Andava a 100 all’ora per trovar la
bimba sua. E parliamo
sempre di qualificazione Champions, ovviamente. Si è presentato così dal primo
minuto il Milan visto ieri sera a San Siro contro il Catania: partenza a razzo,
costante presenza nella metacampo rossazzurra e quantità enorme di palle gol
create, sprecate o neutralizzate dalla Muraglia Catanese (per l’occasione,
degna del paragone con quella cinese) e da un Frison (al debutto a San Siro)
che per un’ora abbondante ha deciso di volere tutti i riflettori puntati su di
lui.
Andava sì a
100 all’ora, il Milan. Ma ha anche rischiato di schiantarsi in due occasioni,
trasformate in gol da Legrottaglie e Bergessio e, sostanzialmente, le uniche
due chance create da un Catania tanto cinico quanto efficace nel difendersi il
più possibile dagli attacchi rossoneri.
Incredulità,
sconforto, preoccupazione. La palla, fino al liberatorio gol del pareggio di
Flamini, sembrava non volesse davvero saperne di entrare. La più classica delle
partite da Dura legge del gol: “Fai un gran bel gioco però, se non hai
difesa, gli altri segnano”. Sembrava troppo utopistico poter dimenticare
tutti i gol subiti dai rossoneri su palla inattiva, in effetti: e Legrottaglie,
memore della rete siglata all’andata, decide di rispolverare il revival in occasione
della gara di ritorno, facendo salire il numero delle reti subite da calcio
piazzato a quota 14.
Statistiche e
dati negativi a parte, ci ha pensato Giampaolo Pazzini a risolvere una
situazione tutt’altro che semplice. Entrato al posto di uno spento e sempre più
irriconoscibile Nocerino, in 3 minuti ha ribaltato una partita che rischiava di
allontanare sempre più i rossoneri dal 3° posto momentaneamente occupato dalla
Fiorentina. Unione perfetta tra senso del gol e professionismo: il Pazzo è
stato capace di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, come spesso è
accaduto quest’anno, arrivando a quota 15 gol in campionato. Non male per uno
che era abituato a scaldare la panchina sull’altra sponda del Naviglio nella
passata stagione…
Difficile
giudicare negativamente la prestazione della squadra di Allegri. Il rischio di
perdere punti, causato dall’impreciso piazzamento difensivo in occasione delle
due reti, è stato più che concreto; ma è altrettanto giusto sottolineare come i
rossoneri siano stati sfortunati in più di un’occasione, tra batti e ribatti e
traverse colpite, prima di girare la partita a loro favore con merito.
Qualche
considerazione sparsa: due parole su Nocerino, Abate ed El Shaarawy valgono la
pena di essere spese. Sul primo, come già detto, pesa l’incredibile involuzione
rispetto all’annata precedente nella quale, influenza fondamentale di
Ibrahimovic a parte, l’ex giocatore del Palermo aveva mostrato ben altra
consistenza in campo. La minor grinta, l’impoverimento a livello tecnico e lo
scarso utilizzo nell’arco della stagione sembrano poter allontanare il numero 8
dalla maglia rossonera in estate, viste soprattutto le ultime convincenti
prestazioni di Mathieu Flamini (tra i migliori ieri) che potrebbero portare il
francese al rinnovo in rossonero.
Capitolo
Abate: tanto fumo e poco arrosto? Probabilmente sì. Fa spesso tutto bene,
grandi percussioni e accelerazioni, ma al momento della rifinitura pecca sempre
di precisione. E sbaglia valutazione sul posizionamento, come in occasione
dell’errore commesso contro la Juve , al momento del gol del nuovo vantaggio
catanese di Bergessio. Tanti tifosi milanisti rimpiangono i 12 mln offerti
dallo Zenit e rifiutati dal Milan a Gennaio: davanti a una serie di prestazioni
poco positive il rammarico sembra essere più che comprensibile.
E su Stephan
El Shaarawy? Vorrei ripetermi per l’ennesima volta, a costo di diventare
noioso. Che dire: da salvatore della patria sembra essere diventato un
comprimario qualsiasi. Guai a pensarla così, tuttavia: il rendimento del Faraone sottoporta è calato terribilmente
(appena 2 le reti siglate nel girone di ritorno) e anche contro il Catania il
numero 92 si è dimostrato poco lucido davanti a Frison. Ma l’incredibile lavoro
di sacrificio sulla fascia sinistra, con quei rientri tempestivi e sempre
puntuali tanto amati e applauditi dal pubblico di San Siro, non va dimenticato.
Così come i 16 gol stagionali realizzati, con i quali ha tenuto in piedi il
Milan nel girone di andata. La squadra rossonera ha assolutamente bisogno di
ritrovarlo anche in fase offensiva: attendendo la sua ripresa Allegri può
comunque contare su un Balotelli in ottima forma e sempre pronto a timbrare il
cartellino.
Superato un
ostacolo più ostico del previsto chiamato Catania, il prossimo avversario si
chiama Torino. I granata, reduci da 3 sconfitte consecutive e dalla sconfitta
nel derby della Mole, rischiano ora di essere risucchiati nella lotta per non
retrocedere. E arriveranno a San Siro con un obiettivo comune a quello
rossonero: fare punti per consolidare le proprie posizioni in classifica.
Il primo
livello con SuperMario è stato completato. Via al secondo e alla corrida,
dunque: domenica prossima sapremo chi, tra il Milan matador e il Toro, l’avrà
vinta.
Simone Nobilini
(@SimoNobilini on Twitter)
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