La contestazione era stata ampiamente prevista, ma a nulla sono servite le minacce di sospendere la partita in caso di mancato rispetto dell'Inno spagnolo. All'entrata in tribuna di Re Juan Carlos e della regina Sophia infatti, sempre presenti alla finale di questa competizione, bordate di fischi assordanti sono piovute dagli spalti.
Rivali in campo, ma insieme contro il Re, i tifosi baschi e quelli catalani si sono uniti nella contestazione.
Il gesto plateale ha però un precedente. Queste due squadre infatti si incontrarono nella finale di questa stessa competizione già nel 2009 al Mestalla di Valencia ed anche allora accadde lo stesso, con l'emittente TVE che ha mandò solo nell'intervallo le immagini dell'Inno, inquadrando però solo tifosi con la mano sul petto.
La protesta del Mestalla come quella di ieri al Calderon, nascono da motivazioni ben più importanti di quelle calcistiche. Si tratta infatti delle due regioni, l'Euskal Herria e la Catalunya, in cui la connotazione autonomista, indipendentista, ma anche repubblicana è più forte in Spagna.
Famosa è la lotta degli indipendentisti baschi che a partire dagli anni '50 si era manifestata attraverso l'ETA, un'organizzazione armata basca-nazionalista separatista, che dai '60 in poi fu responsabile di più di 800 vittime.
Di carattere indipendentista è anche la lotta della Catalunya nei confronti della monarchia spagnola. I paesi catalani infatti rivendicano un autonomia legata anche al possesso di una propria tradizione culturale, storica ed idiomatica.
Il primo vero esplicito segnale della contestazione catalana avvenne nel giugno del 1925, quando durante la dittatura franchista, i 14'000 dello stadio Les Corts fischiarono la Marcha Real e contestarono il regime monarchico.
Davide Bernardi
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