A quanti di
voi, durante un volo, è mai capitato di attraversare o incontrare una
turbolenza? Tanti, immagino. Bene: ricorderete anche del viaggio di cui
parlavamo settimana scorsa, il viaggio del Milan verso l’Europa, l’Europa che
conta, distante ormai solo 3 punti. Viaggio che, dopo il pareggio nell’anticipo
serale tra Lazio e Napoli, ha portato i rossoneri a intravedere maggiormente
nel radar l’aeroporto di Fiumicino, sponda biancoceleste, in caso di tre punti
conquistati a Cagliari.
Parlavamo
metaforicamente anche di equipaggio, di El
Shaarawy comandante e di Balotelli copilota:
nel viaggio last minute (viste le continue indecisioni legate alla città in cui si sarebbe giocato) verso Cagliari, però, un Faraone
stanco ha lasciato per un’ora il
comando, senza inserire il pilota automatico. Comando raccolto non da un
compagno, bensì direttamente da mister Massimiliano
Allegri, sicuro di trovare la rotta giusta verso i 3 punti e verso quella
che è stata la sua casa per tanti anni.
Non è andata
proprio così ieri, tuttavia. La più famosa Acciuga
del calcio nostrano ha affrontato, inconsciamente, una pericolosa turbolenza,
schierando un centrocampo fisico ma totalmente privo di qualità, complice anche
la fondamentale assenza di Riccardo Montolivo
per squalifica: Flamini, Ambrosini e Muntari.
Complice la
non giornata di grazia della coppia centrale difensiva Zapata – Mexès, a tratti
disastrosa nel primo tempo e protagonista di disattenzioni gravi (come
nell’occasione del vantaggio cagliaritano), il Milan ha sofferto la
pericolosità di Ibarbo nelle
ripartenze, disputando un match incolore e offensivamente inconcludente. Le
uniche, poche vere occasioni rossonere sono infatti arrivate negli ultimi 10
minuti di partita, dopo la doppia ammonizione che ha costretto Astori, uno dei migliori, a lasciare il
campo. El Shaarawy e Niang hanno mostrato impegno ma la loro
prestazione è stata al di sotto delle aspettative (nonostante l’ingresso di
Boateng per il Faraone resti una
scelta abbastanza incomprensibile), così come quella di Mario Balotelli, autore tuttavia di un gol
del pareggio (su rigore) preziosissimo per mantenere un’imbattibilità che dura
da 6 giornate.
Dal punto di
vista della prestazione, il match di Cagliari ha rappresentato un grosso passo
indietro per il Milan. La velocità di manovra, i frequenti cambi di gioco, i
rapidi fraseggi e il Milan sBALOrditivo visto
nella partita contro l’Udinese è ritornato improvvisamente ad essere
un’illusione: ritmo lento e squadra
prevedibilmente in difficoltà a centrocampo a livello di costruzione di gioco.
I 20 milioni
versati al City per Balotelli non sono stati certamente spesi male, a giudicare
dalla caratura del talento: ciò che però viene spontaneo sottolineare è che a
questo Milan sarebbero maggiormente serviti rinforzi in altri reparti. Zapata-Mexès,
nonostante le ultime discrete prestazioni del colombiano, non è una coppia
difensiva affidabile; e se De Sciglio
sta diventando una garanzia, Abate continua a latitare, con discese sul fondo
condite da cross mai pericolosi. Nel cerchio di centrocampo invece, in caso di
assenza di Montolivo, la qualità è decisamente inesistente, come già ampiamente ribadito. A mercato ormai
chiuso, il campo ha scattato una chiara fotografia: toccherà alla dirigenza
rossonera, a fine anno, individuare i giocatori giusti per colmare lacune che,
ad Is Arenas, si sono prontamente ripresentate.
Uscito
indenne dalla turbolenza cagliaritana, il Milan cambia rotta: si ritorna verso
casa. A San Siro venerdì arriverà il Parma del grande ex Donadoni che
quest’anno ha dimostrato di saper affrontare, e bene, le grandi. Basta poco per
rischiare lo schianto, Cagliari né è stata la prova: all’appello Houston, abbiamo un problema ha risposto
presente Balotelli. A quello per i 3 punti di venerdì e per riprendere quota,
invece, dovrà rispondere tutto il Milan. Nessuno escluso.
Simone
Nobilini
(@SimoNobilini
on Twitter)
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