Sarà un caso?
Forse si, forse no. Chissà. Ma quando a Milano incombono a braccetto maltempo e
squadre immischiate nella zona salvezza, desiderose di punti, il Milan di
Allegri tende puntualmente ad offrire prestazioni sottotono. Metereopatico.
Era già
successo in occasione delle gare interne con Pescara, Siena e Palermo. E il
copione si è ripetuto ieri, contro il Torino di Giampiero Ventura: giornata
tutt’altro che primaverile, poco gioco e pessima partita ma, ancora una volta,
3 punti conquistati.
Periodi
diversi, risultati uguali. In fondo, contava vincere per portarsi a +4 sulla
Fiorentina a 3 giornate dalla fine. E la zampata di Balotelli, in questo senso,
è stata indubbiamente decisiva.
Rimane sempre
un però. Quel però che fa ripensare
al modo in cui è giunto il successo sul Toro: sofferto, mai davvero troppo
cercato, poco meritato. Per chi si aspettava un Milan voglioso di offendere da
subito per ottenere i 3 punti certamente una delusione: granata ben coperti
grazie al 5-4-1, Milan privo di idee, fantasia e ad un passo dal capitombolare
in tre occasioni, con Barreto e Di Cesare fermati da Abbiati e
dall’imprecisione.
Molli. E non stiamo parlando delle famose
capsule contro il mal di testa tanto pubblicizzate nell’ultimo periodo in TV.
Più semplicemente, l’aggettivo perfetto per definire la consistenza dei
giocatori rossoneri (Nocerino e Boateng su tutti) per gran parte del match di
ieri. Troppi i contrasti persi, la poca voglia di lottare (nota probabilmente
al solo Flamini) e la capacità di pungere un 11 avversario abilissimo nel
difendersi per poi ripartire in contropiede con la velocità di Cerci e Barreto.
Fantasia e
qualità, queste sconosciute. Quanto può aver pesato e peserà l’assenza di
Riccardo Montolivo in questo senso? Tanto. Troppo. D’altronde sostituire un Caravaggio con una tradizionale, legnosa statua africana come Sulley Muntari
(nonostante una delle poche occasioni create dai rossoneri parta proprio dai
suoi piedi) non poteva che dare effetti prevedibili in senso negativo. Qualità
che non è riuscito a dare, ancora una volta, Stephan El Shaarawy: non al meglio
per un problema alla caviglia in settimana ma, in ogni caso, ancora lontano
parente del giocatore che abbiamo visto sbocciare nel freddo e complicato
inverno rossonero. Tornerà.
Così come è
tornata la voglia a Massimiliano Allegri di optare per una sostituzione nei
primi minuti della ripresa, con l’ingresso di Pazzini per El Shaarawy. Ad Acciuga si può rimproverare poco,
eccezion fatta per il solito, mancato utilizzo di De Sciglio al posto di un
Abate mai capace di saltare l’uomo con continuità e di servire palloni
invitanti in area di rigore.
In un
pomeriggio caratterizzato da una corrida poco accesa e movimentata, dunque, il
Milan deve ringraziare due toreador
su tutti: Abbiati, decisivo su Barreto in un paio di circostanze, e Balotelli,
match winner. Con il 9° gol in 10° partite giocate SuperMario, sottotono
rispetto alle ultime prestazioni offerte, ha comunque regalato ai rossoneri il
classico colpo del campione: non spettacolare, ma terribilmente importante e
decisivo.
Vinta la
corrida con il Toro, l’obiettivo terzo posto si avvicina sempre più: la
trasferta di mercoledì a Pescara sa tanto di ghiotta opportunità per aumentare
o mantenere invariato il distacco dalla Fiorentina quarta classificata. Starà
al Milan e a SuperMario superare un altro livello per strappare una promessa di
matrimonio alla tanto bramata qualificazione
Champions.
Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)
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