Idee fresche. Idee nuove.

Idee fresche. Idee nuove.
Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

mercoledì 8 maggio 2013

IN THE BOX: DAVID MOYES, L'EREDE DEL BARONETTO

LO SCOZZESE, ATTUALE ALLENATORE DELL'EVERTON, E' IL CANDIDATO NUMERO UNO PER LA PANCHINA DEI RED DEVILS

Ventisei anni di vittorie, numerosi talenti scoperti e una carrellata di frasi storiche. Sir Alex Ferguson rappresenta per il Manchester United, e forse non solo per i Red Devils, l’Allenatore con la A maiuscola. Ma come giusto che sia, a quasi 72 anni, il giovanotto scozzese ha deciso di abbandonare la panchina dell’ Old Trafford.

Nei giornali sportivi di mezzo mondo già si parla su chi sarà il successore del baronetto scozzese, e in Inghilterra non hanno dubbi: David Moyes, l’attuale allenatore dell’Everton, con Mourinho oramai promesso sposo di Abramovich.

Nato a Glasgow il 25 aprile di 50 anni fa, Moyes era un discreto mediano come se ne potevano trovare tanti in Gran Bretagna. Iniziò la sua carriera da giocatore nel 1980 al Celtic, terminandola nel 1998 al Preston North End, la squadra con cui ha iniziato la sua avventura da tecnico. Chiamato per sostituire il connazionale Gary Peters e per salvare la squadra da una possibile retrocessione in Third Division (la nostra seconda divisione), Moyes mise in campo tutte le conoscenze tecnico tattiche apprese dai suoi allenatori e  appuntate sin da quando era un giocatore di soli 22 anni. In poco tempo cambiò lo stile di gioco del Preston, passando dal classico gioco all’inglese fatto di lanci lunghi (all’epoca ancora diffusissimo in Gran Bretagna) al ben più efficace “passing game”, riuscendo in quattro anni, non solo a salvare il club dalla retrocessione ma anche a farlo promuovere in Division One (equivalente alla serie B) fino ad arrivare ad un passo dalla Premier League, quando nel 2001 perse nella finale di play-off contro il Bolton di Sam Allardyce.

La svolta arriva il 14 marzo 2002 quando il giovane tecnico scozzese viene chiamato alla guida del Everton, la squadra meno prestigiosa di Liverpool. Arriva e alla prima conferenza definisce la squadra come “The People’s Club” riuscendo ad entrare subito nei cuori dei tifosi “Toffes”. In pochi anni trasforma l’Everton in una società di alto profilo. Arriva quarto nella stagione 04/05 guadagnandosi l’accesso ai preliminari di Champions League ma uscendo contro il Villareal futuro semifinalista. Si conferma sempre nei piani alti della classifica nelle stagioni successive, sfiorando anche un successo in FA Cup nel 2009, persa 2 a 1 contro il Chelsea di Guus Hiddink. Anche quest’anno Moyes sta trascinando i blues di Liverpool ad un'altra qualificazione europea, con i Toffes in sesta posizione e avanti di cinque punti dai cugini rossi.

La bravura del tecnico di Glasgow è stata proprio quella di competere per i primi posti della classifica con le Big Four d’oltremanica, poi diventate Five con l’arrivo degli sceicchi del City, senza disporre della loro forza economica. Ad eccezione di qualche buonissimo giocatore come Saha, quel Tim Cahill protagonista con l’Australia nel 2006 in Germania, il belga Fellaini e di un Wayne Rooney talmente giovane da avere ancora i capelli naturali, Moyes ha fatto spesso di necessità virtù ottenendo sempre di più da ciò che la rosa poteva promettere.

Lavoratore maniacale, oltre ad esigere un’abnegazione totale dai suoi, è un manager a tutto tondo che impone una disciplina ferrea, capace di punire i giocatori che parlano alla stampa senza il suo permesso. Insomma tutte le caratteristiche necessarie per proseguire il lavoro ultraventennale del Baronetto più famoso del mondo, l’Old Trafford lo aspetta.

Nicolò Smerilli
@NiSmerilli on Twitter

Nessun commento:

Posta un commento