Parola chiave: RITORNO. Se l’Inter può tornare a credere, con buoni argomenti, in quel terzo posto che significa accesso ai preliminari di Champions League, la parola d’ordine, dopo la vittoria contro il Chievo, è ritorno.
Innanzitutto,
è bene sottolineare i cambiamenti apportati dal punto di vista tattico da Mr.
Stramaccioni . Due i “ritorni”, due
gli accorgimenti di maggior evidenza: la difesa a quattro e, soprattutto, il
tridente offensivo, soluzioni, cioè, che da tempo non venivano più riproposte
dalle parti di Appiano Gentile. Diciamo “soprattutto” il tridente offensivo, poichè
è sicuramente una delle note più liete della serata nerazzurra, una di quelle
note che il tifoso interista non vedeva l’ora di riabbracciare, mentre qualche (grosso)
dubbio relativo alla fase difensiva continua a rimanere (vedi l’incredibile
disattenzione sul gol dei clivensi, e non solo).
Ma analizziamo la squadra reparto per
reparto.
Difesa: sicuramente il settore più sventurato
e problematico non solo di questa gara, ma un po’ di tutto l’ultimo periodo. I
gol incassati iniziano a diventare davvero troppi, e talvolta risultano anche
abbastanza inspiegabili, lasciano quasi di stucco: la rete di Rigoni e
l’occasione concessa ad Acerbi nel primo tempo appaiono tanto clamorose quanto incomprensibili,
e rappresentano quindi chiarissime prove per avvalorare questa tesi; soprattutto
se si osserva come entrambi siano riusciti a colpire di testa in mezzo all’area
totalmente indisturbati (Rigoni addirittura su un’azione di rimessa laterale).
Nella prima frazione di gioco in particolare, la linea dei quattro ha sostenuto
ben poco il resto dei compagni, rimanendo spesso troppo indietro ed allungando
terribilmente l’intera squadra. Nel secondo tempo la situazione è leggermente
cambiata, grazie ad una retroguardia decisamente più attenta e capace di non
concedere più alcuna occasione agli avversari. L’impressione, tuttavia, rimane
quella di una reale difficoltà in questa zona del campo, probabilmente dovuta anche
all’assenza di una pedina evidentemente troppo importante per l’undici
nerazzurro: Walter Samuel. Da quando manca lui, infatti, dietro si soffre
tantissimo, la difesa “balla”, concede tanti spazi e sembra aver perso tutte le
sue sicurezze. Troppi buchi insomma senza the
Wall, o almeno questo appare. Ecco quindi che risulta fondamentale un suo
rapido ed immediato ritorno.
Centrocampo:
qui la situazione migliora visibilmente. Due le novità principali: partiamo dal
primo, il ritorno di un “regista”. O
almeno, di un giocatore capace di
svolgere a pieno quel tipo di ruolo, capace di dargli un senso, grazie ad una
qualità tecnica che mancava (e tanto) all’Inter prima d’ora: già qualche
settimana fa parlavamo della necessità di un innesto dai piedi buoni al centro
del campo, abile nel dare ritmo, geometrie e soprattutto idee ad un settore
davvero povero di qualità. Un giocatore alla Thiago Motta insomma. E forse
l’Inter è riuscita a trovare questo tipo di calciatore in Zdravko Kuzmanovic,
l’ ex Fiorentina (prossimo avversario, tra le altre cose, dei nerazzurri in
campionato) che, dopo l’esperienza tedesca allo Stoccarda, è tornato nel Bel Paese
notevolmente trasformato rispetto alla precedente avventura con la casacca viola.
Molto più fisico rispetto al passato, Kuzmanovic rappresenta
un’importante fonte di gioco per l’intera squadra: bravo nel gestire il
pallone, testa sempre alta, buona capacità di posizionamento, tanta
proposizione ed anche precisione nei passaggi, raramente errati. Tutte qualità adatte
per diventare un uomo in più per l’Inter, in grado di dare i giusti tempi di
gioco ai compagni.*
Al fianco dell’ex Stoccarda, l’altro
grande ritorno: quello di Walter
Gargano nel suo ruolo originale, l’unico ruolo che riesce ad esaltare le sue doti
principali. Come a Napoli, quando nel trio di centrali affiancava Inler sulla
stessa linea di Behrami, ecco che, finalmente, anche con i nerazzurri è tornato
ad occupare quella zona di campo, affiancando Kuzmanovic sulla stessa linea di
Cambiasso. L’unica cosa certa, infatti, è che non si possa proprio chiedere a
Gargano di fare il regista o di impostare l’azione. Il suo ruolo è e dev’essere
un altro: aiutare la fase difensiva ed allo stesso tempo sostenere quella
offensiva, sfruttando le sue enormi capacità di corridore instancabile che gli
permettono di correre incessantemente dal primo all’ultimo minuto, facendosi
trovare sempre presente, recuperando tanti palloni e risultando utilissimo
all’intera causa.
*[Per intenderci,
consideriamo per un attimo la sfida tra Cagliari e Milan. Ai rossoneri mancava
un solo uomo a centrocampo, il regista, Riccardo Montolivo. Data la sua
assenza, Allegri è stato costretto a schierare il trio
Muntari-Ambrosini-Flamini. Uguale=zero qualità in mezzo al campo. E infatti il
Milan ha clamorosamente sofferto ad Is Arenas. Bene, l’Inter è ormai da un paio
di mesi che presenta la stessa identica situazione, vista la mancanza di quel
benedetto uomo di qualità a metà campo. Ecco perché Kuzmanovic può risultare
una pedina fondamentale per il futuro.]
Attacco: ed eccoci arrivati al tridente
offensivo, un tridente inedito per il 2013, complice soprattutto la lunga
assenza di Diego Milito. Il ritorno
del Principe risulta, infatti, davvero fondamentale sia per tutto il lavoro che
esegue là davanti, sia perché rappresenta il punto di riferimento vero in
attacco, il giocatore che più di tutti sa interpretare ed incidere in quel
ruolo. Il suo recupero dunque, associato al ritorno di un Cassano ispirato e differente rispetto alla versione
affaticata ed inconcludente delle ultime apparizioni, ha dato di sicuro quel
qualcosa in più che mancava come il pane alla compagine meneghina.
Per
chiudere, nella giornata in cui la parola d’ordine estratta dal vocabolario
Zanichelli è “ritorno”, è impossibile non parlare del vero rientro
della serata, quello più emozionante, atteso per più di nove mesi: il ritorno di Dejan Stankovic, idolo del
popolo interista, acclamato a gran voce e con una standing-ovation da tutto San
Siro. L’Infortunio al tendine d’Achille lo ha fatto soffrire per troppo tempo,
troppi giorni in cui, per sua stessa ammissione, per 3/4 volte ha pensato di
smettere con il calcio. E invece è tornato, è finito il suo calvario. E,
chissà, magari anche quello di tutta l’Inter…
Dario Di Noi
@DarDinoRio on Twitter
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