Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

lunedì 21 gennaio 2013

INTER: IN GIUGNO COME IN GENNAIO..CI PENSA SEMPRE IL GIAGUARO!

E’ LUI, SEMPRE DI PIU’, L’ANIMA DELL’INTER CHE TORNA AD OTTENERE UN RISULTATO UTILE IN TRASFERTA DOPO QUASI DUE MESI E MEZZO 
 
Due mesi e mezzo. Tanto il tempo trascorso dall’ultimo risultato positivo ottenuto fuori casa dai ragazzi di Stramaccioni. Dall’ormai lontanissimo 3 novembre 2012, infatti, giorno della favolosa impresa inscenata in quel di Torino, nell’affascinante e, fino ad allora, immacolato teatro dello Juventus Stadium, la compagine nerazzurra non riusciva a conquistare almeno un punto lontano da Milano: 4 trasferte (Atalanta, Parma, Lazio e Udinese), 4 sconfitte. Otto gol subiti, solo due quelli realizzati (entrambi nella gara di Bergamo per altro). Un ruolino di marcia decisamente inaccettabile, oltre che particolarmente curioso se consideriamo il fatto che, ad inizio stagione, il vero fortino di punti l’Inter l’avesse costruito proprio con un filotto di vittorie esterne.

Un’Inter dunque che si presentava all’Olimpico parecchio acciaccata, se non totalmente tartassata, dai vari infortuni: su tutte, pesantissime le assenze là davanti di Cassano (risentimento all’adduttore sinistro) e Milito (ginocchio), alle quali è obbligatorio sommare le ormai lungodegenze di Coutinho e Alvarez. In difesa, invece, relativamente importante la mancanza di Walter Samuel, sopperita, deo gratias, dal ritorno in campo a pieno titolo di Cristian Chivu. Un ritorno ormai ufficiale e, oserei dire, fondamentale per Mr. Stramaccioni: lo ha sempre dichiarato il tecnico romano, avere Chivu a disposizione in mezzo alla difesa è sempre stato un suo pallino, un suo grande desiderio. Si perché il centrale rumeno ha caratteristiche diverse rispetto a tutti gli altri compagni: permette sempre di avere un tempo in meno, impostando l’azione già da dietro e svolgendo perciò, nel limite delle sue possibilità, quel ruolo da regista (in questo caso difensivo) che all’Inter manca come il pane.

Stramaccioni però ha avuto il merito di reinventare Fredy Guarin trequartista: è lui l’anima della squadra, è lui l’uomo che riesce a dare quella necessaria marcia in più, che riesce a cambiare tante volte le sorti delle gare. A volte sembra anche esagerare, ma vederlo partire dalla sua area e “sgroppare”, incessante, per 60 metri trascinando la squadra rende benissimo la dimensione del giocatore. Ci si accorge della sua importanza soprattutto quando non lo si nota: come ieri sera, in un primo tempo che fino alla mezz’ora l’aveva visto ben poco protagonista. Appena si è svegliato, però, anche il più disattento tifoso dormiente non poteva non accorgersene. Totale cambio di passo, con l’Inter che reagisce allo svantaggio ottenendo un pareggio piuttosto meritato.Stramaccioni l’aveva preparata così, con tanto pressing fin da subito, sia per dare al centrale maggiore libertà possibile di muoversi in mezzo al campo ed impostare l’azione, sia per contrastare già nella metacampo avversaria tutte le fonti di gioco giallorosse. Pur lasciandogli fare la partita, lo scopo diventa il tentare di concedere loro il meno possibile. Altro input della serata, attaccare e attaccare la profondità per mettere in difficoltà la linea difensiva romanista, quasi nella speranza che prima o poi gli uomini di Zeman un fuorigioco lo sbaglino.
Così, nella prima frazione di gioco, si osserva un’Inter vivace praticamente solo sulla fascia sinistra, dove un buon Alvaro Pereira vince il suo duello personale con Piris e, per lo meno, offre qualche buona soluzione. Altre opzioni, infatti, non se ne trovano: il centrocampo sostiene pochissimo le due punte, costrette a combattere e faticare per ricevere palloni utili. Palacio spesso è obbligato ad uscire dalla sua zona di competenza, lasciando il povero Livaja sempre solo in mezzo all’area. Un Livaja che, tuttavia, dopo un inizio confuso e stentato, inizia piano piano a carburare e ad un certo punto quasi trascina i suoi compagni, da “Puntero” vero, mostrando anche colpi sinceramente mai visti prima durante le sue apparizioni. Se per caso finisce in rete quel colpo al volo di sinistro stampatosi sul palo interno, il giorno dopo tenetevi pronti ad assistere ad un’apoteosi di complimenti ed elogi da parte di tutta quanta la stampa nazionale.

La Roma intanto costruisce l’azione del rigore e del vantaggio. Rigore dubbio, forse, ma non importa: non è nella nostra filosofia annoiare e rivangare su ogni errore, presunto o tale, commesso dalla classe arbitrale. DiscoveryFootball parla di Calcio e ama il Calcio, con la “C” maiuscola. Proteste e chiacchere da Bar Sport preferiamo lasciarle ad altri. Raggiunto il pareggio con Palacio (attaccante nerazzurro più prolifico in questa stagione con 13 gol all'attivo tra Serie A, EL e Coppa Italia), l’Inter ha commesso l’errore di schiacciarsi un po’ troppo dietro, concedendo campo agli avversari e rischiando non poco in un paio di occasioni: i miracoli di Handanovic e una prestazione difensiva super positiva salvano l’intera barca, tenendola completamente a galla. Dietro, in particolare, Juan Jesus su tutti è davvero strepitoso. Tra lui da una parte e Marquinhos dall’altra (rispettivamente classe ’91 e ’94), in Brasile possono iniziare a stappare, con tutti gli scongiuri del caso, una buona bottiglia di spumante.

I nerazzurri si accontentano così del pareggio, e di un punto che per lo meno li tiene aggrappati alla zona Champions, considerando anche i passi falsi di Lazio e Napoli. Con tutte le assenze e le defezioni con le quali erano sbarcati a Roma, molti li davano già per spacciati, con possibilità quasi nulle di uscire imbattuti dall’Olimpico. Si può considerare dunque un buon punto. Adesso però è arrivato il vero momento della svolta per la società interista: Sneijder è ufficialmente partito, quindi ora urge subito rimediare, per ripartire e seguire la linea del nuovo progetto avviato in estate: servono innesti mirati e necessari, soprattutto in un centrocampo poverissimo di qualità. Serve almeno un piede buono, che sappia dare ritmo, geometrie e fantasia. Manca la regia a questa squadra, sin dai tempi di Thiago Motta, ultimo vero giocatore con caratteristiche simili.

Ora la squadra si fermerà a Roma per i prossimi tre giorni, allenandosi al Flaminio. Tra amatriciane, code alla vaccinara e trippe alla romana, c’è da preparare la semifinale d’andata di Coppa Italia (ritorno previsto per il 17 aprile), ancora contro i giallorossi. Attendiamo, dunque, l’atto secondo..

Dario Di Noi
@DarDinoRio on Twitter

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