il risultato (un pareggio a Genova, contro una Samp in forma e
reduce dall’inatteso successo di Torino contro la Juve, può starci), quanto la
prestazione: una sola vera palla gol
creata in 90 minuti, nella ripresa sull’asse Niang-Bojan-Boateng, è davvero troppo poco. Abbiati, costretto agli straordinari nei primi 20 minuti di gioco
da tre conclusioni insidiose di De
Silvestri, Poli ed Eder su calcio piazzato, risponde
presente e salva il risultato. Il Milan reagisce, controlla il match per i
restanti 25 minuti della prima frazione di gioco, ma le conclusioni di Bojan e Montolivo non creano particolari preoccupazioni al quasi inoperoso Romero.
Il reparto
difensivo disputa un buon match, follie di Mexès
a parte: clamoroso l’errore del francese che spiana la strada ad Icardi, incapace però di trovare la
porta da buona posizione sull’uscita di Abbiati. Zapata ha contenuto bene il gioiellino blucerchiato numero 98,
mentre De Sciglio è stato per
distacco il migliore in campo. Il centrocampo rossonero, orfano di Ambrosini per un problema muscolare
dalla mezz’ora del primo tempo, ha offerto una discreta prestazione, Boateng a parte: il ghanese continua a latitare,
sbagliando troppi appoggi e giocando con troppa sufficienza.
Per quanto
concerne il reparto offensivo, invece, potremmo azzardare un “No El
Shaarawy? No party”. Casualità o no, la peggior prestazione stagionale
del Faraone, mai in partita, è
coincisa con una penuria assoluta di palle gol per il Milan. Bojan è partito
bene, giocando un’ottima prima mezz’ora, salvo poi spegnersi definitivamente.
Positivo invece Niang, che pur con
qualche imprecisione di troppo ha dimostrato voglia e buone qualità, rientrando
spessissimo “alla El Shaarawy” anche in fase difensiva. Schierarlo al centro
dell’attacco e non largo a destra, ruolo più congenito a Bojan, potrebbe essere
in futuro la soluzione migliore.
Dire che
l’attacco baby abbia fatto flop pare
esagerato: era infatti la prima volta che El
Shaarawy, Bojan e Niang giocavano
insieme dal primo minuto, e una giornata no all’uomo che finora ha trascinato
da leader il Milan si può concedere. Tutt’altro che un’esagerazione, invece, è
la richiesta alla società da parte dei tifosi di intervenire sul mercato: come
già detto, Mexès non offre continuità di prestazione, Acerbi non ha convinto e Yepes,
ormai 37enne, non può giocare ogni match. Davanti, con la partenza di Pato, c’è bisogno di un’altra punta e
il centrocampo necessita di maggior qualità: il solo Montolivo non può ovviamente bastare.
Concludere i
nostri editoriali con questa frase rischia di diventare ormai un’abitudine,
seppur i dati di fatto la giustifichino a pieno: Dottor Galliani, è proprio
sicuro che il Milan sia “A posto così”?
Simone Nobilini
@SimoNobilini
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