IL RAGAZZO CRESCIUTO CON LA ROMA NEL CUORE, TRASCINA LA LAZIO ALLA VITTORIA DEL DERBY PIU' IMPORTANTE DI SEMPRE
Era l’ultimo giorno di Febbraio del 1987 quando Antonio nasceva, ultimo anno di Eriksson sulla panchina della Roma. La squadra della sua città, tifata sin da bambino, e che un giorno avrebbe battuto per fare grande la Lazio, eterna rivale.
Corsa, dinamismo, capacità di interpretare praticamente tutti i ruoli del centrocampo, compreso quello anarchico del trequartista: queste le caratteristiche principali del ragazzo romano, affacciatosi al calcio professionistico in serie b con la maglia della Ternana. Da quel momento, tanto girovagare, prestiti, stagioni fortunate, stagioni deludenti. Livorno la svolta: tanti goal, molti bellissimi; arriva come un fulmine a ciel sereno la chiamata della Juventus. Un milione di euro al Club del presidente Spinelli, esordio con la maglia bianconera proprio contro la Roma, vincente a Torino in quel gelido 23 gennaio del 2010. Il cartellino è sempre in mano all’Udinese, la Juventus non lo riscatta, rincomincia la girandola dei prestiti: prima Parma, poi Cesena. Sembra profilarsi sempre più una carriera altalenante, buon livello ma nulla di che.
Nel 2012 l’interessamento della Lazio; altro prestito, ma questa volta con riscatto. Non è stato facile, amore difficile da far decollare: i tifosi conoscono il suo passato e l’amore per l’altra società di Roma, volano i fischi al suo esordio all’Olimpico.
La fiducia la conquista pian piano, sempre più leader nella formazione biancoceleste guidata da Petkovic.
Tanti goal, rigorista insieme ad Hernanes, talento italiano del calcio moderno.
Ieri pomeriggio la finale più importante nella storia del Derby Capitolino: un trofeo in palio, serviva fare la differenza, era necessario trasformare una volta per tutti i fischi in applausi. Miglior giocatore del match, assist per il goal di Lulic, delirio in Curva Nord. Il primo a condurre i festeggiamenti? Proprio Antonio; ora i tifosi lo amano, lui ha sempre negato di tifare Roma. Dopo quello che si è visto ieri in campo, ma soprattutto dopo, come dubitare delle parole del numero 87 ?
Davide Battistini
@DaddeBattistini on Twitter
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