SCARICATO DAI
ROSSONERI NEL 2008, IL FRANCO-GABONESE TRASCINA ORA LES VERTS A SUON DI GOL
Sembrava
fosse l’ennesimo giovane talentuoso, sfornato da un vivaio importante (quello milanista), senza
futuro davanti a sé. Sembrava dovesse essere continuamente girato in prestito,
una volta al Dijon, poi al Lille , infine al Monaco. Sembrava.
Ma la storia
di Pierre-Emerick Aubameyang, classe 1989, sarebbe
cambiata di lì a poco. Dopo tre stagioni di nomadismo francese (dal 2008 al 2011) caratterizzate
da 67 presenze e 12 reti in totale, il Milan decide di spedirlo a un’ora di
strada da Lione, al Saint-Étienne.
L’esperienza fiabesca di Pierre (grazie anche al
colore della sua nuova divisa) ricorda un po’ la storia del principe ranocchio:
baciato dalla fortuna e dall’impegno sempre profuso, il rospo Aubameyang si
trasforma in un principe del gol infallibile in Ligue 1. Dal 2011, il fratello di Catilina e Willy (anch’essi ex primavera
Milan) ha totalizzato 75 presenze e 32
reti con la maglia dell’ASSE, guadagnando
un posto fisso da titolare in attacco e convincendo la dirigenza del club
francese a riscattarlo a titolo definitivo dal Milan. Attualmente, nella
stagione corrente, occupa la seconda posizione nella classifica cannonieri del
campionato francese: 14 gol e 9 assist, secondo solo a un fenomeno come Zlatan Ibrahimovic.
Naturalizzato
gabonese dal 2009 e vincitore della
classifica cannonieri della Coppa d’Africa 2012, il 23enne ha visto crescere la
propria valutazione fino a 10 mln di
euro, attirando l’attenzione di club importanti come Fiorentina
e Newcastle. Ama ricoprire il ruolo
di punta centrale, sfruttando un’arma che lui stesso ritiene essere il suo
pregio: la velocità, supportata da un fisico longilineo (185 cm x 74kg).
Al famoso ed
attuale Progetto Giovani inaugurato
dal Milan, Aubameyang avrebbe certamente fatto comodo. I rossoneri però,
giudicandolo troppo acerbo, hanno preferito non scommettere su di lui: d’altronde
non per tutti è facile vedere, in un semplice ranocchio, un futuro principe del gol.
Simone Nobilini
(@SimoNobilini
on Twitter)
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