Idee fresche. Idee nuove.

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Ciao a tutti siamo Davide Bernardi & Nicolò Smerilli, due studenti della Università Cattolica di Milano. Abbiamo deciso di creare questo blog perchè il nostro sogno è quello di diventare giornalisti professionisti e quindi vorremmo farvi sentire le nostre idee. In questo "portale" noi non ci proponiamo di offrirvi novità o notizie che altri non hanno, ma come già detto, darvi la nostra opinione riguardo i maggiori eventi calcistici. Il titolo "DiscoveryFootball" nasce dall'idea di analizzare, proprio come fa il più famoso Discovery Channel, il mondo del pallone. Quindi se vi va di sentire delle voci "nuove" e "fresche", seguiteci! D.B & N.S

mercoledì 20 marzo 2013

W LA..LIGA: IL VALENCIA COME I RANGERS?

TRAVOLTI DALLA CRISI E DAI DEBITI I PIPISTRELLI DI VALENCIA FINISCONO NELLE MANI DI UNA BANCA SPAGNOLA

Un tempo la Liga spagnola non era affare solo di Real Madrid e Barcellona, un tempo poteva fare la voce grossa anche il Valencia. Nei primi anni duemila i bianconeri più famosi di Spagna sembravano essere tornati ai fasti degli anni ’70: in pochi anni aggiunsero in bacheca due campionati, qualche  Copa del Rey e una Uefa con in panchina quel Rafa Benitez che in Italia non si è saputo imporre con l’Inter del post-triplete. I più attenti ricorderanno pure che i pipistrelli –questo il soprannome della squadra- sono arrivati per ben due volte vicino alla conquista della coppa dalle grandi orecchie nel 2000 e nel 2001, trofeo solo sfiorato e lasciato prima ai “galacticos” madrileni poi ai guantoni di Oliver Kahn e del suo Bayern Monaco.

Ma oggi il Valencia rischia grosso e i fasti raggiunti nei primi anni duemila sembrano inarrivabili. Tutto iniziò nel 2008 con lo scoppiare della crisi economica che fece venire a galla le falle di un sistema fiscale troppo permissivo (Galliani dixit). Furono subito fermati i lavori per il moderno impianto valenciano,  quel “Nuovo Mestalla” capace di contenere ben 75 mila spettatori, ma ormai il danno era stato fatto e la società si è improvvisamente ritrovata piena di debiti dovuti a prestiti elargiti con una certa generosità. Per tentare di risanare le casse valenciane il presidente Manuel Llorente, oltre a fermare i lavori per il nuovo stadio e vendere tutta la gioielleria composta da Villa, Mata e David Silva, decise di richiedere un altro prestito che, nella sua sciagurata visione economica, avrebbe dovuto coprire i problemi economici della società.

Prestito che arrivò solo grazie all’iniezione di denaro fatta dalla regione Valenciana garantendo alla società un bassissimo, e alquanto strano, tasso d’interesse.  Ma una sentenza di qualche tempo fa di un tribunale spagnolo ha dichiarato irregolare la fidejussione della regione a Bankia (l’istituto bancario che aveva provvisoriamente immesso il denaro necessario a salvare il club) come garanzia degli 81 milioni che sarebbero dovuti servire per acquistare il 70% del pacchetto azionario del Valencia.

Proprio per colpa di questa sentenza, Bankia si trova in una situazione ai limiti del paradossale avendo accumulato con se stessa circa 300 milioni di debiti dovuti agli 81 del prestito che la regione non restituisce in seguito alla sentenza del tribunale e agli altri 219 maturati dagli interessi del debito progresso. Oggi la società appartiene alla Fondazione Valenciana che tuttavia è incapace di coprire le enormi perdite accumulate e quindi, se per il prossimo 27 agosto (data di scadenza del prestito) non avranno trovato un modo per coprire il buco il club passerà definitivamente nelle mani di Bankia.

Quindi le soluzioni più probabili sembrano due: o arriva il solito sceicco di turno ripianando “in contanti” tutti i debiti, o il Valencia rischia di ripetere il triste percorso che l’anno scorso hanno compiuto i Rangers di Glasgow, sprofondati per bancarotta nelle serie più infime del calcio scozzese.

Nicolò Smerilli
@NiSmerilli on Twitter

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