Fino a qualche mese fa
Iker Casillas a Madrid veniva considerato come un mostro sacro, simbolo del
madridismo più acceso. Poi un giorno arrivò Josè Mourinho e le cose presero una
piega che mai nessuno avrebbe immaginato.
In quattordici stagioni
da intoccabile Casillas ha vinto tutto ciò che si poteva conquistare, sia a
livello di club sia con la nazionale spagnola, e negli ultimi cinque anni la
IFFHS (Istituto internazionale di storia e statistica del calcio) lo ha eletto
il miglior portiere del mondo. Un palmarès
ricco di trofei che rende Casillas uno dei giocatori più vincenti della
storia di questo sport. Tuttavia il curriculum non basta a guadagnarsi il posto
da titolare, soprattutto se in panchina si siede Mourinho, e ad oggi lo storico
capitano dei blancos può considerarsi a tutti gli effetti il numero 12 della
squadra che vorrebbe tagliare quest’anno il traguardo della “decima” Champions
League.
Tra Casillas e Mourinho
non c’è stato mai un bel rapporto. In questi tre anni di gestione il portoghese
non si è mai sbilanciato in elogi nei confronti del suo (ex?)capitano; il
vecchio allenatore interista lo ha schierato costantemente titolare ma non l’ha
mai apprezzato come fatto ad esempio in passato con Julio Cesar e Petr Cech, i
due grandi portieri di Inter e Chelsea. Il rapporto personale tra i due ha
preso una piega irreversibile dopo il dito nell’occhio di Mou a Vilanova nel
ritorno della Supercoppa spagnola dell’agosto 2011. Un episodio talmente grave
da rischiare di dividere in due tronconi lo spogliatoio della nazionale, tanto
da costringere Casillas a ripianare i rapporti con i “nemici” catalani in vista
dei futuri impegni internazionali. La cosa non piacque a Mourinho e da quel
momento in poi il feeling venne a mancare del tutto.
Lo scorso dicembre fece scalpore in Spagna la scelta tecnica con cui Mou preferì Adan al capitano storico. Da quella partita alla Rosaleda sono passati quasi quattro mesi e un duro infortunio alla mano sinistra che lo ha tenuto fuori per quasi tutto il 2013. Per sostituirlo Mou pretese l’acquisto di Diego Lopez, riserva di Palop al Siviglia. Nel frattempo, complici anche le eccellenti prestazioni del neo arrivato, il Madrid si è ripreso in campionato, ha raggiunto la finale di Copa del Rey e per di più ha ipotecato il passaggio nei quarti di finale di Champions. Il tutto senza “San Iker”. I medici hanno dato l’ok al rientro del giocatore da due settimane, ma Mourinho continua ancora a non ritenerlo pronto per tornare tra i pali e, a dirla tutta, neanche per la panchina dopo la mancata convocazione per la gara contro il Galatasaray.
Ad oggi lo Special One
non sembra avere alcuna intenzione di riaffidare le chiavi della porta a
Casillas. Rassicurato delle prestazioni di Diego Lopez, e da una tifoseria che
giorno dopo giorno pende sempre più dalle sue labbra, Mou continua imperterrito a portare avanti le
sue idee e le sue convinzioni. Ma con una semifinale di Champions da affrontare
i blancos avranno bisogno dell’esperienza e del carisma del loro capitano e, in
quel momento, per una volta nella sua carriera, Mourinho dovrà mettere da parte
l’orgoglio e chiarire per il bene della squadra la situazione con il portiere
madrileno. Altrimenti il rischio reale è che a fine stagione si ripeta un nuovo
caso “Raul”, la vecchia bandiera merengue ammainata senza alcun rispetto dal
condottiero portoghese.
Nicolò Smerilli
@NiSmerilli on Twitter
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