L'Inter
non è sicuramente nel periodo migliore della sua stagione, complici gli
infortuni e scelte di mercato azzardate i nerazzurri non riescono a cambiare
marcia e ad infilare una striscia di vittorie convincenti. Da circa un mese e
mezzo però può contare sul rientro di un giocatore fondamentale per le sue
capacità tecniche e soprattutto caratteriali, infatti Stankovic è uno dei punti
di riferimento di questa giovane squadra.
A
maggio 2012 l'ex capitano della nazionale serba ha subito un infortunio al
tendine d'Achille che lo ha tenuto lontano dai campi da gioco fino allo scorso
febbraio, e lo ha costretto ad operarsi per ben due volte. Ora però il dragone
è tornato.
Non
si può certo sottovalutare la carta d'identità, a settembre saranno 35 anni, ma
sicuramente chi ha coniato la definizione “professionista serio” pensava al
centrocampista nerazzurro; difatti da quando ha subito l'infortunio non ha mai
saltato un giorno di allenamento restando sempre vicino alla squadra e aiutando
nell'ambientamento i giovani talenti arrivati alla Pinettina.
Da
qui alla fine dell'anno non farà tutte le partite, probabilmente giocherà di
rado titolare ma quando sarà chiamato in causa darà il 110% per aiutare i suoi
compagni a raggiungere l'obiettivo, come ha sempre fatto nella sua carriera.
Una
testimonianza di questo è stata data domenica scorsa a Catania quando a fine
primo tempo è entrato in campo insieme al sempre più determinate Rodrigo
Palacio. Quest'ultimo ha cambiato la partita realizzando due reti e fornendo
l'assist per il momentaneo 2-1 a Ricky Alvarez, ma il problema riscontrato nel
primo tempo dalla squadra meneghina è stata l'assenza totale del centrocampo,
passivo nel proporre gioco e abulico nel pressing. Con l'ingresso di un uomo
d'esperienza in un reparto delicato e fondamentale, la partita è
cambiata radicalmente; la personalità e la grinta di un leader carismatico come
Stankovic non hanno fatto altro che muovere l'orgoglio di calciatori che si
erano dimenticati del loro talento fino a quel momento.
Il
guerriero serbo è sempre riuscito a ritagliarsi un ruolo di primo piano in
qualsiasi squadra in cui ha giocato, ma soprattutto nell'Inter. Approda sotto
la Madonnina nel gennaio del 2004, rifiutando un'offerta economica superiore
propostagli dalla Juventus; qualche anno dopo svelò che fu proprio il suo
allenatore alla Lazio dell'epoca Roberto Mancini a convincerlo a scegliere i
colori nerazzurri perché vincere con una squadra che non trionfa da molto
tempo è una cosa unica. L'anno successivo ritrovò proprio il suo grande amico
come allenatore all'Inter, che gli diede in mano le chiavi del centrocampo.
Nell'anno dell'ultimo scudetto vinto da Mancini invece le sue prestazioni non
furono certamente esaltanti, tanto che qualche giornalista ipotizzò che il suo impiego derivasse solo dal suo essere “amico
del mister”.
La verità sulle sue condizioni si seppero solo a campionato
finito, quando si operò e rientrò a tempi di record per convincere Mourinho a
trattenerlo in nerazzurro. Il dragone giocò più di sei mesi con una frattura al
piede, ma piuttosto di perdere l'occasione di vincere l'ennesimo campionato da
protagonista, decise di non operarsi e di giocare con dolori lancinanti.
Lo Special One rimase affascinato dalle qualità tecnico-tattiche di uno dei
centrocampisti più completi del mondo: forza, grinta, buona tecnica e gran tiro
dalla distanza gli fecero giocare quasi tutte le partite nonostante la grande
concorrenza. I tifosi non dimenticano il fatto che Stankovic, ancora vicino
alla Juventus, in quell'estate fece di tutto per arrivare già in forma nel
ritiro, in modo da riconquistare la fisucia dei tifosi nerazzurri.
Proprio
gli stessi tifosi che il 10 febbraio 2013 hanno potuto ammirare il rientro in
campo di un giocatore commosso per l'ovazione nei suoi confronti e per aver
vinto l'ennesima battaglia.
D'altronde Dejan è un uomo passionale: molti grandi
campioni possono risultare talvolta indifferenti, ma non è il suo caso, i suoi
occhi sono in grado di trasparire la tristezza di una sconfitta con la
conseguente voglia di rivalsa e la gioia per la vittoria. Per questo
probabilmente quella sera non fu l'unico a commuoversi...
Stankovic
è una calamita per i record, oltre ad aver abbattuto qualsiasi record in
patria, dal giocatore più giovane a esordire nella nazionale Jugoslava ad
essere il capitano più giovane della Stella Rossa ad essere il serbo con più
presenza in un mondiale. Già, perché "Deky" è l'unico giocatore ad aver giocato
con le maglie di tre nazionali diverse (Jugoslavia, Serbia e Montenegro,
Serbia). Anche in Italia detiene un record difficilmente battibile: vincere per
sei volte la Supercoppa italiana.
Stankovic
è tornato, anzi non è mai andato via..
Giammarco Bellotti
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