Giovedì 7
marzo 2013. Tottenham-Inter, andata
degli ottavi di finale di Europa League. Minuto numero 64: a White Hart Lane, i
tifosi degli Spurs sono tutti in piedi per regalare una standing ovation. La
logica porterebbe a pensare che il destinatario di questa valanga di applausi
sia il solito Gareth Bale. Oops: better luck next time. Non stiamo parlando né del
gallese, né di Lennon e neppure di Defoe: il protagonista di giornata si chiama
Moussa Dembélé.
Dembélé, nato
25 anni fa ad Antwerpen in Belgio, inizia a muovere i primi passi a livello
professionistico nel Germinal Beerschot,
piccolo club della divisione superiore della Belgacom League: il ruolo è quello di trequartista. Veste la maglia
viola per due stagioni, segnando una sola rete: nonostante ciò, il Willem II nota il suo talento e lo
strappa agli orsi polari per 300 mila
euro.
In Eredivisie, Moussa comincia a far
alzare l’asticella del suo rendimento: gioca con costanza e inizia a segnare
con più continuità. Le sue 9 reti stagionali convincono l’AZ Alkmaar a sborsare poco meno di 2 milioni di euro per portarlo a
vestire biancorosso: si rivelerà il più classico dei colpacci. In 5 stagioni,
sotto la guida iniziale di Louis Van
Gaal (poi passato al Bayern Monaco), l’allora 18enne belga incanta e
diventa in breve tempo titolare fisso, vincendo un campionato e una supercoppa
d’Olanda nel 2009 ed entrando stabilmente nel giro della nazionale dei diavoli rossi.
L’Europa
inizia a puntare i riflettori su di lui. Genoa,
Bayern, Siviglia e Chelsea sono
sulle sue tracce, ma il più rapido a strappare Dembélé alla concorrenza è Mark Hughes: nel 2010, il manager del Fulham lo porta a Craven Cottage.
Nel biennio
bianconero, nel quale fu gestito anche da Martin
Jol, Moussa viene spesso arretrato a centrocampo: il fisico imponente (185
cm per 82kg) e la buona corsa gli consentono di poter fungere anche da elastico
tra trequarti e mediana, effettuando un utile lavoro di contenimento. Il belga
dimostra di adattarsi con grande capacità anche ad un campionato più
impegnativo e competitivo come la Premier, alternandosi tra rifinitura offensiva
e copertura a centrocampo. Qualità che non passa inosservata dalle parti di
White Hart Lane, a qualche km proprio da Craven Cottage: impossibile, per il
Fulham, rifiutare i 15mln di £ offerti dal Tottenham.
Deal done.
Gli Spurs:
club nel quale Dembélé, ora , fa la differenza, giustificando al meglio i tanti
soldi investiti su di lui. Corsa, tenacia, esplosività e piedi buoni: il
ragazzo, ieri sera, ha semplicemente deMbellato
il centrocampo dell’Inter. La sua prestazione è stata a dir poco impressionante:
pochi spazi concessi, recuperi rapidi e mai un pallone buttato al vento: il
tutto dopo essere stato acciaccato e in dubbio fino all’ultimo.
Chapeau, Moussa, chapeau. E non dimenticatevi di lui: come un abito non fa il
monaco, una standing ovation a White Hart Lane non fa (sempre) Gareth Bale.
Citofonare Dembélé.
Simone
Nobilini
@SimoNobilini
on Twitter
Nessun commento:
Posta un commento