Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

lunedì 14 maggio 2012

IL CIELO DI MANCHESTER E' SEMPRE PIU' AZZURRO


LA PREMIER TORNA NELLA MANCHESTER AZZURRA DOPO 44 ANNI

 
Sarà ricordata a lungo, probabilmente per sempre, una stagione calcistica come quella che si è appena conclusa in Gran Bretagna. Andando a memoria, mi viene in mente soltanto il titolo del Bayern Monaco del 1999-2000 come paragonabile per dinamica di conquista nella storia recente del calcio europeo. Sui tabloid anglosassoni la parola che si legge di più credo che sia “crazy” ma rende solo in parte un’idea di quanto sia realmente successo. Il Manchester City vince il titolo al 94’ dell’ultima di campionato, dopo essersi trovato sotto di un gol allo scoccare del 90’. Un finale da brivido in una stagione stranissima, vinta e persa più volte da parte di entrambe le squadre di Manchester. 

Al terzo tentativo dunque, Roberto Mancini vince la Premier League, ma i meriti del tecnico jesino sono assai inferiori a quelli che prova a dipingere la stampa nostrana. Non soltanto per il valore stratosferico della rosa che aveva a disposizione in rapporto a quella delle concorrenti, ma anche per la modesta qualità di gioco che la sua squadra è riuscita ad esprimere.
L’impressione che si è avuta, anche leggendo la stampa d’oltremanica, è che la carrozza sia sempre stata in mano ai cavalli e non al cocchiere. Dopo una campagna acquisti faraonica, il Manchester City è partito subito forte sulle ali dell’entusiasmo. A inizio stagione la squadra del Mancio vive di sicuro il suo momento migliore, vince spesso e segna tantissimo: 11 vittorie nelle prime 12 partite, con  42 gol fatti e 11 subiti. Nelle successive undici le ruote scricchiolano: due pareggi, tre sconfitte, sei vittorie ma di queste sei ce ne sono tre con un solo gol di scarto. Alla 28ª giornata arriva il sorpasso da parte dello United. Il City emotivamente crolla e raccoglie due punti in tre partite: i Red Devils volano a +8. Lo stesso Mancini ammette che la Premier ormai è persa. Si rivelerà essere la miglior scelta tattica dell’allenatore: anche lo United si convince di averlo vinto, ma non è così. Il Wigan ferma la squadra di Sir Alex e il City cambia marcia, ingranando sei vittorie nelle ultime sei partite di campionato, mentre il Manchester United perde altri punti pesantissimi contro l’Everton oltre allo scontro diretto del derby.

Mancini non ha mai dimostrato di avere due doti fondamentali ad alti livelli: convinzione nelle proprie scelte e capacità di trascinare emotivamente il gruppo.
Le formazioni proposte dal tecnico hanno sempre subito numerose variazioni, in tutti i reparti. Oggi Zabaleta, domani Kolo Tourè in difesa. Oggi Kolarov domani Clichy in fascia. Oggi Milner e Barry, domani Barry e Adam Johnson, a centrocampo. Silva titolare e Nasri dalla panchina o viceversa? E perché non assieme? Dzeko e Aguero potevano fare novanta minuti in una partita e cinque in quella successiva. Pochi i punti fissi: ovviamente Hart in porta, Lescott e Kompany in difesa, Yaya Tourè a centrocampo.
Ma soprattutto, il pasticcio più grande l’ha fatto con Carlos Tevez. Fuori rosa, poi oggetto del mercato, poi non è più sul mercato, poi reintegrato e alla fine titolare. Possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma dalla “Tevez-novela” Mancini ne esce ampiamente sconfitto. Perché alla fine l’ha avuta vinta il giocatore e perché alla fine per vincere il titolo l’Apache è stato fondamentale. Quando Balotelli (altra scommessa persa dell’allenatore) è stato squalificato, ha aperto le porte da titolare a Tevez e non è un caso che le sei vittorie consecutive siano arrivate proprio dopo l’espulsione dell’attaccante italiano.

Il City ha indubbiamente alcuni tratti caratteristici che gli derivano dall’allenatore. La fase difensiva è ottima e i numeri parlano chiaro: 29 gol subiti in 38 partite sono pochi. L’Arsenal, per dare un’idea, ne ha subiti 49 ed è la squadra terza in classifica. Per quanto riguarda la fase offensiva sicuramente ci si poteva aspettare di più. Nei primi mesi la squadra era semplice ed efficace, ma di bel gioco non se n’è visto molto, soprattutto da dicembre in avanti. Si è sempre andati avanti a sperare in una giocata di un singolo, che quasi sempre è arrivata e quasi sempre ha fatto vincere le partite. La stampa non ha mai fatto mistero di non apprezzare questo tipo di approccio, soprattutto in rapporto alla qualità dei giocatori a disposizione.

La precoce uscita di scena del City dalle coppe europee non ha agevolato il tecnico nella sua conquista della stima da parte degli inglesi. Tuttavia, la Premier appena vinta servirà a fargli guadagnare una credibilità che non è ai vertici delle graduatorie come invece lo è la sua squadra.

E’ il successo di una squadra senza ieri e con un domani incerto. Le valanghe di acquisti fatti in questi anni sono serviti ad arrivare ad oggi, ma non è ben chiaro chi possa pensare di rimanere, perché l’ambizione è quella della Champions League, ma la rosa – la più forte d’Inghilterra – non è ancora la più forte d’Europa. Conoscendo la profondità di risorse della proprietà ci sono da aspettarsi numerosi movimenti importanti in estate, in uscita e in entrata. Anche perché quasi nessuno dei giocatori si sente “quella maglia addosso”. Di tutta la rosa della prima squadra, soltanto Micah Richards è cresciuto nelle giovanili del City. Oltre a lui, soltanto Joe Hart era presente nella squadra al momento dell’acquisto della società da parte dello sceicco Mansour nel 2008. Tutti gli altri sono arrivati da poco e tantissimi altri, arrivati assieme a loro, sono già andati via. Gli spogliatoi hanno sempre ospitato giocatori con gli scarpini in una mano e la valigia nell’altra: 1200 milioni di euro sono stati sperperati dalla proprietà per questo titolo.

Restano sicuramente i fatti: il City ha battuto due volte su due lo United in campionato e ha vinto una delle Premier League più belle e avvincenti di tutti i tempi.
Di sicuro ha portato una ventata di novità nell’albo d’oro della competizione. Anche se è una ventata che ha l’odore del petrolio e dei suoi dollari, più che del sudore.


Valerio Brutti

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