Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

lunedì 15 aprile 2013

INTER IN CADUTA LIBERA, MA ORA TESTA E CUORE ALLA COPPA: CI SI GIOCA UNA FINALE!

NONOSTANTE L’ENNESIMA SCONFITTA (2-0 CAGLIARI), ORA TUTTE LE FORZE SULLA COPPA: ULTIMO OBIETTIVO RIMASTO PER SALVARE UNA STAGIONE


Che strazio. Un disastro. Mai una gioia. Annata maledetta. Altro da dire? Si, sicuramente. Altrimenti non saremmo qui con voi a scrivere e chiaccherare di calcio.

Iniziamo con alcuni dati, da una parte e dall’altra: partiamo da un Cagliari che nelle ultime 13 gare ha perso una sola volta (3-0 a Bologna) e che, grazie a questo ruolino di marcia, nel girone di ritorno ha conquistato meno punti solo di Milan e Juve (ora comunque scavalcata in attesa proprio di Lazio-Juve, in programma lunedì sera). Un Cagliari che, inoltre, con questi tre punti del Nereo Rocco di Trieste, nonostante sembri una battuta, torna a vincere (e non succedeva dal 2009) quattro partite consecutive “in casa”. Per l’Inter invece si tratta del quarto preoccupante KO nelle sole ultime cinque gare: un’altra sconfitta dunque, figlia di una situazione e di tanti fattori davvero incredibili, le cui grandi colpe vanno addossate certamente ad ogni singolo componente del club, oltre che ad un destino più che beffardo.

Inutile continuare a ribadirlo. Che questa squadra non sia all’altezza è chiaro a tutti. Che si trovi in tale condizione anche per una sfortuna non nera, di più, lo è altrettanto. L’infermeria, infatti, continua imperterrita a riempirsi, senza alcuna pace dei medici societari, ai quali tuttavia qualche interrogativo dev’essere posto. Obbligatoriamente. Quest’oggi si possono ufficialmente aggiungere alla lista nera altri due nomi: Gargano (infortunio muscolare) e Nagatomo, quest’ultimo appena rientrato da quasi due mesi di degenza, ma già fermo ai box per il solito problema al ginocchio sinistro: da non escludere, tra l’altro, la possibilità di un intervento chirurgico.
Una situazione quasi grottesca, al limite del comico, riguardo cui bisognerebbe porsi qualche domanda: capitano le annate storte, sicuramente, ma questa sarebbe la terza consecutiva in ambito infortuni. Decisamente troppo, pare evidente, e di questo il Dottor Combi, direttore dell’area medica nerazzurra, dovrebbe almeno risponderne.
Emblema assoluto della situazione tragi-comica del club interista da questo punto di vista, non può che essere quest’oggi, la necessità di schierare addirittura un centrale di difesa come Walter Samuel nel ruolo di seconda punta, non avendo altre soluzioni in panchina. Non c’è bisogno d’altro, sinceramente.

Che poi dispiace, soprattutto perché i giocatori nonostante tutto avevano disputato un buon primo tempo, meritando anche qualcosa in più. Ci tenevano i ragazzi in campo a fare bella figura, ad onorare la gara e a credere in una bella prestazione, utile in particolare per l’aspetto psicologico. Il problema però, sta proprio in questo, nella testa dei giocatori. Sì perché fino al rigore e al vantaggio cagliaritano i nerazzurri erano riusciti a tenere bene il campo, concedendo davvero poco agli avversari e creando, al contrario, diverse occasioni di una certa rilevanza. Eppure, alla prima difficoltà, ecco il crollo. Dall’1-0 in poi, un’altra squadra in campo, totalmente incapace di reagire e domata senza troppi problemi dai rivali. Sintomo, questo, di una fragilità assoluta dei ragazzi di Stramaccioni, che ricorda molto la Juventus di soli due anni fa, quella allenata da Gigi Del Neri o da Ciro Ferrara: quella Juve che soffriva di problematiche quasi identiche a quelle di questa Inter (dal mercato, agli infortuni, all’aspetto psicologico, per citarne alcune).

Comunque, nonostante crisi e scoraggiamento, c’è da considerare qualcosa di importantissimo per tutta l’Inter: la semifinale di ritorno di Coppa Italia, contro la Roma, in programma mercoledì sera (andata: 2-1 per i giallorossi). E’ questo l’evento che può cambiare la stagione interista, che può toglierla dall’anonimato e salvarla da un totale fallimento. L’evento che tutti i tifosi aspettano, sperando di poter rivedere quell’Inter capace di dare tutto ciò che può, di metterci davvero il cuore e l’orgoglio che in certe partite l'hanno sempre contraddistinta. La situazione è parecchio drammatica, visti gli enormi problemi di formazione di Mr. Stramaccioni: rispetto ad oggi, tornerà a disposizione Schelotto, e Andrea Ranocchia con tutta probabilità riprenderà il proprio posto al centro della difesa dopo un turno di riposo; mancheranno invece gli squalificati Guarin e Pereira (ed in questo senso, sulla fascia mancina, la ricaduta di Nagatomo risulta ancora più dolorosa). Le soluzioni sono davvero poche, quasi nulle, ma ci si gioca una finale. E in una partita secca, seppur con un gol di svantaggio, tutto potrebbe accadere.

Per questo, sembra giusto analizzare alcune note positive proprio in ottica Coppa Italia: innanzitutto, la buona prova di Ricky Alvarez. Probabilmente galvanizzato dalla doppietta messa a segno nello scorso weekend con l’Atalanta, si sente in fiducia Alvarez, tenta sempre la giocata, crea ed impensierisce più di tutti la difesa avversaria, svariando un po’ su tutto il campo. Fattore importantissimo questo, perché in fondo può essere lui l’unico vero uomo in più per l’Inter, almeno per mercoledì. Per il futuro chissà: d’altronde anche l’anno scorso in primavera sembrava essersi svegliato (ricordiamo il gol di Udine) ma, alla fin fine, anche quest’anno è andato come è andato. Forse stavolta è troppo tardi, ma con un finale di stagione degno di nota, non si può mai sapere; altro aspetto positivo può essere la gara dell’unico attaccante di ruolo rimasto ai nerazzurri: quel Tommaso Rocchi tanto criticato ma che, per lo meno, sembra iniziare a riprendere un certo ritmo partita ed alcuni automatismi base, che assieme a qualche buono spunto possono far sperare, un minimo, i tifosi; infine, ultima nota rilevante sempre lui, unica vera gioia di questo sciagurato finale di stagione nerazzurro: il numero 10, Mateo Kovacic. E’ lui l’uomo, o meglio il ragazzo, che da l’impressione di poter cambiare passo all’Inter, che sembra poter creare tanto e bene per la sua squadra, il giovane su cui anche i compagni possono e devono puntare per credere in una vittoria. In mezzo al campo dimostra sempre più di saperci fare, di essere spesso in grado di optare per la scelta giusta, giocando bene, con maturità, e mostrando di poter stare senza problemi a questi livelli. Un’arma in più dunque, forse la migliore. E meno male che c’è lui, verrebbe da dire, a strappare un po’ di sorrisi intorno all’attuale ambiente interista.

Insomma, bisogna pensare alla Coppa, con forza e concentrazione, consapevoli che sarà l’ultima reale occasione per salvare la stagione e per far gioire i tifosi. Cuore, impegno e totale convinzione di potercela fare. Appuntamento a mercoledì. Fissatelo bene sul calendario, amici interisti…

Dario Di Noi
@DarDinoRio on Twitter

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