NONOSTANTE I RISULTATI OTTENUTI PRIMA A ROMA E POI A CATANIA, NELLA CAPITALE NON HANNO CREDUTO A MONTELLA, CHE INTANTO INCANTA FIRENZE (E NON SOLO)
In tanti lo ricorderete.
Anno 1990, un piccolissimo
Macaulay Culkin ottiene fama mondiale perdendo l’aereo nel celebre film
di Chris Columbus. Due anni dopo, nel
1992, l’ex enfant prodige del cinema americano ripeterà il suo errore,
smarrendosi un’altra volta.
Metafora hollywoodiana azzeccatissima per la Roma americana. Se infatti Culkin ebbe come
colpa quella di perdere (e riperdere) un aereo, la società giallorossa si
è lasciata sfuggire, non
una ma ben due volte, un "aereo…planino".
Quel Vincenzo Montella che , dopo aver scritto
importanti pagine di storia nella capitale già da calciatore, avrebbe potuto (manteniamo
comunque il condizionale) ripetersi anche nelle vesti di allenatore.
Opportunità, questa, che la nuova dirigenza romanista ha scelto di non
concedergli, sebbene le parti in due casi sembrassero veramente vicine al
matrimonio.
Alla luce dei risultati
ottenuti fino a questo momento dall’allenatore campano, tanto nei numeri, quanto nel gioco proposto, quello
della squadra capitolina sta assumendo sempre più le sembianze di un errore
madornale.
Fu proprio la Roma infatti a concedere per prima, all’"Aereoplanino"
una possibilità per muovere i primi passi in un mondo tutto nuovo per lui: nell’estate
2009 infatti (ancora sotto la presidenza Sensi), appena appese le
scarpette al chiodo, gli viene assegnata la panchina della categoria
Giovanissimi.
Ad inizio 2011 la dirigenza, lo pone alla guida della prima squadra, in
sostituzione del dimissionario Ranieri, per tentare di risollevare le sorti di
un gruppo confuso e sempre più in crisi.
A fine stagione si ritroverà con un sesto posto in
campionato ed una semifinale di coppa Italia persa contro l’Inter.
Nonostante i risultati, la
società giallorossa, ormai completamente in dote ai nuovi proprietari
americani, decide di non puntare su di lui, affidandosi all’ex
Barça Luis Enrique, al dilà dei numerosi attestati
di stima per Montella, arrivati anche dai suoi stessi giocatori, su tutti capitan Totti
e De Rossi.
Risultato:
anno di critiche e sconfitte a Roma, anno di gioie e record a Catania, dove nel frattempo
l’"Aereoplanino" si era accasato, ottenendo
approvazioni e consensi da tutti (riceve anche il premio di “miglior allenatore
del mese” di marzo nell’aprile 2012).
A
detta di molti esperti, il suo Catania espresse nell’intera stagione il miglior
calcio di tutta Italia, dopo la Juve campione. Un gioco fluido, organizzato, sempre offensivo ma comunque
attento all’equilibrio; basato su tanta tecnica e palleggio mescolati ad intense
dosi di pressing.
Uno stile influenzato in modo
importante anche dalle scelte autoritarie e determinate del pur giovane allenatore, come la decisione di
escludere dai propri piani, preferendogli Gonzalo Bergessio, un giocatore come
Maxi Lopez.
Nella capitale si
(ri)accorgono di lui.
Non possono proprio rimanerne indifferenti stavolta.
Montella,
ad inizio estate, viene praticamente considerato da tutti il nuovo allenatore
giallorosso. La Roma lo vuole, e lui vuole la Roma. Non accetta nessun altro
tipo di offerta, ringrazia e rispedisce al mittente ogni proposta. Poi però
qualcosa va storto: sembra mancare solo l’ufficialità ed ecco invece
sopraggiungere problemi e divergenze di opinioni tra le parti, in particolare nel
rapporto con il ds Sabatini, responsabile principale del mercato giallorosso:
dalla questione Lamela, che Montella avrebbe preferito mandare in prestito, a quella del mercato: Marchese, Lodi e Gomes, sono solo alcuni dei giocatori che il giovane tecnico avrebbe voluto anche a Roma.
Si
ri-richiudevano così le porte in faccia a Montella, causando un divorzio
che, di lì a poco, avrebbe portato il tecnico campano a sedersi sulla panchina della
Fiorentina.
Arriviamo così alla situazione attuale. In casa Roma il
periodo non è dei migliori. Ancor prima dei casi Burdisso, Osvaldo e
soprattutto De Rossi, che non aiutano affatto un ambiente già
sommerso da abbondanti critiche, sono i risultati ottenuti finora
a fotografare al meglio la condizione della squadra giallorossa: solo tre le vittorie
(compresa quella di Cagliari a tavolino), 11 gol incassati in 6 partite e un ruolino
di marcia in casa a dir poco negativo (due pareggi, una sconfitta e una
vittoria soffertissima con l’Atalanta). Una Roma che, bisogna ricordare,
quest’anno non ha nemmeno l’ostacolo delle coppe europee come scusante.
In
Toscana, al contrario, gli argomenti cambiano, sono di tutt’altro genere: qui
si parla di elogi, di consensi e di applausi, sia per i risultati ottenuti finora, che per
il gioco espresso dalla squadra: bellissimo da vedere, divertente ed organizzato, oltre che dotato di una fase di palleggio
davvero esemplare.
Probabilmente il miglior gioco di tutta la serie A quello
dei viola, anche grazie ad una rosa costruita da società ed allenatore in maniera magistrale durante il mercato estivo.
Due mondi opposti a pochi chilometri di distanza. Per i giallorossi sembra ripetersi la stessa
identica situazione dello scorso anno. Un progetto innovativo, che punti su bel
gioco, fantasia e spettacolo, che creda nei giovani e nei buoni talenti. Un
progetto che soprattutto risulti vincente nel corso degli anni, ma che di
vincente, in queste due stagioni, non ha ancora
avuto nulla. Né con Luis Enrique né fino a questo momento, con il
ritorno di Zeman.
Attenzione
però, qui non si sta condannando né il tecnico Zeman né il suo lavoro, anche
perché siamo ad inizio stagione e tempo per rimediare ce n’è eccome.
Il problema è un altro, e consiste in un’impressione personale, una piccola convinzione: che, con Montella allenatore, forse ora i tifosi giallorossi si troverebbero di fronte una situazione molto molto diversa. Avrebbe potuto apportare grossi cambiamenti l’aereoplanino, rivoluzionando la squadra nei comportamenti, negli uomini (con un mercato intelligente,ben indirizzato e mirato, vedi Fiorentina) e soprattutto nel gioco, con idee tattiche precise e, per di più, adatte alle costanti richieste di bel calcio e spettacolo provenienti dalla nuova dirigenza.
Provate a pensare, alla luce dei risultati raggiunti in Sicilia e Toscana, che cosa avrebbe potuto costruire Montella con in mano un organico come quello della Roma. Ma non ci hanno creduto, l’hanno lasciato andare via, per ben due volte.
"Errare humanum est, perseverare autem diabolicum".
Dario Di Noi
@DarDinoRio
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