Si discute sempre molto, al
giorno d’oggi, dell’importanza dei giovani all’interno di una società moderna,
e del ruolo che essi dovrebbero occupare in ogni paese, soprattutto in ottica futura. Argomento, questo esaminato
frequentemente anche in ambito calcistico.
Il problema spesso, è che tali discussioni finiscono
poi per trattare temi quali le grandi difficoltà e le poche possibilità di
emergere concesse realmente ad adolescenti e ventenni. Esistono le eccezioni
però, e quando c’è un ragazzino che si
presenta in modo eclatante su scala internazionale, allora, di sicuro, vale la
pena di parlarne.
Nome: Raheem Shaquille
Sterling. Data di nascita: 8 dicembre
1994. Nazionalità: inglese, pur essendo
nato a Kingston, in Jamaica, ed essersi poi trasferito a Londra in compagnia della
madre all’età di cinque anni. E’ un
centrocampista offensivo, che fa valere le sue doti maggiori come ala, piede
preferito il destro, sulle spalle porta il numero 31. Alto 1.70 m, pesa 66 kg. Manca praticamente solo il codice fiscale, ma
quello proprio non ce l’hanno voluto dare.
Una stella, per tanti un nuovo
fenomeno, che sta facendo sempre più parlare di sé grazie ad un inizio di
stagione davvero magico. Dopo le varie
trafile nelle giovanili inglesi di West Ham ma soprattutto Queens Park Rangers. Nel febbraio 2010
Sterling passa al Liverpool, allenato dalla conoscenza interista Rafa
Benitez, per 600,000 sterline più bonus legati alle presenze. Qui inizia a farsi conoscere realizzando
svariati gol tra i baby, che presto lo porteranno ad esordire in prima
squadra, a soli quindici anni, in un amichevole estiva, avversario il Borussia
Monchengladbach.
Per la vera ‘prima volta’ in una competizione ufficiale però il giovanotto anglo-giamaicano dovrà attendere ancora parecchio tempo, precisamente il marzo 2012, quando nel match contro il Wigan, entrando dalla panchina, diventa il secondo giocatore più giovane ad aver mai debuttato in prima squadra con i Reds , a diciassette anni e centosette giorni.
Al momento si contano dieci
presenze totali in Premier per lui, di cui sette stagionali e perciò destinate certamente ad aumentare già
dai prossimi turni di campionato. Gare,
queste, nelle quali il ragazzino nemmeno diciottenne, oltre ad essersi
prontamente dimostrato all’altezza del palcoscenico che gli veniva offerto, è
già riuscito ad evidenziare al meglio le sue enormi capacità, soprattutto a
livello tecnico: abile nel dribbling e negli assist, che denotano quindi una
buona intelligenza tattica, è dotato di
un’importante accelerazione e di grandissima velocità.
Inoltre, giusto per
capire di che pasta sia fatto, pur con poche presenze all’attivo, ha già
ottenuto quest’anno il premio di “Man of the match” il 15 settembre contro il
Sunderland. E così, a coronamento di tutto ciò, non poteva
non arrivare il primo gol da professionista, realizzato nello scorso weekend contro
il neopromosso Reading: inserimento centrale, assist di Suarez, un gran destro
ad incrociare dal limite che si insacca all’angolino e vittoria regalata alla
sua squadra, 1-0. Un ottimo gol, che lo
porta, tra le altre cose, vicinissimo ad un altro record: diventa, infatti, con
questa marcatura, il secondo giocatore più giovane ad aver segnato in premier
con la maglia del Liverpool, dietro solamente ad un ragazzo che ad Anfield ha
fatto davvero storia, il “Golden boy” e Pallone d’Oro 2001 Michael Owen.
Qualcuno lo chiamerebbe predestinato. E forse ne avrebbe ancora più motivi e ragioni se consideriamo ciò che è accaduto all’asso dei Reds ad inizio settembre: in seguito all’infortunio occorso a Theo Walcott, attaccante dell’Arsenal, il CT inglese Roy Hodgson, per sostituirlo, prende la clamorosa decisione di convocarlo per la prima volta in nazionale, offrendogli, in questo modo, addirittura una possibilità di esordire in un match (contro l’Ucraina) valido per le qualificazioni ai mondiali del 2014, malgrado poi decidere di non utilizzarlo. Esordio rimandato quindi, ma rimane una convocazione nella nazionale maggiore decisamente favolosa per un diciassettenne, che pur fino a quel momento aveva fatto già parte di under-16, under-17, under-19 e under-21.
Un fenomeno, una stella, un
campione, un predestinato. Si sprecano gli aggettivi per questo ragazzo. Forse
anche troppo, essendo più che rischiosi giudizi simili per un talento così
precoce, ancora all’inizio della sua carriera.
Si vedrà insomma, noi speriamo ci faccia divertire.
E poi chissà, siamo
nella città dei Beatles in fondo. Sono abituati a veder crescere numeri uno
laggiù…
Dario Di Noi
@DarDinoRio
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